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Le scelte sulle window

E’ un tema caldissimo e che vede opinioni molto diverse tra le varie componenti del Mercato. Vediamo cosa potrebbe succedere nei prossimi giorni…

Da mesi, una questione fa discutere la nostra industria: quali regole per le window theatrical? Al momento, per i film italiani, vale un decreto (legato ovviamente all’emergenza pandemia di questi due anni) che prevede non più di 30 giorni per la finestra theatrical, scelta che ovviamente ha lasciato molte perplessità, soprattutto da parte degli esercenti.

Ora, la linea che sembra convincere maggiormente la filiera (e soprattutto sembra essere l’intenzione del Ministero) è quella di tornare all’impianto del decreto Bonisoli, magari con alcuni miglioramenti e modifiche (la precedente window di 105 giorni potrebbe in effetti passare a 90 giorni, come peraltro si vociferava da tempo).

Ricordiamo che l’impianto della Bonisoli prevedeva delle window (obbligatorie se non si volevano perdere i vari benefici statali, in primis il tax credit) regolate in questo modo:

– 10 giorni per gli ‘eventi’, prodotti che escono solo per un massimo di tre giorni ed esclusivamente nei feriali.

– 60 giorni per i titoli che escono in meno di 80 copie e fanno segnare meno di 50.000 presenze nei primi 21 giorni di programmazione

105 giorni per tutti gli altri titoli

La Bonisoli non faceva una distinzione tra gli sfruttamenti dopo i 105 giorni, a differenza di quanto fanno i francesi, che invece prevedono che dopo quattro mesi i film possano arrivare a noleggio e in vendita, che si tratti di supporti fisici o digitali. Insomma, è una gradualità che porta il consumatore a dover pagare qualcosa per uno specifico prodotto e non a ritrovarselo all’interno di un abbonamento.

Questo avverrà dopo sei mesi e solo per Canal+, che ha questo diritto grazie agli enormi investimenti che fa sul cinema francese. In effetti, Netflix dovrà comunque aspettare 15 mesi, altre realtà come Disney+ e Amazon Prime 17 mesi (potete trovare maggiori informazioni qui).

Sono questi due aspetti della legge francese che mi sembrano importanti: c’è gradualità nelle finestre e non un ‘tana libera tutti’ dopo 105 giorni. E si premia chi spende molto sull’audiovisivo locale. Posso immaginare che, al momento del decreto Bonisoli e quindi ben prima della pandemia, si desse per scontato che i servizi SVOD sarebbero arrivati solo in seguito e a una distanza temporale importante rispetto all’uscita in sala, ma adesso – dopo due anni di emergenza sanitaria – è ormai chiaro che non è così e che realtà come Netflix e Amazon Prime si contendono a suon di offerte importanti i prodotti theatrical, per averli disponibili il prima possibile.

Come ho sottolineato spesso, andrà fatta attenzione alla finestra di 10 giorni per gli ‘eventi’. L’intenzione originale era ovviamente che fosse rivolta ai piccoli prodotti (per genere – soprattutto i documentari – e per budget), ma in questi ultimi tempi è diventata una scappatoia, che ha dato vita a una serie di uscite tecniche anche per titoli ad alto budget. In generale, stiamo vedendo in questo periodo una notevole ‘anarchia’, che a mio avviso confonde lo spettatore e gli fa pensare di poter vedere tutto e (quasi) subito, cosa che sicuramente non incentiva la frequentazione della sala.

E’ evidente che una partita fondamentale si gioca sul prodotto americano, che nel 2021 ha avuto in Italia una quota di Mercato ‘reale’ (considerando anche i prodotti ‘inglesi’, in realtà quasi tutti dei blockbuster hollywoodiani) vicina al 70%. Da una parte, non si può fare come per il cinema italiano, visto che per regolare le window per i prodotti stranieri serve una legge vera e propria (considerando che il cinema statunitense ovviamente non riceve i contributi statali che ottiene quello italiano e quindi non rischia di perdere nulla in tal senso). D’altro canto, la confusione generata da alcune scelte fatte a Los Angeles (come l’intero catalogo Warner 2021 uscito in contemporanea sale/HBO Max o diversi prodotti Disney arrivati con formule miste, tra cui Black Widow) ha ovviamente un impatto forte sulle sale e sulle abitudini del consumatore ed è impossibile trascurare questa situazione, senza pensare che non abbia delle conseguenze.

In generale, torno al dubbio che ho espresso da mesi: da una parte, le sale cinematografiche sono state sostenute in maniera forte, sia dalla Legge Franceschini, che dai ristori durante la pandemia. Dall’altra, se veramente si crede nell’importanza di questo comparto industriale (e non solo per motivi ‘culturali’), serve una linea coerente, per cui chi beneficia di contributi per film ‘cinema’, poi al cinema ci vada seriamente e non in maniera formale…

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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