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Come arriva l’Anec all’assemblea nazionale?

Nelle prossime settimane si terrà l’assise per la nomina dei vertici dell’associazione che ha attraversato anni durissimi causa Covid

Nelle prossime settimane – probabilmente a inizio novembre – si terrà l’assemblea nazionale Anec che eleggerà i nuovi vertici dell’associazione e che dovrebbe portare, salvo clamorosi imprevisti, alla logica riconferma di Mario Lorini alla presidenza. Ma come ci arriva l’associazione degli esercenti a questa importante assise? Ci arriva dopo un’attraversata nel deserto che nessuno poteva prevedere.

Un salto indietro nel tempo

Era il luglio 2019 quando Mario Lorini veniva confermato presidente, dopo essere stato eletto una prima volta nel maggio 2018. Un momento importante perché si sanciva la riunificazione dell’esercizio sotto un’unica sigla, quella Anec appunto, dopo anni di tentativi falliti, trattative e personalismi contrapposti. La squadra che lo affiancava era composta da Giulio Dilonardo, Andrea Malucelli, Sergio Oliva, Tomaso Quilleri e Arrigo Tomelleri in rappresentanza delle sezioni regionali; Francesco Grandinetti, Gianluca Pantano e Andrea Stratta eletti dagli iscritti alla presidenza nazionale. Tesoriere Luigi Grispello, Revisori dei Conti Fabrizio La Scala (presidente), Gianni Bernardi, Roberto Ferrari. Presidente onorario Carlo Bernaschi, già presidente Anec e poi fondatore e presidente Anem negli ultimi venti anni. A questi nomi si sarebbe aggiunta la conferma di Simone Gialdini in qualità di direttore generale, figura cresciuta molto in questi anni per competenza e autorevolezza.

Il 2019 era l’anno del grande rilancio del mercato cinema dopo un 2018 deludente. Si era nel pieno della campagna Moviement per il decollo della stagione estiva. L’anno si chiuse con 97 milioni di spettatori Cinetel (104 milioni secondo Siae), +14% rispetto al 2018. Anche il 2020 era iniziato piuttosto bene, grazie soprattutto a Tolo Tolo di Checco Zalone. Tutto sembrava andare bene…

Il flagello Covid

Nessuno poteva immaginare il dramma pandemico causato dal Covid. Da inizio marzo a metà giugno 2020 tutti fermi; cinema chiusi senza data prevista di riapertura, cassa integrazione e tanta sofferenza da ogni punto di vista. In quei mesi difficilissimi Lorini e la sua squadra stringono ancora più i rapporti con gli altri segmenti della filiera, distribuzione e produzione. Cercano la sponda e il sostegno del Mibact guidato da Dario Franceschini. Ogni comparto punta a ottenere il massimo per i propri associati e per le imprese di riferimento. All’esercizio le cose non vanno male. Anzi. Ammontano a diverse decine di milioni di euro i primi ristori stabiliti per le sale cinematografiche che permettono alle imprese di resistere, sistemare i conti e non chiudere. Chi scrive ha più volte sentito esercenti di recente raccontare che, paradossalmente, sarebbe stato meglio economicamente tenere chiusi i cinema con i ristori piuttosto che affrontare le difficoltà di un mercato che continua a perdere il 55% rispetto al 2019…

Tra aperture e chiusure

Si vivono mesi bui e di grande difficoltà, con l’esercizio compatto nel provare a resistere e altrettanto compatto nel chiedere ai distributori e ai produttori, nel periodo della prima riapertura da giugno a ottobre 2020, il supporto di film italiani importanti che vadano a sopperire alla esiguità di titoli internazionali. Le risposte della controparte, però, sono intermittenti… La seconda chiusura dei cinema stabilita dal governo – da ottobre 2020 ad aprile 2021 – è forse ancora più dolorosa perché altre attività economiche, invece, vanno avanti. Inizia a complicarsi il rapporto con Franceschini. A rileggere le dichiarazioni di quei mesi, da parte di Anec è un alternarsi di ringraziamenti ma anche di critiche. Rende difficoltoso il dialogo, ad esempio, la decisione ministeriale, durante la chiusura delle sale, di concedere l’approdo diretto sulle piattaforme ai film italiani che abbiano ottenuto finanziamenti pubblici e la decisione, a cinema riaperti, di fissare una window di 30 giorni. Una decisione che indebolisce ulteriormente il ruolo della sala cinematografica. Si plaude, invece, alle decisioni di sostegno economico al settore (una nota ministeriale del 27 maggio 2021 indicava in oltre 275 milioni di euro le risorse destinate al settore frutto di una serie di provvedimenti presi durante la pandemia) mentre si critica pesantemente il fatto che cinema e teatri siano gli ultimi a riaprire e con severe misure di contenimento del contagio (leggi obbligo di mascherina e distanziamento, cui si aggiungerà il green pass). Anche se da parte associativa si insiste giustamente sulla sicurezza dei cinema rispetto alla diffusione del Covid, da parte ministeriale non arriva nessuna concessione; solo dal giugno 2022 sarà possibile andare in sala senza mascherina. Si diffonde così tra il pubblico l’idea che il grande schermo non sia sicuro. Questa intransigenza ministeriale appesantisce ulteriormente un periodo già durissimo per tutti.

Dialogo interno e Ministero

Le difficoltà del mercato, la ripresa complicata, il costante -50/55% di incassi e presenze rispetto al 2019 mentre altri Paesi europei soffrono meno, creano un po’ di frizione all’interno dell’associazione. Alcuni iscritti difendono gli sforzi e il lavoro portato avanti dai vertici associativi ad esempio nella difesa delle window. Come anche per la decisione, stabilita insieme ad Anica e al Mic, di ideare il programma quinquennale di Cinema in Festa, realizzando quella iniziativa promozionale a favore del grande schermo invocata da tutti durante i mesi duri del lockdown, quando le piattaforme prendevano spazi e potere e si temeva per il futuro incerto del ruolo dei cinema. Non tutti gli esercenti, però, hanno vissuto questo evento allo stesso modo. Intendiamoci, è fisiologico che in una realtà così articolata come Anec ci siano punti di vista diversi. Se ne è avuta anche percezione ai recenti Incontri del Cinema d’Essai a Mantova durante un momento di confronto tra il presidente Mario Lorini e un gruppo di monosalisti iscritti alla Fice. Un segmento dell’esercizio che ha criticato Cinema in Festa, che non da ora si sente in difficoltà e quasi all’ultima spiaggia per ragioni economiche, il caro bollette, le quote di noleggio, le difficoltà di accesso al prodotto e che chiedeva ai vertici Anec aiuto e supporto pur sapendo che, su temi commerciali, l’associazione non può intervenire. Al di là di questi argomenti, di cui si discute da anni, l’impressione che si ha è che nel suo prossimo mandato Lorini e la sua squadra dovrebbero provare a rinsaldare i rapporti con parte della base. In questo senso potrebbe essere utile reinserire la figura del rappresentante del piccolo esercizio che dal 2019 non è stata confermata. Una figura che abbia un vero ruolo attivo e di cerniera tra vertici e piccoli esercenti per garantire quella ulteriore compattezza di cui l’associazione ha bisogno. Un aiuto in questo senso può venire anche da un’iniziativa quale Anec Lab, il laboratorio di formazione degli esercenti promosso da Anec insieme ad Anica e Cineventi.

Il lavoro che attende Anec non sarà semplice. Mentre scriviamo, ad esempio, non si sa ancora chi sarà alla guida del Mic. E questa è un’altra incognita per l’associazione dopo una fase storica in cui Mario Lorini e i suoi collaboratori hanno saputo dialogare e farsi ascoltare da Ministero e direzione generale cinema: il prossimo ministro della cultura sarà altrettanto forte e autorevole come Franceschini (con i suoi pregi o difetti)? Avrà interesse per la filiera del cinema? Saprà farsi ascoltare a Palazzo Chigi? Molti dei destini dell’esercizio saranno legati anche alle risposte a questi interrogativi.

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