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Cose da fare subito: il biglietto a 4 euro per gli under 14

Nel 2014, i francesi hanno deciso di far pagare un biglietto scontato ai ragazzi con meno di 14 anni. Un’iniziativa che bisognerebbe copiare anche in Italia…

Parlo spesso del biglietto a 4 euro di cui possono usufruire gli under 14 francesi e ho più volte sostenuto che sarebbe un’iniziativa da adottare anche in Italia. Devo però confessare che, finora, non avevo studiato approfonditamente la questione. Ho quindi deciso di farlo, contattando il CNC (Centre national du cinéma et de l’image animée, ringrazio in particolare Michel Plazanet per il supporto che mi ha fornito) e studiando l’analisi che è stata fatta dallo stesso CNC a settembre del 2014. Potete trovare qui l’analisi (in francese), che comprende sia i dati ufficiali trasmessi dai cinema con i borderaux, così come un sondaggio telefonico condotto su 28.000 francesi che avevano più di sei anni e un altro sondaggio condotto su Internet e su un migliaio di internauti.

Apro una parentesi per ripetere un mio cavallo di battaglia: qualsiasi iniziativa si decida di effettuare, è fondamentale avere i mezzi per studiarla a fondo e capire se ha funzionato o meno (o anche cosa ha funzionato e cosa no). Soprattutto se non si tratta di una semplice campagna promozionale, con prezzi bassi per un periodo limitatissimo di tempo, ma qualcosa di stabile come in questo caso.

Il biglietto a 4 euro è stato introdotto in Francia dal primo gennaio 2014 e l’analisi è stata fatta sui primi sei mesi di quell’anno (ma alcuni dati che troverete di seguito si riferiscono invece ai primi quattro mesi del 2014, comunque in ogni caso viene specificato). In quel semestre, sono stati venduti 9,69 milioni di biglietti a 4 euro, contro una media di 1,64 milioni nel periodo 2010-2013, con un aumento quindi di 8,06 milioni di biglietti di quella categoria di prezzo.

Questo dato di per sé non va automaticamente considerato positivo, visto che (in linea teorica) questi biglietti a 4 euro potrebbero aver semplicemente sostituito lo stesso numero di biglietti che sarebbero stati acquistati, ma con prezzi più alti. Quello che invece è sicuramente positivo è che nei primi quattro mesi del 2014 il numero di spettatori tra i 6 e i 14 anni è aumentato di 384.000 unità, portandolo a un totale di 2,6 milioni, in miglioramento del 17,6% rispetto all’analogo periodo del 2013 (la media generale di aumento, ovviamente sostenuta dall’incremento di giovanissimi, era del 16,5%). Inoltre, il 36,2% dei ragazzi tra 6 e 14 anni è andato al cinema almeno una volta in quei quattro mesi, contro il 30,9% dell’analogo quadrimestre del 2013. Un’altra cosa molto positiva da notare è che questo aumento è molto più evidente per gli spettatori da 6 a 10 anni (+32,2%) che per quelli dagli 11 ai 14 (+2,6%).

Perché la ritengo un’ottima notizia che siano aumentati soprattutto gli ingressi dei bambini 6-10 anni? Perché ovviamente in questa fascia di età la presenza di almeno un adulto (che pagherà il biglietto intero, senza sconti) è quasi obbligatoria. In effetti, negli studi fatti dal CNC, oltre a essere ovviamente aumentati i biglietti venduti a 4 euro, sono aumentati (e non di poco, +20,7%) i biglietti venduti dai 9 euro in su, contro un aumento medio nella vendita dei biglietti del 10,4%. Così, questa tipologia di biglietti nel primo semestre 2014 ha rappresentato il 13,4% di tutti i biglietti staccati, contro il 12,3% dell’anno prima. Inoltre, nei primi quattro mesi del 2014 è aumentato decisamente (+31%) il numero di spettatori che hanno tra i 25 e i 49 anni (in cui ovviamente ci sono molti genitori/parenti dei bambini che utilizzano il biglietto a 4 euro), con un aumento di ben 1,4 milioni di persone.

Dalla ricerca effettuata, si scopre che, quando sono coinvolti i minori di 14 anni, il gruppo che va al cinema è composto da una media di 3,5 persone. Il 55% degli interpellati è andato in due o tre persone, mentre il 44,8% in quattro o più (quest’ultimo un dato che mi sembra notevole e da evidenziare molto). Nel 24,7% dei casi (quello più ‘diffuso’) il gruppo è composto da un adulto e un under 14. La seconda tipologia più frequente è quella di due adulti e un under 14, con il 18%, seguita da due adulti e due under 14 (17,2%). Insomma, in tutti questi casi c’è almeno un adulto per ogni bambino, in qualcuno di essi ci sono più adulti (e quindi più biglietti interi).

Va anche segnalato che il 20,6% degli interpellati dichiara di aver lasciato andare il loro bambino da solo al cinema. E’ un numero non facilmente confrontabile con quelli sopra, perché si riferisce almeno a un caso (ma non sappiamo se è stata l’unica volta del ragazzino al cinema, o se invece magari è andato anche con i genitori al cinema, 1, 2 o più volte che sia). Rispetto a quanto detto sopra, non è un dato positivo (è ovviamente meglio quando il bambino è accompagnato da qualcuno che comprerà almeno un biglietto intero), ma è anche vero che un ragazzino che arriva ad andare da solo al cinema, fa pensare che stia diventando un appassionato e che continuerà a farlo anche in futuro (scelta molto promettente, insomma).

Altra notizia positiva. In Francia considerano ‘abituali’ gli spettatori che vanno al cinema almeno una volta al mese, mentre sono ‘occasionali’ quelli che ci vanno almeno una volta all’anno (ma meno frequentemente di una volta al mese). Bene, nel periodo gennaio-aprile 2014, gli abituali sono aumentati dell’1,3% tra i 6-14 anni (diminuzione invece del 2,7% tra gli occasionali di questa età) e del 4,2% per quanto riguarda i 25-49 anni (che fanno segnare anche un aumento del 2,8% tra gli occasionali). Questi sono numeri fondamentali, perché se si invoglia bambini e adulti ad aumentare la loro frequentazione annuale, si aumentano il numero di biglietti venduti. E se l’abitudine la si crea con un decenne, i vantaggi durano per i seguenti 60-70 anni (ma anche se si incentiva un trentenne, ci sono altri 40-50 anni di vantaggi).

Per dare un quadro più generale della situazione francese, vediamo le due infografiche che seguono, la prima relativa ai biglietti venduti dal 2011 al 2019 (qui l’interattiva):

E la seconda che indica gli incassi, sempre nello stesso periodo (l’interattiva è qui):

Il discorso è semplice: da quando è stata introdotta la misura, sia il numero di biglietti che gli incassi sono aumentati rispetto al 2013 (unica volta che in quel periodo si è scesi sotto i 200 milioni di biglietti). E se la prima cosa è abbastanza scontata, la seconda dimostra che sicuramente distributori ed esercenti non hanno visto diminuire le loro entrate economiche relative ai biglietti (anzi, nel 2019 il botteghino ha ottenuto la cifra record di 1,448 miliardi di euro). Ovviamente è impossibile dire quanto abbia contribuito il biglietto a quattro euro (e i biglietti interi collegati a quelli ridotti) all’aumento segnalato sopra, visto che non avremo mai la controprova di come sarebbe andata con i vecchi prezzi, ma possiamo dire che non ha portato conseguenze negative al Mercato e anzi sembra proprio aver migliorato la situazione, visto che non solo il 2014 è andato meglio del 2013, ma tutti gli anni successivi hanno fatto meglio del 2013.

Per onestà intellettuale, va detto che il Mercato è composto da tante realtà diverse, con situazioni differenti. Posso capire che i distributori che hanno tanti film per famiglie (di animazione o live action) abbiano un comprensibile timore a ridurre i prezzi per i bambini (e le major americane sicuramente di prodotti del genere ne hanno molti), mentre chi invece lavora meno con il family (come magari alcuni distributori italiani) sono meno ‘coinvolti’ direttamente nel biglietto a 4 euro. Personalmente, ritengo che i dati complessivi francesi dimostrino come questa operazione porti a un aumento di biglietti che, alla fine, aiuta un po’ tutti (e in prospettiva crea più appassionati di cinema fin dalla giovane età), ma è normale che le major siano più diffidenti verso un’operazione del genere.

Va anche detto che, quando questa promozione è stata lanciata in Francia, nei 21 anni precedenti la frequentazione dei cinema da parte dei ragazzi dai 6 ai 14 anni fosse in calo rispetto alla loro rappresentanza all’interno della popolazione. In effetti, nel 1993 questa classe di età degli under 15 rappresentava il 19,2% degli spettatori cinema e il 13,2% della popolazione generale; nel 2013 rappresentava invece il 15,8% degli spettatori cinema (quindi con un -3,4% o per meglio dire, quasi un quinto in meno) e il 12,1% della popolazione. Così, la quota dei biglietti acquistati dagli under 15 era passata dal 12,9% del 1993 all’11,6% del 2013.

Il resto della ricerca comprende anche alcuni dati relativi alla consapevolezza e al gradimento dell’iniziativa. Tra i numeri in questo senso, il 50,8% degli spettatori ad aprile 2014 conosceva l’iniziativa e il 91% la considerava molto ‘invitante’, con una percentuale pressoché uguale (90,6%) che riteneva dovesse diventare stabile (come poi è effettivamente successo, con qualche distinguo di cui vi parlerò). Per quanto riguarda l’awareness, ovviamente dipende tutto dalla capacità di comunicare al meglio l’iniziativa (anche con campagne importanti/istituzionali). Sul gradimento, sinceramente mi pare ovvio che i francesi siano contenti di un’iniziativa che permette di risparmiare.

Purtroppo, mi è stato invece detto che non ci sono studi su altri due aspetti potenzialmente importanti. Sarebbe stato infatti interessante capire se i ragazzi che hanno usufruito del prezzo di 4 euro, hanno – grazie al risparmio sul biglietto – aumentato la loro spesa in ‘food & beverage’, quindi migliorando gli introiti dei cinema in questo senso (giova ovviamente ricordare che i margini sul food & beverage sono decisamente più ampi che quelli sui biglietti). Inoltre, non sono stati fatti studi sulle abitudini dei ragazzi e quello che hanno fatto quando – per limiti di età – non hanno potuto più usufruire della tariffa scontata. Sarebbe stato interessante infatti capire se (e quanto) continuavano ad andare al cinema rispetto ai loro coetanei del periodo (diciamo) 2010-2013.

A questo punto, è fondamentale segnalarvi una cosa che sinceramente non sapevo. In effetti, dal 2015 in poi è stato mantenuto un biglietto ridotto per questa tipologia giovanissima di spettatori, con alcuni cinema che sono passati agli under 15/16, ma aumentando il prezzo di questo biglietto e portandolo anche a 5-6 euro.

Vi faccio degli esempi che ho trovato con una semplice ricerca, senza per questo considerarli un dato scientifico o una media. Per esempio, ho dato uno sguardo allo spettacolo di Clifford – il grande cane rosso di giovedì 2 dicembre alle 17.40 all’UGC Les Halles (che se non sbaglio è il cinema con i maggiori incassi in tutta la Francia). Il biglietto normale costa 13,50 euro (e adesso lamentatevi di quanto sono cari i cinema italiani :-), quello under 26 costa 8 euro e quello under 14 è 6,40 euro. Invece, un cinema che non appartiene a una grande catena (ma è sempre a Parigi), les Cineastes, per uno spettacolo pomeridiano nello stesso giovedì (ma il film è La scelta di Anne – L’Événement), chiede 9,73 euro per il biglietto normale, 8,70 per gli under 25 e 5,12 per gli under 15.

A mio avviso, comunque, l’elemento fondamentale da mantenere non è tanto il prezzo di 4 euro, ma che ci sia una differenza sostanziale tra un biglietto normale e quello under 14-15, che incentiva la frequentazione e permette di ridurre il peso per le famiglie.

Dopo tutte queste informazioni, chiudo con una serie di ragioni per cui ritengo che sarebbe fondamentale copiare questa misura in Italia e farlo in tempi rapidi:

– I francesi hanno adottato questa iniziativa dopo un anno ‘deludente’ come il 2013, in cui si sono staccati… 193 milioni di biglietti (no comment su quello che per loro è un numero ‘deludente’). Noi nei mesi di ottobre e novembre 2021 stiamo sotto del 45% rispetto all’analogo periodo de 2019. Anche in un 2022 che speriamo non comporti nessuna chiusura di cinema neanche per un giorno, se perdessimo (diciamo) un 30%, finiremmo per avere circa 70-75 milioni di biglietti. Quindi, portare la gente al cinema con tutti i mezzi possibili dovrebbe essere una priorità.

– Se è vero che (nonostante gli esperti improvvisati del “i ragazzini stanno tutto il tempo sui tablet e non vanno al cinema”) i nostri under 14 dal 2016 al 2019 hanno aumentato i biglietti acquistati prima della pandemia (13,3 milioni nel 2016, 15,7 milioni nel 2019, ricerca Sala e salotto 2020), non c’è comunque dubbio che investire su di loro e dare un piccolo aiuto alle famiglie sarebbe cosa buona e giusta.

– Come hanno fatto i francesi, anche noi potremmo aumentare il biglietto uno o due anni dopo (l’importante, come detto, è mantenere un divario importante con il costo del biglietto normale), valutando in questo periodo come è andata l’iniziativa e se ci sono delle cose da migliorare.

– A livello di immagine, l’iniziativa si vende benissimo e senza (scusate il gioco di parole) svendere il biglietto cinema a un prezzo troppo basso, tanto che non sarebbe assolutamente folle chiedere un sostegno (economico e non solo comunicativo) al Ministero, anche semplicemente con minore tassazione o incentivi per i biglietti a 4 euro. D’altronde, se avviene con automobili ed elettrodomestici, perché non si può fare anche con i biglietti cinema? Inoltre, per una volta non stiamo chiedendo soldi per le aziende (i cui benefici rimangono spesso solo agli addetti ai lavori, ossia ai dipendenti delle società e a chi collabora con loro), ma qualcosa che fa risparmiare milioni di famiglie italiane. E poi, perché riteniamo che finanziare con soldi pubblici iniziative mirate agli studenti sia cosa buona e giusta (magari solo per una tipologia di film ‘culturale’), mentre finanziare un abbassamento del prezzo del biglietto per aiutare le famiglie in difficoltà invece no? Non dico che la prima cosa sia da cancellare, ma la seconda è decisamente più democratica, perché permette maggiore libertà di scelta alle famiglie.

– L’ultima ragione non sarà eccitante, ma è molto pragmatica: cosa abbiamo da perdere? E’ ovviamente possibile che la leva del prezzo ridotto perda di efficacia con il tempo e che all’inizio su qualche film family ci possano essere degli incassi un po’ inferiori, per esempio i già citati film family. D’altra parte, vista la situazione in cui stiamo, non mi preoccuperei che cosa succederà ai cinema tra due o tre anni e invece inizierei a pensare quante sale cinematografiche rimarranno attive tra sei mesi, se le cose continueranno così e non verrà fatto nulla di significativo…

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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