Il podcast di Cineguru: dal box office del weekend ai cambiamenti delle piattaforme streaming

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Nel nuovo episodio del Podcast di Cineguru, Davide Dellacasa e Robert Bernocchi analizzano il weekend cinematografico appena concluso, che ha visto Il Robot Selvaggio conquistare la prima posizione. Si riflette su quanto sia difficile proporre al pubblico nuove IP, ma è un piacere vedere una reazione positiva.

A completare il podio ci sono Joker: Folie à Deux e Iddu, quest’ultimo con un risultato decisamente positivo. Viene approfondita la situazione di Joker, che, nonostante il secondo posto, registra un calo significativo.

Interessante anche la situazione negli Stati Uniti, dove il primo posto è occupato dall’horror indipendente Terrifier 3.

Ma come sta andando il mese di ottobre? I titoli ci sono, ma il pubblico sembra non rispondere adeguatamente. Non resta che aspettare la fine del mese e vedere come uscite come Smile 2 e Parthenope influiranno sugli incassi.

Infine, c’è spazio per discutere del cambiamento del modello di compenso delle piattaforme di streaming. Netflix sta cambiando strategia? La situazione non è del tutto chiara, ma è un tema caldo. Diverse piattaforme stanno rivedendo i loro modelli produttivi. Cosa sta succedendo esattamente?

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Ed ecco anche l’intera trascrizione del podcast:

Questa trascrizione è stata generata tramite un servizio di trascrizione. La versione attuale potrebbe non essere definitiva e potrebbe essere soggetta ad aggiornamenti

Davide Dellacasa

Buongiorno, buongiorno Robert.

Robert Bernocchi

Buongiorno, come va?

Davide Dellacasa

Bene, dai. Speriamo che tutto vada per il meglio anche per chi ci segue. Robot Selvaggio è in testa questo fine settimana. Anzi, se non ricordo male, venerdì non era in testa, mentre ha chiaramente recuperato sabato e domenica, giusto?

Robert Bernocchi

Esatto, esatto. È partito in realtà giovedì dal terzo posto, secondo posto venerdì, e poi sabato e domenica decisamente primo. Insomma, è normale per i film family. Conferma che è un film originale, perché ovviamente non è un sequel, non è un robot e non parte da un IP già conosciuto. Ci fa molto piacere questo primo posto e questo risultato, perché probabilmente si crea una nuova franchise. Tra l’altro, ci sono ottimi consensi da parte di pubblico e critica, quindi sicuramente è un bel risultato anche in Italia, non solo all’estero.

Davide Dellacasa

Sì, le reazioni le avevamo viste negli Stati Uniti; anche da noi, mi pare, c’è un’accoglienza estremamente positiva. È sempre così difficile far partire delle proprietà nuove; è sempre così difficile spiegare al pubblico qualcosa di nuovo. A volte resta un po’ sotto la soglia dell’attenzione delle persone, magari cresce col tempo, ma dubito che con questi film si possa applicare la strategia Vermiglio. In ogni caso, sono film che devono uscire in modo significativo e importante, ma c’è un piacere nel vedere che il pubblico lo riceve e reagisce. Chiaramente non siamo ancora dalla parte di Cattivissimo Me, però, come hai detto tu, tra parentesi, il film ha effettivamente anche la possibilità di ulteriori sviluppi della storia; comunque, c’è un universo eventualmente da esplorare. Quindi, bene, come dicevi, un milione e tre nel weekend e un milione e sei considerando le varie anteprime, mi sembra un ottimo risultato per una property nuova.

Robert Bernocchi

Sì, poi, insomma, ecco, come scrivevo stamattina, sostanzialmente intorno ai risultati di Baby Boss e Dragon Trainer, che alla fine hanno funzionato e incassato cifre importanti, ripeto sempre per titoli che, ovviamente, sono all’inizio. Quindi, non hanno magari il traino di tutti i passaggi casalinghi, per cui il secondo episodio si porta dietro un pubblico molto più ampio, proprio perché magari ha scoperto il film a casa e non al cinema. Diciamo che già così, come debutto, sembra interessante e dovrebbe continuare probabilmente a tenere bene nelle prossime settimane, anche in virtù del fatto che, magari, non ci sono grandi competitor a livello di titoli family.

L’altro titolo che ha funzionato bene questo weekend credo sia stata una sorpresa. Non so se c’era chi magari se l’aspettava a questi livelli, ed è Iddu, che forse è riuscito a trovare, per una volta, un film italiano capace di attrarre sia un pubblico interessato al cinema d’autore, sia un pubblico un pochino più ampio interessato al crime. È un genere che, magari, funziona molto bene; ne parliamo spesso quando si tratta di successi su Netflix. Tuttavia, dimostra che il pubblico vorrebbe vedere un po’ di crime anche al cinema, e in questo caso ha dato un risultato al film che, insomma, negli ultimi mesi non abbiamo visto per un titolo italiano.

Davide Dellacasa

Sì, sono d’accordo, è chiaramente un titolo che ha intercettato un pubblico diverso. Ha esordito, non abbiamo detto, mi sa, al terzo posto, anche se a quest’ora magari avranno già letto tutti e tutto. Però va bene, ha esordito al terzo posto con poco più di 800 mila euro, giusto se non ricordo male?

Robert Bernocchi

Esatto, sì sì, 834 mila, sì.

Davide Dellacasa

Il secondo, invece, è Joker, che ha registrato un calo importante, anche se non così significativo come negli Stati Uniti. Quindi, continuiamo ad andare un po’ meglio che negli Stati Uniti, forse un po’ meglio anche in altri mercati. Tuttavia, anche da noi è arrivata un po’ quest’ondata di passaparola negativo sul film che, onestamente, non lo so; forse è perché il primo è stato accolto così bene, e adesso è quasi un boomerang.

Robert Bernocchi

Beh, è curioso perché, poi, è vero che è un po’ difficile considerarlo un film supereroistico. Però, diciamo che per questo tipo di prodotti, con personaggi che fanno parte di un universo supereroistico, di solito ci lamentiamo sempre, dicendo che tanto sono tutti uguali, non si prendono rischi e vogliono solo compiacere i fan. In questo caso, forse possiamo dire che non c’è stato proprio questo desiderio di voler compiacere i fan. Forse si è ottenuto l’effetto opposto, che però va apprezzato nel tentativo di fare qualcosa di diverso. Poi può piacere o meno, ma la nostra lamentela di vedere film e sequel sempre uguali, che non si prendono rischi, in questo caso va ammesso: è un titolo, è un regista e gli attori che si sono presi dei rischi. Ovviamente, ognuno può giudicare il risultato artistico finale; il risultato al box office, come abbiamo visto, è purtroppo in forte flessione. A questo punto, insomma, mi aspetterei un risultato intorno agli 8 milioni e mezzo, 9. Vediamo come regge il prossimo weekend, che comunque è un risultato che rimane importante. Speravamo sicuramente in qualcosa di meglio, ma è un risultato che, insomma, è ancora significativo.

Davide Dellacasa

Sì, speravamo sicuramente in qualcosa di meglio, speravamo di superare almeno i 10. Però, come dici tu, insomma, è sicuramente un film che si è preso tanti rischi, e mi viene da dire quasi coerentemente con il personaggio. Non ci dimentichiamo che anche il primo, secondo me, si era preso dei rischi; poi erano rischi che hanno trovato, diciamo, il favore del pubblico, e non solo chiaramente per fare quei numeri, non solo dei fan del cinecomics e via dicendo.

La spiegazione forse del passaparola negativo è proprio questa: quando parli a quel pubblico lì, è quello più refrattario alla novità. Quindi, insomma, la critica all’industria c’è sempre da parte di un certo mondo, però poi la verità è che l’industria va dietro a delle persone e a un tipo di pubblico che è molto coerente nel suo apprezzamento per un certo genere. L’abbiamo visto tantissime volte in questi anni con film magari dal contenuto più o meno interessante, che comunque ottenevano risultati sopra certi numeri abitualmente, fino a quando non ha stancato.

Senti, al quarto posto c’è Vermiglio, che sta continuando ad andare bene, insomma, molto bene, anche perché sta allargando le sale. Come scrivevi tu stamattina, insomma, superare i due milioni al momento è chiaramente a portata di mano.

Robert Bernocchi

Sì, in realtà il paradosso è, come ci capita ogni tanto, che abbiamo diversi titoli che stanno andando bene. Poi andiamo a vedere il complessivo e vediamo che abbiamo incassato lo stesso identico risultato dell’anno scorso, in cui il primo titolo era l’evento di Taylor Swift, che da noi ha dato un contributo, ma insomma non ha avuto minimamente quell’impatto che ha avuto negli Stati Uniti. Ci ritroviamo col paradosso di avere questo weekend due titoli sopra il milione, che però hanno ottenuto un risultato complessivo uguale a quello dell’anno scorso, a dimostrazione che mancano altri titoli importanti al di là dei primissimi posti.

Lo vediamo nel fatto che dal settimo posto in poi l’incasso è inferiore a 100.000 euro, il che non è una cosa normale per un weekend di ottobre. Mancano chiaramente dei titoli nel mercato; si sente spesso dire che dovrebbero uscire meno film. Io dico sempre che dovrebbero uscire più film, come poi capita in Francia, dove magari in un weekend escono 25 film e nessuno si scandalizza. D’altronde, è proprio la varietà dell’offerta che può allargare il pubblico; se ci mettiamo a limitare l’offerta, è chiaro che i risultati sono questi. Dobbiamo accontentarci di 70 milioni di biglietti all’anno, ma spero che non sia l’obiettivo anche per i prossimi anni, perché insomma, non dico che dobbiamo tornare esattamente ai numeri del prepandemia, ma sicuramente possiamo fare meglio.

In questo senso, devo dire che il risultato del botteghino americano con un film ultra indipendente e ultra low budget come Terrifier 3 dimostra che serve una varietà dell’offerta che non deve essere fatta solo di blockbuster da 200 milioni di dollari. Poi ci sono sorprese come questa, che sono ovviamente molto positive. Abbiamo bisogno di una varietà di titoli; questo l’abbiamo detto molto spesso negli ultimi mesi, ma continua a essere purtroppo una necessità.

Davide Dellacasa

Eh sì, un box office americano, insomma, come scrivevi ieri, interessante questo fine settimana. Al di là di Terrifier 3 in testa, leggevo che il film è costato 2 milioni, mentre tu annotavi che, comprese anche le spese di lancio, parliamo di un titolo che è costato meno di 5 milioni, tutto compreso. Insomma, è già solo col primo fine settimana un titolo che sta abbondantemente bene; potrebbero fermarsi qui.

E comunque, c’è un’altra varietà di titoli usciti questo weekend, anche se magari non tutti hanno avuto risultati eclatanti. Infatti, la seconda, terza e quarta posizione restano titoli che abbiamo già visto: Robot Selvaggio, Beetlejuice, Joker. Tuttavia, poi sono usciti Saturday Night, Piece by Piece, The Apprentice, insomma, una varietà di titoli e temi.

Robert Bernocchi

Sì, sicuramente è un botteghino americano che, a livello di incassi assoluti, non è soddisfacente, ma continua a portare una varietà di prodotti che forse a noi manca. Questo si vede anche nel fatto che c’è un ricambio e c’è la possibilità per prodotti indipendenti. L’abbiamo visto nei mesi scorsi, per esempio, con un titolo come Longlegs. A proposito di horror indipendenti, è stato decisamente un fenomeno in grado di superare i 70 milioni di dollari, quindi sicuramente un ottimo risultato.

Poi, lì forse ecco la differenza: in queste settimane l’ha fatta Beetlejuice, che continua a incassare cifre enormi e si sta avvicinando ai 300 milioni di dollari. Bisogna dire che nel resto del mondo il film non ha funzionato così bene come negli Stati Uniti, quindi il risultato italiano è coerente con quello di altri mercati. Però ecco, sicuramente quello è un altro titolo che a quei livelli a noi è mancato.

Davide Dellacasa

Sì, effettivamente Beetlejuice un po’ è mancato da noi; insomma, se avesse avuto un risultato proporzionale a quello americano, avrebbe aiutato questo periodo faticoso. Joker chiaramente ha dato un contributo importante, ma non all’altezza delle aspettative, perché non ci possiamo comunque lamentare del risultato. Insomma, è arrivato già quasi a 7 milioni; se fossero mancati quelli ad ottobre, sarebbe stato un ottobre terribile. Al momento, è un ottobre in linea con quello dell’anno scorso, però, come scrivevi questa mattina, in linea con quello dell’anno scorso che non era un granché.

Robert Bernocchi

Eh no, non era un granché. Tra l’altro, nei conti di ottobre andrebbero sempre fatti, secondo me, su multipli di sette giorni, per avere gli stessi giorni. Sono convinto che domani, quando vedremo anche i dati dei primi 14 giorni di ottobre, saranno più vicini a quelli che già si vedevano stamattina. Questo è preoccupante, perché sinceramente l’ottobre scorso era stato veramente deprimente, mi pare con 37 milioni di incasso totali. È un dato che quest’ottobre avrebbe dovuto superare, e proprio in grande stile, magari recuperando tutta la differenza con il 2024. A questo punto, se si recupera, non si recupera certo all’interno di questo mese.

Fermo restando che ci sono ancora delle uscite importanti: abbiamo Smile 2, il nuovo Venom, il film di Sorrentino, e poi esce anche il film di Muccino su Berlinguer, ma quello è il 31 ottobre, quindi sinceramente non darà un contributo importante a ottobre, ma presumibilmente a novembre. Rispetto alle aspettative, trovo paradossalmente questo inizio di ottobre quasi più preoccupante di settembre, perché settembre l’abbiamo sempre saputo avere una carenza di prodotto evidentina. Ottobre, invece, i titoli ci sono, quindi non ci sono più scuse. Se poi il pubblico non risponde, abbiamo un problema.

Davide Dellacasa

Bene, cioè bene no, però non possiamo farci molto arrivati a questo punto, se non vedere come andrà il resto del mese e quale contributo porteranno tutti questi titoli che ho appena citato, che effettivamente sono tanti e, mi viene da dire, anche con un po’ di varietà.

Intanto, vediamo come prosegue Robot Selvaggio; mi sembra che abbia un buon passaparola, come dicevi tu di Iddu, Vermiglio. Anche in questo podio di questa settimana, o quasi podio, ci sono titoli interessanti.

Passando a un altro appuntamento quasi fisso dei nostri podcast, nelle ultime settimane, insomma, settimana scorsa non abbiamo parlato perché abbiamo avuto l’ospite e via dicendo. Ero curioso perché ho letto un po’ di tutto e il contrario di tutto su questo cambiamento, mettiamolo così, di modello e di compenso delle piattaforme di streaming negli Stati Uniti. In particolare, a un certo punto ero fermo a un titolo che raccontava di un evento di Netflix con agenti, produttori e via dicendo. L’unica cosa di cui sono sicuro a questo punto è che il caffè fosse buono, mentre tutto il resto mi è sembrato un po’ un’interpretazione del momento. Se ho capito bene, tutti si aspettavano che a questo evento si parlasse di un cambiamento dei modelli di compenso; invece, non se ne è parlato, e Netflix ha parlato di altro, di particolare, chiaramente dei grandi risultati raggiunti e via dicendo. Tuttavia, alcuni commentatori erano sempre sul “Netflix sta cambiando modello, sta andando verso un modello tradizionale”, mentre settimana scorsa è uscita la smentita di questo; insomma, Netflix ha detto: “No, abbiamo fatto qualche esperimento, ma restiamo col nostro modello.” Tu ci hai visto più chiaro in tutto questo?

Robert Bernocchi

Credo che in questo periodo diverse piattaforme stiano mettendo comunque in discussione il loro modello di produzione, che non era quello tradizionale. Non era quello del ‘mi prendo una fetta dei diritti, ma non li prendo tutti’; insomma, questo è stato il modello per decenni e decenni. Poi, a un certo punto, le piattaforme hanno deciso, soprattutto da quando Netflix ha deciso di fare gli original, di prendersi tutti i diritti, perché la paura, poi giustificata, era quella che non avrebbe più avuto prodotto dalle grandi major, che avrebbero aperto le loro piattaforme e avrebbero tenuto i contenuti per sé. E questo effettivamente è stato così per diversi anni, fino a quando anche le altre piattaforme, anche le altre major, si sono dette che forse tenersi tutto all’interno delle nostre piattaforme non è così conveniente, e quindi sono tornate a vendere tante cose a Netflix, come poi appunto è avvenuto.

Quindi, ci sono secondo me due esigenze diverse. C’è una piattaforma come Netflix che può ragionare, diciamo, con grande tranquillità in un momento in cui ha una quotazione di borsa altissima e utili importanti, e poi decide tranquillamente se è il caso di continuare con questo modello di business o se fare delle modifiche. Delle modifiche che, devo dire, nei mesi scorsi si era detto sarebbero state soprattutto sui film, e sarebbero state più che come modello di business, proprio come budget; se insomma fosse ancora il caso di fare film molto costosi, come nel caso di Rebel Moon, che magari non funziona neanche così tanto. In realtà, poi, come spesso succede, soprattutto su Netflix, si capisce che c’è una sorta di prodotto medio che, quando funziona, funziona molto bene a costi assurdamente relativi.

Per quanto riguarda altre piattaforme, si era detto da tempo, sia per Amazon che per Apple, che volessero cambiare questo modello. Ma, secondo me, lì dipende più che dal modello in sé, proprio dal fatto che si continua a investire tantissimo per piattaforme che, in proporzione, non vengono viste così tanto. Anche i dati di Prime Video sono un po’ drogati, soprattutto in America, dal fatto che Prime Video considera nei suoi ascolti tutto quello che c’è all’interno; quindi anche tutti i vari canali, che soprattutto in America sono tantissimi. Se ti abboni al canale di MGM su Prime, stai facendo comunque ascolti per Prime, anche se è un po’ assurdo, perché comunque è un canale indipendente.

Quindi, ragionare su quegli investimenti in assoluto, anche come modello di produzione, cioè se acquisire tutti i diritti o meno, comporta sicuramente un problema per queste realtà di far quadrare i bilanci. Per carità, ci diciamo sempre che sono delle virgole nei loro bilanci quello che spendono per la parte audiovisiva, però, insomma, se uno è in perdita, un buon amministratore delegato fa quello che deve, anche in questo contesto. Quindi, insomma, qualche novità me l’aspetto, soprattutto da parte delle piattaforme che magari non hanno ancora trovato la quadra come ha trovato Netflix.

Davide Dellacasa

Beh, sì, per Amazon e Apple si tratta di piccole cifre, mentre per Netflix rappresenta un elemento fondamentale del suo modello.

Robert Bernocchi

Sì sì, intendevo ovviamente Amazon e Apple che ovviamente hanno capitalizzazione in borsa che sono dieci volte tanto quelle di Netflix.

Davide Dellacasa

Sì, e altri business, mettiamola così. Quindi, insomma, alla fine mi viene da dire che finché erano start-up, nel senso che chiaramente Netflix è stata una start-up anche troppo a lungo, però mettiamola così, è stata una start-up e ha continuato a comportarsi da start-up; e anche quei business all’interno di Amazon e di Apple erano, se vogliamo, start-up. Finché erano start-up, il modello ‘mi prendo tutto e pago tutto’ è stato un buon modello per attrarre chiaramente produzioni, anche se non sempre produzioni… Insomma, questi sono stati grandi affari; forse un giorno qualcuno scriverà un libro su chi ha davvero fatto l’affare, sempre che si scrivano ancora libri.

Perché poi l’altro grande tema di cui si dibatte in questi giorni è tutto il tema dell’intelligenza artificiale. Poi, anche lì, penso che dovremmo farne un’altra puntata, con un po’ di riflessione su cosa è cambiato in questi mesi. Però dico che, finché non ti dovevi preoccupare di far tornare i conti, ma solo di rendere contenti gli azionisti che volevano la crescita, eccetera, andava bene. Adesso si sta facendo una riflessione sul fatto che, se si è sempre fatto in quell’altro modo nell’industria, condividendo, se vuoi, il rischio con chi produceva, forse è arrivato il momento di cominciare a farlo anche sulle piattaforme.

Arriva il momento; sta arrivando, insomma, piano piano, perché, insomma, la sensazione è che si stiano adattando e stiano provando modelli diversi, al di là di fare o meno eventi in cui dicono: ‘Da domani usiamo quest’altro modello’, che non era probabilmente stata percorribile.

Robert Bernocchi

Sì, ma infatti credo che il problema di fondo adesso, al di là della parte economica e di quanto, insomma, spende una piattaforma per avere tutti i diritti di un suo prodotto, sia che abbiamo visto che la grossa difficoltà è che c’è il rischio che il produttore indipendente diventi in realtà un produttore esecutivo. Per cui realizza un prodotto su commissione, sa che non avrà nessun vantaggio da un eventuale successo di questo prodotto. Francamente, l’obiettivo principale dovrebbe essere per il produttore esecutivo semplicemente quello di non andare sopra il budget e di non eccedere nei giorni di ripresa; a quel punto, l’obiettivo di fare un buon prodotto diventa quasi secondario.

Quindi, forse anche a livello di risultati, sia per la piattaforma che per il produttore, c’è la tendenza, non dico a non impegnarsi, ma a preoccuparsi solo della parte economica più che del risultato finale del prodotto. Mentre invece il fatto di conservare dei diritti ti porta a dover lavorare meglio, perché se poi il prodotto in sé non funziona rischi anche di perderci dei soldi, ma se poi funziona, invece, può diventare un affare che per il produttore indipendente diventa importante, perché poi hai comunque qualcosa che ti rimane nella library su cui puoi ottenere utili anche negli anni successivi.

In questo, per esempio, ecco l’accordo che avevano trovato qualche mese fa tra Amazon e Luxvide per questa nuova serie costiera. Era molto interessante perché poi Amazon si sarebbe presa dei diritti per alcuni paesi, compresa l’Italia, e Luxvide avrebbe invece venduto i diritti in tanti altri paesi del mondo. Credo, ecco, con soddisfazione di entrambi in questi casi, perché appunto Amazon sicuramente spende qualcosa di meno e Luxvide sicuramente ha il vantaggio, se il prodotto funziona, di venderlo bene e quindi di guadagnare maggiormente.

Insomma, il vecchio modello di business, secondo me, era più efficace. Vedremo se verrà ripreso dalle piattaforme nei prossimi anni o se, effettivamente, come alcune smentite ci hanno detto, in realtà ancora non viene cambiato il modello di produzione.

Davide Dellacasa

Sì, insomma, hai detto che non dobbiamo guardare solo l’aspetto economico. Poi hai messo in evidenza che quando l’aspetto economico ha un cortocircuito, se vuoi, con quello creativo-artistico, la condivisione di oneri e onori può portare a prodotti migliori. Fino adesso, però, mi viene da dire che molto spesso, ripensando a questi anni delle piattaforme, non mi ricordo di molte cose indimenticabili. Non so se questa frase abbia un senso, ma ci sta, nel senso che magari hanno consegnato tanti prodotti ben confezionati, ma privi di quel valore aggiunto che ci si poteva aspettare, mettiamola così.

Vabbè, dai, adesso stiamo diventando quasi filosofi, e possiamo andare alla settimana prossima, credo.
Robert Bernocchi

Sì, direi che abbiamo affrontato un bel po’ di argomenti interessanti e speriamo la prossima settimana di poter raccontare un gran bel weekend al Botteghino Italiano.

Davide Dellacasa

Bene, alla prossima settimana.

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