Crescono in queste ore i quesiti sul futuro dell’ex-monopolista italiano: venerdì il gruppo francese Vivendi, guidato dal finanziere bretone Vincent Bolloré, è salito come previsto al 24,9% del capitale dell’azienda, ponendosi a un passo dalla soglia del 25% che farebbe scattare automaticamente l’OPA. Secondo molte analisi si tratta di un’eventualità poco probabile, ma di sicuro il destino di Telecom Italia appare aperto a grandi manovre, che cominciano con la messa in discussione degli attuali vertici. È di oggi la notizia che l’Asati, l’associazione dei piccoli azionisti della compagnia, ha chiesto ufficialmente la dimissione del CdA scrivendo allo stesso board e alla Consob, prendendo di mira l’immobilismo e la delegittimazione di un management comunque in odore di sostituzione da parte di Vivendi.
Più in generale, a pesare in questi giorni sono le ripetute spinte verso una possibile fusione, non tanto con il gruppo di Bolloré ma tramite quello con il corrispettivo francese di Telecom, vale a dire Orange. La settimana scorsa Stéphane Richard, l’amministratore delegato della telco controllata dello Stato francese, ha dichiarato che avrebbe preso in considerazione l’eventualità di un merger se a chiederlo fosse stato il finanziere bretone a capo di Vivendi, appunto, aggiungendo tuttavia che non pensava l’avrebbe fatto. Nel frattempo, a Venezia si svolgeva il 33° vertice Italia-Francia, dove tanto il presidente francese, François Hollande, quanto Matteo Renzi hanno espresso più o meno apertamente il proprio sostegno a un’operazione che cambierebbe in modo radicale un settore strategico come quello delle telecomunicazioni. L’inquilino dell’Eliseo ha parlato esplicitamente dell’intento di avere “campioni europei” nei comparti del futuro quali rinnovabili, industria navale, probabilmente difesa e tlc. Il capo del governo italiano si è meno puntualmente definito “felice” della possibilità che si venga a creare un polo in grado di valorizzare la “cultura latina, franco-italiana e europea”.
Altre analisi ricordano inoltre che in ballo ci potrebbero essere anche le torri del DTT, con la controllata di Telecom, Inwit, impegnata in trattative con la società partecipata da Mediaset, Ei Towers, per uno scambio di strutture e azioni. La seconda, nello specifico, dovrebbe offrire 950 milioni di euro per l’acquisizione di una quota del 29% di Inwit e allo stesso tempo cedere mille delle sue torri, in un’altra delle partite che stanno riscaldando in queste ore il mercato italiano di media e telecomunicazioni.