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Tomaso Quilleri, far capire al pubblico che siamo attrattivi, dinamici e vivi

L’esercente lombardo parla delle iniziative messe in atto per coinvolgere gli spettatori. I risultati incoraggianti della multisala Oz e i film più attesi delle prossime settimane

«Il pubblico non deve sapere delle difficoltà che stiamo attraversando; ci dobbiamo presentare ai nostri spettatori sempre al meglio delle nostre potenzialità, valorizzando i cinema e i film che presentiamo». Tomaso Quilleri guida il circuito Il regno del cinema, attivo tra Milano (Eliseo e Colosseo), Brescia (Multisala Oz e Wiz, cinema Sociale e Moretto) e Crema (Multisala Portanova). Malgrado una situazione molto complicata per l’andamento del box office in Italia, Quilleri intravede alcuni segnali in controtendenza e può contare su un cinema, la multisala Oz, che sta ottenendo risultati migliori rispetto al mercato: «A maggio – sottolinea il manager – il cinema Oz ha registrato un segno positivo negli incassi rispetto al 2018 e un -30% sul 2019, mentre il mercato perde il 46%. A giugno i dati sono molto positivi».

Quali sono le ragioni di questi dati incoraggianti rispetto al mercato?

«In questa situazione post pandemica, il box office evidenzia che i film che stanno funzionando sono in particolare quelli rivolti alla fascia di pubblico giovane; penso ai film Marvel e DC Comics. In questo contesto, una multisala come Oz è un luogo ideale per quel pubblico. Su questa tipologia di film, il cinema ha sempre risposto bene perché è dotato di un livello tecnologico all’avanguardia molto apprezzato dai giovani; inoltre, il cinema può beneficiare di servizi collaterali e complementari come la ristorazione, i bar, negozi che aiutano la frequentazione di quel tipo di pubblico. Va detto che anche la multisala di Brescia soffre su una fascia di pubblico più adulta che è la più restia a tornare in sala anche se abbiamo avuto una bella risposta da Top Gun: Maverik».

Per Tomaso Quilleri Top Gun: Maverick è il primo blockbuster ad aver coinvolto anche un pubblico adulto

Come si è concretizzato questo risultato?

«Si può affermare che questo sia il primo film che ha attivato decisamente un pubblico over 30. Abbiamo avuto altri esempi negli scorsi mesi, ma sporadici; penso ad esempio ad Assassinio sul Nilo o Freaks Out. Il pubblico che ha frequentato maggiormente il cinema in questi mesi è compreso tra i 13 e i 25 anni. È questo il pubblico che sta rispondendo meglio al richiamo del grande schermo perché l’offerta è stata molto focalizzata su di loro».

Anche Jurassic World – Il dominio è partito molto bene in termini di incassi.

«L’aspetto interessante è la composizione del pubblico di questo film. Per la prima volta da tempo ho visto tornare al cinema le famiglie. Mi sembra un buon trampolino di lancio per gli animation Lightyear – La vera storia di Buzz in uscita il 15 giugno e per il secondo film sui Minions ad agosto che dovrebbe essere il vero riattivatore di un pubblico che è decisivo per il mercato theatrical».

Il pubblico delle famiglie è quello che è un po’ mancato in questi mesi.

«Credo che più di qualsiasi altro aspetto, su questo target abbia inciso il timore della pandemia. I bambini hanno bisogno degli adulti che li portino al cinema ma i loro genitori in questi mesi hanno preferito indirizzare i figli verso la fruizione di piattaforme o altre modalità di sfruttamento di un film. Invece gli adolescenti che possono decidere autonomamente, al cinema sono tornati. È fondamentale che passi la paura del pubblico verso il ritorno al cinema».

In Italia il target family è quello che si sta muovendo più lentamente rispetto agli altri mercati europei.

«Indubbiamente. Anche questa è una anomalia del mercato italiano. Scontiamo l’approccio alla pandemia che abbiamo avuto in Italia. I nostri locali sono stati chiusi molto e più degli altri. Siamo stati condizionati da  misure drastiche anche più severe rispetto ad altri Paesi; ad esempio l’utilizzo della mascherina da noi è in vigore fino a metà giugno mentre in altri mercati è quasi un lontano ricordo. Al netto di Encanto che ha comunque ottenuto un incasso più che egregio in un momento complesso essendo uscito il 24 novembre  all’inizio dei problemi legati alla variante Omicron, e di Sonic 2 che ha raggiunto un ottimo risultato anche rispetto al primo film, non ci sono stati molti film per famiglie. Purtroppo Sing 2 è andato meno bene del previsto ma è uscito il 23 dicembre quando, di fatto, il cinema si è fermato di nuovo ed è stato sottoposto a pesanti restrizioni. Fare analisi di mercato che comprendano anche gennaio e febbraio, per me è fuorviante perché il nostro settore, di fatto, era fermo. Le analisi dovrebbero ripartire da marzo con l’uscita di The Batman che ha rimesso in moto il mercato, senza trascurare Uncharted che ha incassato molto bene. Ma stiamo parlando sempre di una stessa tipologia di film rivolti ai ragazzi mentre Top Gun: Maverik è un film da multiplex ma per un target più ampio che comprende anche gli adulti».

Jurassic World – Il dominio sta portando al cinema il target family

Cosa manca, ora, per una vera ripartenza?

«Si deve rilanciare il cinema di qualità, il family e il cinema italiano. La qualità dei cinema è straordinariamente importante ma noi siamo decisamente dipendenti dal prodotto. Non ho visto film italiani di alto livello nelle nostre sale, al netto di È stata la mano di Dio. Il problema è che continuiamo a non vedere film nazionali forti in uscita. Penso che si debbano cambiare i meccanismi di finanziamento dei film italiano. Assistiamo a un proliferare di film che non hanno redditività dal punto di vista economico. Finché si ragiona su un prodotto che ancora prima del giudizio del pubblico è ripagato al 100% dagli interventi governativi, si continua a mantenere in vita un modo di procedere non industriale e non votato al business. Abbiamo una cinematografia che non sa dialogare con il pubblico, autoreferenziale e avulsa dai desideri degli spettatori».

Ci sono però alcune eccezioni, fortunatamente.

«Certo, nell’ambito del cinema di qualità. Possiamo citare i film di Paolo Sorrentino, di Salvo Andò, di Paolo Virzì. Ma stiamo parlando di prodotti rivolti al pubblico più maturo. Purtroppo stiamo perdendo la grande commedia popolare di cui siamo stati maestri, il cinema italiano commerciale; non vedo un ricambio generazionale, investimenti nella scrittura e nei progetti. Stiamo nutrendo le piattaforme di film che passano come meteore nei nostri cinema. Mi chiedo che senso abbia non solo per l’esercizio ma per il cinema italiano».

La pandemia ha avuto un impatto negativo sulla produzione perché negli anni precedenti stavamo assistendo a un ritorno al cinema di genere; ora mi sembra che siamo in una fase di stallo.

«Abbiamo avuto due film importanti come Diabolik e Freaks Out che, però, erano stati prodotti prima del Covid. La realtà è che la sperimentazione c’è nella serialità; ci sono serie italiane che esplorano territori dark, thriller e di genere. Al cinema questo tipo di sperimentazione, in grado di richiamare anche i più giovani, sta un po’ faticando. C’è poi il problema annoso del calendario delle uscite. Fino all’autunno inoltrato siamo sguarniti di prodotto di livello mentre film posizionati in queste settimane avrebbero potuto beneficiare di una lunga tenitura. Rischiamo nella parte finale dell’anno di vedere il classico intasamento di titoli che finiranno per danneggiarsi».

Come non potrà accadere per Nostalgia.

«Il film di Mario Martone finirà la sua corsa ad agosto inoltrato e avrà raggiunto un risultato economico e di rapporto con il suo pubblico che non avrebbe potuto ottenere in un’altra finestra. Anche se c’è come protagonista un attore al massimo della sua popolarità come Pierfrancesco Favino, Nostalgia è un film molto d’essai e regionale e con un target adulto. Alla fine si posizionerà sul livello di incassi di Qui rido io,  superando il milione; nel contesto di mercato che stiamo vivendo è un ottimo risultato.  La pandemia ci ha insegnato ancora di più che la tenitura è fondamentale; i film hanno bisogno di tempo per farsi conoscere e per spingere il pubblico ad andare al cinema perché – come vediamo – molti spettatori sono ancora restii a farlo. Dobbiamo dare tempo ai film buoni di farsi conoscere. È un peccato che dai Minions fino a fine ottobre il competitive sia un po’scarico al momento. Non mi riferisco al prodotto internazionale che stiamo programmando praticamente day and date con gli Stati Uniti. È il prodotto italiano che dovrebbe fare maggiormente la sua parte. Tra il festival di Venezia e metà ottobre dovremmo avere il meglio del nostro cinema, evitando di posizionare i film quando escono i grandi blockbuster americani».

Nostalgia di Mario Martone beneficerà di una lunga tenitura, essendo uscito dopo la presentazione al festival di Cannes

Quali titoli di punta vede per le prossime settimane?

«Sono convinto che il mese di giugno sarà una svolta con un segno “più” rispetto al 2019. E questo sarà già un dato confortante per tirare un sospiro di sollievo. Dopo i successi di Top Gun: Maverick e Jurassic World – Il dominio, avremo Lightyear – La vera storia di Buzz, Elvis e il nuovo Thor; sono una sequenza importante di titoli che ci accompagnerà nelle prossime settimane. Ho la speranza che Elvis sia un film trasversale che possa andare bene anche nei cinema di città che stanno soffrendo molto al netto di Nostalgia e poche altre eccezioni. Il cinema di qualità è in difficoltà in questo momento e quindi va riattivato con i migliori titoli possibili. Il pubblico va invogliato; a mio avviso i film presentati a Cannes e che erano già pronti, avrebbero potuto uscire in queste settimane; penso ad esempio a Otto montagne. Ne avrebbero beneficiato in termini di risultato. La filiera può contare su un tax credit molto favorevole per il lancio dei film in estate; dovremmo approfittarne. Se non ora, quando?»

Alla multisala Oz avete pensato a qualche iniziativa particolare per rinforzare l’affluenza al cinema?

«Ci siamo strutturati maggiormente in termini di marketing digitale e utilizzo dei social; abbiamo ideato campagne locali e iniziative legate alle uscite dei film che rilanciamo sui nostri canali social. Penso ad esempio al concerto con orchestra con le musiche di Morricone in occasione dell’uscita di Ennio di Giuseppe Tornatore; ai cosplayer vestiti con i costumi dei film Marvel che si fanno fotografare con il pubblico. Abbiamo ideato molte iniziative che hanno riscosso molto consenso. Soprattutto hanno dato l’idea di un cinema vivo».

Con quale spirito state lavorando in questa fase?

«C’è un tema che a me sta molto a cuore; dobbiamo farci sentire con le istituzioni portando alla loro attenzione la situazione difficile del nostro settore che perde il 50% rispetto al 2019. Ma abbiamo un pubblico a cui dobbiamo raccontare che siamo attrattivi, dinamici e vivi; questo è il messaggio che dobbiamo far passare con le nostre proposte che dobbiamo valorizzare al meglio. In queste settimane, e con questo spirito, abbiamo programmato grandi classici del cinema, successi del passato come Ritorno al futuro, Il signore degli anelli, Interstellar, Il silenzio degli innocenti cercando di creare nel pubblico la voglia di vede un film su grande schermo. Ogni formula va bene; quando c’è poco prodotto bisogna lavorare di più su iniziative e comunicazione».

Quale messaggio finale vuole dare?

«In questa annata difficile dobbiamo limitare i danni e le perdite e gettare le basi per l’anno della ripartenza vera che sarà il 2023. Quello che dobbiamo fare è sfruttare le opportunità per rinnovare i cinema grazie ai crediti di imposta; dobbiamo continuare a digitalizzare i foyer dei cinema rendendoli più accoglienti, pensare a nuove iniziative. Dobbiamo essere più proattivi con gli spettatori perché questo ci aiuta a mantenerci vivi e ad essere pronti quando il mercato partirà definitivamente».

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