Il podcast di Cineguru: Lilo & Stitch sempre in testa, MUBI punta alla sala anche in Italia Cineguru Podcast by cineguru - Giugno 9, 2025Giugno 9, 20250 Nel nuovo episodio del podcast di Cineguru commentiamo gli incassi del weekend, l’ingresso di Gabriele D’Andrea in MUBI e le ultime dal fronte IA… Loading the Elevenlabs Text to Speech AudioNative Player...Nel nuovo episodio del podcast di Cineguru, Davide Dellacasa e Andrea Francesco Berni parlano degli incassi del weekend negli USA e in Italia. Il dominio incontrastato di Lilo & Stitch impedisce a Ballerina di sfondare oltreoceano, mentre in Italia nella prima giornata di Cinema in Festa si fanno notare le anteprime di Dragon Trainer. Dopo la pausa del 2 giugno, si commenta la notizia dell’ingresso di Gabriele D’Andrea in MUBI, che punta alla distribuzione cinematografica anche nel nostro paese. Si commentano poi le ultime notizie sul tema dell’intelligenza artificiale, dal fronte politico a quello industriale. Intanto a Hollywood c’è stata un’altra ondata di licenziamenti… Ed ecco anche l’intera trascrizione del podcast: Questo testo è stato generato tramite un servizio di trascrizione. La versione attuale potrebbe non essere definitiva e potrebbe essere soggetta ad aggiornamenti Davide: Buongiorno Andrea, buona settimana. Allora, ci siamo presi una settimana di pausa, torniamo qui e Lilo e Stitch domina. Ce l’aspettavamo, non è cambiato molto. Sono stati comunque giorni… compreso l’arrivo dell’estate, perché in quest’ultima settimana ha cominciato a fare di nuovo caldo, e questo weekend è stato sicuramente molto caldo da tutte le parti. Andrea: Ci sono state anche sei ore di partita di Sinner, che credo abbiano influito anche sul voto. Davide: Esatto, probabilmente sì, assolutamente. Perché se qualcuno ha detto “vado a votare dopo la partita”, insomma, gli è rimasto poco tempo. Però c’è sempre oggi. E niente, insomma, il fine settimana, magari guardando il grafico che abbiamo pubblicato stamattina, non è stato un grande fine settimana. Però c’è da dire che, oltre al tennis e al bel tempo, c’è stata anche la partenza di questa edizione di Cinema in Festa. E quindi chiaramente il box office della domenica ne risente in qualche modo. Andrea: Sì. Poi se si fa il confronto con un anno fa, si vede che c’è stato un incremento di quasi il 60% rispetto allo stesso weekend del 2024. Certo, c’è un calo del 41% rispetto alla settimana scorsa, però è abbastanza fisiologico, soprattutto se si conta che la domenica è stata la prima giornata di Cinema in Festa. Durerà fino a giovedì. Tra l’altro Universal ha scelto di fare le anteprime di Dragon Trainer domenica e poi far uscire il film venerdì: un ritorno alle origini, quando i film uscivano appunto il venerdì. È una scelta che secondo me è stata abbastanza corretta, perché il film ha avuto ottimi incassi ieri. Io conosco un sacco di persone che non mi aspettavo sapessero che c’era l’anteprima, anzi speravo lo sapessero, e quindi sono stato piacevolmente colpito nel vedere così tante persone – amici, conoscenti – che sono andati al cinema apposta per vedere Dragon Trainer, che è un film molto atteso. Sono molto curioso anche di vedere come andrà negli Stati Uniti. Davide: Però al primo posto c’è Lilo e Stitch. Dragon Trainer ha incassato quasi mezzo milione col prezzo dimezzato, quindi magari non tutti ci sarebbero andati, ma forse sì, forse no, non lo sappiamo. Se consideriamo il prezzo intero, è quasi un milione in una giornata di anteprime. Penso che in una giornata come quella di ieri, che non è esattamente “cinema friendly” per tutti gli impegni e appuntamenti che ci sono stati… E quindi guarda, Dragon Trainer lo si vede dai social. Il paragone ci sta, perché come vedevamo crescere Lilo e Stitch, Dragon Trainer si vede che è un titolo veramente molto atteso. Andrea: Sì, esatto. Comunque ieri ci sono state 329.000 presenze, un buon punto di partenza. Un milione e due raccolti solo ieri. Vedremo come andranno queste prossime giornate. Però ecco, Cinema in Festa è un’iniziativa che ormai va avanti da un po’ di anni, quindi inizia a esserci anche un po’ di benchmark che possiamo confrontare, tenendo conto che c’è stata di mezzo la pandemia e quant’altro. Torniamo a Lilo & Stitch: prima posizione, 1,4 milioni, ha superato i 18 milioni. È il film più visto dell’anno, ufficialmente, e a questo punto viaggia abbondantemente verso i 20 milioni. Secondo me è una delle sorprese, delle “sorpresone” dell’anno finora. Pensavo che sarebbe andato bene Lilo & Stitch, ok, non sarebbe stato un live action problematico come altri usciti recentemente della Disney, però 20 milioni di euro a maggio è un ottimo modo di iniziare la stagione estiva. Speriamo che si continui così anche nelle prossime settimane. Davide: Guardavo questa mattina i grafici relativi all’andamento dell’anno, quelli che facciamo settimana su settimana, piuttosto che giorno su giorno. È chiaro che ci stiamo preparando a un anno che finora è andato bene, nel senso che è andato sempre meglio del 2024. Ci stiamo preparando al confronto con Inside Out 2, che è chiaramente il segno più impressionante – e in parte inatteso – che abbiamo avuto l’anno scorso. Reggere il confronto quando arriveranno quei giorni non sarà facile, però per ora già con Lilo e Stitch la traiettoria è buona. Esce Dragon Trainer e poi arriveranno, insomma, il trittico di fine luglio… mi sembra che le premesse per un’ottima estate ci siano tutte. Andrea: Sì. Io poi guardo sempre al fatto che mi preoccupa di più se un film da solo incassa 46 milioni di euro e tutti gli altri film vanno malino, rispetto a quei 46 milioni di euro distribuiti tra un Lilo e Stitch, un Dragon Trainer, un Superman, un Jurassic World e così via. Perché chiaramente il mercato sta meglio, l’industria sta meglio, e ti dà anche l’impressione che il pubblico si sia riabituato ad andare a vedere più film, film diversi tra loro e quant’altro. Allora, appunto, secondo posto: abbiamo detto, c’è Dragon Trainer con quasi mezzo milione, 485 mila euro. Parte un po’ meglio rispetto agli Stati Uniti. Karate Kid Legends: 409 mila euro. Devo dire, anche qui… cioè, stiamo parlando di un film il cui capitolo precedente è uscito quindici anni fa, quindi non è che si possano fare dei confronti veri e propri. Nel nostro articolo abbiamo messo Creed – Nato per combattere come potenziale confronto, che effettivamente aveva incassato 429 mila euro nella sua prima giornata. Comunque, rispetto agli Stati Uniti, Karate Kid Legends è partito un po’ meglio. Dopo ne parleremo, ma sta frenando in America. Vedremo come andrà, se terrà bene nelle prossime settimane. Andrea: Al quarto posto c’è Mission: Impossible – The Final Reckoning, che sta frenando un po’ di più rispetto al suo predecessore. Ha incassato 340.000 euro e sale a 3,7 milioni di euro. Ricordiamo sempre che c’è la domenica di mezzo, che ha un pochettino modificato i numeri, essendo la prima giornata di Cinema in Festa. Io, quando c’è Cinema in Festa, cerco sempre di ricordarmelo, che i numeri sono un po’ variati. Davide: Sì, diciamo che facendo il confronto, Dead Reckoning era a 4 milioni a questo punto. Siamo comunque un pochino in ritardo, anche senza considerare quello che può aver impattato Cinema in Festa solo di domenica. È chiaro che adesso il resto dei giorni di Cinema in Festa aumenteranno un po’ questo divario. Andrea: Esatto, sì. Al quinto posto troviamo La Trama Fenicia, che perde il 53%, incassa 153.000 euro, salendo a 741.000 euro. Negli Stati Uniti, come da noi, il film di Wes Anderson sta andando un po’ peggio rispetto ad Asteroid City, però rappresenta comunque l’offerta un po’ art house, che è importante avere in classifica. E comunque una quinta posizione non è malaccio. Al sesto posto Cala Fuori, con 137.000 euro, cala di circa il 53% e sale a circa un milione e mezzo, che è in linea con Nostalgia. Al settimo posto troviamo L’Esorcismo di Emma Schmidt, con 107.000 euro e un totale di poco più di mezzo milione di euro. E poi c’è l’evento Den Den Evil Eye, all’ottavo posto con 97.000 euro. Anche negli Stati Uniti ha avuto un certo rilievo nella classifica: è una media di quasi 1.500 euro per sala, è uscito in circa 65 cinema. Per il resto chiudono la classifica L’Amico Fedele, che apre con 60.000 euro – quindi un dato abbastanza trascurabile, anche se parliamo di un film non blockbuster – e poi Final Destination: Bloodlines, che l’abbiamo detto già varie volte in queste settimane non ha avuto la performance strepitosa che c’è stata negli Stati Uniti: 35.000 euro, un totale di un milione e tre. Andrea: Senti, passando agli Stati Uniti, in testa c’è sempre Lilo e Stitch. Ha esordito Ballerina, dallo stesso universo di John Wick, e non ha esordito sui livelli più alti delle aspettative. Non che ci fossero aspettative da oltre 50 milioni di dollari, però siamo appunto intorno ai 25… se non ricordo male la forbice era 25-30, diciamo che la parte più alta era 35 milioni. Andrea: Va notato come diciamo spesso che Hollywood è un’industria di hit and miss. Anche nell’andamento al box office ci sono queste fiammate incredibili – tipo Minecraft, tipo Lilo e Stitch – e poi ci sono dei weekend un po’ fisiologici in cui alcuni film vanno peggio del previsto. È capitato il weekend con Karate Kid Legends, è capitato adesso con Ballerina. Io penso che ci siano vari motivi per cui un film non debutta secondo le aspettative. Bisognerebbe anche capire come quelle aspettative sono state definite. Ovviamente, lo diciamo spesso: qua c’è sicuramente la competizione di Mission: Impossible, che comunque ha catturato una bella fetta di mercato nelle ultime settimane. Quindi un’offerta forse che si sovrapponeva. Va anche detto che Ana de Armas non è Keanu Reeves: il film si rivolge al pubblico di John Wick, e negli Stati Uniti è stato pure inserito “dal mondo di John Wick” nel titolo. È stato sponsorizzato il cameo di Keanu Reeves, però forse non sono riusciti comunque a intercettare quel tipo di pubblico. Va detto che è in lavorazione un quinto film di John Wick, quindi Ballerina si inserirà comunque nel franchise, che ne beneficerà nel futuro per la Lionsgate. Però ecco, è costato non poco questo film. In tutto il mondo ha incassato 50 milioni in questo primo weekend. Vediamo, perché comunque il CinemaScore è molto buono: almeno per un film action, non è male. Vediamo come andrà nelle prossime settimane. Non c’è un’offerta ricchissima di action movie in arrivo nelle prossime due, tre settimane, quindi… Davide: Potrebbe trovare il suo spazio, vedremo. Andrea: Esatto. C’è Mission: Impossible, dicevamo… Vabbè, al primo posto Lilo e Stitch continua la sua corsa: 32,5 milioni, un totale di 335 milioni di dollari. A livello globale siamo a 772 milioni. Direi che abbiamo qui il nostro primo film da un miliardo: Minecraft si era avvicinato a tanto così, ma Lilo e Stitch… Abbiamo detto, Ballerina è al secondo posto. Terzo posto Mission: Impossible, con 15 milioni: sta tenendo abbastanza bene, se non fosse che è costato mezzo miliardo di dollari. Però è vicinissimo ai 150 milioni, e va detto che all’estero il film sta funzionando molto bene, in mercati come la Cina, il Giappone, la Corea del Sud – che non è scontato, perché Hollywood ultimamente sta arrancando in quei mercati. Ha raggiunto i 450 milioni globali. Anche lì: se non fosse costato quello che è costato, andrebbe comunque bene. Però sta continuando la campagna completamente concentrata su Tom Cruise. Pochi giorni fa è stato annunciato il record mondiale di questo backstage in cui lui si lancia nel vuoto con il paracadute in fiamme… sedici volte. Cioè… bravi tutti, non so cosa dire. Davide: E senti, va bene. A seguire Karate Kid, che frena parecchio: insomma ha fatto 8,7 milioni, per un totale di 35 milioni. Come dicevi tu, meglio da noi in proporzione a occhio, dai, non ci si può lamentare. E poi Final Destination in quinta posizione, che è arrivato a 123 milioni. Quindi, insomma, molto bene: quasi 250 nel mondo per un film che è costato 50 milioni. Andrea: Penso che vedremo altri 16 Final Destination… Davide: Assolutamente sì. A me non dispiace vedere Final Destination, perché poi gettano sempre ansia anche nella nostra vita quotidiana. Ti preparano a guardare ogni cosa con sospetto. Andrea: Guarda, chi ha visto il film… ieri ho fatto un barbecue con mio fratello, e gli ho detto: “Allora, controlla i rastrelli”. Davide: Controlla i rastrelli! Davide: E niente, penso… boh. Da notare ci sia che anche negli Stati Uniti è uscito La Trama Fenicia, con 6,2 milioni. Quindi, diciamo, anche da loro meno bene rispetto ad Asteroid City. Andrea: Sì, meno bene. All’ottavo posto c’è Dan Dadan… non so pronunciarlo, vi chiedo scusa… con 3 milioni, una buona media per sala per questo evento. E poi ci sono, vabbè, L’Indistruttibile, I Peccatori, che è riuscito a battere… I Peccatori ha superato gli incassi di Thunderbolts. Non vorrei dire a livello globale, ma comunque sta tenendo meglio, e questa è la cosa incredibile. Davide: Sì, sta tenendo meglio lì. Sicuramente l’enorme sorpresa dell’anno, almeno finora. E la vera sorpresa è che non faranno un sequel, perché il regista ci ha tenuto a sottolineare che non è vero il rumor che circola sui social secondo cui Tom Cruise sarà nel cast del sequel. Non è un film da sequel. E se Tom Cruise c’è… non lo diciamo in che forma c’è, dai, mettiamolo così. Davide: Esatto. Senti, va bene, punto a capo. Sono due settimane che non facciamo il punto sul podcast. Abbiamo pochi minuti, perché non vorrei allungarci troppo, però ci sono stati un po’ di eventi, un po’ di cose interessanti in queste settimane. Io volevo cominciare facendo i complimenti a Gabriele e Andrea: è un annuncio delle settimane in cui non ci siamo sentiti e non abbiamo fatto il podcast. Aprono in Italia la distribuzione di MUBI. Quindi entra in questa realtà che è sul mercato da quasi vent’anni, un po’ in modalità stealth, perché MUBI è una piattaforma molto conosciuta da una parte di pubblico – non dal pubblico magari da blockbuster, o non dal pubblico di Netflix e via dicendo – però ha inanellato, se vuoi, una serie di cherry picking molto interessanti, chiamiamoli così, negli anni, fino a diventare al centro dell’attenzione l’anno scorso con The Substance e via dicendo. Ora apre la distribuzione anche in Italia, e pochi giorni dopo questo annuncio è arrivato l’annuncio di un interessante investimento da parte di Sequoia – uno dei venture capital principali della Silicon Valley – che ha investito 100 milioni di dollari nella società, con una valutazione da un miliardo di dollari. Che insomma, non è niente male per una piattaforma di streaming indipendente, di cinema indipendente, che lavora con una library, prevalentemente. Ha costruito il suo successo lavorando sulla library e su titoli difficili da trovare, mettiamola così. Andrea: Sì, è una piattaforma curata. Cioè, in totale contrapposizione con le piattaforme che vogliono essere tutto e proporti la televisione, punto e basta, come sono Netflix, Prime Video, e se vogliamo anche Disney+. A me colpisce sempre molto come MUBI sia riuscita ad avere questa brand recognition altissima in poco tempo tra i cinefili, anche – e soprattutto – giovani. E poi l’anno scorso è entrata nel mainstream con The Substance. Quindi adesso stanno facendo, credo, le mosse giuste per acquisire anche quote di mercato dove possono. Da pochi giorni è stato annunciato che inizieranno anche la distribuzione di serie TV: hanno acquisito una serie, Allen Harper, che era stata presentata – se non sbaglio – al Sundance. E poi ovviamente dove loro hanno avuto grandissima presenza in questi anni, cioè nei festival. Al Festival di Venezia saranno presenti anche quest’anno: è già stato annunciato, credo, uno dei primissimi film del festival di Venezia 2025, che è il nuovo film di Jim Jarmusch, e verrà distribuito da MUBI. Quindi credo che il 2025 sarà un anno molto interessante per MUBI. E in Italia in particolare, avere un nuovo distributore che porta film al cinema può essere veramente interessante. Andrea: Nel frattempo, a Hollywood stanno licenziando ancora, a destra e a manca. Anche alle grandi major. Non stiamo parlando di numeri giganteschi, però – non so se sei d’accordo con me – l’impressione che sto avendo è che ci siano, dopo gli scioperi, una serie di licenziamenti volti sicuramente a snellire le grandi società per via del minore quantitativo di produzioni, ma anche per portarsi avanti e prevenire quello che avverrà nei prossimi anni – ma pochissimi anni – e cioè che probabilmente alcuni lavori verranno rimpiazzati dall’AI. Questo è certo: verrà utilizzata – e viene già utilizzata – per ottimizzare alcuni compiti. E quindi quello che sembrava essersi fermato, cioè i grandi licenziamenti in Disney, in Warner Bros Discovery, complici anche il declino costante della TV lineare, prosegue. La settimana scorsa sono stati annunciati licenziamenti in Warner Bros Discovery, in Disney – soprattutto sulla parte TV – e in Paramount, che vabbè, sta attraversando quello che sappiamo da mesi, se non anni. Andrea: E questo chiaramente a me lascia in parte perplesso, perché è un tema abbastanza grande, abbastanza diffuso. Ripeto, il collegamento lo sto facendo io: non è che è stato detto che i licenziamenti sono per questo motivo, però sicuramente faciliteranno molte aziende – non soltanto quelle creative – ad avere delle grandi fasi di licenziamenti. È vero che l’AI può sostituire una forza lavoro, però c’è un grande problema: chi è entry level? Cioè, chi inizia a lavorare? Se questi posti di lavoro non hanno la possibilità di essere appunto entry level – in cui si impara, si impara a fare quello che poi ti servirà per crescere – perché lo fa un’intelligenza artificiale, secondo me può essere molto problematico. Ovviamente ci stiamo, credo, pensando tutti, a che impatto può avere. Non so tu cosa ne pensi, però al di là del fatto che si parla tantissimo di come le nuove compagnie di AI possano contribuire a rendere meno costose le produzioni hollywoodiane, ci sono tutta una serie di impieghi che possono diventare obsoleti, ma che fino ad oggi erano fondamentali per iniziare un percorso lavorativo di crescita. Davide: Guarda, quello che stai dicendo è stata esattamente una delle mie prime preoccupazioni quando, con Robert, facemmo quell’incontro in ANICA – ora non mi ricordo, due o tre anni fa addirittura – parlando di intelligenza artificiale già all’interno del podcast. Allora, è chiaro che in questo momento credo che ci sia, in generale, una sottovalutazione del problema. Ne stanno scrivendo in molti, del lato problematico – chiamiamolo così – dell’AI. Perché poi ci sono i tecno-entusiasti che non fanno altro che prevedere un mondo fantastico, in cui staremo tutti bene e tutti meglio. Questo non lo so, magari ci arriveremo, ma non è detto che nel frattempo non sia molto doloroso. È sempre questo il problema, no? Perché ci si dice: “sai, nel futuro…”. Ma poi, come diceva Keynes, “nel lungo periodo saremo tutti morti”, quindi ci importa relativamente di cosa succederà nel lungo periodo: ci importa di quello che succede nei prossimi due-tre anni. La sensazione è che si stia molto sottovalutando il problema. Davide: Si sta sottovalutando perché, comunque, da una parte la finanza chiaramente insegue i soldi. Quindi è chiaro che avere l’AI – come è stato per quasi tutte le innovazioni tecnologiche degli ultimi trent’anni – significa che vali di più. Che sia vero o non sia vero, insomma, è chiaro che il trend in questo momento è quello. Però, rispetto ad altri fenomeni, qui si sta sottovalutando l’impatto che l’arrivo di questa tecnologia può avere nel breve. Lo stanno sottovalutando tutti, la politica in primis. Perché intanto negli Stati Uniti sono alla rincorsa della Cina e non vogliono restare indietro, e quindi si fa finta di non vedere. Anche vedendolo, non saprebbero come gestirlo, perché è oggettivamente complicato gestirlo. Davide: A me dà molto fastidio – se vuoi, per quanto io veda la minaccia di determinate cose – il non poter usare determinate cose in Europa, dove arriviamo sempre tardi. E spesso, sia come scusa che perché è reale, arriviamo tardi perché siamo più protetti da un punto di vista normativo per tante cose. Però è un problema arrivare tardi. Perché soprattutto in questo momento, essere early adopters di queste tecnologie è fondamentale per non restare indietro. E la storia ci insegna che gli early adopters si trovano meglio. Quindi è davvero un problema. Io non so se questi licenziamenti di cui parli tu siano davvero già collegati all’intelligenza artificiale. Davide: Quando vedo i licenziamenti nelle major, piuttosto che in altre grandi società, penso sempre – anche lì – più a dei messaggi per la borsa. Per dire: “stiamo facendo quello che dobbiamo fare, perché abbiamo svalutato le TV, abbiamo svalutato qui…”, quindi per accontentare gli azionisti, tristemente licenziamo un po’ di gente, senza preoccuparci troppo delle conseguenze. Però è chiaro che, se non li vediamo oggi, li vedremo tra qualche mese. Tra qualche tempo ci sarà anche qualcuno che forse farà dei passi di slancio troppo in avanti, per poi tornare indietro. Davide: Questo fenomeno sicuramente si è visto nel mondo del software, dell’IT, dove il rallentamento delle assunzioni… Fino a qualche anno fa si diceva: “a tuo figlio cosa devi far studiare? Fagli imparare a programmare”. E oggi “imparare a programmare”… anche nì. Nel senso che bisogna vedere cosa sai fare, cosa hai imparato a programmare. Perché negli Stati Uniti, quello che è stato uno dei settori con la più alta dinamica – se vuoi – di compensi, e anche di carenza di personale, sta rallentando oramai da due anni abbondanti. Insomma, è un discorso davvero complesso. Questo è poco ma sicuro: sottovalutato. Non so se, appunto come dici tu, siamo già sull’onda dell’avvento dell’intelligenza artificiale. Penso a una cosa più tattica e di breve termine, in generale. Però tanto il problema, prima o poi, arriva. Ecco. Andrea: Sì, il collegamento – ripeto – non volevo che fosse un collegamento diretto. Forse mi sono espresso male. Però io vedo abbastanza come “preparativi” certi movimenti. Anche perché sta diventando davvero evidente. Il dibattito si fa sentire: solo qualche giorno fa Marjorie Taylor Greene ha commentato di non aver letto bene la “Big Beautiful Bill” nel passaggio in cui si imponeva di non legiferare sull’AI per i prossimi dieci anni agli stati. Una cosa che ha fatto sollevare non poche sopracciglia. Andrea: Nel frattempo, aziende come Klarna stanno licenziando proprio in maniera ufficiale “perché devono ottimizzare con l’AI”. E questo magari aziende tecnologiche o del fintech lo dicono in maniera più esplicita. E poi, come dicevi te, c’è l’aspetto politico: hai citato la “Big Beautiful Bill”, ma nel frattempo in Inghilterra c’è in corso un dibattito veramente acceso sulla riforma del copyright. E c’è questa tensione che stavi dicendo tu. Mentre in Italia sostanzialmente il problema è come se non esistesse: c’è una persona a capo di una divisione dedicata all’intelligenza artificiale, ma non sappiamo bene cosa stia facendo. Andrea: In Inghilterra, invece, c’è un dibattito accesissimo, anche perché c’è un problema abbastanza concreto: molti artisti si sono spesi per protestare contro l’utilizzo – da parte delle grandi aziende di intelligenza artificiale – del loro materiale creativo per fare training ai language model e così via. Il BFI ha ufficialmente diffuso un report – ieri o l’altro ieri – dicendo che queste multinazionali, queste aziende, queste compagnie stanno allenando il loro software con oltre 130.000 film e script di serie TV, cioè sceneggiature. E anche lì ha fatto scattare segnali d’allarme sui lavori entry level. Ha evidenziato come comunque l’intelligenza artificiale possa essere molto utile per democratizzare certi strumenti, e quindi rendere meno costoso – per gli artisti che non sono legati a grandi major o grandi compagnie, grandi studios – fare le loro opere. Però rimane il fatto che l’Inghilterra adesso sta cercando di varare questa legge sul copyright. Il governo Labour continua a dire ai creativi: “Ma noi, essendo un governo Labour, vogliamo assicurarvi che faremo di tutto perché queste aziende paghino per i diritti di ciò che utilizzano come training”. Ma rimane il fatto che non stanno riuscendo a varare questa legge sul copyright. Ed è molto probabile che venga messa da parte. Andrea: Questo è il vero problema secondo me, a livello politico: più si aspetta, più si procede lentamente, peggio sarà. Perché invece la rivoluzione dell’intelligenza artificiale è veramente esponenziale, sta correndo all’impazzata, e finché non si analizza bene e non si prendono decisioni, si rischia di rimanere completamente così. Davide: Ma sai qual è il problema di fondo? È che ce lo dimentichiamo: viviamo in un mondo globale. La decisione di uno Stato – anche della Comunità Europea, o anche di aggregati importanti – può non avere nessun effetto. Il tema è che siamo tutti costretti a correre, perché chi non corre muore. Alla fine non è che, se proteggi l’Europa, non ci saranno realtà fuori dall’Europa che arriveranno e faranno quello che devono fare. A meno che non torniamo… altro che dazi di Trump o altro che Iran: cioè, chiudi Internet, chiudi il collegamento tra i Paesi. Ma anche così, mi viene da dire, non è che – pensando anche al lavoro che fa un’agenzia come la nostra – se impedisci a noi di usare l’intelligenza artificiale, non ci sarà qualcuno negli Stati Uniti o negli Emirati Arabi, dove stanno investendo anche lì in data center e via dicendo, che farà le stesse cose usando l’intelligenza artificiale. Quindi in modo ultra competitivo rispetto a quello che si può fare qui. Davide: Il tema è cambiare ed evolversi. Vorrei chiudere con una cosa che mi ha fatto molto sorridere, a proposito di questo tema del copyright. Perché comunque questo tema di addestrare – e della cessione dei diritti per addestrare – è un tema che sta interessando gli editori. Ha interessato anche Meta, che ha comprato – come ricorderai – forse già un anno e mezzo, due anni fa, l’immagine di alcuni creator per addestrare dei creator virtuali. Insomma, ce n’è di tutti i colori. Mi ha fatto sorridere, questa settimana, il fatto che Reddit abbia fatto causa ad Anthropic dicendo che stavano addestrando la loro intelligenza artificiale sui commenti – chiaramente, le cose scritte su Reddit – che sono cose scritte dagli utenti. Reddit ha licenziato queste cose ai concorrenti di Anthropic, e giustamente, nel momento in cui ha fatto causa ad Anthropic, ha detto: “Non avete i diritti su queste cose”. E qualcuno gli ha contestato: “Ma voi i diritti sulle cose che la gente ha scritto da voi… li avete veramente? Con quale diritto tu, in fondo, provi a monetizzare vendendoli?”. Perché se agli altri li hai venduti, li stai monetizzando: delle cose che hanno scritto negli anni le persone che frequentano Reddit. Che, se ci pensi, è un po’ un problema di tutti i social. Qualcuno, tra parentesi, lo diceva da tanto tempo: caricando le nostre cose, i nostri contenuti, sui social, abbiamo addestrato – abbiamo fornito contenuti per addestrare intelligenze artificiali. E ora questa cosa di Reddit ha fatto un po’ sorridere, perché dice: “Sì, è vero che io contribuisco volontariamente su Reddit… però da qui a pensare che lo monetizzi…”. Già lo monetizzi con la pubblicità, già lo monetizzi in tanti modi. Insomma, vale per tutti. Non è un tema di Reddit. Perché non è che Meta ha fatto diversamente, che Google fa diversamente, eccetera eccetera. Davide: E lo sapevamo anche, insomma. Andrea: Questo è il punto. Lo sapevamo. Lo sapevamo da anni. Lo sapevamo anche da quando tutti questi servizi si sono presentati come “gratuiti”… ma gratuiti non erano, perché raccoglievano i nostri dati. Che hanno un valore enorme. Davide: E su questo lanciamo il nostro podcast su Internet in allegria, in modo che qualcuno lo addestri con le nostre voci e i nostri pensieri. E ci rivedremo fra qualche mese con il nostro podcast virtuale, avatar! Davide: Va bene, buona settimana a tutti!