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Lo strabismo di David

Una riflessione sul premio al cinema italiano e sulla domanda di cinema in sala

I David di Donatello sono il più prestigioso riconoscimento cinematografico italiano, al quale possono partecipare film usciti in sala nel corso dell’anno. Dovendo consuntivare un periodo specifico, è chiaro che, al momento dello svolgimento della cerimonia, nessuno dei film candidati è in sala. Se dunque fra gli obiettivi della manifestazione ci fosse anche quello di accendere un faro verso il meglio della produzione nazionale, l’eventuale conversione in “atti di visione” (di film vincitori di premi o in cinquina) non avrebbe (inevitabilmente) la sala come contesto beneficiario, ma le piattaforme.

Una veloce ricognizione online mi dice che Le otto montagne è attualmente visibile su Sky e su NOW senza extra costo e a noleggio su diverse altre piattaforme. Lo stesso vale per Settembre. La stranezza è su Prime Video, Esterno notte è su Rai Play e su Netflix. Siccità è su Prime Video e su Sky/NOW.

A fronte di uno scenario di questo tipo, quali dovrebbero essere le regole di ingaggio per il (sempre più esiguo) pubblico della cerimonia di premiazione sulla Rai? Per chi popola la bolla di settore e per gli appassionati che hanno visto in sala uno o più titoli, ci sarà il tanto per appassionarsi e tifare per i propri cavalli. Parliamo però di quote omeopatiche di spettatori. Cosa dovrebbe scattare nella testa della maggior parte degli spettatori di prima e seconda serata della tv lineare? La stragrande maggioranza di loro non va al cinema. Bene! Gli si potrebbe far cambiare idea all’insegna del “guarda cosa ti sei perso!”. Nella migliore delle ipotesi potrebbe incuriosirsi verso specifici prodotti, ed andrebbe a verificare se e dove è possibile vederli adesso. Nel caso, come già evidenziato, “convertirebbe” su piattaforma. Potrebbe anche fare un nobilissimo ragionamento “per analogia” pensando al fatto che sarebbe stato ancora più bello vedere quel film/quel tipo di film in sala, ma parliamo di livelli di astrazione piuttosto rari. Potremmo anche sperare in una sopravvivenza dell’hype fino a quando molti dei titoli premiati ai David (o presenti nelle cinquine) verranno riproposti in arene estive e specifiche rassegne, cosa lodevolissima (ed annunciata da Piera Detassis) ma “di là da venire”. Di qui lo strabismo di David ed il rischio di alimentare più la frustrazione dello spettatore che la sua domanda di cinema in sala, oscillando fra “guarda cosa ti sei perso” e “forse potrai recuperare in estate”. Un po’ bocciati un po’ rimandati, gli spettatori si consoleranno sulle piattaforme.

Lo so che è difficile trovare la quadra. Se devi consuntivare una stagione cinematografica in modo completo, i premi arriveranno inevitabilmente “oltre la finestra”. Non diventano certo privi di significato, ma questo vale per chi li riceve e per l’industry in generale e non per lo spettatore, o comunque con deboli retroazioni sul mercato theatrical.

La sensatezza (lato spettatore) potrebbe essere recuperata pensando alla cerimonia dei David come forma di intrattenimento che deve trovare “in sé” la sua sensatezza, ma qui siamo lontani anni luce.

Credo in ogni caso che quello dei David di Donatello sia ancora un brand molto solido, e che potrebbe essere declinato anche in altro modo. Perché non pensare (in aggiunta a quelli annuali) a dei premi “fast” assegnati a stagione in corso, anche in più momenti durante l’anno, in modo che possano riguardare titoli ancora in sala?

Non voglio arrivare a preconizzare soluzioni alla DavidTok, però sono convinto che esistano delle ibridazioni possibili fra prizing and influencing che varrebbe la pena di esplorare.

( Credits Luca Dammicco Courtesy of Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello)

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