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IL FUTURO DEL CINEMA IN SALA NELLA PROSPETTIVA DEGLI ADDETTI AI LAVORI – Risultati aggregati

Arrivano i primi risultati del nostro questionario sul cinema ai tempi del Coronavirus, con cui speriamo di contribuire al dibattito e alla riflessione istituzionale in corso sulle possibili modalità di riapertura dei cinema.

Per continuare a dare il nostro contributo al dibattito sulla ripartenza del cinema in sala abbiamo organizzato un Webinar per il prossimo lunedì 27 aprile alle ore 16:59. Durante l’incontro, che abbiamo chiamato “Cinema Reloaded: incontro virtuale tra addetti ai lavori per il futuro del cinema in sala”, Michele Casula di Ergo Research, interrotto da Davide Dellacasa, presenterà ulteriori analisi sui dati raccolti, e si discuterà sui possibili scenari per la riapertura delle sale. E’ possibile registrarsi al webinar seguendo questo link.

In pochi giorni quasi 500 persone (sono 482 nel momento in cui scriviamo) hanno risposto al questionario indirizzato agli addetti ai lavori che abbiamo avviato la settimana scorsa sul FUTURO DEL CINEMA IN SALA. La genesi del progetto la abbiamo già raccontata ieri, oggi siamo qui per la prima condivisione dei risultati di questo lavoro con cui speriamo di contribuire al dibattito e alla riflessione istituzionale in corso sulle possibili modalità di riapertura dei cinema.

Michele lo dice alla fine della sua doverosa nota metodologica e io lo ribadisco qui perché penso che il valore di questa analisi sia proprio in questa frase: l’obiettivo era quello di dare voce agli addetti ai lavori, prendendosi la libertà di muoversi a cavallo fra la percezione e l’auspicio, in una dimensione consapevolmente soggettiva.

Leggendo i risultati aggregati della analisi e avendo avuto la possibilità di vederli nel loro formarsi a mano a mano che diverse categorie di partecipanti arrivavano a compilarlo mi è parso chiaro questo muoversi di chi ha risposto sul filo di un rasoio tra quello che pensiamo accadrà e quello che speriamo accada, consapevoli del delicato momento che si trova a vivere il settore.

Nei prossimi giorni pubblicheremo altri approfondimenti e  ci piacerebbe discuterne in appositi webinar, per adesso vi lascio alla lettura dell’analisi dei dati, realizzata da Michele Casula e dai suoi colleghi di Ergo research. Come in occasione dell’ultima presentazione dei dati di “Sala e Salotto” interverrò con qualche commento sparso.

Davide Dellacasa

 

STORYTELLING METODOLOGICO

Alle 10:00 di mercoledì 15 aprile, a 6 giorni dal lancio della survey su “IL FUTURO DEL CINEMA IN SALA NELLA PROSPETTIVA DEGLI ADDETTI AI LAVORI”, siamo a 470 interviste fra esercenti (142), registi/autori (109), distributori (64), produttori (56), industrie tecniche (32), agenzie/uffici stampa (27), giornalisti specializzati (27) ed altre professionalità ascrivibili al settore.

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Sono molti di più di quanti ce ne aspettassimo, e questo configura questa iniziativa come “di tutti quelli che hanno contribuito ad alimentarla”, con Brad&k Productions ed Ergo research come soggetti facilitatori e Cineguru come ideale contesto divulgativo.

Chiariamo subito che queste 470 interviste sono una rilevante espressione del settore, ma non lo “rappresentano” dal punto di vista “tecnico-statistico”. Non è tanto una questione di dimensione del campione (quella è molto importante e qualifica la rilevanza dell’operazione) ma di costruzione dello stesso. Gli inviti alla compilazione hanno infatti riguardato inizialmente i pur articolati contatti delle società proponenti, beneficiando di rilanci “a grappolo” e, successivamente, di inviti sistematici alla compilazione da parte di specifiche realtà associative (passaggio che, per certe categorie, avvicina molto l’insieme degli inviti all’universo da rappresentare). Rimane in ogni caso la dinamica di auto-selezione del campione (tendono a rispondere i soggetti più motivati, spesso portatori di prospettive polarizzate), non bilanciata (per scelta) da specifiche stratificazioni (es. per gli esercenti in base al numero di sale o, per i distributori e produttori, per numero di titoli o admission theatrical).

In sostanza, nell’analisi dei risultati varrà il criterio dell’“uno vale uno” che, quando si intende rappresentare un mercato, non è sempre una buona cosa. In passato mi ritrovai a commentare i risultati di una ricerca sull’andamento della stagione turistica in una ridente isola del mediterraneo, scoprendo che il trend delle prenotazioni era calcolato dando lo stesso rilievo alla mega struttura con 2000 posti letto (che magari parlava di incremento nelle prenotazioni) ed alla pensioncina con 10 stanze che lamentava un calo. La previsione era affidata a Trilussa ed al suo pollo: stabile. Ecco, anche nel mercato oggetto di questo approfondimento, da certi punti di vista e per certi indicatori, il “peso” delle risposte NON dovrebbe essere lo stesso, ma lo sarà. Un ulteriore aspetto da considerare è che, all’interno di alcune organizzazioni, può aver risposto più di una persona. Anche qui la cosa è voluta, dato che l’obiettivo era quello di dare voce agli addetti ai lavori, prendendosi la libertà di muoversi a cavallo fra la percezione e l’auspicio, in una dimensione consapevolmente soggettiva.

 

I TEMPI DELLA RIAPERTURA

Quando ritiene probabile la riapertura dei cinema?” tecnicamente è una domanda su “quello che ritieni accadrà”, anche se alcuni l’hanno vestita con i loro auspici. Il 41% ha indicato il mese di settembre, un ulteriore 11% indica ottobre, mentre il 12% era già proiettato su “novembre e oltre”, con quasi 2 intervistati su 3 che dunque ragionavano su “dopo l’estate”.

L’ipotesi (uscita nel fine settimana, ad interviste in corso) di una possibile riapertura delle sale cinematografiche nel mese di dicembre 2020 butta la palla in avanti ed introduce una nuova chiave interpretativa che estenderemo ad altri indicatori.

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Questa dei tempi della riapertura è una delle risposte che si è “mossa di meno” durante i giorni di raccolta delle risposte. Fin da subito settembre ha raccolto la maggior parte dei consensi, anche se pur nei pochi giorni di raccolta delle risposte, proprio per la “notizia” non confermata di una apertura a dicembre, si è passati dalla previsione alla speranza che non si vada oltre il “back to school” per la riapertura. Il problema è che allo stato delle cose non si può scommettere nemmeno sulla riapertura delle scuole.

DISTANZIAMENTO E PRESIDI

Per gli intervistati la gestione del distanziamento pare metabolizzata come “male necessario”. Solo il 9% pensa (spera?) non siano necessarie, ed un ulteriore 14% ritiene di cavarsela con un mesetto. La moda è sui “2-3 mesi” (29%), ma un ulteriore 15% parla di 4-5 mesi e per il 20% si supereranno i 6 mesi (portando l’aggregato dei “2 mesi e più” al 64%.

Il fatto che il “puntamento” fosse prevalentemente autunnale (e non legato al mese di dicembre di cui si vocifera), potrebbe stemperare l’orizzonte delle misure di distanziamento (in una logica da “se si attenderà così tanto, la situazione al momento della riapertura sarà oggettivamente più sicura”), ma non è da escludere un effetto opposto (“se i contesti come le sale sono fra gli ultimi ad essere riaperti, significa che il rischio di contagio rimane relativamente alto, dunque il distanziamento sarà comunque necessario, anche per un fatto di rassicurazione psicologica dello spettatore”).

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A prescindere da attese ed auspici, il campione propende comunque per la riapertura “anche con contingentamento dei posti (per favorire il distanziamento)”. La logica è sicuramente quella del “male necessario”, che vede in ogni caso un 23% di “contrari a prescindere” (che sarà interessante vedere quanto è espresso in modo diretto dalla categoria degli esercenti).

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Distanziamento ed obbligo di mascherine in sala sembrano viaggiare su un orizzonte temporale solo lievemente inferiore rispetto al distanziamento: per il 59% l’esigenza si protrarrà per almeno due mesi (pur legandolo ad attese di apertura mediamente più ravvicinate rispetto a dicembre).

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A inizio marzo i pochi giorni in cui i cinema sono stati aperti con il contingentamento Gino Zagari ironizzava su Facebook: “Evitate i luoghi affollati!
Quindi venite al cinema!“. Al di là di tutti gli altri spunti per un prudente ritorno al cinema, come l’uso delle mascherine, il tema del contingentamento è non solo il male minore rispetto alle sale chiuse, ma potrebbe trattarsi quasi di un esito scontato, da gestire. Una minore capienza delle sale è sicuramente qualcosa che apre a importanti riflessioni sulle modalità di programmazione dei cinema alla riapertura.

I TEMPI DI “NORMALIZZAZIONE” DELL’OFFERTA

Una volta riaperte le sale (e, a quanto pare, ci sarà da attendere di più rispetto al pur non ottimistico scenario delineato dagli addetti ai lavori), quanto si dovrà attendere per la “normalizzazione” (per varietà e livello) dell’OFFERTA? La notizia è che solo il 16% pensava ad una ripartenza “col botto”, pur con un ulteriore 10% che indicava “un mese”. Per 3 intervistati su 4 il mix di titoli analogo quello degli stessi periodi degli anni precedenti lo avremo non prima di 2 mesi; per il 31% (la maggioranza relativa) dovremo attendere “più di 6 mesi”, e questo sempre avendo in mente in prevalenza una riapertura autunnale: una riapertura a dicembre accelera o rallenta la velocità di normalizzazione dell’offerta?

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Pur consapevoli dei tempi necessari per una normalizzazione degli standard dell’offerta, solo la metà del campione si rassegna all’idea di ripartire con la programmazione di library (cui verosimilmente si preferirebbero titoli nuovi, anche se non blockbuster).

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Interessante e da approfondire con le analisi verticali il sostanziale pareggio tra chi vede di buon occhio la riapertura anche con titoli di library e chi invece la rifiuta. Contro l’idea del riaprire a tutti i costi e nonostante film già sfruttati potrebbero arrivare nei cinema a condizioni economiche più vantaggiose e rappresentare quindi un aiuto per l’esercizio. In Cina, i pochi giorni che sono stati ri-aperti, i cinema erano ripartiti proprio con film di library. Il tema del tipo di prodotto che arriverà al cinema va analizzato anche in relazione alle risposte ad alcune domande che vedremo più avanti, a cominciare dal prezzo.

IL CAMPIONE E “L’ALGORITMO”

In questa sezione ci siamo affidati all’“algoritmo mentale” degli addetti ai lavori, un po’ per riconciliarli con il concetto di algoritmo, da tempo additato come “il fantasma che si aggira nell’audiovisivo”, e da noi derubricato a “pensi ora sia ai vincoli (distanziamento e/o uso delle mascherine), sia alla varietà e qualità dei titoli che lei immagina saranno disponibili, sia alla propensione del pubblico a riavvicinarsi alle sale” (ed abbiamo omesso riferimenti a variabili come lo status delle cure, dei protocolli per tamponi e test, l’iter del vaccino…), invitando a “frullare il tutto” e ad indicare, conseguentemente, quale potrebbe essere l’incasso del PRIMO mese successivo alla riapertura delle sale, calcolato in % rispetto all’analogo periodo di un “normale” anno precedente. Ciascuno ha pensato al mese da lui indicato per la possibile riapertura (che le successive indiscrezioni sembrano far slittare verso dicembre), ed ha sfornato la sua percentuale. In molti mi hanno chiamato durante la compilazione (alcuni insultandomi) ma, dopo un pratico tutorial pubblicato anche su YouTube, in 470 hanno comunque risposto, provando uno stupore analogo a quello del Troisi-postino di fronte alla sua prima metafora: avete “fatto un algoritmo”. Anzi, lo siete.

L’algoritmo mentale del nostro campione per il primo mese post-riapertura ha decretato un 35%.

Per il secondo mese si sale al 42%, che per il terzo diventano il 50% (rispetto all’incasso dell’analogo mese di un’annata precedente).

Se trasliamo queste ipotesi su dicembre 2020 come “primo mese” e gennaio e febbraio del 2021 come secondo e terzo, otteniamo un box office del trimestre pari a 95,5 milioni di euro, pari al 41% dell’incasso medio dell’analogo trimestre dell’ultimo quinquennio.

Tecnicamente non è una “previsione”: è quello che si aspetta il nostro campione.

 

I TEMPI DI “NORMALIZZAZIONE” DEL BOX OFFICE

E’ ancora una logica da “algoritmo mentale” quella che sottende la sollecitazione finale sul tempo necessario “prima che gli incassi si riallineino a quelli dell’analogo mese di stagioni precedenti”. Nessuno spazio per le illusioni: solo il 3% parla di “uno o due mesi” (magari legandolo all’auspicio di una precedente introduzione del vaccino). L’insieme di quanti ritengono che occorra “più di un semestre” prima di tornare ad incassi “normali” è pari al 64% (con il 36% che parla di “un anno o più”).

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I VETTORI DELLA NORMALIZZAZIONE

Come favorire il ri-avvicinamento degli spettatori alla sala ed accompagnare la fase di normalizzazione? Abbiamo sottoposto all’attenzione degli intervistati otto fattori, misurando (su scala 1-10) il livello di rilevanza attribuito a ciascuno di essi. In modo molto chiaro, si delineano due grandi aree. Partiamo da quella associata a medie relativamente più basse; quella che potremmo definire del “presidio sanitario”:

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I fattori “meno rilevanti” somigliano agli elementi “da scongiurare”, e si associano a ciò che ancora ricordi il non essere usciti dall’emergenza. Il quadro si completa (in ultima posizione) con la scontistica sui biglietti (che gli addetti ai lavori, esercenti in primis, sperano sempre di non dover applicare).

I fattori che si qualificano come “fondamentali” sono quelli che richiedono uno sforzo di “sistema”, a partire da un’offerta di titoli adeguata ed una significativa campagna di comunicazione (significativa e… rassicurante). Il tutto accompagnato da una “accurata igienizzazione/sanificazione delle sale” (unico dei presidi nel blocco dei fattori rilevanti, anche perché, a differenza del distanziamento, non impatta sulla capienza e, a differenza delle mascherine, non è “visibile” e non altera la percezione del contesto-sala):

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L’impressione è che, una volta riaperte le sale, ci si voglia lasciare alle spalle l’emergenza Covid-19 (metaforicamente o meno, una “sala pulita” grazie ad una accurata igienizzazione), lavorando sul ripristino della normalità grazie a una significativa comunicazione e un’offerta degna dei periodi più felici, che non preveda (o quasi) lasciti di mascherine, Amuchina e scaglionamenti vari.

Anche qui sarà interessante vedere il dato verticale dei diversi segmenti, ma il messaggio generale è chiaro: i film sono l’elemento essenziale del ritorno al cinema e la comunicazione dovrà essere “significativa”. Tra tutti i fattori che abbiamo elencato la logica dello sconto è quella che piace meno alla media degli addetti ai lavori. Tra l’altro il danno di un’esperienza premium come la visione di un film al cinema offerta a prezzi da discount si riflette in generale sul valore percepito della novità, della prima, cinematografica, anche quando costretta a uscire in digitale.

DELLE WINDOWS (E DEL PORTONE?)

Una delle sollecitazioni finali riguarda le possibili retroazioni sulle windows, probabile oggetto di deroghe (per la parte attualmente normata – relativa ai prodotti italiani che accedono a finanziamenti pubblici – e, per il resto, frutto di prassi già derogabili e derogate).

Solo per il 16% “si tornerà alle windows applicate fino alla chiusura delle sale”. All’estremo opposto il 22% convinto che “NON si tornerà più alla situazione precedente e il cinema non avrà più l’esclusiva sul primo  sfruttamento dei film” (che è uno scenario “NO WINDOWS”), non troppo lontano dal 19% che ritiene “si passerà definitivamente a windows di durata inferiore”. In mezzo la maggioranza relativa (31%) che si aspetta una riduzione solo temporanea (qualche mese) della durata delle finestre, destinate poi a tornare alle norme/prassi del periodo pre-COVID.

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In questi giorni hanno cominciato ad uscire sulle principali piattaforme digitali alcuni dei titoli che avrebbero dovuto uscire al cinema e per diverse ragioni non hanno potuto essere posticipati. Qui più che su ogni altra segmentazione sarà interessante analizzare le differenze tra come vedono questo aspetto della forzata evoluzione del settore le diverse categorie partecipanti, ma il dato generale sembra comunque aver metabolizzato che siamo di fronte ad un cambiamento epocale e che difficilmente sarà possibile tornare indietro, cosa che solo il 16% di chi ha risposto ritiene possibile.

Dipenderà davvero molto importante capire, fino all’introduzione di un vaccino e quindi a un ritorno ad una “nuova normalità”, se si avrà una riapertura generalizzata e definitiva dei cinema oppure se andiamo incontro a un periodo, come previsto da alcuni, in cui potrebbero verificarsi aperture e chiusure tattiche per tenere sotto controllo il contagio. Nel caso di un “balletto” prolungato si potrebbe addirittura arrivare  ad una contemporanea tra uscite digitali e al cinema, uno scenario che, col senno del poi, sarebbe valsa la pena di esplorare con una domanda diretta.

AUSPICI E TIMORI IN 2 WORDLE

L’intervista si chiude sollecitando due considerazioni finali (aperte) su “l’elemento in assoluto più importante per favorire il rilancio delle sale dopo la riapertura” e “la cosa da scongiurare/evitare in ogni modo per consentire alle sale una adeguata ripresa”.

Le evidenze di questa sezione del questionario saranno oggetto di un’analisi dedicata, a partire da una post codifica puntuale.

Qui anticipiamo in modo impressivo la nuvola delle ricorrenze lessicali. Sotto quella relativa agli elementi più importanti (in positivo). La parola-chiave è sicuramente “sicurezza”, al tempo stesso come presupposto auspicato (se poi ci fosse il vaccino…) ed elemento da veicolare in comunicazione. Le voci “film” e “titoli” esprimono poi la rilevanza dell’offerta.

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La nuvola delle “cose da scongiurare” è apparentemente strana, con la ricorrenza del termine “sala” (è ciò di cui si parla…), ancora affiancata al termine “sicurezza”. E’ letteralmente il negativo fotografico di quanto sopra, con il problema della sala che si lega al suo essere… sala, fino a quando non basterà una ragionevole sicurezza, ma occorrerà la chiara percezione della stessa.

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Con questi ultimi accenni sulle domande aperte si chiude questa prima analisi dei dati dal nostro questionario sul futuro del cinema in sala. Vi lasciamo con l’invito a scriverci all’indirizzo cineguru@screenweek.it se siete interessati a partecipare ad un primo webinar che organizzeremo nei prossimi giorni per discutere sui risultati della ricerca. Nei prossimi giorni pubblicheremo altre analisi sui dati ricavati dal questionario che rimane comunque aperto per gli ultimi contributi cliccando qui.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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