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Si può rendere ogni film un evento? No

Come si riporta lo spettatore in sala? Molti ritengono che la soluzione sia far diventare tutto un evento. Purtroppo, non è possibile…

Se ci fate caso, ogni tanto ci sono degli ‘slogan’ che diventano popolarissimi nel cinema italiano. Di solito, funziona così: c’è un problema importante, si trova una soluzione a quel problema e – in mancanza di meglio – la soluzione diventa un mantra per molti. Poco importa se la soluzione non è realistica, ma sostanzialmente un sogno a occhi aperti.

Uno di questi mantra, con l’obiettivo di riportare il pubblico a vedere cinema italiano (ma anche straniero, a dire il vero), è quello che bisogna rendere i film degli eventi importanti, in grado di schiodare le persone dal divano. Sulla carta, è una bella idea e un ottimo slogan. Ma è sbagliato. Perché intanto decidere di creare un ‘evento’ a tavolino è veramente complicato. Non è che uno in Italia si sveglia e dice “adesso produco il sequel di Top Gun, fammi chiamare il mio amico Tom”. Molto spesso le property da evento non ce le abbiamo e anche fosse, l’idea che, invece di fare film magari da 5-6 milioni di budget basti farne da 8-10 milioni e così si realizza un evento, è problematica. D’altronde, ne parlavo già per quanto riguarda i film di genere: cambia veramente qualcosa su questa scala di budget? Non avendo neanche i 40 milioni di dollari con cui Besson ha fatto Lucy, non è proprio semplice creare un evento.

In effetti, c’è l’idea che bisogna aumentare i valori produttivi (leggi, budget), magari non disperdendo le risorse su tanti film inutili (cosa sulla quale sono assolutamente d’accordo!), e dar vita a prodotti originali e innovativi, così siamo a posto. Peccato che i migliori risultati di questi due anni li abbiano ottenuti una coppia di youtuber come i Me contro te, che hanno dato vita a prodotti perfetti per bambini e quindi pellicole con valori produttivi e di budget non enormi (come erano tanti film di cui ci siamo innamorati da bambini, figurati se a 8 o 10 anni stai a pensare al production value e a come è stato sfruttato un budget a livello di scenografie o tagli delle inquadrature).

D’altro canto, il prodotto italiano più innovativo, coraggioso e costoso degli ultimi anni, Freaks Out, dopo essersi difeso in sala (2,7 milioni, dato che in assoluto andrebbe bene, ma su cui pesava l’enorme budget), su Amazon prime Video non ha ottenuto un grande risultato (solo sei giorni nella top 10 quotidiana, peraltro non nelle primissime posizioni). Bastasse ‘innovare’ e fare qualcosa di ‘diverso’ per avere il consenso del pubblico, sarebbe una formula matematica, peccato che il cinema non sia matematica.

Inoltre, quali sono stati i maggiori incassi italiani di questi due anni, a parte i titoli già citati? Ci sono un sequel e un remake (ben fatti): Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di morto e Corro da te; una commedia molto tradizionale (e fin troppo garbata, rispetto alla verve di Pio & Amedeo) come Belli ciao; un prodotto come Chi ha incastrato Babbo Natale?, commedia delle feste con Siani. Non parlerei di grande innovazione, mentre è sicuramente più apprezzabile il tentativo fatto con Diabolik (anche se continuo a pensare che il target di pubblico da cercare dovesse essere un altro).

Al massimo, quello che si può fare è cercare di far credere allo spettatore di aver dato vita a un evento innovativo, anche se non è vero. Magari per qualche titolo funziona, ma poi dovremo discutere del rapporto tra il pubblico e il cinema italiano, con il primo che rischia di non fidarsi più del secondo (che già in questo momento non è che i due stiano vivendo una romantica luna di miele).

E’ buffo, perché qualche giorno fa ho fatto presente sul mio profilo Facebook che molto probabilmente non avremo un nuovo film di Zalone in sala prima del 1 gennaio 2025 (o, se proprio va bene, secondo semestre 2024), considerando che sta preparando a una lunga tournée teatrale. C’è stata una reazione strana, ma per molti accomunata dal discorso “mica il destino del cinema italiano deve gravare tutto sulle spalle di Zalone”. Di base sarei anche d’accordo, ma se poi mi dite che bisogna creare “eventi”, cosa di meglio del re del botteghino degli ultimi dieci anni, in grado di incassare cifre che gli altri italiani vedono (se va benissimo) sommando i risultati di almeno 4-5 film?

Ci si concentra poi sul dire che si distribuiscono troppi film in sala, ma il concetto è sbagliato. Se, per una questione di incentivi e di broadcaster che finanziano, vengono prodotti tanti film cinema, il problema è a monte (la produzione) e non a valle (la distribuzione). D’altro canto, i film prodotti devono andarci al cinema per prendere i contributi, quindi o si decide che non ha molto senso produrne così tanto (e si diminuisce pesantemente il loro numero, cosa per cui sarei d’accordo, soprattutto da parte dei grandi broadcaster/distributori del cinema italiano) o poi inutile lamentarsi delle troppe uscite. Che peraltro, come già scritto in passato, sono poche e non troppe, almeno per quanto riguarda le uscite di peso, che in queste due anni sono state falcidiate dai prodotti arrivati direttamente su piattaforma (e se poi escono decine di piccoli titoli in 8 sale o uscite evento come se piovesse, è altro discorso, solo numerico, non certo di impatto). Ma poi è ovvio che se i film italiani non si preoccupano di incassare in sala, quello è un altro problema.

In effetti, se ormai, tra straordinari aiuti pubblici e tante realtà (non solo piattaforme) che finanziano qualsiasi progetto, si guadagna dal semplice fatto di produrre, molto meglio produrre tanto e rapidamente, che poco e bene. E se tanto il risultato in sala non è più fondamentale per guadagnare (l’importante è non spendere troppo nel P&A), allora perché un produttore (che fa l’interesse della sua azienda, inutile prendersela con lui/lei) dovrebbe preoccuparsi di innovare (cosa che richiede tempo)?

Per riassumere, direi che è una semplice questione lessicale: se veramente il cinema italiano riuscisse a dar vita a decine di ‘eventi’ cinematografici ogni anno, significherebbe che non sono veramente eventi. D’altronde, il cinema statunitense quanti eventi crea ogni anno? 8-10, a dir tanto? E adesso noi ne dovremmo creare a decine? La realtà è che la maggior parte dei film non saranno eventi straordinari e non c’è nulla di male. Va bene puntare a un ‘blocco’ di film importanti, ma ricordandoci che il problema è nell’enorme quantità di prodotti inutili e senza target (che è sempre la parola fondamentale, non budget). Ma se propagandiamo l’idea che dobbiamo creare una marea di ‘eventi’ (partendo dai 250 titoli cinema all’anno o giù di lì) per riportare il pubblico in sala, rischiamo di aver già fallito in partenza, vista l’impossibilità di questa missione…

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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