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Reese Witherspoon, Lebron James e gli Obama sono sopravvalutati?

Le società delle celebrità hanno ricevuto ultimamente delle valutazioni enormi. Ma sono frutto di una bolla?

In anni che possiamo definire di bolla produttiva, una delle tante bolle specifiche è la valutazione delle società fondate da celebrità, che si tratti di attori, sportivi o figure di politici/reali. A mettere le cose a posto, ci ha pensato la newsletter Entertainment Strategy Guy, che ha cercato di capire se certe cifre fossero economicamente ragionevoli (spoiler: no) e le cause che hanno portato a questo eccesso di fiducia da parte degli investitori.

Per farlo, si è occupato delle società di celebrità diverse come l’ex Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, il cestista Lebron James, i giocatori di football americano Peyton Manning e Tom Brady, così come della coppia formata dal Principe Harry e Meghan Markle. E un discorso molto interessante riguarda l’attrice Reese Witherspoon e la sua Hello Sunshine. In realtà, ESG ha parlato anche di attori come Brad Pitt (e la sua Plan B) e Margot Robbie (LuckyChap Entertainment), ma in quei casi, abbiamo delle realtà solide e che meritano un giudizio positivo.

Iniziamo però a dare un po’ di numeri, per capire come le valutazioni di società di produzione possono variare molto non solo per i ‘fondamentali’ economici, ma anche per la presenza di queste celebrità, a cui ovviamente tanti vogliono stare vicino (fenomeno che, poco elegantemente ma molto efficacemente, viene definito ‘starfucking’).

Partiamo da una notizia recente, l’acquisizione di Entertainment One da parte di Lionsgate per 500 milioni di dollari. A venderla, la Hasbro, che si è tenuta comunque dei diritti importanti (come quello di Peppa Pig) e più in linea con il suo business. Ma va ricordato come la Hasbro avesse acquistato la società per ben 3,8 miliardi nel 2019 (a proposito di quanto le bolle incidano sulle valutazioni). EOne è una realtà con centinaia di titoli prodotti e una library molto importante.

Ben diverso il caso per realtà come la SpringHill Company di Lebron James e la Hello Sunshine di Reese Witherspoon, che esistono da pochi anni e che hanno al loro attivo un numero molto minore di prodotti. Tuttavia, grazie a degli investimenti esterni fatti su queste realtà, sappiamo che la SpringHill Company è stata valutata a 725 milioni di dollari, mentre anche meglio il caso di Hello Sunshine, che è stata acquistata per ben 900M.

Fanno sensazione anche i 400M di valutazione della Omaha Productions del quarterback Peyton Manning. Ci sono poi i casi per cui personalità come gli Obama e Meghan Markle e il principe Harry hanno ottenuto degli accordi per 80M (i primi) e 100M (i secondi) per dar vita ai loro prodotti con realtà come Netflix. Potete vedere un riepilogo di quanto ‘valgono’ (o valevano) queste società in questione qui sotto:

A questo punto, per togliersi ogni dubbio, ESG ha cercato di valutare quali (e quanti) fossero i successi, i titoli così così e i flop delle società in questione, dando vita a questo grafico:

Prendiamo il caso della SpringHill. Come giustamente segnala ESG, l’unico successo della società di Lebron James è Hustle, ma conviene ricordare che protagonista è Adam Sandler, ossia il re di Netflix (che ha fatto funzionare il film anche se non era il suo classico ruolo comico). Male invece prodotti recenti come Shooting Stars per Peacock e The Crossover per Disney+. Forse, di tutte queste realtà, è quella più sopravvalutata.

Per quanto riguarda la Hello Sunshine, si può anche discutere di alcuni titoli considerati dei ‘successi’ da ESG, come per esempio The Wild, che nei cinema mondiali aveva ottenuto 52 milioni di dollari. Ragionevole invece vedere Big Little Lies come un buon successo di critica e di pubblico per HBO e aggiungo anche La ragazza della palude. Di recente, Hello Sunshine ha realizzato due prodotti che non hanno sfondato, come Le piccole cose della vita su Hulu e il costosissimo Daisy Jones and the Six per Amazon.

Anche Quarterback della Omaha Productions è andato discretamente per Netflix, ma ho il sospetto che, per avere a disposizione i giocatori coinvolti (in particolare, il due volte vincitore del titolo di MVP del Superbowl Patrick Mahomes) i costi siano stati ben superiori a quelli di un normale documentario. Male (senza se e senza ma) invece la prima serie della Higher Ground degli Obama per Netflix, Working: lavorare e vivere (meno di 1000 recensioni su Imdb), mentre l’unico successo, Un padre, ha sicuramente beneficiato della presenza di una star come Kevin Hart. Potrebbe invece essere una sorpresa positiva Il mondo dietro di te di Sam Esmail, in uscita a dicembre su Netflix. Va detto che, per un’azienda globale, collaborare con un ex Presidente degli Stati Uniti può avere dei benefici importanti a livello di rapporti istituzionali (che poi questi rapporti valgano un accordo da 80M, è ovviamente altro discorso, ma sicuramente è un bel bonus da considerare).

Il caso poi di Meghan & Harry fa un po’ storia a sé. Sono sicuramente bravissimi a far parlare di loro e ottengono grande attenzione di ascolti quando si concentrano su questo argomento (come nella celebre intervista a Oprah Winfrey). Il caso degli accordi con Netflix e Spotify ha ormai fatto scuola, nel senso che ottenere 120 milioni complessivi per dar vita sostanzialmente solo a un vero successo (ovviamente, il documentario Harry & Meghan) è proprio la dimostrazione che, di fronte alle celebrità, si diventa fanboy e si dimenticano le basilari regole dell’economia. Per esempio, esigere che la coppia realizzasse effettivamente prodotti che giustificassero l’investimento (in questo senso, sembra che Spotify possa evitare di sborsare l’intera cifra, proprio perché sono mancati i contenuti prodotti che erano stati promessi). Invece, abbiamo avuto solo due documentari pochissimo visti come Live to Lead – Fare la differenza e Heart of Invictus.

In generale, è anche evidente che, per funzionare, spesso i prodotti necessitano della presenza delle celebrità come protagonisti delle storie narrate, mentre quelli ‘autonomi’ difficilmente spiccano. In realtà, la cosa più importante nella valutazione di una società di produzione, a meno che non abbia una serie di grandi successi recentissimi (e abbia mantenuto almeno una parte di diritti), sarebbe la library. E, inutile dire, queste società (quasi tutte aperte negli ultimi anni) di library (gestibile e monetizzabile) ne hanno poca. Per esempio, la Hello Sunshine ha al suo attivo 7 film e 14 serie, mentre la SpringHill ha lo stesso numero di lungometraggi e solo 9 serie. Peraltro, alcuni di questi titoli sono stati fatti per le piattaforme e quindi c’è stata una cessione totale di diritti (il che significa che non sono sfruttabili e non porteranno guadagni nei prossimi anni). La Entertainment One invece ha al suo attivo 100 film e 180 serie.

E che le cose non vadano per il verso giusto, lo dimostra anche un report di Bloomberg, in cui Candle Media, la società fondata dagli ex Disney Kevin Mayer e Tom Staggs (tornati peraltro come consulenti della mojor in tempi recenti) dichiarerà dei ricavi inferiori del 50% alle previsioni. E ancora peggio la situazione di Hello Sunshine, che ha ottenuto il 10% degli utili attesi. Nulla di sconvolgente se pensiamo agli scioperi che hanno colpito l’industria, ma certo non una bella notizia dopo questi investimenti enormi (fatti da Candle Media e di cui ha beneficiato la Hello Sunshine).

Insomma, come si spiegano certe valutazioni, per cui Entertainment One, con la sua ricca library vale 500 milioni, e invece le aziende di Lebron James e Reese Witherspoon decisamente di più? Semplicemente, un misto di starfucking e di bolla produttiva, che ha portato a pensare che queste realtà avrebbero avuto facilità a realizzare un gran numero di produzioni importanti. E’ evidente che bisognerà correggere alcune valutazioni ed è il caso di aspettarsi una flessione delle cifre che avete visto sopra. Ma l’amore per le celebrità, temo, continuerà a provocare danni…

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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