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I cinema potrebbero riaprire il 6 aprile, secondo il ministro Franceschini

Il ministro della cultura ha chiesto un incontro con il Comitato tecnico-scientifico per discutere di nuove misure di sicurezza

Il ministro della cultura Dario Franceschini, recentemente confermato nel governo Draghi, è tornato a parlare delle riaperture in due interviste pubblicate da Corriere della Sera e La Stampa. Definendo le chiusure di cinema e teatri “un dolore, ma inevitabile”, il ministro ha anche rivelato quale potrebbe essere la data di riapertura: il 6 aprile. Si tratta di una data provvisoria: Franceschini ha sottolineato che “sarà ufficiale soltanto quando (e se) matureranno le condizioni per poter far rialzare i sipari in sicurezza”.

Eppure Franceschini è piuttosto ottimista e ha assicurato che la riapertura dei cinema è una “assoluta priorità”. “Non voglio coprirmi dietro la scelta di altri Paesi, anzi. Però, ad oggi, teatri e cinema sono chiusi in Francia, Germania, Regno Unito, Belgio, Portogallo. Ma siccome l’Italia è l’Italia vorrei che fossimo i primi a riaprire”, ha aggiunto, parlando con il Corriere.

E ha proseguito: “in questi mesi abbiamo capito che i luoghi più pericolosi sono quelli dove ti togli la mascherina: ristoranti, bar, case private. Nei teatri e nei cinema, già nella riapertura estiva, c’erano misure di sicurezza molto rigide che si sono rivelate efficienti”.

L’incontro con il Comitato tecnico-scientifico

Il ministro ha dichiarato di aver chiesto un incontro urgente con il Comitato tecnico-scientifico, “per proporre le misure di sicurezza integrative su cui stanno lavorando le organizzazioni di categorie”. Tra queste potrebbero esserci “biglietti nominativi, la tracciabilità delle persone, le mascherine Ffp2”. Franceschini si consulterà dunque con il governo e con il CTS “per individuare tempi e modalità”. Ma ribadisce quanto teatri e cinema “con severe e adeguate misure, siano più sicuri di altri locali già aperti oggi”. “Le città italiane senza teatri e cinema e le piazze senza musica sono più tristi: così l’Italia non è l’Italia. Come è stata fatta un’eccezione per le librerie, inserite tra i primi servizi a riaprire per una evidente ragione culturale, spero si possa fare lo stesso ragionamento per i luoghi dello spettacolo”.

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