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Un disastro (non) annunciato

Tutto il settore contava di ottenere un tax credit per la distribuzione al 60% per quest’anno. Ma, nonostante diversi annunci, non ci sarà. Con un danno enorme per tutta la filiera… UPDATE: Il decreto è stato inviato oggi al MEF…

UPDATE: Il decreto è stato inviato oggi al MEF e la speranza è che possa essere firmato nei prossimi giorni da entrambi i ministri…

E’ una delle più brutte notizie possibili per l’industria dei distributori cinematografici e in generale per chi lavora nel cinema in sala. Per tutto quest’anno, era stato annunciato più volte un provvedimento che avrebbe portato, per i film italiani, a un tax credit per la distribuzione innalzato al 60% per tutto il 2022, addirittura all’80% per i mesi di luglio e agosto. Annunci su cui ovviamente si sono basati i distributori nei loro piani di lancio.

Purtroppo, la fine di questo governo – tra le tante cose – ha anche portato a un dietrofront in materia e quindi niente decreto (almeno per il momento, la palla passa al prossimo governo) per sostenere chi porta al cinema film italiani e magari investendo cifre importanti. Così, come riportato anche dal sito dell’Anica, al momento le agevolazioni per i titoli italiani sono queste:

Alle imprese cinematografiche nazionali spetta un credito d’imposta, per un massimo di euro 2.000.000 per impresa o per gruppo di imprese per anno, commisurato alle spese sostenute per la distribuzione nazionale di film di nazionalità italiana. Il credito d’imposta spetta a condizione che il costo eleggibile di distribuzione del film non sia inferiore a euro 40.000 in caso di lungometraggi di finzione e non sia inferiore a euro 20.000 in caso di documentari e cortometraggi. Le aliquote variano tra il 15% al 40% delle spese in base al periodo dell’anno in cui esce il film e in base allo status del soggetto che distribuisce il film: produttore del film, distributore non europeo, distributore indipendente o non.

Le aliquote rimangono quindi queste (e, come potete vedere, per i distributori sono decisamente più basse del 60% annunciato, arrivando anche al 20% nel fondamentale periodo natalizio):

In realtà, l’anno scorso il tax credit era già stato portato al 60% “per la programmazione effettuata nei quattro mesi successivi alla data di riapertura delle sale cinematografiche”. Peraltro, a luglio, quasi tutte le forze politiche (tra cui anche Fratelli d’Italia) hanno presentato in Senato mozioni che, tra le altre norme, prevedevano proprio un tax credit per la distribuzione al 60%, con uno spirito bipartisan che faceva capire come un decreto (più volte annunciato) non avrebbe suscitato divisioni o polemiche.

Il danno per i distributori è chiarissimo (perché significa aver fatto degli investimenti ingenti pensando di recuperarne il 60%, cosa che al momento invece non è più sicura) e potrebbe mettere a rischio tanti posti di lavori, diretti e indiretti (pensate a tutti quelli che lavorano alla promozione di un film, che siano uffici stampa, agenzie, chi vende pubblicità, ecc.).

Personalmente, trovo che la cosa peggiore di questa notizia è che conferma una politica poco coerente verso tutto il cinema in sala in questi anni di pandemia. Infatti, da una parte si sono offerti importanti contributi per salvare le sale, dall’altra si sono prese decisioni che danneggiavano le loro potenzialità commerciali, come norme sanitarie troppo restrittive, ma anche poco sostegno a chi alle sale fornisce il prodotto. Ora, sono arrivati/arriveranno tutta una serie di aiuti (anche per sostenere i costi energetici), ma poi si mette tutto il comparto in condizione di non avere film italiani forti (che, a questo punto, qualcuno preferirà aspettare a fare uscire o addirittura mandare direttamente in piattaforma, dopo un’obbligatoria uscita tecnica) o, anche nel migliore dei casi, con spese di lancio notevolmente ridotte (e quindi incassi minori). E’ come se non si capisse del rapporto vitale tra sale e prodotto che devono proiettare, insomma come se i cinema potessero sopravvivere senza i film.

Insomma, queste sale per cui si sono spesi e si spenderanno tanti soldi pubblici, quanto potranno reggere se poi non hanno prodotto in grado di portare la gente al cinema? Ecco, spero che il prossimo governo, oltre a intervenire al più presto su questo fronte specifico, qualsiasi siano i fondi che vorranno dedicare al mondo del cinema e dell’audiovisivo, scelga una maniera più coerente di spenderli

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.

One thought on “Un disastro (non) annunciato

  1. Quello che dovrebbe fare questa legge sarebbe proibire la tax credit. 40% è un’eresia, dovrebbe essere meno della metà il limite. Basta spendere soldi pubblici per film che nessuno vede. E che c***o!

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