Cinema e coronavirus, uno sguardo sul futuro tra misure di sicurezza e ritorno alla normalità

Che aspetto avrà il mondo dopo la pandemia di coronavirus? È una domanda che si stanno ponendo in moltissimi, oggi, anche nel mondo del cinema. Il dubbio che assilla tutti, dalle case di produzione agli esercenti, è: quando e come potranno essere riaperte le sale? Che aspetto avrà una serata al cinema? E, soprattutto, il pubblico avrà ancora voglia non tanto e non solo di rischiare la salute, ma pagare tutti gli extra che uscire di casa per andare a vedere un film in sala comporta, quando potrebbe avere gli stessi contenuti comodamente in salotto?

Ad alcune domande tenta di rispondere GAe Engineering, società torinese specializzata nella sicurezza degli eventi. Come riporta La Stampa, GAe ha organizzato una sperimentazione in un cinema del centro di Torino, riorganizzando l’accesso alla sala. Un pacchetto di misure standard in futuro potrebbe includere: termometri a infrarossi per misurare la temperatura agli avventori, posti distanziati di almeno un metro e una app per acquistare un biglietto elettronico, la cui convalida farebbe scattare il bluetooth per localizzare gli spettatori nella sala e controllare il rispetto delle distanze. Una prospettiva tutt’altro che ideale o rassicurante, ma su cui è necessario ragionare se vogliamo che si torni a una pseudo-normalità. Se vogliamo che la macchina dell’industria del cinema torni a girare.

Una macchina che, oggi, in tutto il mondo, si è fermata. Negli Stati Uniti, i danni si preannunciano ingenti. La stagione estiva è quella in cui escono i blockbuster su cui puntano gli studios. E questi sono già stati praticamente tutti rinviati, con i più ottimisti posizionati in tarda estate (Mulan il 24 luglio, Tenet per ora confermato in USA il 17 luglio), altri tra settembre (A Quiet Place II) e Natale (Top Gun: Maverick), e altri rimandati all’anno prossimo (Fast & Furious 9).

Intervistando alcuni esperti, The Wrap sviscera un altro problema: siamo sicuri che, anche nel momento in cui supereremo la crisi, tutto tornerà subito alla normalità? “Basandomi sull’impatto di questo evento, non posso immaginare che le cose torneranno alla normalità”, afferma il rettore della facoltà di scienze sociali dell’UCLA, Darnell Hunt. “Chiaramente la società ne è stata segnata”.

“Cambieranno molto le abitudini dei consumatori”, riflette John Sloss, fondatore della casa di produzione indie Cinetic Media. “Se première casalinghe come quella di Trolls World Tour andranno bene, le famiglie potrebbero scoprire che preferiscono vedere un film nuovo con i figli nella comodità delle loro case, piuttosto che uscire, pagare il parcheggio e altre cose”. Sloss si riferisce al fatto che diversi studios stanno cercando strade alternative per proporre i loro film. Universal ha già distribuito in video on demand titoli come L’uomo invisibile e The Hunt, e presto proporrà anche il sequel di Trolls.

Un sondaggio pubblicato di recente negli Stati Uniti, su un campione di mille consumatori, ha rilevato che il 51% pensa di avere bisogno di qualche mese prima di tornare a frequentare eventi sportivi e concerti al chiuso. Il 33% ha ammesso che probabilmente frequenterà meno eventi al chiuso dopo la pandemia.

Kathryn Olivarius, professore assistente di storia alla Stanford University, ha un’opinione almeno un po’ ottimistica al riguardo: “Sono certa che la gente tornerà al cinema, a mangiare nei ristoranti e a ballare indossando corone di fiori al Coachella. Ma probabilmente saremo più consapevoli, magari anche nervosi per un po’. E alcuni eventi potrebbero dover adattare la loro configurazione per tenere conto di questa consapevolezza”.

Una situazione che in America evoca almeno in parte lo spettro dell’11 Settembre. In Italia invece non abbiamo neanche questo precedente che ci aiuti a comprendere cosa possa aspettarci. Del probabile orizzonte temporale e delle misure per la riapertura delle sale nei prossimi mesi abbiamo già discusso QUI.

Vale la pena di aggiungere le parole di Roberto Cicutto, ex amministratore delegato di Istituto Luce Cinecittà, oggi alla guida della Biennale di Venezia, intervenuto su Cinecittà News per fare un quadro della situazione. Cicutto afferma che ci vogliono “precise linee d’azione”, e indica alcuni punti chiave da prendere in considerazione. Da un investimento economico “esteso a tutto il settore dell’audiovisivo, puntando sulla produzione, ma anche su una adeguata distribuzione” a una programmazione dei palinsesti televisivi “che valorizzino la produzione nazionale e le coproduzioni”. Dalla garanzia di “accesso al tax credit alle produzioni nazionali e internazionali (sul territorio italiano)”, a un nuovo tavolo di coordinamento tra Istituto Luce Cinecittà, ministeri competenti, associazioni dei produttori e film commission “per individuare le linee generali di azioni di intervento mirate all’internazionalizzazione”.

Con la complicità di Michele Casula e la collaborazione di Ergo research, Cineguru ha realizzato un questionario per tastare il polso degli addetti ai lavori sul futuro a breve termine del cinema. Le risposte sono completamente anonime e i risultati verranno condivisi in forma aggregata dalle pagine di Cineguru.

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