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Risultati importanti per Disney

Aumentano gli abbonati a Disney+, Hulu ed ESPN, ma soprattutto buone notizie dai parchi a tema nei risultati dell’ultima trimestrale. E Wall Street risponde positivamente…

Ogni tanto, è bello fare attenzione a quello che veniva scritto su un argomento solo qualche anno fa. Per realizzare questo articolo su Disney+ e in generale sui risultati della trimestrale Disney, mi sono infatti andato a riguardare cosa dicevano le testate di settore all’inizio dell’avventura di questa piattaforma.

Un aspetto di cui si era già parlato molto, è la previsione di abbonati. Disney aveva previsto (in maniera forse fin troppo cauta) di avere nel 2024 (quindi, 4 anni dopo il debutto, avvenuto a fine 2019) tra i 60 e i 90 milioni di abbonati mondiali. Sappiamo bene che questo risultato è stato ottenuto con larghissimo anticipo (a inizio 2021 erano già quasi 95 milioni gli iscritti) e ora, con i dati appena annunciati, il totale degli abbonati è arrivato a 129,8 milioni, in un’evoluzione che possiamo vedere in questa infografica (qui la versione interattiva):

Un aspetto di cui si è parlato meno, invece, sono le previsioni sui costi per i contenuti presenti sulla piattaforma. Come riportava Variety a suo tempo, Disney aveva annunciato che avrebbe speso poco più di un miliardo di dollari nel 2020, per arrivare nel 2024 intorno ai 2,5 miliardi annuali. E’ evidente come la pandemia abbia cambiato tutto e la società abbia deciso di andare ‘All In’ su Disney+, visto che, come annunciato di recente, quest’anno verranno spesi 33 miliardi di dollari per i contenuti, un aumento di 8 miliardi rispetto al 2021. Va detto ovviamente che non tutti questi costi sono rivolti a Disney+ (una parte importante sono relativi a ESPN e ai suoi costosi diritti sportivi), ma è chiaro come la cifra di 2,5 miliardi annunciata a fine 2019 ormai non abbia più nessun significato (peraltro, in questi due anni di pandemia, vanno sicuramente aggiunti ai costi della piattaforma anche quei film ‘cinema’ che in realtà sono arrivati direttamente – in esclusiva o in contemporanea con le sale – su Disney+).

Come abbiamo già sottolineato, la crescita notevole di abbonati si è (solo parzialmente) interrotta nel precedente trimestre (che si concludeva a inizio ottobre), facendo capire come Wall Street desse un’importanza fondamentale (ma anche eccessiva e squilibrata, considerando quanti profitti portavano prima della pandemia altre attività, a cominciare dai parchi a tema) ai risultati della piattaforma. C’erano quindi grandi aspettative per i risultati di questo ultimo trimestre, che comprendeva anche il Disney Day del 12 novembre e le feste natalizie, entrambi appuntamenti in cui la piattaforma si è riempita di contenuti importanti e spesso esclusivi.

Sicuramente possiamo dire che la Disney ha superato le previsioni degli analisti, considerando che Wall Street si aspettava 125,4 milioni di abbonati a Disney+, che invece sono diventati – come scritto sopra – 129,8M. Se consideriamo nel calcolo anche le altre realtà streaming della Disney (ossia ESPN+ e Hulu) arriviamo a un totale di 196,4 milioni. Inoltre, la Disney ha superato notevolmente le aspettative degli analisti anche per quanto riguarda i ricavi complessivi (21,82 miliardi contro i 18,36 miliardi previsti) e nei guadagni per azione (1,06 dollari contro i 61 cent che il Mercato si aspettava) Tutto questo ha portato, nelle contrattazioni dopo la chiusura, a far sì che il titolo passasse da 147 a 157 dollari, quindi con un aumento di circa il 7% (vedremo come aprirà e si comporterà il titolo in Borsa oggi).

Gli abbonati
Per la prima volta, abbiamo anche informazioni precise sulla divisione degli abbonati e sul prezzo medio del singolo abbonamento in varie regioni mondiali (un parametro fondamentale e a cui Netflix ci ha abituato da tempo). Negli Stati Uniti e Canada, gli abbonati sono diventati 42,9 milioni (+18% rispetto a un anno fa), con un costo medio di 6,68 dollari (+15%); mentre a livello internazionale (questa categoria non comprende Disney Plus Hotstar) sono arrivati a 41,1 milioni (+40%) con un prezzo medio di 5.96 dollari (+26%). Infine, proprio gli abbonati a Disney Plus Hotstar (che comprende l’India e alcuni Paesi del sudest asiatico) hanno visto un forte aumento (+57%), arrivando a un totale di 45,9 milioni, ma qui rimane il problema di un prezzo medio molto basso (1,03 dollari, +5%). Tutto questo porta a un prezzo medio per gli abbonati mondiali di 4,41 dollari, un discreto miglioramento rispetto ai 4,12$ con cui si era chiuso lo scorso trimestre, ma ancora una cifra che necessita di un forte aumento nei prossimi anni.

Per quanto riguarda i due servizi disponibili solo in Nord America, ESPN+ è arrivato a 21,3 milioni di abbonati (+76% rispetto a un anno fa), mentre Hulu è ormai a 45,3 milioni (+15%) quindi ancora sopra a Disney+, non solo a livello di abbonati complessivi, ma anche per il costo medio dell’abbonamento, che è di 12,96 dollari (quasi il doppio di Disney+). Inoltre, Hulu ha anche portato un miliardo di dollari di pubblicità nell’ultimo trimestre (come spesso ripetiamo, le formule AVOD vengono decisamente trascurate dai mass media, ma sono un campo di gioco fondamentale nelle guerre dello streaming). Va detto che, dei 45,3 milioni di abbonati a Hulu, 4,3M arrivano dal bundle Hulu + Live Tv.

E, come ha sottolineato la CFO della società Christine McCarthy, Disney+ ha ottenuto 2 milioni di abbonati nell’ultimo trimestre dalla decisione di creare un bundle Disney+/ESPN+/Hulu con Live Tv, a un prezzo extra di 5 dollari al mese. C’è chi, come Martin Peers di The Information, ha criticato questo aspetto (considerandolo un modo di ‘massaggiare’ il numero di abbonamenti complessivo), che ha permesso di generare la metà dei nuovi abbonati a Disney+ negli Stati Uniti e in Canada. Va però sottolineato che, anche se non considerassimo questi due milioni di abbonati, il risultato di Disney+ sarebbe rimasto comunque superiore ai 125M che si aspettava Wall Street.

I costi dei contenuti
E’ interessante vedere (anche per tornare a quanto scritto all’inizio, sui costi per i contenuti decisamente lievitati) quando hanno speso le diverse realtà streaming per i prodotti a cui hanno dato vita o hanno comprato. Per quanto riguarda Disney+, l’ultimo trimestre ha visto 920 milioni di costi per contenuti e programmazione, con un notevole +79% rispetto all’anno precedente. Per Hulu, siamo a 1,83 miliardi (+13%), mentre per quanto riguarda “ESPN+ e altri” si parla di 427 milioni (+78%).

I ricavi del reparto “Disney Media and Entertainment Distribution” sono aumentati del 15% (arrivando a 14,6 miliardi), mentre l’utile operativo è passato a 808 milioni (-44%), a causa dei maggiori costi, non solo per i contenuti. In effetti, la McCarthy ha annunciato che solo i costi relativi ai canali trasmessi nel bundle in pay tv Hulu + Live TV porteranno a un aumento di circa 800 milioni – un miliardo di dollari rispetto all’analogo periodo di un anno fa. Ma anche le spese relative ai network lineari vedranno un aumento di 500 milioni di dollari, tanto che la McCarthy ha annunciato che potranno avere un impatto sui risultati di questo attuale trimestre.

Nell’ultimo trimestre, le perdite operative del reparto “Direct to Consumer” sono arrivate a 593 milioni (+27%), a causa soprattutto di Disney+ e (in parte) di ESPN+, mentre Hulu ha migliorato parzialmente la situazione. In ogni caso, la McCarthy ha confermato che rimane valida la previsione della società di raggiungere il break-even nel 2024, con progressi significativi che si vedranno già nel 2023.

I parchi e il resto
Spesso mi lamento di come si parla, quando si fanno i conti in tasca a Disney, troppo dei servizi streaming e poco di altri reparti, che magari da decenni portano grandi entrate. E’ il caso dei parchi a tema, che ovviamente sono stati colpiti brutalmente da questi due anni di pandemia, ma che – dagli ultimi dati – non solo vedono la luce in fondo al tunnel, ma forse hanno anche raggiunto la fine del tunnel.

In effetti, la categoria “Parks, experiences and resorts” ha portato a vendite per 7,2 miliardi, rispetto ai 3,6 miliardi dell’anno prima, una cifra che rappresenta un terzo circa dei 22 miliardi di vendite dell’intera Disney. Così, l’utile operativo è a 2,45 miliardi, contro una perdita di 119 milioni nell’analogo trimestre dell’anno precedente.

Questi risultati non solo sono dovuti a un semplice incremento di visitatori, ma anche a un notevole aumento del prezzo medio per singolo consumatore, tanto che un ampio numero di persone (quasi la metà) hanno optato per i pacchetti più costosi, anche se il costo del biglietto base non è cambiato (tuttavia, è diventato meno favorevole per le lunghe file negli orari più richiesti e ha perso alcune opzioni).

Per quanto riguarda gli altri reparti, i Network lineari sono rimasti stabili, con ricavi per 7,7 miliardi, mentre i “Content Sales/Licensing and Other” sono passati a 2,4 miliardi (+43%).

E i cinema?
E veniamo a una frase detta ieri da Bob Chapek e che sta facendo molto discutere. “Non siamo convinti che il theatrical sia l’unico modo di costruire una franchise Disney”. Di per sé, non ci sarebbe nulla di scandaloso in questa affermazione, basti pensare a quanto sia stato importante The Mandalorian per il debutto di Disney+ e quanto abbia generato (anche solo in merchandising) grazie al personaggio di Baby Yoda.

Tuttavia, in un momento come questo, c’è chi può interpretare una frase del genere come un ‘disimpegno’ rispetto alle sale. Lo fa per esempio David Poland, che anche senza riferirsi direttamente alla dichiarazione di Chapek, segnala le poche uscite cinematografiche Disney del 2021-2022 e si concentra in particolare sul caso Encanto, che nei cinema non ha ottenuto un risultato straordinario, mentre su Disney+ ha fatto anche meglio di Don’t Look Up (almeno negli Stati Uniti, come vi stiamo raccontando su Visioni) e che è diventato il titolo più rapido a raggiungere le 200 milioni di ore viste sulla piattaforma.

Di sicuro, Chapek ha annunciato che la società ha raggiunto l’obiettivo di avere almeno una novità a settimana su Disney+ e ha mostrato grande fiducia nel futuro. “Dipende tutto dai contenuti, contenuti, contenuti e noi crediamo molto nei nostri nuovi contenuti, non solo in termini quantitativi, ma anche qualitativi”. In questo senso, il CEO di Disney ha annunciato che la prossima serie dell’universo di Star Wars, Obi-Wan Kenobi, arriverà in piattaforma mercoledì 25 maggio, appena prima del weekend del Memorial Day.

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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