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Il cinema in sala come lo conosciamo è finito?

E’ questa la grossa preoccupazione del giornalista e analista David Poland, che mette assieme una serie di dati inquietanti…

“E’ tutto finito – La situazione del cinema”. L’analisi che ha fatto David Poland nella sua newsletter (a pagamento) e divisa in due parti (una terza dovrebbe arrivare nei prossimi giorni) è decisamente drastica e forte, fin dal titolo. Ma vediamo quali sono le prospettive di Poland per l’industria theatrical e perché, purtroppo, non sono assolutamente campate in aria.

Mi ricordo che, qualche anno fa (mi pare intorno al 2018), un addetto ai lavori mi chiese: “so che ormai gli incassi si stanno accentrando su un numero sempre più ridotto di film, hai dei dati da girarmi in merito?”. Io gli ho risposto che li avevo e dimostravano esattamente… il contrario. In effetti, se andiamo a vedere i dati degli ultimi vent’anni (potete farlo qui), c’era una tendenza che vedeva ridursi il potere economico dei film evento, non ad aumentarlo. Il 2019 era stato un anno molto particolare, considerando che la Disney aveva tirato fuori una lineup composta praticamente solo da film evento, battendo diversi record sia in Italia (170 milioni di euro incassati) che nel mondo (11 miliardi di incassi solo per i suoi titoli).

Ora, però, in quella che rischia di diventare una profezia autoavverante, notiamo che se nei cinema escono la metà dei film (magari con finestre molto ridotte) e che tutti fanno a gara a dire che dobbiamo realizzare solo film evento, cosa succede? Esattamente questo, il botteghino si polarizza su pochi titoli. E infatti Poland, parlando del Mercato nordamericano, fa giustamente notare che:

Siamo passati da circa 900 nuove uscite theatrical all’anno prima della pandemia a circa 450. E da circa 140 wide release (uscite in almeno 600 schermi, Ndr) a circa 80. I film della top 20 prima rappresentavano circa il 55% del mercato theatrical nordamericano. Fino ad ora, quest’anno, rappresentano oltre il 75% e questa quota aumenterà con l’arrivo di Black Panther: Wakanda Forever e Avatar: La via dell’acqua. […] I film della Top 40 hanno generato 4,8 miliardi quest’anno. I successivi 160 titoli hanno generato un incasso complessivo di 624 milioni.

A questo proposito, non risultano molto incoraggianti le parole di Bob Chapek, amministratore delegato Disney, quando, a un incontro pubblico negli scorsi giorni, gli è stato chiesto se ci si può aspettare un ritorno ai livelli consueti per i film theatrical.

“E’ difficile fornire una risposta, ma da quello che vediamo, i grandi film evento sono sicuramente tornati. […] Per gli altri generi, è più dura. E la risposta alla domanda ‘torneranno a un livello significativo?’, la vedremo in futuro, ed è per questo che una delle nostre strategie di distribuzione è sempre la flessibilità. Se tornano, saremo molto felici di riportare questi titoli al cinema, perché abbiamo una lunga storia di successo nel generare più flussi di entrate. In caso contrario, la buona notizia è che ora abbiamo una grande realtà streaming, dove possiamo reindirizzare quei contenuti”.

Peccato che siamo di fronte a un Comma 22: i cinema per tornare ai livelli di un tempo, debbono avere i prodotti che si avevano un tempo (sia a livello di quantità di titoli, che di investimenti fatti nel promuoverli). Ma se per avere quel numero di prodotti da parte di Disney (e, francamente, anche da parte di altre major, ancora troppo caute), bisogna aspettare che prima si torni ai livelli di incassi del 2019, allora è un facile pronostico sostenere che non ci torneremo. A questo proposito, Poland dice:

Il botteghino annuale nordamericano derivante dai nuovi film in uscita ogni anno ha superato gli 11 miliardi. Quest’anno, dovremmo arrivare a circa 6,5 miliardi, una cifra che comprende i due probabili grandi successi in arrivo (Black Panther: Wakanda Forever e Avatar: La via dell’acqua).

Per il 2023, Poland elenca 31 titoli che per lui sono i potenziali maggiori incassi dell’anno. Tra questi, ci sono i nuovi capitoli di Guardiani della galassia, Transformers, Indiana Jones, Mission: Impossible, Dune e Aquaman. Lui sostiene che, se consideriamo una media per tutti questi 31 titoli di 500 milioni di incasso nel mondo, arriveremmo alla cifra di 15,5 miliardi di dollari di incassi.

Qui spero che abbia ragione, ma dice anche lui di essere stato un po’ generoso. In effetti, arrivati a questo punto dell’anno, ci sono solo sette titoli che hanno superato i 500 milioni di dollari nel mondo nel 2022 (e il settimo, Water Gate Bridge, è un titolo cinese, che i suoi incassi li ha fatti esclusivamente in patria). Per capirci, l’undicesimo incasso, Elvis, non arriva a 300 milioni, il diciannovesimo, The Lost City, non raggiunge i 200M. Siamo insomma lontanissimi da una media di 500 milioni per i primi 30 titoli, ma va detto che l’anno prossimo il panorama di uscite è sicuramente più ampio e ricco.

In ogni caso, nei suoi conti, Poland questi 15,5 miliardi da 31 titoli li considera circa il 75% degli incassi che otterranno i film americani l’anno prossimo, che quindi corrisponderebbero a 21 milioni totali per il cinema di Hollywood. Infine, aggiunge due miliardi di dollari da parte delle altre cinematografie (qui direi che si è mantenuto molto cauto, anzi forse anche troppo, solo la Cina dovrebbe ottenere queste cifre da sola) e arriva a un totale definitivo di 23 miliardi, contro i 42 miliardi del 2019. Tutto sommato (eccesso di fiducia nei 31 film americani più importanti e sottovalutazione dei titoli del resto del mondo), i conti potrebbero essere molto realistici, purtroppo.

Da calcoli fatti, Poland segnala anche come un singolo schermo nel 2019 portava a una media di 250.000 dollari di incassi, mentre adesso siamo sotto i 150.000 (147.727 dollari, per la precisione). Una riduzione del 41%, che lo porta a chiedersi “quanti altri business possono permettersi un calo del 41%?”. Il discorso in Italia, come sappiamo, è anche peggiore. Poland prosegue così:

Sembra che l’industria stia andando verso un equilibrio, per cui il botteghino americano porterà circa 7-8 miliardi di dollari all’anno (dal 2015 al 2019 è sempre stato sopra gli 11 miliardi, Ndr). Questo non è un futuro accettabile per l’esercizio come lo conosciamo oggi, considerando che non avrà altri ricavi da questa nuova versione delle window dei distributori. L’esercizio non può farcela aspettando il prossimo blockbuster, quando meno di 10 film all’anno incassano almeno 200 milioni di dollari in America e la proposta di film che prima rappresentavano un terzo (o anche di più) degli incassi annuali sta diminuendo costantemente.

A questo punto, con una riduzione degli incassi di circa un terzo rispetto al 2019, è naturale aspettarsi anche una diminuzione degli schermi attivi, da 42.000 a 28.000, così come dei cinema (che potrebbero calare di 3.800 unità).

E qui veniamo a una delle parti più interessanti delle analisi di Poland. L’idea che molti addetti ai lavori sostengono è che anche in questo nuovo equilibrio, con un numero minore di sale, i blockbuster continueranno a ottenere le loro cifre fantastiche e a tenere in piedi il Mercato. Purtroppo, mi è capitato spesso di sentire persone in buona fede avanzare questa tesi, per esempio relativamente alle uscite forti del prossimo anno. E no, dice Poland, che ricorda come Avengers: Endgame era uscito negli Stati Uniti in 4.662 cinema, per un totale (sostengono alcuni analisti) di oltre 30.000 schermi.

Facciamo una simulazione. Esce un nuovo Avengers, ma visto che gli schermi sono diventati 28.000, che succede? Ipotesi a) Avengers se li prende sostanzialmente tutti, non lasciando spazio a nessun altro. Significherebbe che, in uno scenario del genere, nessuno uscirebbe con un film minimamente importante nel mese precedente all’arrivo di Avengers, sapendo che poi dovrà smontare, anche se si rivela essere un successo. Ipotesi b) Avengers esce (con la stessa proporzione precedente) in circa 20.000 schermi. Significa comunque che lo spazio per gli altri non sarà enorme (e anche qui, non incentiverà l’uscita nelle settimane precedenti) e che comunque incasserà di meno del suo potenziale (almeno, nel primo fine settimana).

A cascata, lo stesso Avengers avrà problemi di tenitura (o, invece, nessuno vorrà uscire nelle settimane seguenti). O, d’altro canto, le major realizzeranno meno film, che è poi quello che sostanzialmente sta avvenendo, solo che adesso in realtà non è un problema produttivo (si realizzano tantissime opere) quanto distributivo (troppi titoli finiscono direttamente in piattaforma). Tutto questo genererà un circolo vizioso: meno schermi incentiveranno a produrre meno titoli per il cinema, che renderanno la vita difficile ai cinema sopravvissuti, e qualcun altro non reggerà. Certo, alla fine si arriverà veramente a un equilibrio. Ma dopo aver perso cifre notevoli ed essersi attestati magari a un -30/40% rispetto agli anni prepandemia. Insomma, con la diminuzione degli schermi, ci sarà una situazione in cui tutti perderanno, altro che “i blockbuster continueranno a incassare come prima”.

Mi fa anche piacere come Poland noti che, nonostante le condizioni proibitive, tanti esercenti abbiano fatto grossi investimenti per migliorare le loro sale. Lo stesso sta avvenendo in Italia, anche se magari da noi il problema è il ritardo con cui abbiamo considerato di puntare sui cinema tecnologicamente avanzati.

Poland si concentra poi sulla Disney e sul fatto che nel 2023 potrebbe ottenere 6 miliardi di dollari di incassi. Forse l’unica cosa che non mi convince, è l’insistenza sul dato di Disney nel 2019 (11 miliardi di dollari di incassi nel mondo, come scritto sopra) e utilizzarlo come riferimento ‘standard’. Ma quella è stata un’annata eccezionale e quasi sicuramente irripetibile anche in condizioni normali, vista la line-up straordinaria che poteva vantare, non sarebbe corretto pretendere da Disney sempre quei risultati (e, una volta che non ci riesce, dare per scontato che sia colpa solo di certe scelte a favore dello streaming).

Un altro aspetto interessante dell’analisi di Poland, è che ci stiamo tutti abituando a esaltare dei dati di incasso che sinceramente non sono certo impressionanti (né rispetto al 2019, ma forse neanche nei confronti di questi due anni di pandemia). Poland cita alcune reazioni molto positive agli incassi di Black Adam e Ticket to Paradise, a me viene in mente come ogni tanto ci esaltiamo per un incasso di un film internazionale in Italia… e poi a un’attenta analisi scopriamo che ha ottenuto nel nostro Paese una quota di mercato bassa rispetto ai dati mondiali (anche meno dell’1% degli incassi in tutto il mondo). Un’analisi del genere l’avevamo già fatta qui e converrà ripeterla nei prossimi mesi.

Infine, la constatazione di Poland sulla situazione è amara, ma concreta:

Forse, devo solo accettare che questo settore abbia deciso di bruciare i propri soldi e oltre 40 anni di costruzione di un modello di ricavi di grande successo basato sulle window. Il nuovo modello, agli occhi di molti leader del settore, è quello di spendere una fortuna in contenuti, lasciare che tutto ciò che fluttua in cima alle classifiche di popolarità trovi la sua strada verso l’alto, e quindi sperare che le persone non si stanchino di pagare ogni mese per la tua (sempre più costosa) piattaforma.

Infine, Poland, arriva a una conclusione forte, ma non folle, considerando quello che ha detto finora:

Per queste ragioni, presto potremmo vedere la fine del business theatrical come lo conosciamo, anche solo come lo conosciamo oggi.

Sarà così? Dipende dalle scelte che si faranno in futuro, perché c’è ancora tempo per invertire la rotta. Ma questo futuro diventa sempre più breve e conviene sbrigarsi. Iniziando a prendere atto delle vere problematiche e dell’impossibilità di tornare al prepandemia senza avere i film giusti per farlo. Perché non bastano solo i blockbuster, ma servono tanti film, grandi e piccoli…

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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