European Digital Cinema Forum – Prove di futuro per il grande schermo Analisi Articolo Esercizio Premium Large Format by Stefano Radice - Aprile 19, 2025Aprile 18, 20250 A Stezzano (BG) il 26 e 27 febbraio si è riunito il mondo dell’esercizio europeo. Tra gli invitati Tim Richards a capo di Vue. I sistemi a LED e HDR sono il futuro? Loading the Elevenlabs Text to Speech AudioNative Player...Il 26 e 27 febbraio, l’EDCF – European Digital Cinema Forum ha tenuto la sua convention annuale all’Arcadia di Stezzano (BG). Organizzato in collaborazione con Anec, l’evento di quest’anno ha riunito numerosi stakeholder dell’industria cinematografica europea. Esercenti cinematografici, fornitori di servizi, produttori, distributori e analisti si sono riuniti per discutere del presente e del futuro della tecnologia cinematografica. Si è parlato di affluenza, potenzialità delle sale, tecnologia e sfide del futuro in un quadro che si deve ancora riprendere completamente dalla crisi innescata dal COVID. Di seguito, una sintesi di quanto emerso. Il primo giorno della convention, ha visto come ospite di prima punta Tim Richards, CEO di Vue. Nel suo discorso di apertura, Richards ha evidenziato la resilienza e la trasformazione dell’industria cinematografica. Ha riflettuto sul suo successo pre-pandemico, sul grave impatto del COVID-19 e sulle sfide successive, inclusi gli scioperi di Hollywood che hanno interrotto la produzione. Nonostante queste battute d’arresto, ha espresso ottimismo per il futuro, sottolineando un rinnovato impegno da parte dei grandi studi cinematografici nei confronti delle uscite cinematografiche. Tim Richards: “La sfida principale non è la domanda, ma l’offerta” Richards ha sottolineato che la sfida principale dell’industria non è la domanda, ma l’offerta, evidenziando risultati da record al box office in diversi generi. Ha inoltre delineato l’obiettivo strategico di Vue sulla ristrutturazione delle sale e l’acquisizione di nuove location in previsione di un’imminente crescita nella produzione di contenuti locali. L’innovazione tecnologica rimane centrale nella strategia di Vue. L’ottimizzazione delle prenotazioni basata sull’intelligenza artificiale sta facendo crescere la disponibilità di film in lingua straniera, massimizzando l’utilizzo degli schermi. Nel frattempo, Vue ha ampliato le sue attività di marketing digitale e migliorato l’esperienza del cliente attraverso opzioni di prenotazione flessibili e rimborsi digitali. L’azienda ha inoltre introdotto posti a sedere premium e il nuovo concept “Vue Your Way”, progettato per semplificare il percorso dello spettatore attraverso il self-service e l’automazione. David Hancock (istituto di ricerche Omdia) ha sottolineato l’evoluzione dello stato dell’industria cinematografica e le sue prospettive future. Sebbene l’esclusività cinematografica rimanga intatta, la finestra di distribuzione si è accorciata. I film continuano a essere un formato commercialmente forte, ma il settore deve affrontare nuove sfide, tra cui una minore frequenza di fruizione da parte dei consumatori. La frequentazione delle sale cinematografiche, infatti, non è ancora tornata ai livelli pre-pandemia, ma piuttosto che soffermarsi sul passato, è necessario concentrarsi sulla ricostruzione a partire dalla situazione attuale. Guardando al futuro, si prevede che il 2025 e il 2026 saranno anni significativamente più positivi per il cinema rispetto al 2024. I film di alta qualità continuano a catturare l’interesse del pubblico, riaffermando il valore dell’esperienza cinematografica sia per il pubblico che per l’industria. Mentre i principali distributori continuano a sostenere le uscite cinematografiche, rimane una preoccupazione fondamentale: molti potenziali spettatori non sono a conoscenza delle prossime uscite cinematografiche e alcuni titoli faticano a suscitare interesse. Inoltre, i cambiamenti nel comportamento dei consumatori sollevano importanti interrogativi sul futuro. Questi cambiamenti sono temporanei o segnalano la necessità di una trasformazione radicale sia nelle tipologie di film prodotti che nell’esperienza cinematografica complessiva? L’industria deve adattarsi a queste dinamiche in evoluzione per sostenere una crescita a lungo termine. Comunità fedeli ai film locali Una tavola rotonda sullo stato attuale dell’industria cinematografica europea, moderata da Guillaume Branders, ha visto gli approfondimenti di Tim Richards (Vue), Jaime Tarrazon (FECE, UNIC, rispettivamente la federazione dei cinema spagnoli e l’unione dei cinema europei) e Laura Fumagalli (Arcadia). Jaime Tarrazon ha sottolineato che il 2023 è stato un anno debole per la maggior parte dei mercati, sebbene alcuni Paesi, tra cui Francia, Regno Unito, Albania, Grecia, Lituania, Polonia, Bulgaria e Slovacchia, siano riusciti a mantenere o addirittura ad aumentare leggermente le presenze al cinema. Questo successo è stato trainato in gran parte dalle ottime uscite cinematografiche locali, in particolare in Francia. Ha sottolineato che una fornitura costante di film è fondamentale per le sale cinematografiche e ha espresso ottimismo per i prossimi anni, osservando che gli studios sono pronti a riportare in sala più film di qualità con il 2025 e il 2026 che si prospettano particolarmente promettenti. Laura Fumagalli ha fornito approfondimenti sul mercato italiano. Ha spiegato che, per colmare le lacune dovute alla mancanza di grandi uscite cinematografiche, Arcadia ha dovuto adottare una programmazione creativa. Una di queste iniziative è stata la rassegna “Cinema e Scienza”, che ha visto l’astrofisico Luca Perri confrontarsi sugli aspetti scientifici dei film. Arcadia ha inoltre organizzato eventi di alto livello culturale, come masterclass con docenti, critici cinematografici e altri esperti, prima della riedizione di film classici. Un momento clou degno di nota è stata la proiezione di The Brutalist in 70mm a Melzo. Tim Richards ha discusso della crescente presenza di film in lingua straniera, rivelando che il 46% della programmazione di Vue è costituito da tali titoli, e questa percentuale è in aumento. Mentre il pubblico americano tende ad essere riluttante a guardare film in altre lingue, gli spettatori europei sono generalmente più aperti. Ha spiegato che Vue sta utilizzando insight basati sull’intelligenza artificiale per comprendere meglio le preferenze del pubblico, consentendo all’azienda di soddisfare comunità specifiche, come gli spettatori turchi e asiatici, offrendo film in sintonia con il loro background culturale. Questo approccio aiuta i film più piccoli a trovare il loro pubblico. Gli schermi LED richiedono nuovi approcci al design e al business La tavola rotonda sugli schermi LED Direct View, moderata da Robert Sigfusson, ha visto gli interventi di Jan Harmsen (Kinopolis), Juan Garcia (Odeon) e Alain Chamaillard (Samsung). La conversazione si è concentrata sulla crescente diffusione della tecnologia LED nei cinema, sui suoi vantaggi, sulle sfide e sul potenziale per il futuro. Alain Chamaillard ha sottolineato che, sebbene gli schermi a LED non sostituiranno i proiettori e gli schermi tradizionali, sono destinati a rimanere parte integrante dell’evoluzione tecnologica del cinema. Ha riconosciuto che la tecnologia è ancora in fase iniziale e costosa, ma ha incoraggiato gli esercenti a sperimentare con i LED. Ha inoltre sottolineato che il pubblico più giovane, abituato a guardare contenuti su tablet e altri schermi, potrebbe preferire i LED alla proiezione tradizionale. Juan Garcia ha affermato che l’industria cinematografica è in ritardo nell’adozione di questa tecnologia da parte dei clienti. La semplice sostituzione di un proiettore con uno schermo a LED non aggiunge valore di per sé; gli operatori cinematografici devono invece ripensare il modo in cui utilizzano le loro sale. Ha suggerito che gli schermi a LED aprono nuove possibilità oltre alle normali proiezioni cinematografiche, consentendo alle sale di ospitare vari eventi, tra cui conferenze, giochi e riunioni aziendali. Per rendere i LED un investimento redditizio, i cinema necessitano di una chiara strategia aziendale che massimizzi il potenziale e i flussi di entrate della sala. Jan Harmsen ha ribadito l’importanza di contenuti ed eventi alternativi, sottolineando che la tecnologia LED consente diverse tipologie di esperienze, come ad esempio mantenere accese le luci durante determinate presentazioni. Tuttavia, ha sottolineato che i LED dovrebbero essere integrati in un concetto più ampio di Premium Large Format (PLF), piuttosto che essere trattati come una funzionalità a sé stante. La scelta dell’auditorium giusto per un’installazione a LED è fondamentale, poiché non tutti gli spazi sono adatti. Harmsen ha inoltre proposto di coinvolgere gli architetti per ripensare i progetti degli auditorium in modo creativo, piuttosto che approcciarsi ai LED esclusivamente da un punto di vista tecnico. I relatori hanno riconosciuto l’elevato costo degli schermi a LED e l’attuale mancanza di contenuti sufficienti a giustificarne il pieno potenziale. Ciononostante, la tecnologia sta gradualmente guadagnando terreno in Europa. Un esempio degno di nota è il nuovo cinema Pathé di Parigi, che ha integrato la tecnologia LED in una sede storicamente significativa. Alain Chamaillard ha spiegato che quando Pathé ha installato per la prima volta uno schermo a LED nel 2018, si è resa subito conto che le sue capacità andavano oltre le proiezioni cinematografiche tradizionali. La struttura ospita ora contenuti alternativi, eventi di gioco, trasmissioni sportive e funzioni aziendali, a dimostrazione della flessibilità dei LED, in grado di supportare un modello di business più diversificato. Il panel ha anche affrontato le prime problematiche relative alla compatibilità audio. Inizialmente, la qualità del suono rappresentava un problema significativo con gli schermi a LED, ma Juan Garcia ha affermato che questo non rappresenta più un problema, poiché le installazioni moderne, come quelle con Dolby Atmos, funzionano bene. Tuttavia, la configurazione audio per schermi di medie e piccole dimensioni è risultata più complessa, in particolare a causa dei canali laterali che influenzano la percezione del pubblico. Alain Chamaillard ha aggiunto che gli esercenti devono collaborare con esperti di tecnologia per garantire una corretta progettazione del suono, che eliminerebbe la maggior parte di queste problematiche. In conclusione, i relatori hanno concordato sul fatto che, sebbene la tecnologia LED Direct View sia ancora in fase di sviluppo, offre interessanti opportunità per i cinema che desiderano innovare. L’elevato costo e le attuali limitazioni relative ai contenuti rimangono delle sfide, con i contenuti HDR per il cinema che rappresentano un problema specifico. I distributori devono essere spinti a fornire più contenuti HDR per sfruttare appieno le potenzialità degli schermi LED. Tuttavia, con un’attenta pianificazione e integrazione, gli schermi LED potrebbero ampliare significativamente l’offerta dei cinema, andando oltre le proiezioni cinematografiche tradizionali. HDR al cinema: tra realtà tecniche e aspettative del pubblico La tavola rotonda sul cinema HDR – Higher Dynamic Range (tecnologia di visualizzazione avanzata), guidata da David Hancock, ha visto gli interventi di Bas van Heek (Barco), Brian Claypool (Christie) e Friedrich Deininger (Dolby). La conversazione ha esplorato la rilevanza dell’HDR nei cinema Premium Large Format (PLF), le sfide legate all’adozione e il ruolo dei contenuti nel promuovere questa tecnologia. Brian Claypool ha sottolineato che l’HDR è parte integrante di molti formati PLF, ma che il pubblico ha ancora bisogno di formazione per comprenderne appieno i vantaggi. Dal punto di vista della proiezione, ha osservato che Dolby e Christie collaborano allo sviluppo dell’HDR e che solo due specifiche tecniche chiave definiscono l’HDR nel cinema: Dolby Cinema e lo standard DCI. La sfida principale risiede nella creazione dei contenuti. Sebbene IMAX e Dolby Cinema abbiano masterizzato e distribuito con successo contenuti HDR, non esiste uno standard universale al di là della specifica DCI. Gli studi cinematografici, restii a produrre più versioni di un film, spesso evitano di investire in un ulteriore mastering HDR. Claypool ha sostenuto che, invece di concentrarsi esclusivamente su specifiche tecniche come i livelli di luminosità, il settore dovrebbe dare priorità a soluzioni economicamente realizzabili che migliorino l’esperienza del pubblico pur rimanendo accessibili agli esercenti. Friedrich Deininger ha spiegato che l’HDR, riproduce fedelmente la gamma di chiaroscuri che l’occhio umano può percepire senza alcuna regolazione. Dolby ottiene questo effetto attraverso la doppia modulazione, che esalta i dettagli sia nelle alte luci che nelle ombre. Tuttavia, la sfida più grande è incoraggiare i registi a utilizzare appieno la tecnologia HDR. Secondo Deininger, la vera narrazione HDR non riguarda solo il contrasto e il colore, ma anche le sfumature tra nero, bianco e grigio, che consentono ai direttori della fotografia di creare esperienze visivamente più ricche e immersive. Bas van Heek ha suggerito che, sebbene le specifiche DCI forniscano una solida base per la standardizzazione dei contenuti, l’attenzione non dovrebbe essere rivolta esclusivamente alla tecnologia, ma piuttosto agli strumenti a disposizione dei registi. Formare sia i creatori di contenuti che il pubblico è essenziale per il successo dell’HDR nelle sale cinematografiche. È interessante notare che l’HDR nel cinema si è ampiamente evoluto rispetto agli standard per l’intrattenimento domestico, dove il grading HDR è stato inizialmente sviluppato. Questo si è dimostrato sufficiente per la proiezione nelle sale cinematografiche, rafforzando l’idea che i contenuti HDR debbano essere adattabili a diversi formati. Ha inoltre sottolineato che offrire scelta e flessibilità nei formati HDR è fondamentale per una più ampia adozione. Nel complesso, i relatori hanno concordato sul fatto che l’HDR abbia il potenziale per trasformare l’esperienza cinematografica, ma il suo successo dipende dal coinvolgimento dei registi, dalla fattibilità economica per gli esercenti e dalla consapevolezza del pubblico. Sebbene i progressi tecnici continuino, la vera sfida è garantire che gli studi cinematografici riconoscano il valore della produzione di contenuti HDR e che i cinema possano implementarlo in modo sostenibile.