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I cinema devono migliorare? La parola agli esercenti

Abbiamo coinvolto i gestori di cinema diversi per tipologia di struttura, sul tema del rinnovamento delle sale. I pareri di Giuliana Fantoni, Gianantonio Furlan, Andrea Malucelli, Paolo Petazzi, Paolo Protti, Tomaso Quilleri, Pierluca Sforza

Rinnovamento sale

Il tema dell’esercizio, della sua esigenza di rinnovamento e di quali potrebbero essere le strade possibili da percorrere, sono stati al centro di due riflessioni pubblicate nei giorni scorsi su cineguru.screenweek.it e che potete leggere qui e qui.  Su questi temi abbiamo coinvolto alcuni esercenti rappresentanti di diverse tipologie di sale. L’importanza di migliorare i propri ambienti e la propria offerta è presente in tutti gli intervistati; c’è il desiderio di andare ben oltre la semplice proiezione di film ma si ha anche la consapevolezza che non è semplice e immediato mettere in atto questo tipo di interventi che richiedono investimenti congrui e non certo al risparmio. Lo Stato, con i suoi supporti e crediti di imposta, ha dato e sta dando una spinta imprescindibile e anche i bandi per il Pnrr stanno aiutando molto gli esercenti a muoversi in questa direzione. Ma cosa accadrà quando queste forme di finanziamento finiranno? Tuttavia, non ci sono solo interventi costosi nell’orizzonte dell’esercizio. Alcuni interventi hanno sottolineato l’importanza di una miglior profilazione del pubblico che va conosciuto più in profondità mentre altri hanno evidenziato l’importanza di un contingentamento degli spot prima dell’orario di inizio dei film per migliorare l’esperienza del grande schermo. Modelli come Family Entertainment Center e Dine In Cinema lasciano un po’ freddi ma c’è l’interessante testimonianza di Paolo Petazzi, che racconta la sua esperienza con i FEC in Cinelandia.

Tomaso Quilleri (Il regno del cinema): «Più opportunità creiamo, più pubblici raggiungiamo»

«Lavorare sul pubblico è fondamentale. A mio avviso ci sono due strade da percorrere. La prima riguarda la struttura e i servizi offerti; la comodità delle poltrone, il comfort, la ristorazione, le possibilità di intrattenimento. Tutto, però, va declinato in base alla tipologia del locale che si gestisce. Non si può applicare lo stesso ragionamento per un cinema di città o una multisala della cintura urbana. L’altra strada è quella relativa al coinvolgimento del pubblico, alla sua profilazione, alla necessità di raggiungerlo con la comunicazione e stimolarlo con una proposta che vada al di là della ordinaria programmazione; penso quindi a rassegne, eventi, incontri con i talent, coinvolgimento di associazioni, differenziazione dei prezzi. Gli esercenti sono in ritardo su questi temi? Non è semplice portare avanti un lavoro di questo tipo. Spesso sono richiesti ingenti investimenti. La riconversione e riqualificazione degli spazi per trasformare i cinema in luoghi di intrattenimento a prescindere dalla visione di un film, presuppongono la creazione di veri e propri salotti, bar e attività collaterali che non sono propriamente il core business storico del lavoro di esercenti. Se è più semplice per un multiplex di periferia inserire nella propria struttura servizi per famiglie, intrattenimento e aree gioco, molto più difficile è qualificare un’offerta adeguata per i locali tradizionali di città, coniugandoli alle esigenze del pubblico. Per fare investimenti, è necessario sfruttare tutte le possibilità offerte dai contributi pubblici. Ovviamente non basta installare solo nuove poltrone. È importante ma non sufficiente; bisogna offrire servizi, e avere una chiara linea gestionale ed editoriale. Sono necessarie forze giovani e dinamiche che ci aiutino a essere veri operatori culturali, come stiamo facendo nel nostro circuito. Ci vuole molto tempo e dedizione per queste attività. Cosa penso dei modelli americani? Ho intenzione di visitare i cinema Cinelandia con i suoi family park di Gallarate (VA) e Arosio (CO). Non credo però che la soluzione dei problemi sia questa ma più opportunità creiamo nei cinema, più pubblici raggiungiamo. Se ci saranno anche in Italia più cinema FEC, cinema dinamici o più sale Imax sarà sicuramente un bene ma da soli non saranno sufficienti».

Andrea Malucelli – Victoria Multiplex (Modena): «Molti esercenti hanno già ristrutturato le loro sale»

«Partendo dall’articolo di Robert Bernocchi, segnalo che tanti esercenti hanno già ristrutturato le loro sale o stanno per farlo. Ci sono molti colleghi attenti alle esigenze del loro pubblico e bisogna distinguere tra zona a zona e da esercente a esercente. Inoltre, grazie anche ai bandi legati al Pnrr molti di noi stanno investendo in nuovi proiettori laser o nel fotovoltaico per l’efficientamento energetico. Dal punto di vista tecnologico e di comfort i cinema stanno migliorando e sono già migliorati. Certo non basta il Dolby Atmos o la poltrona migliore se poi non si cura lo spettatore e non lo si mette in condizione di fargli vivere davvero una serata diversa dal solito. Il nostro compito è quello di fare stare bene il pubblico ma sono sempre più convinto che conti soprattutto il film che diventerà ancora più trainante per motivare gli spettatori ad uscire di casa e ai quali va offerta la miglior esperienza possibile. È certamente importante, una volta che le persone sono nei nostri cinema, fare in modo che ci passino più tempo possibile, spendendo di più e andando oltre la semplice proiezione. A Modena, ad esempio, abbiamo tra le altre possibilità libreria e ristoranti. Dovremmo ampliare l’offerta con spazi dedicati alle famiglie e al loro tempo libero ma bisogna trovare il modello giusto che possa suscitare l’interesse dei clienti. Rispetto ad altri Paesi, in Italia stentano, ad esempio, le gaming arena alcune delle quali stanno già chiudendo. Per quanto riguarda i dining cinema, ci si può pensare come eventuale proposta per determinati film evento e non come offerta permanente».

Paolo Petazzi – Cinelandia: «Il pubblico dei family entertainment park è diverso da quello cinematografico»

«Durante il periodo del Covid abbiamo creato due Family Entertainment Center nei nostri cinema di Gallarate (VA) e Arosio (CO); nel primo caso per creare gli spazi idonei abbiamo tolto tre sale, nel secondo due. La nostra idea era quella di proporre un’offerta complementare a quella cinematografica. Tuttavia, abbiamo riscontrato in questi mesi che, a parte la ristorazione, dove l’interazione con il cinema è molto stretta, e la proposta di realtà virtuale che funziona molto come acquisto di impulso prima di una proiezione, non c’è invece sovrapposizione tra il pubblico che va al parco divertimenti e chi vuole vedere un film. La combinazione cinema+parco riguarda una ridottissima percentuale di spettatori. Pochissimi clienti vengono al parco, giocano, passano il pomeriggio e poi vanno in sala; sono attività che richiedono mezza giornata di tempo e anche oltre e chi ha bambini piccoli non fa questa scelta. Notiamo che nelle strutture di Gallarate e Arosio la gente viene il sabato pomeriggio o sera e la domenica pomeriggio semplicemente per giocare o fare feste di compleanno e non prende in considerazione il grande schermo. In questo momento abbiamo 1.500-1.800 clienti dei parchi a settimana, totalmente svincolati dalla fruizione cinematografica. I prezzi? L’ingresso al parco costa 8 euro, in linea con i biglietti del cinema. Abbiamo voluto dare la stessa dignità a entrambe le proposte di intrattenimento. Con 8 euro si ha accesso a tutte le attrazioni a parte la realtà virtuale, e con 15 euro si può mangiare e giocare. Sicuramente, il family park è una proposta che arricchisce il nostro business complessivo. Inizialmente, però, abbiamo fatto fatica perché il Covid non favoriva lo stare insieme per giocare. A livello cinematografico, devo ammettere che ci sono state ripercussioni. A Gallarate, dove il parco si sta rivelando un successo, abbiamo avuto una riduzione di spettatori rispetto agli altri cinema e non solo perché abbiamo tolto tre sale; la gente lo considera meno come multisala ma più come parco di divertimento. Le persone cui dà fastidio la confusione, ad esempio, non vengono più e sono ormai un pubblico perso. Ad Arosio, invece, il family park è meno invasivo perché con il cinema sono due ambiti separati mentre a Gallarate sono una realtà unica. È un investimento che mi sentirei di consigliare ai colleghi, correggendo alcuni difetti; soprattutto sono necessarie strutture molto ampie ed è consigliato tenere ben separati parco e cinema per non perdere spettatori. Nuovi progetti li stiamo studiando per il cinema di Bordo San Dalmazzo (CN) e puntiamo a un ampliamento del parco di Gallarate sfruttando le aree all’esterno del cinema. Non abbiamo, invece, sale Dine In perché l’esperienza cinematografica deve essere preservata; si mangia prima o dopo la visione. Penso che sia un format che in Italia non attecchirà mentre lo vedo più adatto al mercato angloamericano».

Pierluca Sforza – Cinema di Roma: «La pubblicità in sala non deve essere invasiva»  

«Il parco sale italiano si è rinnovato in questi anni. Molti cinema sono già all’avanguardia, mentre altri sono ancora indietro. Ci sono anche esercenti che hanno problemi economici e che magari si confrontano con proprietà che non agevolano questo tipo di interventi. Non è sempre colpa degli esercenti se non si migliorano le strutture. Temo purtroppo che si andrà verso la chiusura di quei cinema che non riusciranno a rispondere alle richieste degli spettatori. Per migliorare l’esperienza che possiamo offrire, però, non penso che la strada da percorrere sia quella dei Dine In Cinema che non sono semplici da gestire; non so se in Italia questo format attecchirebbe. Non ritengo che siano una risposta adeguata, così come inserire aree di divertimento e per il tempo libero all’interno delle strutture. Diverso è il caso di multiplex nei centri commerciali che con le loro offerte di shop e ristoranti sono comunque luoghi attrattivi anche per le multisale. L’esperienza cinematografica si può migliorare ad esempio gestendo gli spot in modo che il film inizi all’ora indicata sul prezzo del biglietto; ciò che è pubblicità e intrattenimento va presentato prima della proiezione e non deve essere invasivo. Nei nostri cinema, ad esempio, non programmiamo mai più di sei minuti di trailer e dieci di spot, collocati prima dell’inizio del film. L’esperienza cinematografica si migliora anche con la formazione del personale che deve essere sempre informato, competente e cortese con il pubblico. Poltrone reclinabili? Chi le installa ottiene risultati ottimi come affluenza. Noi abbiamo di recente cambiato tutte le poltrone ma non sono quelle recliner che non abbiamo potuto installare anche per problemi di spazio; già le nostre sale hanno capienza ridotta, con le poltrone allungabili avremmo dovuto dimezzarla e modificare la logistica della sala. Capisco però che possano essere un’alternativa, in particolare per attirare i più giovani. Bisogna fare in modo di rimanere sempre competitivi soprattutto dove c’è molta concorrenza sul territorio, come nel caso di Roma».

Paolo Protti – Cinecity e Ariston (Mantova): «Il film rimane il core business»

«Robert Bernocchi nel suo articolo solleva diverse tematiche, forse troppe, tutte insieme. La prima osservazione in merito alla ripartenza più difficoltosa in Italia rispetto ad altri mercati è che i cinema da noi sono stati chiusi più a lungo e, una volta riaperti, hanno dovuto sottostare a restrizioni che hanno impattato sulle abitudini del pubblico e questo ha avuto ripercussioni sull’affluenza e sulle performance dei film. Giusto porre il tema della profilazione del pubblico; gli esercenti lo stanno facendo ma dovremmo migliorare in questa attività strategica. Per quanto riguarda la pubblicità in sala, bisognerebbe calmierare il minutaggio e soprattutto rispettare l’orario di inizio del film, sforando solo di pochi minuti. Venendo al tema dei Family Entertainment Center, una loro diffusione allargata – non credo possibile in modo capillare – può essere adottata anche in Italia. Tutto dipende dalle dimensioni degli spazi e bacini di utenza e presenza di offerte analoghe in zona. La scelta di Cinelandia in questo senso sta dando importanti riscontri, come anche nel gaming ma è un format che può funzionare solo in determinate tipologie di multisale e non in tutti i cinema. Non credo, invece, alla impostazione Dine In generalizzata. Rimango però convinto che per le strutture cinematografiche, anche con diminuzione del numero schermi, sia la visione di un film su grande schermo il core business da “scaldare”».

Giuliana Fantoni – Cinema Edera (Treviso): «Profilare meglio il pubblico»

«Sono d’accordo con Robert Bernocchi; sembra che una parte dell’esercizio non abbia la tendenza a occuparsi direttamente di problematiche che può seguire. Il nostro settore talvolta fa ricadere all’esterno la responsabilità di alcuni problemi e anche la loro soluzione. Spesso diamo la colpa alle windows o alla concorrenza delle piattaforme e siamo in attesa dei sostegni pubblici. Dobbiamo imparare a ragionare da imprenditori; i supporti economici che ci arrivano dallo Stato, rappresentano un vantaggio da sfruttare per investire e migliorare e non sono solo un contributo da tenere in cassa. Gli aiuti che sono arrivati dalle istituzioni in questi anni pandemici sono stati fondamentali per resistere e rimanere aperti ma non ci saranno per sempre e, quando verranno meno, si vedrà chi di noi avrà la forza per andare avanti. Noto però che le sale che in questi anni hanno rafforzato la propria identità, hanno preso un vantaggio sugli altri, soprattutto chi è riuscito a comunicarla bene ai suoi spettatori. Al cinema Edera abbiamo portato avanti un forte lavoro sulla nostra linea editoriale, e questo ha ripagato. Quando abbiamo chiuso per il lockdown abbiamo rassicurato gli spettatori che saremmo tornati; avevamo capito che avevano paura di perderci e questo ci ha dato la forza per ripartire. Abbiamo subito proposto eventi, invitato ospiti, organizzato rassegne; siamo rimasti aperti anche in estate. Dove possiamo migliorare è sicuramente nella profilazione del pubblico. Sto notando un cambiamento nelle ultime settimane; nelle fasce serali vedo molti giovani. Abbiamo perso la connotazione di cinema d’essai che si rivolge solo a un pubblico maturo. Dobbiamo lavorare molto sulla curiosità dei ragazzi che vogliono costruire la loro identità di spettatori. A mio avviso, è passato il momento in cui limitarci a ricordare al pubblico che il cinema è il luogo della condivisione, della visione collettiva, del grande schermo; è un titpo di messaggio un po’ superato. Devono essere gli spettatori a sceglierci perché hanno deciso di usufruire di questa precisa forma di intrattenimento; il cambio di passo che ho registrato da Natale è che la gente si è convinta a tornare al cinema grazie al passaparola di amici e parenti che a loro volta erano già tornati e che sono rimasti soddisfatti per il nostro lavoro. Ci vorrà del tempo ma ci siamo riconquistando gli spettatori uno ad uno».

Gianantonio Furlan – IMG Cinemas (Mestre): «Per le sale radicate sul territorio non è dirimente il tema del rinnovamento delle strutture»

«Il problema del rinnovamento generale dei cinema esiste ed è rilevante in una situazione di concorrenza tra esercenti; chi non si è rinnovato rischia di compromettere la sua attività. Penso magari a quei locali che non riescono a essere competitivi rispetto a multiplex completamente rinnovati. Ritengo, tuttavia, che per le sale che sono radicate sul territorio, soprattutto nelle città, e che hanno un dialogo stretto con gli spettatori, non sia dirimente il tema del rinnovamento. Non credo, inoltre, che un cinema che non si è rinnovato, debba per forza perdere spettatori. È difficile, comunque, capire che cosa si possa fare di più rispetto a quello che già si sta facendo. Dine in e Family Entertainment Center? Io sono un purista dell’esperienza cinematografica che deve essere grandiosa, tecnologica, all’avanguardia; tutto quello che distrae lo spettatore va a detrimento della fruizione dei film che non possono essere solo un sottofondo.  Non so, quindi, quanto questi format possano funzionare in Italia o riscattare la sorte dei cinema. Utilizzare le sale per i contenuti alternativi, ampliando l’offerta, è già una consuetudine; peccato che proiezioni di concerti, eventi di arte o teatrali stiano facendo fatica ultimamente. Altri modelli cui ispirarsi? Ad averne la possibilità bisognerebbe puntare di più su sale come l’Energia del circuito Arcadia. Nella mia multisala ho la caffetteria, la concession, servizi complementari quali la libreria; non so sinceramente cosa poter aggiungere per completare l’esperienza cinematografica. Noto che la tendenza di molti colleghi è quella di cambiare gli standard delle poltrone. Si punta più su questo aspetto e non sulla tecnologia e non so se sia la strada migliore. Forse si ritiene più importante la comodità rispetto alla qualità di suono o visione».

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