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Il podcast di Cineguru: dal weekend cinematografico alle novità di Netflix

Il box office del weekend, il successo di Netflix, e sfide future del settore cinematografico. Ecco il nuovo episodio del Podcast di Cineguru!

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Nel nuovo episodio del Podcast di Cineguru, Davide Dellacasa e Robert Bernocchi analizzano il weekend cinematografico appena trascorso. In testa al box office italiano si trova Il robot selvaggio, seguito da Smile 2 e Megalopolis. Nonostante sia stato un buon weekend, il confronto con l’anno scorso evidenzia un calo, sottolineando una riflessione sul mercato cinematografico. Si osserva una tendenza a puntare su pochi grandi titoli, ma questo approccio è davvero sostenibile?

Anche negli Stati Uniti, il weekend si è rivelato positivo per diversi titoli, ma il mercato complessivo non ne ha tratto altrettanti benefici. Gli scioperi hanno sicuramente inciso, ma sembra ci sia un problema strutturale più profondo che necessita di essere affrontato.

Sul fronte dello streaming, i risultati trimestrali di Netflix sono stati eccellenti, dimostrando che la crescita può continuare anche con l’aumento dei prezzi. La piattaforma resta leader del settore, ma la discussione si concentra su quale potrebbe essere il suo futuro e quali sfide l’attendono.

In tutto questo, emerge una crescente preoccupazione per il settore produttivo di Hollywood. Si osserva un calo nelle produzioni, probabilmente legato a fattori economici. Girare a Los Angeles sembra essere diventato troppo costoso. Sarà interessante vedere come si evolverà questa situazione nei prossimi mesi.

Potete ascoltare il Podcast di Cineguru nei seguenti player.

Potete ascoltare il podcast anche ai seguenti link:

Ed ecco anche l’intera trascrizione del podcast:

Questa trascrizione è stata generata tramite un servizio di trascrizione. La versione attuale potrebbe non essere definitiva e potrebbe essere soggetta ad aggiornamenti

Davide Dellacasa

Buongiorno, ciao Robert, come stai?

Robert Bernocchi

Buongiorno, tutto bene e tu?

Davide Dellacasa

Bene, grazie. Allora senti, mi viene da dire un buon fine settimana. Poi mi ricordo la parte introduttiva dell’articolo che hai fatto questa mattina, chiaramente con i paragoni, non sempre elusinieri col passato. Comunque, un buon fine settimana perché c’è il film in testa che ha, diciamo, combattuto, tra virgolette, con due buoni esordi, tra cui soprattutto uno che è andato molto bene.
Insomma, se non altro, un fine settimana dove abbiamo visto un po’ di modificamenti, delle novità, e anche un risultato superiore alle aspettative, parlo di Megalopolis. Dati i risultati che ha avuto negli Stati Uniti e in altri territori, non penso si possa lamentare di questa terza posizione.
Robot Selvaggio, in testa, ha addirittura guadagnato rispetto al weekend precedente, cosa che succede, insomma, di rado, ma che magari accade, come in questo caso, per film un po’ sconosciuti che però raggiungono una buona massa critica e godono di un ottimo passaparola.
In mezzo c’è Smile 2, che, appena uscito giovedì e venerdì, era stato in testa, ma è chiaro che durante il fine settimana il film family ha preso il sopravvento. Tuttavia, insomma, un buon weekend.

Robert Bernocchi

È stato curioso perché nel weekend ho letto una newsletter di Scott Mendelson che sottolineava un concetto che ripetiamo da mesi: questo è stato un weekend in America in cui i distributori possono essere contenti, mentre gli esercenti, in generale, no. La questione è che sembra che ci sia una quadra in corso, in cui produttori, distributori e major stanno rilasciando meno film, ma questi pochi prodotti in generale stanno andando abbastanza bene. Ovviamente ci sono eccezioni, e probabilmente questo sistema è più proficuo per i bilanci delle società rispetto a prima. Tuttavia, il mercato ne soffre.
Il weekend italiano è stata la dimostrazione di questo. Come hai detto, Robot Selvaggio ha aumentato del 19% rispetto al suo esordio. Anche se il brutto tempo ha aiutato un po’ tutti, questo dato dimostra un passaparola fantastico per il film.
Inoltre, Smile 2 ha avuto un esordio che è sostanzialmente più di tre volte quello del primo film, il che è ottimo e indica che farà sicuramente meglio rispetto ai risultati del film originale.
Megalopolis è stata una sorpresa. Coppola è venuto in Italia per un periodo che mi è sembrato davvero lungo, e ha fatto una promozione che nessun regista americano fa più al giorno d’oggi, specialmente in un territorio come il nostro, che di solito non è così ricco e non è avvezzo a queste permanenze.
Abbiamo anche avuto attendimenti interessanti da Ido e Vermiglio. Detto così, dovrebbe essere un weekend favoloso. Tuttavia, se guardiamo ai conti, alla fine abbiamo perso il 14% rispetto all’anno scorso. I dati di ottobre sono francamente deludenti, considerando che l’anno scorso erano stati già brutti e stiamo facendo solo leggermente meglio, ma davvero poco.

Davide Dellacasa

Sicuramente, in questo mese abbiamo visto che i film vanno bene, tranne qualche eccezione. Un caso particolare è Joker, che aveva aspettative sicuramente diverse. Come hai scritto stamattina, il risultato attuale indica che probabilmente supererà gli 8 milioni, ma non raggiungerà i 9 milioni. Questo è molto lontano non solo dal primo titolo, ma anche dalle aspettative, che possiamo considerare le peggiori. Ci aspettavamo molto da questo film durante il mese di ottobre, e purtroppo il risultato non è arrivato.
Su questo ragionamento, hai ricordato il problema: quando diciamo che il mercato non va bene, in realtà dobbiamo distinguere tra la parte produttiva, distributiva ed esercente. Il distributore può essere contento se il film guadagna e raggiunge il suo budget, mentre l’esercente è un po’ meno soddisfatto.
Hai ragione, tendiamo sempre a fare un confronto sui totali e su come vanno le cose, ma non entriamo nei dettagli. Il fatto che il mercato si riduca ha un impatto maggiore sull’esercente rispetto al resto, se i conti dei singoli film tornano.

Robert Bernocchi

Il corollario di questa situazione è che ci ritroviamo sempre a dover dire: “Ecco, adesso esce questo film forte. Abbiamo grandi aspettative, deve funzionare.” Se un film funziona, come Inside Out 2, può trasformare un’estate mediocre nella migliore estate italiana di sempre. Se invece il risultato è come quello di Joker 2, allora abbiamo dei problemi.
È sbagliato pensare che dobbiamo sempre trovare un film che salvi la situazione. Adesso, mi viene naturale dire che questo ottobre sta diventando mediocre, e speriamo che lo salvino Venom e il film di Sorrentino. Ma ripeto, è un ragionamento sbagliato pensare che due o tre film ogni mese debbano salvare il mercato.
Ormai, il mercato è diventato questo: alcuni grandi titoli veramente importanti e tutto il resto che non riesce a fare la differenza. Questo può dipendere da vari fattori, come la riduzione dei film americani di grande successo e la totale assenza del cinema italiano in certi periodi. Non mi riferisco solo all’estate, che è sempre stata un problema per il nostro cinema, ma anche a periodi come l’inizio dell’anno, dove il cinema d’autore, ad esempio, non ha molti titoli forti. Questo succede perché spesso i nostri film sono abituati a partecipare a festival come Venezia, per poi uscire nei mesi successivi, portando a un’assenza di un certo tipo di prodotto nei primi sei mesi dell’anno.
D’altra parte, una commedia italiana forte spesso non arriva nei periodi cruciali. Ad esempio, è difficile vedere commedie veramente forti sul mercato in settembre e ottobre. Quindi, ci ritroviamo con assenze in certi periodi, oltre al fatto che in generale c’è meno prodotto. Da un lato, ce n’è meno, ma dall’altro, sembra anche gestito male. Questa è la mia impressione.

Davide Dellacasa

Se la situazione viene gestita un po’ male, ci avviciniamo a novembre, a Natale e così via, pensando a una concentrazione di uscite che si tende a dichiarare di voler evitare, ma che poi non si evita mai. Hai ragione a sottolineare questo aspetto.
Osservando certi rischi che vengono corsi, mi viene da pensare: perché, alla fine, Inside Out ha trasformato un’estate che sarebbe stata terribile nella migliore estate di sempre. Tuttavia, quando il film era posizionato in quel periodo, dopo mesi non così premianti per i titoli che erano usciti, non erano pochi quelli che pronosticavano una catastrofe.
È sempre facile parlare a posteriori, ma non so quanto sia facile scegliere, decidere e correre certi rischi.

Robert Bernocchi

Non è assolutamente facile. Uno dei problemi è che, con una minore quantità di prodotti forti, scegliere diventa più difficile e rischioso. Se sbagli con meno film a disposizione, non hai la possibilità di rifarti, molto francamente.
Con ottobre che doveva puntare molto sui risultati del secondo Joker, se poi il film non funziona, non hai molte opportunità di recupero. Questo rappresenta un problema significativo per il mercato attuale.

Davide Dellacasa

Non so se fai consulente per una pagina Instagram che non si occupa di cinema, in realtà si occupa di altro, di nascosto, eccetera, ma ieri mi è capitato un meme che ho condiviso perché diceva, nell’ottobre del 1994, Pulp Fiction, Forrest Gump, Le ali della libertà e Jurassic Park erano al cinema tutti insieme. Quindi, insomma, non era solo una questione di quantità di prodotto, ma veramente di altri tempi, ecco, mettiamola così.

Robert Bernocchi

Sì, temo che alcuni di quei film fossero anche usciti sul nostro territorio con mesi di ritardo rispetto agli Stati Uniti, era decisamente un’altra epoca.

Davide Dellacasa

Era decisamente un’altra epoca, sì, e alcuni di quei film erano sicuramente usciti in ritardo nel nostro territorio, però da loro era così.

Robert Bernocchi

Intanto invece a proposito degli Stati Uniti, del territorio nordamericano, anche lì abbiamo trovato appunto, questo l’abbiamo anticipato, nella recitazione della newsletter di Scott Mendelson, il fatto che è un weekend soddisfacente per tanti titoli, ma non per il mercato, in cui appunto Smile 2. Devo dire che quando ho visto che aveva fatto sostanzialmente l’incasso del primo, ho detto vabbè così così. Poi, effettivamente, un’altra newsletter che seguivano tutti e due, quella di FranchiseRe, faceva notare giustamente che i sequel degli horror mediamente calano del 26% come weekend esordio, quindi anzi, fare lo stesso risultato non è assolutamente facile.
Però anche lì ti ritrovi con diversi dati positivi; per esempio, la tenuta di Terrifier, in un contesto in cui ti esce un film forte dello stesso genere come Smile 2. La tenuta di Terrifier è stata ottima. Poi vai a vedere, anche rispetto all’anno scorso, anche lì c’è stato un calo.

Davide Dellacasa

No, Smile che tra l’altro doveva uscire in streaming in Italia, non so neanche, anzi se non ricordo male appunto, non era un titolo che era in programma, andasse al cinema.

Robert Bernocchi

Infatti era un prodotto da Paramount Plus che poi è stato deciso di portare al cinema.

Davide Dellacasa

Sicuramente uno di quei casi studio, anche se citando sempre FranchiseRe, quando dice che gli horror funzionano se hanno un concept forte. Qui ci vorrebbe il nostro Filippo che ci renda edotti su come vanno gli horror. Dici perché doveva andare in piattaforma, poverino, perché insomma un concept forte a modo suo ce l’ha, quindi bene che sia uscito al cinema il primo. Molto bene che abbia creato questo terreno fertile per un secondo capitolo, che a questo punto sicuramente ne avrà un terzo, anche perché insomma il sorriso è qualcosa di abbastanza interessante da evocare.
E poi, insomma, mi viene da dire quei tempi differiti, no? Perché è stato un… chiamiamolo un EP nuovo, un franchise nuovo, un po’ come l’andamento di Robot Selvaggio, che è uno di quei titoli che, lo dicevamo in apertura, arriva al cinema. Insomma, se ti ricordi, Robot Selvaggio anche nei tracking ha avuto comunque un lungo periodo, mi viene da dire, preoccupante. Poi, ad un certo punto, si vede che la campagna ha cominciato a funzionare e ha funzionato. Si è riusciti ad avere un primo weekend ottimo e questo ha tirato la volata a un secondo, e poi, come hai scritto tu, insomma, di spazio davanti ce n’è ancora per un po’.

Robert Bernocchi

Intanto la cosa che hai detto appunto su Smile, che doveva uscire su Paramount Plus, il fatto che chissà quanti film in questi anni sono usciti in streaming perché si pensava che non fossero sufficientemente forti per le sale. Invece magari si sarebbe potuto creare un’operazione come quella di Smile. Questo non lo sapremo mai, non avremo mai le controprove, però d’altronde ci sono tanti titoli fatti per le piattaforme che probabilmente potrebbero funzionare in sala.
A proposito, invece, del Robot Selvaggio, nel discorso anche di come viene posizionato il prodotto, pensiamo che dopo Inside Out 2 c’è stato un totale vuoto di film family, sia negli Stati Uniti che da noi ovviamente. E poi, a un certo punto, nel giro di una settimana sono usciti Transformers One, che era rivolto a un pubblico più appassionato, e un cartone che poteva essere visto da tutta la famiglia, il Robot Selvaggio.
E tutto questo ovviamente da noi peraltro è uscito in ritardo, Cattivissimo Me a fine agosto, quindi ci siamo ritrovati sostanzialmente nel giro di un mese con tre titoli forti. Sempre a proposito appunto del fatto che ci sono periodi di vuoto per alcuni generi, per alcuni target, e periodi di troppo pieno in cui comunque qualcuno soffre. In questo caso, Transformers 1 sicuramente ha sofferto questa concorrenza, non solo in Italia, ma anche nel mondo.

Davide Dellacasa

Sì, Transformers One ha sofferto sicuramente questa concorrenza. Era un titolo che poteva assolutamente andare bene per tutta la famiglia. Lì probabilmente la difficoltà è stata che Transformers nasce chiaramente in animazione, però ha avuto al cinema un così largo periodo di sfruttamento come serie live action e cose del genere.
Raccontare Transformers One, o più che altro farla arrivare al pubblico, non so quanto sia… cioè, è stata e si è dimostrata una sfida molto difficile perché alla fine probabilmente il pubblico non capiva bene cosa fosse o, meglio, lo capiva se approfondiva. Non è che fosse difficile, però è stata insomma una scommessa proprio non facile in partenza.

Robert Bernocchi

Sì, però si rientra un po’ in quel discorso in cui anche da parte del cinema americano sembra che ci sia una certa propensione a voler uscire in certi determinati periodi considerati ricchi e a lasciare invece un po’ isolati alcuni momenti. Insomma, questo l’abbiamo visto anche inizio 2024 con gennaio e febbraio molto scarichi. Sembrerebbe che anche il 2025 sarà un inizio un po’ complicato per il cinema americano e conferma che non era solo questione di scioperi; era una questione che, forse al di là degli scioperi, che hanno creato ovviamente i loro problemi, c’è un problema proprio strutturale e di scelte.
Poi ti ritrovi magari invece in periodi… lo abbiamo visto; ecco, poi è stato, diciamo, uno dei due titoli è stato spostato, però c’è stato un momento in cui Oceania 2 e Wicked, negli Stati Uniti, devono uscire nello stesso giorno, e francamente non sarebbe stata un’idea straordinaria. E anche così escono a breve distanza. Rispetto al fatto che magari, come ci dicevamo, magari dopo Inside Out 2 è Cattivissimo Me, negli Stati Uniti, ma insomma, dopo, forse è più Cattivissimo Me. Ci siamo ritrovati con un lungo periodo senza film family; forse se si riuscisse a trovare uno spazio maggiore, può essere utile per tutti.
Ma lo stiamo vedendo, ecco, a proposito del Robot Selvaggio: approfitterà di un periodo di vuoto fino magari all’arrivo di Oceania 2. Secondo me, ovviamente, inutile dire, potrà sfruttare questo periodo di vuoto con un’ottima tenuta, al di là del fatto che sta piacendo molto. Ma ovviamente, se non hai concorrenza, è molto più facile tenere bene.

Davide Dellacasa

È molto più facile, però sicuramente è forse e questa possibilità di avere teniture più lunghe è forse, lasciami dire, l’unico lato positivo di avere un mercato meno affollato, ecco, mettiamola così. Ancora una volta, però, mi dirai a beneficio più dei distributori e dei produttori che degli esercenti.

Robert Bernocchi

Il distributore è contento perché appunto con il singolo titolo vive di più e quindi incassa un pochino di più, il mercato è un po’ meno contento.

Davide Dellacasa

Senti, il mercato invece è contento dei risultati di Netflix e anche Netflix ovviamente è contenta dei suoi risultati. Cambiamo argomento, c’è stata la trimestrale di Netflix, mai così bene. Insomma, che Netflix avesse vinto le guerre dello streaming, lo diciamo ormai da… ma non lo diciamo noi, insomma, lo dicono i risultati e lo dicono tutti i commentatori. Lo diciamo ormai da mesi, però con questa trimestrale, insomma, il fatto che sia la migliore di sempre non vuol dire che probabilmente non ce ne saranno altre dopo ancora meglio, data la traiettoria che ha preso la piattaforma.
E questa cosa insomma che si può continuare a crescere, forse si aumentano i prezzi, che è una notizia recente anche da noi, è interessante. Un pochino lo dicevamo anche questo, mi viene da dire anni fa, ma vedrai che ora chiaramente dubito che Netflix arriverà mai a costare quanto costava da noi Sky negli anni d’oro. Però insomma, col livello a cui arrivano, questi rischiano di arrivare anche i costi delle piattaforme. Se metti insieme una Netflix, un po’ di sport e magari un’altra piattaforma premium, non siamo lontani dai costi degli abbonamenti di una volta.

Robert Bernocchi

No, arrivo a dire che se poi Netflix prenderà definitivamente la strada dell’acquisto di diritti sportivi importanti, chissà, a quel punto potrebbe veramente costare come, almeno negli Stati Uniti, potrebbe veramente costare come la Sky dei bei tempi. Sicuramente i risultati della trimestrale sono stati molto buoni, con numerosi record in quanto a ricavi, in quanto a utili, in quanto a free cash flow, insomma tutti tutti i parametri fondamentali dimostrando tra l’altro per l’ennesima volta che per esempio fare la stretta sulle password era stata una misura molto impopolare su internet in cui sembrava che il mondo si dovesse ribellare contro la cattiva Netflix che appunto non permetteva più la condivisione dei password; in realtà è stata una scelta che ha funzionato molto bene perché appunto ti puoi lamentare, però poi se non puoi fare a meno di Netflix, poi alla fine ti fai un abbonamento e non utilizzi più la password che ti hanno prestato parenti o amici.
Diciamo, ecco, io come dire noto altre due cose anche tra quelle dette dai due CEO durante la presentazione agli azionisti. Una è sempre questa insistenza di Netflix sul fatto che dovrebbe far uscire i suoi film al cinema, cosa che chiaramente Netflix non vuole fare e dal suo punto di vista è anche comprensibile, visto che è l’unica realtà con un numero tale di abbonati per cui fare dei film solo per i propri abbonati può avere un senso, magari film meno costosi. Sono convinto che i grandi blockbuster di Netflix, da 150 a 200 milioni, diminuiranno. È una cosa di cui si vocifera già da qualche mese e credo che la strada sarà quella. Un film come Rebel Ridge, che è veramente un budget medio, ti dimostra che si può funzionare molto bene con ascolti senza spendere cifre in oro.
E poi ecco, l’altro problema, la cosa che invece ho notato molto spesso in queste presentazioni agli azionisti è questa insistenza di Netflix nel dire: sì, va bene, noi stiamo andando, insomma facciamo degli ottimi risultati, ma in realtà la nostra quota di mercato non è altissima, possiamo ancora crescere molto e potenzialmente si può ancora crescere molto Netflix come quota di mercato. Però forse su questo c’è un’insistenza un po’ troppo eccessiva e sembra anche fatta per convincere Wall Street, che ha sempre premiato Netflix con un valore di borsa che è decisamente superiore ai parametri che presenta. È ancora come se la considerasse un po’ una startup tecnologica che può ancora crescere in maniera enorme. È possibile perché Netflix ci ha sorpreso spesso anche in situazioni in cui magari aveva fatto dei passi falsi, in cui sembrava che fosse in crisi. L’abbiamo visto insomma due anni fa dopo che appunto i risultati delle trimestrali non erano stati straordinari e c’è stato un grosso calo in borsa.
È possibile appunto che Netflix continui a crescere molto forte, però forse dovremmo anche abituarci all’idea che magari dal 2025 in poi ci sarà forse più una certa stabilità che una forte crescita e lì magari il fatto di aumentare i prezzi è fondamentale proprio perché gli abbonati magari non aumenteranno. Il fatto di non voler più annunciare il numero di abbonati sembra andare in quella direzione. A quel punto, sì, puoi aumentare i prezzi, però anche come giustamente hai detto tu adesso, a parte gli scherzi, non è che puoi iniziare a costare 50 dollari al mese, insomma, a meno che non hai delle grandi offerte sportive di un certo tipo. Quindi, insomma, il 2025 secondo me sarà un anno fondamentale per Netflix.

Davide Dellacasa

Sì, sarà un anno fondamentale che, insomma, affronta la soglia dei 300 milioni di abbonati. Ora, 300 milioni di abbonati magari non è il numero a cui guardavamo agli inizi di queste guerre dello streaming, quando società di consulenza molto più importanti di noi due, che non siamo una società di consulenza, siamo due chiacchieroni, parlavano di numeri oltre i 400 milioni e via dicendo, cosa che magari si potrebbe anche raggiungere come dire se ci fosse un’apertura di determinati mercati enormi che ancora sono chiusi ma che vedo improbabili. Però presentarsi a questo appuntamento alla soglia dei 300 milioni con il tuo principale competitor a questo punto, che comunque è Disney+, che è a metà strada rispetto a questo risultato, è comunque un dire che le guerre dello streaming le abbiamo vinte.
Smettiamo di raccontare la crescita degli abbonati perché probabilmente non ci sarà, o sarà relativamente importante, o, come dici te, magari l’unico altro contenuto che può dare un contributo, però a quel punto giochi proprio un altro gioco, è lo sport. E sono d’accordo che sarà un anno interessante, perché magari sono finite le guerre, però è chiaro che l’assistamento del mercato è tutt’altro che finito.

Robert Bernocchi

Ricordiamo che Jason Kilar, CEO di Warner, in quel periodo con funzioni molto importanti e anche autore del project Popcorn, ossia l’idea nefasta di far uscire film in contemporanea in sala e sulla piattaforma, diceva che pensava che il limite per una piattaforma non fosse 200 milioni di abbonati ma fosse un miliardo, che sostanzialmente significa praticamente stare in una casa su tre nel mondo, in un mercato mondiale in cui la Cina non ti fa entrare. Quindi quel miliardo e quattro, insomma, non è disponibile per le due piattaforme. Sostanzialmente diceva che quel limite era di stare in una casa su due, che insomma tecnicamente è tutto possibile, però non era molto credibile allora e non è molto credibile adesso, insomma, soprattutto con questa scelta di massimizzare i profitti e giustamente anche aumentare i prezzi.
Perché poi ricordiamolo: molte piattaforme sono partite da prezzi molto bassi, che magari sono stati anche i motivi per cui sono esplose rapidamente. Però ecco, quando io penso che Disney Plus è stata lanciata in America al prezzo di 6 dollari e 99, non so se nella storia delle piattaforme, ma nella storia dell’umanità c’è mai stata un’offerta così ricca a un prezzo così basso. È normale che poi, se uno va a vedere l’evoluzione dei prezzi, Disney Plus è aumentata molto. Adesso semplicemente sta su livelli che definirei normali per quello che offre la tipologia di prodotto, sia quello di film di catalogo, sia dei prodotti che arrivano dopo essere passati in sala, sia tra le serie nuove.
Perché poi abbiamo visto che anche le serie Marvel, le serie Star Wars, anche quando non hanno personaggi famosi, costano l’ira di Dio. Quindi insomma, sono investimenti che da qualche parte vanno ripagati e questo insomma è assolutamente fondamentale per far quadrare i conti dello streaming e per non far sì che sia Netflix sia l’unica realtà con i conti in ordine.

Davide Dellacasa

E sono d’accordo perché sì, chiaramente è un ragionamento che vale anche per gli inseguitori, Disney Plus e tutto l’insieme, perché poi lì c’è sempre da considerare anche Hulu, ESPN, i vari progetti che fanno parte dei bundles. Secondo me dovremmo rifare un po’ il punto sui bundle, perché tra bundle promessi e bundle privati, eccetera, al momento ho le idee confuse. È sicuramente un tema che riguarda tutti gli altri che hanno partecipato a riguardare lo streaming.
Bisogna vedere anche lì adesso se, come abbiamo detto più volte, non si va verso un’epoca di concentrazioni e fusioni e che impatto potrebbero avere sulle piattaforme eventuali verso cui confluiranno. In tutto questo abbiamo detto che il mercato forse va bene per, cioè va sicuramente meglio per produzioni e distribuzioni che per il mercato, tra virgolette, però è anche vero che sono due o tre settimane che si legge di un po’ di preoccupazione soprattutto nell’ecosistema, chiamiamolo produttivo, di Hollywood che orbita intorno a Los Angeles, dove a quanto pare da due anni in questa parte è vero che ci sono stati gli scioperi, ma non è solo un tema di scioperi probabilmente, anzi non è un tema di scioperi, anche perché poi finito lo sciopero si sarebbe dovuto riprendere a pieno ritmo. C’è un calo della… anzi, non un calo. Siamo, si dice, a livelli mai così bassi nella produzione dell’area di Los Angeles e quindi di Hollywood.

Robert Bernocchi

Sì, questo non va necessariamente visto come l’equivalente flessione di produzioni, che sicuramente c’è. È vero che abbiamo avuto gli scioperi, ma in realtà era anche un momento in cui chiaramente la bolla delle produzioni, la bolla delle piattaforme, stava finendo e si doveva e si deve tornare a livelli di produzione più ragionevoli, perché insomma non è che neanche noi addetti ai lavori abbiamo minimamente il tempo di vedere 600 serie prodotte scripted americane in un anno, quindi figuriamoci insomma non lo fa per lavoro.
Sicuramente c’è un problema anche strutturale di Los Angeles, come hanno segnalato molti addetti ai lavori, per cui girare a Los Angeles è costoso, poco conveniente, non hai benefici fiscali che hanno altri stati americani, per cui si va magari spesso e si scelgono queste opzioni. Però ecco, è un ulteriore indicatore del fatto che è cambiato qualcosa quest’ultimo anno, il fatto che appunto a Los Angeles le produzioni siano diminuite così tanto. Ripeto, è anche vero che in un momento in cui tante produzioni devono limitare il loro budget, devono fare attenzione a come spendono, perché magari appunto il sostegno delle piattaforme non è più quello molto generoso di un tempo. È normale che le condizioni di lavoro di Los Angeles non aiutino per chi vuole girare con costi più contenuti.
Quindi ecco, non è facilissimo capire quanto questo segnale sia un problema di Los Angeles in quanto tale o sia un problema proprio del mercato, e questo lo vedremo magari nei conti delle produzioni totali, al di là di dove vengono girate o meno.

Davide Dellacasa

Va bene, a questo punto alla prossima settimana.

Robert Bernocchi

Sì, con la speranza che Venom e Sorrentino salvino il mercato ovviamente.

Davide Dellacasa

Perché la speranza è l’ultima a lasciarci. Va bene, buona settimana.

Robert Bernocchi

Buona settimana a tutti.

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