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Il Podcast di Cineguru: Il successo de Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa e il 2025 di Eagle Pictures, ospite Roberto Proia

Nel nuovo episodio del podcast di Cineguru, Roberto Proia parla del successo de Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa e dei progetti 2025 di Eagle Pictures.

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Nel nuovo episodio del Podcast di Cineguru, Roberto Proia, Responsabile Produzione e Distribuzione di Eagle Pictures, parla con Davide Dellacasa e Robert Bernocchi del grande successo de Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa, di cui è anche sceneggiatore e co-finanziatore.

Un film che trasmette un messaggio importantissimo e che, proprio per questo, è riuscito a coinvolgere diverse tipologie di pubblico, incluse alcune fasce che il nostro cinema troppo spesso tende a dimenticare.

Uscire dai confini della commedia e dell’autorialità, tipici del cinema italiano, è possibile, ma diventa fondamentale puntare su una comunicazione efficace e su una promozione trasparente.

Eagle Pictures ha affrontato un mese molto impegnativo ma anche ricco di soddisfazioni, con titoli come Smile 2, Megalopolis, Venom: The Last Dance, Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa e ora Il Gladiatore II. Come è stato possibile gestire contemporaneamente film così importanti?

Manca poco alle Giornate di Cinema di Sorrento, dove Eagle Pictures presenterà le sue prossime uscite. I primi mesi del 2025 si prospettano ricchi di prodotto, con pellicole come Sonic 3, Here, Babygirl, la commedia italiana Fatti Vedere, Heretic con Hugh Grant, e molto altro.

Infine, uno sguardo al mercato: come sta andando e come andrà? Dobbiamo essere fiduciosi?

Potete ascoltare il Podcast di Cineguru nei seguenti player.

Potete ascoltare il podcast anche ai seguenti link:

Ed ecco anche l’intera trascrizione del podcast:

Questa trascrizione è stata generata tramite un servizio di trascrizione. La versione attuale potrebbe non essere definitiva e potrebbe essere soggetta ad aggiornamenti

Davide Dellacasa

Buongiorno, buongiorno a chi ci ascolta. Ciao Robert, come stai?

Robert Bernocchi

Ciao, tutto bene e tu?

Davide Dellacasa

Bene. Allora, senti, questa settimana saltiamo il box office, anche se poi ci torniamo con l’ospite perché abbiamo in realtà con noi Roberto Proia. Roberto, ciao.

Roberto Proia

Ciao, buongiorno a tutti.

Robert Bernocchi

Ciao Roberto.

Davide Dellacasa

Allora, siamo qui chiaramente perché è stato un bel weekend per Eagle. Tu sei, lo ricordo per chi non lo sapesse, il responsabile della produzione e distribuzione di Eagle Pictures. Oggi, però, siamo qui per parlare in modo particolare de Il ragazzo dai pantaloni rosa, un film che hai sceneggiato e cofinanziato. Insomma, un grande risultato e una grande soddisfazione per te. A questo punto lascio la parola a Robert!

Robert Bernocchi

Beh, ecco, direi che con Il ragazzo dai pantaloni rosa, al di là di un risultato che in dieci giorni ha superato i 3 milioni — rendendolo sicuramente il maggiore successo a sorpresa italiano di quest’anno — forse possiamo spingerci a dire anche qualcosa di più. Mi sembrano interessanti due aspetti in particolare: negli ultimi anni si è detto spesso che ogni film dovesse diventare un evento, e molti film italiani hanno aumentato a dismisura i budget, con cifre importanti che però non sempre hanno portato ai risultati sperati. In questo caso, invece, abbiamo un film che, considerando gli standard attuali, è costato meno di 4 milioni, cifra che ormai potremmo quasi definire un budget basso.

Inoltre, la cosa più interessante è che sappiamo quanto il cinema italiano, eccezion fatta per Me Contro Te, tenda a rivolgersi quasi sempre a un pubblico over 40, se non over 50. In questo caso, invece, mi sembra evidente che siete riusciti a catturare un pubblico decisamente più giovane rispetto al solito. E magari questo pubblico non rientra nemmeno nel classico dualismo del cinema italiano, per cui o si produce una commedia o un’opera autoriale spinta da festival. Mi sembra, piuttosto, che siate riusciti a intercettare un pubblico che, in generale, fatica a trovare nel cinema l’offerta che vorrebbe.

Roberto Proia

Hai ragione, nel senso che alla fine questo film è riuscito a intercettare gli adulti, come era prevedibile: genitori, presidi, ma anche i ragazzi, fino ad arrivare ai bambini. Perché la domenica, il risultato di questo film è altissimo. Questo significa che si comporta come se fossero famiglie. Andando in sala la domenica, si vedono bambini di 10-11 anni, accompagnati dai genitori, che scelgono di andare a vedere questo film. I genitori sono contenti perché, pur essendo molto delicato, se lo avete visto lo sapete, dà comunque un ottimo spunto di partenza per parlare di un problema molto grave e interessante.

Nei giorni infrasettimanali ci sono le mattinate delle scuole, quindi adolescenti e ragazzi di prima, seconda e terza media. Durante la settimana ci sono anche gli adulti, e poi nel weekend arrivano le famiglie. Si spiega così il motivo di tutto questo successo al botteghino. Un successo che è sicuramente sorprendente, ma secondo me le sorprese sono finite, perché si sta rivelando un fenomeno.

Credo che ormai la nostra stima sia di un incasso dai 7 milioni di euro in su, il che lo renderebbe il film italiano di maggior incasso della stagione. Quanto in su, non ve lo so dire. Così come per il film della Cortellesi, a un certo punto avevamo smesso di fare stime, se vi ricordate. Questi sono quei film particolari che non capitano spesso, però sì, sono riusciti a catalizzare l’attenzione di bambini, adulti, anziani, di chiunque.

Robert Bernocchi

Ecco, soprattutto il fatto che il film sia apprezzato dalle famiglie mi sembra molto interessante, perché la tematica trattata è significativa. Spesso si pensa che certi argomenti non dovrebbero essere trattati per un pubblico familiare, per non impressionare, “poverini”. Invece, mi sembra che a livello sociale sia un segnale importante: le famiglie sono molto variegate, e questo film riesce a parlare a tutti, senza escludere nessuno.

Roberto Proia

Sì, infatti, ti dirò di più: all’inizio, come sapete, c’è stata quella scuola di Treviso che ha espresso perplessità, e con loro molte altre scuole. Adesso siamo riusciti, facendogli vedere il film a loro e ad altri, a far capire che il film è stato realizzato proprio per non restringere il pubblico. È delicato, non è giudicante, né disturbante. L’unica cosa è che è emotivamente impegnativo; comunque, è un film che colpisce molto, ma era proprio questo il nostro scopo. Anche in fase di scrittura, quando l’ho scritto io, non volevo che i bulli capissero di star sbagliando, ma che sentissero che stavano sbagliando. Quindi, alla fine del film, che è emotivamente molto forte, il finale è molto potente. Faccio fatica a immaginare che tutti questi bulli possano restare indifferenti.

Davide Dellacasa

Ti confermo, Roberto, che è stato un film che, come sai, ho vissuto con una doppia veste: ci abbiamo lavorato insieme, l’abbiamo vissuto insieme, quindi sicuramente lo abbiamo accompagnato in una direzione. Poi, a un certo punto, ti accorgi che quella direzione si allarga e, come dici tu, ti sorprende. A me sorprende sempre, perché poi, con Roberto e anche con altri ospiti, ci giochiamo spesso. Io ho il mio panel familiare, con tanti adolescenti, e a un certo punto questo film è arrivato ed è entrato nel loro radar. Cosa che, per i film italiani, capita davvero raramente: che ti dicano che lo vogliono vedere, che vogliono andarlo a vedere, o che scopri che sono andati a vederlo. Anche il film della Cortellesi che hai citato prima, che chiaramente ha avuto un enorme successo, ma parlava con maggiore difficoltà a questo pubblico, è arrivato un po’ più attraverso, mi viene da dire, quasi una sorta di induzione familiare o come esempio. Invece, questo film è proprio, non lo so, me lo sono ritrovato piacevolmente tra le conversazioni dei miei figli, che per me sono sempre un panel molto attendibile: persone che vanno al cinema, ma che, superata una certa età, non è più così facile portare al cinema come una volta. Prima, bene o male, decidevo io, decidevamo io e mia moglie, adesso è diventata chiaramente una loro scelta. È stato un bellissimo segnale, una bella cosa.

Roberto Proia

C’è il figlio di 11 anni di una persona che lavora nel nostro ambiente, che ha scelto il film e ha anche deciso di dipingersi il ciuffo di rosa per andare a scuola. 11 anni! L’indotto positivo di questo film è enorme. Un paio di ragazzi che hanno visto il film a Gallipoli sono andati dal paese il giorno dopo a denunciare atti di bullismo. È un circolo virtuoso e meraviglioso. E se pensate che il film si intitola come la pagina di Facebook che crearono per dileggiare Andrea, è davvero simbolico, no? Come cosa.

Robert Bernocchi

Ecco, in generale, secondo te, io penso, insomma ne abbiamo parlato spesso con Davide, che uno dei problemi del cinema italiano, come accennavo prima, è proprio questa visione un po’ rigida che abbiamo: o sei comico o sei autoriale. Tutto quello che sta nel mezzo, invece, è visto come qualcosa di diverso, ed è molto complicato da fare e da promuovere.

Quali pensi possano essere, invece, le strade per uscire da questo dualismo? Fermorestando che commedia e cinema autoriale sono generi fondamentali che rimangono, ma che probabilmente hanno ormai difficoltà a far crescere il mercato?

Roberto Proia

Posso farvi l’esempio di questo film, in cui è stata pianificata una comunicazione molto mirata. In questo senso, forse ha agevolato anche il fatto che lo sceneggiatore fosse la stessa persona che avrebbe dovuto lanciare il film. Già in fase di scrittura avevo un’idea chiara di che direzione dare al progetto, e facevamo riunioni settimanali proprio per evitare che si perdesse la rotta. Volevamo evitare che il film prendesse un’impronta troppo lagnosa, giudicante o conflittuale. Lo scopo era di conciliare, di far sentire, di rappresentare ciò che è successo, lasciando poi che il pubblico traesse le proprie conclusioni.

Tutto questo si è riflesso nella campagna di comunicazione e nel tipo di messaggi che volevamo trasmettere. Un po’ all’americana, come dire, abbiamo cercato di restare tutti nella stessa direzione. Purtroppo, un consiglio che faccio fatica a trovare nel cinema italiano è proprio quello di seguire un’unica narrazione coerente, dal titolo del film a ciò che il cast dirà, alla sinossi sul pressbook, al tipo di spot pubblicitari. Tutta la comunicazione deve essere allineata con la direzione che abbiamo scelto di prendere.

Faccio un esempio: se qualcuno del cast avesse dato un’impronta diversa da quella che noi volevamo trasmettere, sarebbe stato controproducente per il film. In realtà, è stato tutto studiato nei minimi dettagli per fare in modo che il film arrivasse al pubblico esattamente come lo avevamo concepito. Per questo dico sempre che al pubblico dobbiamo spiegare bene che tipo di prodotto gli stiamo vendendo, perché loro ci danno 9 euro, ed è giusto che sappiano cosa vanno a comprare.

Davide Dellacasa

Assolutamente interessante questa questione della trasparenza, perché il cinema non è sempre trasparente nella sua promozione, nel raccontare i film. È chiaro che poi, come dici tu, il film, visto come prodotto che andiamo a vendere, deve esserci.

Roberto Proia

Ecco, sì, le storie sono importanti, la storia è fondamentale. Questa era emblematica e chiaramente raccontava una situazione che non era confinata al 2012, ma che nel 2024 è drammaticissima. C’erano molti fattori, ma se avessimo fatto un film, con tutto il rispetto, tipo La stanza del figlio, sarebbe stata un’operazione molto più semplice rispetto a quella che abbiamo fatto noi. Spingere sul pedale della demozione sarebbe stato sicuramente più facile da mettere in scena, ma molto più difficile per convincere le persone ad andare a vederlo. Voi avete visto il film e sapete che nei primi due terzi assistete a qualcosa di più leggero, come Wonder o Mio fratello rincorre i dinosauri. Naturalmente, il terzo atto non poteva che essere più impegnativo, però molte persone hanno visto i primi due atti sperando che il finale fosse diverso, e questa è una cosa che trovo molto bella.

Davide Dellacasa

Però, “molto bella” è una cosa molto vera, in questo caso drammaticamente vera, e drammaticamente vera per le altre storie, che, come dici tu, sono purtroppo all’ordine del giorno ancora oggi.

Robert Bernocchi

Ecco, in generale, venite da un mese molto impegnativo, che è stato anche molto faticoso, ma anche molto gratificante. Se non mi sono perso qualcosa, avete fatto uscire Smile 2, Megalopolis, il terzo Venom, Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa e ovviamente adesso Il Gladiatore II. Mi sembra che siano tutti risultati molto importanti. Sarebbe facile, per esempio, sottovalutare Megalopolis, ma in realtà è il secondo incasso europeo, a poca distanza dalla Francia. Come si riesce a gestire questa gamma di film importanti, a farli funzionare, a trovare un equilibrio anche con le sale, perché poi, ovviamente, non è che le sale siano infinite e bisogna essere bravi anche su quel fronte?

Roberto Proia

Sì, guarda, è stato molto complesso perché, come direbbe Spider-Man, “da grandi film derivano grandi responsabilità”. Però, in realtà, Megalopolis, come hai detto tu, è probabilmente il nostro fiore all’occhiello insieme a Pantaloni Rosa, non perché far fare i soldi a Smile o Venom fosse una passeggiata, ma sicuramente era più impegnativo prendere un film criticatissimo come Megalopolis, che in tutto il mondo aveva floppato, e in Spagna aveva chiuso a 350 mila euro, e portarlo a fare un milione e mezzo, un milione e sei, quanto è stato. Non è stato facile per niente, quindi il merito va tutto al nostro dipartimento marketing e anche al commerciale che è riuscito a mettere una data insieme a Smile 2, così da non sovrapporsi troppo. In quella data eravamo larghi con due film, cosa che è successa anche adesso con Il Gladiatore e Pantaloni Rosa. Uno aveva 500 copie, l’altro 550, parliamo di una marea di copie.

Ma su Pantaloni Rosa, in particolare, se torno a parlare di questo film che è un po’ un fenomeno, la cosa divertente è che sono stati più gli esercenti a non volerlo “mollare”. Hanno capito che nel secondo weekend sarebbe cresciuto, perché c’erano i loro clienti – torniamo sempre alla parola “clienti” – i loro spettatori, che glielo chiedevano. Prenotavano in massa, a botte di 20-30 biglietti, quindi era diventato un fenomeno da andare a vedere insieme. Questa cosa ha fatto sì che per noi non sia stato così drammatico, addirittura allargarci dopo un primo weekend a 429 copie, che è tantissimo.

Quindi, l’importante, ripeto, è avere storie interessanti e saperle veicolare nel modo giusto. Alla fine, la ricetta è molto semplice. Non è semplice l’esecuzione, ma la ricetta in sé non è complicata.

Davide Dellacasa

Senti Roberto, non per lasciare alle spalle le storie che sono ancora in sala e che staranno in sala a lungo – insomma, delle ambizioni de Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa ci hai già parlato, chiaramente Il Gladiatore è appena uscito, con un ottimo primo weekend – però siamo in vista dell’appuntamento annuale a Sorrento, dove Eagle ci racconterà le sue prossime uscite. C’è qualcosa che ti farebbe piacere anticipare, dirci già ora, o preferisci che l’appuntamento a Sorrento sia il momento giusto?

Roberto Proia

No, no, no, guarda, mi fa molto piacere. Veniamo da un’annata molto importante, che ci farà vincere il Biglietto d’Oro per la prima volta, credo, ma i primi 3-4 mesi del 2025 saranno ancora più pieni. Avremo dei pesi massimi come Sonic 3, avremo Here, il film di Robert Zemeckis con Tom Hanks e Robin Wright che si riuniscono dopo Forrest Gump. Abbiamo Babygirl, il film per cui Nicole Kidman ha vinto la Coppa Volpi, ed è anche favorito agli Oscar. Apriamo la commedia italiana Fatti Vedere di Tiziano Russo con Matilde Gioli, Francesco Centorame, Asia Argento e Paolo Spollon. Apriamo Heretic, che ho visto a Tallinn perché me l’ero perso. Un horror con Hugh Grant, un elevated horror meraviglioso, veramente figo. Non mi meraviglierei se Hugh Grant prendesse una nomination ai Golden Globe per miglior attore, perché sarà una performance incredibile. Questo per i primi tre mesi. E figuriamoci, abbiamo anche il documentario per il decennale della morte di Pino Daniele, e Nero a metà, un documentario girato a Napoli. Insomma, tanta roba, tanta roba.

Robert Bernocchi

Vorrei chiudere questa conversazione con un tuo giudizio sul mercato, su come sta andando. Mi sembra abbastanza chiaro che, più o meno, faremo i dati dello scorso anno, quindi circa 70 milioni di biglietti, sperando che ci sia un miglioramento, soprattutto nelle prossime settimane, per recuperare la differenza con il 2023. Tu come vedi i prossimi anni, soprattutto dal punto di vista del cinema americano? In questo periodo si è detto che il grosso problema della mancanza di offerta ricca e costante fosse dovuto agli scioperi dell’anno scorso. Io penso che ci sia anche una questione strutturale, proprio di minori investimenti, sia a livello produttivo che promozionale, da parte del cinema americano. Sei fiducioso che si possa tornare ai livelli prepandemia o no?

Roberto Proia

Sul cinema americano, noi abbiamo chiaramente un osservatorio privilegiato, visto che vendiamo e distribuiamo una buona parte di questi film, quindi sappiamo cosa sta per arrivare nei prossimi tre anni. Sono fiducioso, perché la volontà di investire c’è da parte loro. Il loro core business lo conoscono bene, e riescono, grazie ai loro contratti con le televisioni, ad avere una rete di salvataggio abbastanza solida, che permette loro di investire centinaia di milioni di dollari, come hanno fatto in questa stagione. Quindi gli slate dei prossimi tre anni saranno molto interessanti.

Mi piacerebbe, però, se posso auspicare qualcosa: mi piacerebbe che questi ultimi due mesi, in cui abbiamo visto un cinema italiano molto forte, molto attivo e con storie interessanti, come Iddu, Vermiglio, Parthenope, Berlinguer e Pantaloni Rosa ci dimostrino che quando ci mettiamo davvero a fare storie valide, intercettiamo il pubblico. L’idea che il pubblico si debba disaffezionare al cinema italiano in sala non mi piace.

Davide Dellacasa

Bene, grazie, un bel augurio, un bel pensiero.

Roberto Proia

Grazie mille, grazie a voi, grazie ragazzi.

Davide Dellacasa

E niente, Roberto, grazie per essere stato con noi. Insomma, non è retorico fare i complimenti per questo film, perché sono storie non facili da portare sullo schermo, neanche necessariamente sul grande. Forse sul grande è più difficile che su altri schermi, soprattutto per il nostro pubblico. Magari in streaming o in televisione è meno diffidente, perché, come dici tu, non ti deve dare i 9 euro, non ci deve investire sopra e, se poi va, va. Invece, riuscire a portarlo al cinema… poi è chiaro che, una volta che iniziano a vederlo, c’è il passaparola, se ne parla, e quindi c’è un messaggio. Insomma, come dicono quelli bravi che parlano di internet, c’è un feedback positivo, ma questo è un feedback positivo nella realtà, e sta dando i suoi risultati. Quindi, appunto, complimenti e grazie per essere stato con noi.

Roberto Proia

Grazie a voi, grazie di complimenti e. Grazie a voi, grazie.

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