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Il Podcast di Cineguru: le strategie vincenti di Vision Distribution. Ospite Laura Mirabella

La strategie vincenti di Vision Distribution e le aspettative per il 2025 nel nuovo episodio del Podcast di Cineguru. Ospite Laura Mirabella.

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Nel nuovo episodio del Podcast di Cineguru, Laura Mirabella, Direttore Marketing e Comunicazione di Vision Distribution, parla con Davide Dellacasa e Robert Bernocchi del recente successo di Io sono la fine del mondo.
Un successo che ha visto una strategia comunicativa insolita, basata sulla sottrazione. Quali sono state le motivazioni dietro questa scelta?

C’è spazio anche per discutere di Diamanti, che si è affermato come il maggiore incasso italiano (escludendo C’è ancora domani) dal marzo 2020. Come è stato possibile lavorare su un pubblico di base, composto principalmente da donne over 35/40, e ampliarlo fino a raggiungere una platea così vasta, come dimostrano i risultati al box office?

Inoltre, c’è qualcosa da notare: i campioni d’incassi del 2023 e del 2024 sono stati titoli con protagoniste femminili. Cosa ci racconta questo trend?

Infine, Vision e altre società di distribuzione hanno contribuito a un vero e proprio momento d’oro per il cinema italiano negli ultimi mesi. Quali sono, secondo Laura Mirabella, le ragioni di questi successi? E cosa possiamo aspettarci dai titoli in arrivo nel 2025?

Potete ascoltare il Podcast di Cineguru nei seguenti player.

Potete ascoltare il podcast anche ai seguenti link:

Ed ecco anche l’intera trascrizione del podcast:

Questa trascrizione è stata generata tramite un servizio di trascrizione. La versione attuale potrebbe non essere definitiva e potrebbe essere soggetta ad aggiornamenti

Davide Dellacasa

Buongiorno, buongiorno a tutti, ciao Robert.

Robert Bernocchi

Ciao Davide, come va?

Bene, grazie. Allora, anche questa settimana abbiamo saltato l’appuntamento col podcast del lunedì, diciamo con l’abituale e l’analisi del box office, e dedichiamo la puntata a un ospite. Abbiamo oggi con noi Laura Mirabella, Direttore Marketing e Comunicazione di Vision Distribution. Buongiorno Laura.
Laura Mirabella

Buongiorno, buongiorno. Davide e Robert, piacere di ritrovarvi.

Robert Bernocchi

Buongiorno.

Davide Dellacasa

Piacere anche nostro, in un buon momento per il box office e per il cinema italiano, perché è vero che abbiamo saltato due puntate con Robert, ma se le avessimo fatte a questo inizio anno avremmo dovuto dire uno che questi 15 giorni vedono un miglioramento rispetto all’anno passato e il miglioramento è in gran parte dovuto a due titoli italiani e in particolare a due titoli italiani vostri. Chiaramente Diamanti che ci ha tenuto compagnia anche nel cuore del periodo festivo con giornate molto interessanti anche rispetto ad altri titoli blockbuster e adesso con Io sono la fine del mondo. Un titolo che sta andando veramente bene, su cui la sensazione e quello che si è raccontato, e che racconta anche Angelo Duro a tratti sui suoi social, è stato lanciato in modo diverso, anche in sottrazione rispetto allo standard comunicativo dei titoli italiani. Puoi raccontarci un po’ meglio quali sono state le scelte, le motivazioni, cosa vi ha guidato in questo lancio?

Laura Mirabella

Devo dire che l’elemento fondamentale, questo mi viene da dirlo sia per Io sono alla fine del mondo che in generale, ormai, è proprio quello di lavorare in maniera molto coordinata con gli autori stessi. Per noi è stato fondamentale avere un dialogo, un colloquio, un’interlocuzione continua con Gennaro Nunziante e con Angelo Duro su questo film, perché chiaramente quello che noi in fondo abbiamo portato al cinema e su cui abbiamo insistito a livello di messaggio era proprio il personaggio di Angelo Duro. Cioè Angelo Duro è ormai un brand, non è semplicemente un interprete, quindi chiaramente Angelo ha tutto un suo mondo di riferimento, tutto un suo scenario di riferimento che andava assolutamente rispettato e ha anche proprio dei suoi canoni di comunicazione che non andavano traditi, questo perché chiaramente il nostro primo target, al nostro primo pubblico di riferimento era appunto il suo pubblico, i suoi fan affezionati e in questo senso loro dovevano capire e sentire che sarebbero andati a vedere un’opera che realmente era appunto frutto della fantasia, ma anche dell’ironia, del sarcasmo e di tutta questa comicità scorretta che è una cifra tipica di Angelo Duro come artista, insomma, come personaggio. Quindi in questo senso c’è stato un grandissimo lavoro di approfondimento con loro su che cosa fossero veramente, quali potessero essere i driver di comunicazione, perché appunto non dovevamo tradire quello che era proprio tutto il suo universo, la sua potenza di riferimento e insomma alla luce dei risultati mi sembra proprio che ci siamo riusciti, però è stato veramente un lavoro di squadra, insomma devo dire che è stato fondamentale parlarne con loro e valutare con loro con grandissima attenzione ogni minima azione, ogni minima proposta.

Robert Bernocchi

Bene, possiamo dire che appunto il film di Angelo Duro è partito fortissimo, sta tenendo ancora molto bene in queste giornate feriali, però appunto voi avete iniziato con il film di Natale, poteva sembrare magari un po’ una controprogrammazione, ma è che appunto è stata un’ottima controprogrammazione, tant’è che Diamanti è diventato il secondo maggiore incasso italiano da marzo 2020. Ecco, mi chiedevo come siete riusciti a lavorare su un pubblico di base che, presumo, fosse quello femminile over 35-40 e chiaramente, visti i risultati, allargarlo a una platea molto più ampia e che, tra l’altro, mi pone anche delle interessanti questioni sul fatto che i campioni di incassi di questi ultimi due anni siano stati titoli con protagoniste donne.

Laura Mirabella

Sì, guarda Robert, devo dirti che quando abbiamo visto Diamanti, siamo stati tutti felicissimi, perché partiamo da un elemento importante: il film deve raccontare una storia. Nel momento in cui riusciamo a portare una storia che comunichi un senso di appartenenza, che faccia sì che lo spettatore in qualche modo se ne senta complice, parte di essa, e che trasmetta le emozioni che quella storia può comunicare, siamo di fronte a un film che può avere successo. Diamanti è un’opera fortissima, perché è molto emozionante, è un film di cui tutti si sono sentiti partecipi e che ha creato un grande spirito di immedesimazione nel pubblico. Questo è un elemento fondamentale affinché un film vada bene, perché il cinema deve assolvere alla sua funzione, quella di farti sentire parte di una comunità, di farti entrare in connessione con gli altri e di permetterti di uscire un po’ dalla tua vita, dal tuo piccolo cosmo, per entrare in un cosmo più grande, quello di tante storie e di tanti personaggi.

In questo senso, sappiamo anche che, storicamente, se un film ha come target primario il pubblico femminile, è sicuramente un film che ha maggiori possibilità di successo. Le donne sono generalmente più attente all’offerta cinematografica e, nell’equilibrio delle famiglie e delle coppie, sono anche quelle che prendono la decisione di cosa andare a vedere. Quindi, è chiaro che il target femminile primario può essere un motore trainante nella scelta del film da parte del singolo spettatore, della famiglia e della coppia, anche per altri contenuti audiovisivi, non solo per il cinema. Quindi, per noi è stata un’ottima notizia quando il target primario era quello del pubblico femminile.

È stata una buona notizia anche per il film di Paola Cortellesi, e abbiamo ripetuto lo stesso entusiasmo nel caso di Diamanti. Avendo fatto una buona esperienza con Paola, siamo andati dritti sul target primario. In ogni campagna, quello che ogni direttore marketing cerca di fare, chiaramente insieme alla sua squadra, è indirizzare innanzitutto il target che può essere raggiunto più velocemente, quello che può raccogliere l’attenzione in modo immediato, per poi espandere la comunicazione anche ad altri target secondari. In questo caso, il primo target che abbiamo deciso di indirizzare sono state le donne adulte, perché erano il pubblico che poteva sentirsi più vicina a questa storia, che poteva identificarvisi più facilmente, capirla più rapidamente e attrarle.

Questo, ovviamente, ha creato un effetto di passaparola sul film. Un altro aspetto importante di Diamanti è stato lavorare molto sui temi e sui personaggi, mettendo in evidenza gli elementi principali del film. Abbiamo avuto la fortuna di avere un cast numeroso, che ci ha permesso di coprire diversi canali e di indirizzare il film a vari target. Ogni attrice ha contribuito a raggiungere un tipo di pubblico diverso, un target specifico, trattando tematiche specifiche, perché Diamanti racconta una serie di storie intrecciate, centrando una comunità di donne che si ritrovano in una sartoria. Questa sartoria diventa un microcosmo in cui ogni donna condivide vicende, gioie e miserie umane. La cosa che ha colpito molto del film è proprio questa complicità tra donne, che sovverte gli schemi tradizionali, perché spesso siamo abituati a vedere una complicità maschile in contesti simili, mentre qui viene rappresentata una solidarietà femminile che, pur essendo più rara, può sicuramente esistere anche nella realtà.

Vedere questa forza che scaturisce dal gruppo, dalla squadra, dal restare insieme, ha dato un messaggio molto positivo al pubblico. Nonostante la presenza di storie drammatiche, ciò che resta è proprio la forza del sostegno reciproco, che sicuramente può aiutarti nella vita. In un periodo come il Natale, c’era un forte bisogno di messaggi positivi, di buoni sentimenti, e questo film è stato in grado di rispondere a questa esigenza di emozioni belle e di positività.

Robert Bernocchi

Senti, ma non è un po’ strano, secondo te, che come dici giustamente tu e come stanno dimostrando alcuni titoli in questi anni, il pubblico femminile risponde meglio ai film pensati per loro, ma poi la produzione italiana raramente mette le donne al centro delle storie cinematografiche, soprattutto per quanto riguarda le storie commerciali ad alto budget?

Laura Mirabella

Sì, sì, assolutamente. Credo che sia un po’ un retaggio degli anni passati, nel senso che si fa ancora fatica a mettere le donne al centro, o quantomeno, secondo me, siamo in una fase di passaggio in cui, in questa continua ricerca della parità di genere, a volte si tende a trasformare le donne in ruoli maschili, calandole un po’ più in ruoli maschili, piuttosto che andare a investigare più a fondo il mondo femminile. Ci sono anche degli stereotipi da superare, per cui sembra che nel mondo femminile alcune cose non possano succedere. Vi facevo l’esempio di questa comunità che si supporta e in cui c’è una grande complicità, sembra sempre che le donne provino solo invidia e rivalità. Ecco, secondo me nelle donne c’è ancora tanto da scoprire, c’è ancora tanto da raccontare, quindi è un tema che può dare molto a livello di scoperta dell’essere umano, della diversità tra uomo e donna. Perché cerchiamo la parità di genere, intesa come una posizione uguale nella società, nei ruoli, nei lavori, e anche, se mi permetti una piccola digressione, nei salari, eccetera. Però dall’altra parte, è bello mantenere questa diversità. Io l’ho sempre detto anche durante le mie chiacchierate su C’è ancora domani: noi non vogliamo abbattere questa diversità, è una fonte di ricchezza. Quindi è importante che le donne rimangano donne. Questa trasformazione della donna in una sorta di donna alfa, come fosse un maschio alfa, non va bene.

La cosa importante, secondo me, è rispettare questo tipo di approccio diverso alla vita, questo tipo di sensibilità diversa e anche il punto di vista che una donna può avere. Quindi in questo senso, bisogna lavorare anche con più registe donne, ma non perché bisogna dare spazio alle donne, ma semplicemente per avere un arricchimento, un punto di vista diverso nel raccontare la vita, come la si vive, quali sono le emozioni e come possano cambiare o essere vissute in modo diverso dalle donne, in situazioni che magari hanno radici nel mondo maschile. Se ci pensi, questa sartoria, mutatis mutandis, la vedo anche come uno spogliatoio. Quello che siamo abituati a vedere nel mondo maschile, qui viene ribaltato al femminile. Tant’è che Ferzan ha avuto la grande capacità di sovvertire alcuni schemi, e infatti in questo film queste donne arrivano addirittura a bullizzare degli uomini, trattandoli come oggetti. Finalmente può succedere anche questo, e secondo me è un elemento di grande attrazione.

Quindi, tornando alla tua domanda Robert, in questa grande fase di cambiamento, bisogna rappresentare la donna per quello che è, senza mascolinizzarla e senza cercare di infilarla in un universo maschile solo per rispettare una parità di genere che, nel tentativo di fare ciò, a volte crea dei mostri. Invece, dobbiamo andare verso la natura, capire come siamo veramente, e scoprire meglio le donne, perché, secondo me, abbiamo ancora tanto da raccontare.

Davide Dellacasa

Beh, intanto grazie per questo bel discorso, che non riguarda solo il cinema, ma che come nel miglior cinema racconta la realtà. E quando racconti la realtà con la giusta sensibilità, come ha fatto sicuramente Ferzan in questo caso, scopriamo che va oltre quello che poteva essere, come diceva Robert, il target iniziale, il target di riferimento. Poi, come hai detto tu, mi è piaciuto che Diamanti, come era successo per C’è ancora domani, sia diventato un argomento di conversazione durante le feste. Quando il cinema riesce a entrare nelle conversazioni, è sempre un segnale positivo non solo sull’impatto del film, ma anche su un bel circolo virtuoso. Parliamo di passaparola, e quello è proprio il passaparola.

Poi, io approfitto di quei rari momenti in cui vedo qualcuno al di fuori della mia famiglia e dei miei figli, che come sa chi ascolta questo podcast, considero il mio panel personale. Mi ha stupito vedere appunto gli amici o i cugini, quelli della stessa età dei miei figli, che erano andati a vedere Diamanti. È stato un bel cortocircuito sentire il 17enne, il 18enne, che parlava e interveniva sul film, e poi il pallino è subito passato ad Angelo Duro, devo dire, perché raramente c’è stato un film italiano che ha suscitato così tanti commenti e tanto interesse positivo da parte del mio panel domestico. A cominciare dal trailer al cinema, anche lì, perché poi l’hanno visto sui social, l’hanno visto, insomma, questo perché noi andiamo al cinema e abbiamo anche quelle occasioni. L’hanno visto al cinema, ed è stato subito un bell’indicatore.

Laura Mirabella

Eh sì, guarda, tornando un attimo ad Angelo Duro, devo dirvi che portare un personaggio del genere al cinema è stata una bellissima cavalcata, perché proprio creare il prodotto cinematografico, come solo Gennaro Nunziante sa fare, raccontando una storia e trovando anche un tema profondo sotto, è stata una sfida entusiasmante. Angelo ha questa comicità così scorretta, ma poi in fondo, in questo film, porta un messaggio. Infatti, ci sono stati diversi genitori che, una volta usciti dal cinema, si sono fatti delle domande, tipo “Speriamo di non essere stati davvero così”. Questo apre anche una riflessione più ampia sulla visione sociale della famiglia e su come i rapporti a volte possano essere troppo costringenti, e necessitino di essere ammorbiditi.

In questo senso è stato bellissimo collaborare con loro, perché noi abbiamo lavorato su materiali più tipici del cinema, come i trailer, di cui siamo davvero fieri, visto il risultato. Dall’altra parte, sono stati bravi loro a rispettare il linguaggio comunicativo tipico di Angelo, evitando, ad esempio, tutta l’attività stampa. Noi li abbiamo seguiti, ma questo ha avuto un impatto molto particolare, in quanto ha rispettato il personaggio e il suo modo di presentarsi al pubblico. Ovviamente, il suo pubblico affezionato non aveva bisogno di sentirlo parlare: aveva semplicemente voglia di correre al cinema a vederlo.

Quindi, come vi dicevo, la collaborazione e l’osmosi tra i vari mondi, nel rispetto del personaggio e degli stilemi cinematografici, hanno sicuramente portato a un ottimo risultato.

Davide Dellacasa

Sì, sono d’accordo. Questa campagna, come diceva Robert, è stata in parte per sottrazione, ma anche con due velocità o approcci paralleli che hanno funzionato molto bene. Il pubblico di Angelo, chiaramente, lo conosceva e ha risposto, ma anche chi non lo conosceva, magari intercettato dal trailer al cinema, è stato sicuramente incuriosito. Il film è partito bene e ora il passaparola positivo lo sta alimentando.

Per esempio, anche alcuni amici mi hanno scritto: “Angelo Duro mi piace sui social, mi piace a teatro, ma non so se regge un film”. E invece, come immaginavo, grazie al contributo di Gennaro Nunziante, il film non è solo una raccolta di momenti con Angelo Duro, ma ha un filo conduttore che racconta una storia. Esci dal cinema con la sensazione di aver visto qualcosa che ti ha fatto sorridere, ma anche con un tema ben definito.

A proposito, ieri sera ho detto a uno dei miei figli: “Guarda, voglio andare a vedere questo film, vieni con me?”. Lui mi ha risposto: “No, i film li vedo con i miei amici”, che è ormai la risposta che mi dà sempre più spesso. Però ieri sera mi ha detto: “Vorrei tornare a vederlo con te”. Non so se devo interpretare qualcosa in questa risposta!

Laura Mirabella

Ci sono molte reazioni di questo tipo, con tanti ragazzi che dicono: “Tornerò a vederlo con i genitori”, oppure addirittura hanno già portato i genitori. Perché in effetti, in questa campagna un po’ unconventional che abbiamo fatto, è stato l’unico film in cui i genitori sono stati accompagnati dai figli. In effetti, molti di loro li hanno portati quasi per “vendetta”, o comunque meditano di farlo. Quindi Davide, mi sa che sei…

Davide Dellacasa

Proprio, guarda, ti ribalto una cosa che hai detto prima, che sono le donne che spesso portano la famiglia al cinema. Io gli ho risposto: “Guarda, portaci mamma che ancora non l’ha visto.”

Laura Mirabella

Beh, direi che hai chiuso il cerchio perfettamente, non posso dirti più niente. No, guarda, l’unica cosa che veramente possiamo dire in generale, anche facendo riferimento a questi due film con cui abbiamo aperto l’anno e di cui siamo felicissimi, è che i film devono raccontare delle storie. Cioè, il punto di partenza è questo. In realtà non può che essere così. Il cinema nasce per raccontare delle storie, per farti provare delle emozioni, per farti aprire all’altro, per farti uscire dal tuo microcosmo. Se tutto questo c’è nel film e se tutto questo avviene, il nostro compito è quello, ovviamente, di riuscire a farlo conoscere in qualche modo, ma poi il film fa da solo. E questi due film sono assolutamente due film che funzionano perché sono fatti bene e perché raccontano delle storie, perché sanno trasmettere emozioni, che siano risate, pianti, qualsiasi cosa. E quindi insomma dobbiamo ringraziare i nostri autori per averci dato fiducia, perché poi il film procede anche con il suo passaparola. A questo punto, è come lasciare andare un bambino in piscina: comincia a nuotare.

Davide Dellacasa

Esatto, non facciamo spoiler.

Robert Bernocchi

Voi e altre società di distribuzione, in questo momento, a proposito di film ed emozioni, siete stati sicuramente artefici di un periodo d’oro per il cinema italiano, con tanti successi da settembre-ottobre in poi. Quali sono, secondo te, le ragioni di questi risultati e come vedi il 2025?

Laura Mirabella

Le ragioni di questi risultati, come vi dicevo, sono sicuramente legate al prodotto, quindi alla capacità di intercettare film con le giuste caratteristiche per attrarre il pubblico e per far superare le barriere d’ingresso al cinema, come il dover uscire di casa, organizzare una serata, sostenere il costo, e così via. Ogni spettatore deve affrontare una serie di ostacoli, psicologici, fisici ed economici, per dedicare tempo a un film, dato che l’intera serata può durare diverse ore. Questo è un aspetto fondamentale. Quindi, il punto di partenza è il prodotto: avere un listino con film forti che funzionano.

Dall’altra parte, cerchiamo di lavorare sempre in modo molto “tailor-made” (anche se mi prendono in giro per questa espressione, ma è vero!), creando campagne personalizzate per ogni film. Credo che la cosa più interessante di questo lavoro nell’industria del cinema sia proprio il fatto che ogni film è un mondo a sé. Ogni pellicola racconta una storia diversa, ha interpreti diversi, un posizionamento unico, da creare in base al tema, alla storia, all’autore, al pubblico a cui si rivolge. È affascinante ripartire da zero, farsi delle domande, immergersi nella storia, e cercare di percepirne le vibrazioni per capire quali elementi possano attrarre il pubblico e spingerlo a uscire di casa per andare al cinema. Noi cerchiamo di fare questo sempre, mettendoci anche il cuore, perché Vision è una società piccola, con un team ristretto, e facciamo davvero tanto lavoro con entusiasmo e impegno.

Abbiamo anche un grande supporto da parte di Sky, che è fondamentale per ampliare la visibilità delle nostre campagne. Grazie a loro, possiamo raggiungere una maggiore mediaticità e sentiamo sempre le loro spalle coperte. Ringrazio anche Massimo Proietti per il suo supporto costante.

Per quanto riguarda il futuro, abbiamo molti film in programma per il 2025 e stiamo già lavorando su di essi. Abbiamo film di genere, come un horror e un paio di thriller psicologici tratti da storie vere, che sono attualmente molto richiesti dal pubblico. In particolare, i casi di cronaca rivisitati ispirano storie forti nel mondo audiovisivo. Inoltre, ci sono autori straordinari, come il prossimo film di Virzì con Valerio Mastandrea, un progetto intimista che racconta una storia molto forte che crediamo emozionerà molto il pubblico. Abbiamo anche il nuovo film di Andrea Di Stefano con Pierfrancesco Favino, che racconta il mondo del tennis, un argomento molto attuale e congiunto al successo di questo sport. Per questo, lavoreremo a stretto contatto con Sky, che ha una grande offerta di tennis, per realizzare azioni molto interessanti.

Non mancano film teen come L’amore in teoria di Niccolò Ammaniti, che racconta la “prima volta” e ci offre l’opportunità di lavorare con un pubblico giovane. La varietà di temi, emozioni e messaggi che possiamo esplorare ci dà un’energia incredibile. La nostra speranza è che questa energia trasmetta entusiasmo e passione nei nostri film, dando loro la spinta necessaria per arrivare in sala e creare successi.

Davide Dellacasa

Bene, io non so se Robert ha qualcosa da aggiungere.

Robert Bernocchi

No, direi di no, insomma, siamo stati ricchi gli argomenti.

Davide Dellacasa

Esatto, una puntata ricca di contenuti, che spazia dal box office al lancio di film importanti, fino a una panoramica femminile molto interessante sulle donne. Un tema che chiude il cerchio con la riflessione sul futuro dei nostri figli, dopo aver visto il film di Angelo Duro.

Laura Mirabella

Tutti in Svizzera! Il pullman di genitori in Svizzera, ragazzi, aiuto!

Davide Dellacasa

Capito? Tra vent’anni ci saranno i pullman che vanno in Svizzera, perché quello è diventato la soluzione finale alla questione.

Laura Mirabella

Mi sento parte di questa comunità, quindi insomma siamo tutti a rischio.

Davide Dellacasa

Ci troveremo, diventeremo come i treni allora, oltre a essere in coma, ci troveremo in treno tra vent’anni. Con questo augurio, possiamo salutarci. Grazie per essere stata con noi.

Laura Mirabella

Grazie a voi, è stata una bellissima chiacchierata, grazie.

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