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Facciamo il punto sul Metaverso e sul perché ho deciso di aprirci un Cinema

Abbiamo deciso di aprire un cinema nel Metaverso e l’occasione mi sembra giusta per fare il punto su questo futuro possibile, sempre con l’aiuto del cinema che ha già detto tutto quello che c’è da dire.

Sono così tanti mesi che voglio dedicare qualche nuova riflessione al Metaverso che nel frattempo l’argomento è passato in secondo piano sorpassato dal ben più urgente e concreto tema dell’intelligenza artificiale, o dell’intelligenza generativa o “sintetica”, come dice qualcuno evocando in noi cinefili già l’idea implicita del tradimento. Però ho passato il 2022 a parlarne in numerose occasioni, a fare presentazioni e soprattutto a promettere ad alcune persone che sarei tornato sull’argomento da non potermi più sottrarre al compito e così eccomi qui a fare il punto, anche perché avendo appena aperto un Cinema nel Metaverso non posso più rinviare.

A chi mi chiedeva una spiegazione su cosa fosse il Metaverso ho sempre risposto che esistono molte risposte possibili, intanto perché perché non tutti lo intendiamo allo stesso modo, ma anche a seconda del tempo che uno decide di voler dedicare ad approfondire l’argomento e soprattutto dal taglio che vuole dare a quel tempo: più o meno divertente.

Per la risposta più sintetica e di intrattenimento mi sono sempre limitato a consigliare di guardare Ready Player One. Il film di Steven Spielberg del 2018, tratto dall’omonimo libro, continua ad essere la migliore rappresentazione di un possibile futuro in cui il Metaverso (meglio un Metaverso, ma su questo tornerò più avanti) ha preso il sopravvento sulla nostra vita reale, con un importante accenno anche alle conseguenze, o alle cause, sull’involuzione della nostra vita nel mondo reale.

Il bello del film è che se proprio volete la versione sintetica e dedicare non più di una manciata di minuti compresa la lettura di questo articolo a farvi una idea o non amate quel genere di cinema potete anche solo guardare i primi 10 minuti che sono comodamente e legalmente disponibili sul canale YouTube della Warner Bros. e quindi posso proporvi qui sotto.

Questa sequenza iniziale innanzitutto accenna a cosa ci è successo come collettività, prefigurando un futuro prossimo non certo entusiasmante dal punto di vista sociale ed economico per la maggior parte della popolazione. Soprattutto però l’inizio del film racconta rapidamente e secondo me in modo molto efficace cosa vuol dire “entrare nel Metaverso” non solo con un “visore” (che già avevamo visto in Rivelazioni), ma anche con tutta quella serie di accessori che vanno dai guanti aptici, allo scanner facciale (per riprodurre le nostre espressioni), passando per il tapirulan omnidirezionale (per permetterci di muoversi senza andare da nessuna parte) e fino a mostrare alcuni dispositivi da indossare che “restituiscono” al nostro corpo le sensazioni, anche dolorose, di quello che accade nella simulazione.

Questo primo passaggio è importante perché ci mostra quanto entrare nel Metaverso voglia dire immergersi in una realtà alternativa non soltanto con gli occhi e con l’audio, ma anche con tutta una serie di dispositivi che hanno l’obiettivo di farci vivere l’esperienza virtuale con tutti i nostri sensi, replicando contestualmente in quel mondo quanto più possibile chi siamo. Il punto ultimo di arrivo di questa “connessione” sarebbe infilarsi uno spillone nel cervello come in Matrix per saltare tutte le complicazioni e andare direttamente a connettere il cervello con la simulazione, ma non complichiamoci troppo la vita.

Una volta entrati nel Metaverso dovrebbe essere chiaro a tutti che è un po’ come navigare su Internet, chiaramente con una interfaccia che non è più un mouse, una tastiera e la finestra di un browser sullo schermo, ma si tratta di muoversi tra infiniti modi, compreso frequentare scuole e università, e impersonare infiniti personaggi diversi, anche se, e qui scatta un argomento molto importante, nel Metaverso di RPO, che si chiama Oasis, pur muovendoci tra mondi e look diversi, restiamo sempre noi e la nostra identità virtuale è univoca, tale quale quella nel mondo reale e quindi quel che possediamo, debiti compresi, lo possiamo portare ovunque e usare ovunque.

Ora se volete andare avanti diventa importante vedersi tutto il film o, meglio ancora, avere la pazienza di leggersi il libro da cui è tratto, perché come sempre nei libri la parte meno spettacolare è più approfondita e si perde un po’ di tempo in più a riflettere su alcuni degli argomenti che hanno tenuto banco nel dibattito sul Metaverso o sui metaversi in quest’ultimo anno e ancora lo terranno per molto tempo.

In RPO esiste un solo Metaverso, lasciato ad una specie di fondazione senza scopo di lucro (ma potrei dire a scopo ludico), che corre il rischio di cadere in mano a una azienda privata che intende ovviamente trarne il maggior profitto possibile. Per continuare con l’analogia di internet è un po’ come se su internet ci fosse solo Wikipedia e Mark stesse tentando di diventarne proprietario.

Per capire quali sono gli scenari possibili rispetto al futuro del Metaverso conviene forse ricordare un po’ come è stata l’evoluzione di internet. Semplificando forse un po’ troppo possiamo affermare che internet è un mezzo miracolo perché “non è di nessuno e tutti hanno interesse che esista e che funzioni”. Però anche se l’infrastruttura non è di nessuno nella seconda fase di internet, il cosiddetto web2 o l’era dei social media che coincide più o meno con l’inizio della seconda decade del millennio, sono nate o hanno raggiunto la maturità colossi come Facebook-Meta o Google-Alphabet, che dal punto di vista economico e di utenti “posseduti” hanno marginalizzato quasi tutte le altre realtà. Ora di fronte all’ipotetico avvento del Metaverso e alla contemporanea evoluzione del Web3 (che è qualcosa di contemporaneo ma non necessariamente collegato alla direzione che prenderà il Metaverso) è chiaro che c’è chi sogna e prevede che sarà un po’ come nella prima era di internet (un po’ come se Oasis restasse nelle mani di tutti e fosse la nuova versione di internet) e chi invece teme, o auspica a seconda della parte in cui sta, che ci sarà un solo o pochi Metaversi di proprietà di pochi colossi privati, esistenti od emergenti.

Per approfondire questi aspetti è però necessario lasciarsi alle spalle il cinema e i libri di intrattenimento e passare almeno ad uno dei tanti libri usciti sul tema del Metaverso negli scorsi mesi, secondo me l’unico che vale la pena di leggere, anche perché ne è uscita anche la traduzione italiana. Dico l’unico che vale la pena di leggere perché viene da un autore che del tema si occupava sul suo sito da molto prima che diventasse di moda e che ha la visione di cosa il Metaverso potrebbe essere in cui mi identifico di più ovvero:

Una rete di massima scalabilità e interoperabile di mondi virtuali 3D renderizzati in tempo reale, che possono essere vissuti in modo sincrono e persistente da un numero effettivamente illimitato di utenti con un senso individuale di presenza al loro interno, e che garantiscono la continuità dei dati relativi a identità, storia, diritti, oggetti, comunicazioni e pagamenti.

Ball, Matthew. Metaverso (p.55). Garzanti.

Capisco che potrebbe suonare come una supercazzola ma se siete arrivati a questo punto e avete visto Ready Player One dovrebbe essere tutto più facile e per andare avanti bisogna fare lo sforzo di leggere se non tutto il libro almeno la Parte I del libro che la esplora parola per parola, prima di passare ad una parte molto più tecnica, che spiega però tutti gli ostacoli tecnologici che rendono ancora distante la realizzazione di questa visione.

Leggendo il libro vi sarà chiaro che se mai ci arriveremo, perché nel frattempo potrebbe essere che qualcuno inventi una cosa più comoda rispetto al visore come ad esempio il ponte ologrammi di Star Trek oppure che una intelligenza artificiale ci schiavizzi tutti come in Matrix, questa visione del Metaverso non è nel nostro futuro immediato, ma nel frattempo vale sicuramente la pena di fare delle esperienze con gli ambienti immersivi (l’unico aspetto del Metaverso che si può concretamente provare) ed è per questo che da persone con scarsa fantasia quali siamo abbiamo deciso di aprire un cinema (qui tutti i dettagli) su una delle piattaforme che riteniamo più interessanti per fare degli esperimenti in questo ambito. Nelle prossime settimane stiamo programmando un po’ di appuntamenti in questo spazio, magari avremmo occasione di incontrarci lì e di parlarne “tra avatar”.

Sul tema del Metaverso più generale non voglio fare delle previsioni. Più che altro avendo dei figli ho delle speranze. Da una parte auspico sicuramente che la prossima versione di internet, indipendentemente dall’interfaccia, sia basata su tecnologie che ci permettano di essere più proprietari della nostra identità di quanto non siamo oggi e di muoverci portando con noi quell’identità (la continuità dei dati relativi a identità, storia, diritti, oggetti, comunicazioni e pagamenti di cui parla Ball) ma anche avendo la libertà di apparire come vogliamo in luoghi diversi. Ma soprattutto auspico un futuro in cui no avremmo bisogno di rifugiarci in un mondo immersivo per sfuggire a una realtà sempre più orrenda. Un futuro con più equilibrio in cui sapremo usare la tecnologia per il meglio che ci può dare e non esserne prigionieri. Per quanto i dispositivi che teniamo in mano aprano visioni sempre più ampie attraverso schermi sempre più piccoli mi auguro che non dovremmo indossare un paraocchi in altissima definizione per guardare un tramonto sull’orizzonte, anche se comprerò quello Apple appena uscirà.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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