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Cosa farà Amazon?

Ormai pronto a esordire con la distribuzione cinematografica, il colosso di Jeff Bezos rischia di cambiare il panorama dell’audiovisivo…

Qual è la differenza tra Amazon e Netflix? Un modello dell’uno è giusto e l’altro sbagliato? Ed è possibile che Amazon – uno dei simboli della rivoluzione di Internet – abbia un modello cinematografico simile a quello di Disney?

Iniziamo a rispondere a queste domande grazie a un articolo di Variety e con le dichiarazioni di Jason Ropell, responsabile mondiale del reparto cinematografico di Amazon:

Il nostro ingresso nel mercato non è particolarmente ‘rivoluzionario’. Siamo una società cinematografica che sostiene la window delle sale. Abbiamo delle vendite di home entertainment. Per molti versi, lavoriamo come una major tradizionale”.

E, come tante major e case di distribuzione più piccole, Amazon da dicembre inizierà a distribuire i propri film negli Stati Uniti, cominciando con Wonder Wheel di Woody Allen. E qui Variety ricorda che il vantaggio di portare in sala i propri titoli è un aiuto al brand e a diminuire i costi. Ma la promozione che avviene per un film, aiuta a sostenere il servizio streaming di Prime. In realtà, non è esagerato sostenere che il discorso è anche più ampio: Amazon in questo modo promuove tutto il suo e-commerce.

Facciamo un esempio. Nell’articolo si dice che “Amazon ha fornito a Woody Allen il maggior budget che ha avuto da decenni”, ovviamente riferendosi a Wonder Wheel. Stiamo parlando di 20 milioni di dollari. Quanto costerebbe assumere Woody Allen e Kate Winslet (più tutto il resto del cast) per fare uno spot/promuovere il brand? Cifre non indifferenti, come dimostrano tanti registi importanti/testimonial prestigiosi che sono dietro a spot di grandi aziende. A questo punto, fare un film significa anche ottenere tutto l’appoggio di quella fetta di consumatori che vuole qualcosa di diverso dei prodotti blockbuster usa e getta (ulteriore incentivo a spendere i propri soldi online sul loro sito). E magari non è neanche un grande problema se la serie di Woody Allen, Crisis in Six Scenes, non ottiene grandi consensi. Capita a tutti i produttori realizzare dei film/serie che non funzionano come sperato, ma Amazon non fa i soldi con il prodotto in sé, ma con tutta la sua attività, un vantaggio che le case di produzione/distribuzione tradizionali non hanno.

In effetti, come sostiene Peter Csathy, il fondatore di Creatv Media, una società finanziaria e di consulenza:

Amazon utilizza i film per portare le persone nel suo enorme negozio virtuale e tenerli sul sito più a lungo, in modo che acquistino più roba”.

Ma d’altronde, di che budget stiamo parlando? Variety ci informa che l’idea è di far uscire dai 12 ai 14 film all’anno, con budget variabili dai 5 ai 35 milioni. Anche a considerare un budget medio a film di 20 milioni e raddoppiando questa cifra per le spese di lancio, stiamo parlando comunque di un massimo di 500 milioni di dollari. Sono pochissimi, spiccioli per un’azienda del genere, una delle più ricche del mondo.

Ed ecco che la differenza con Netflix diventa evidente. Netflix ha ricavi soltanto dagli abbonamenti, considerando che non ha neanche la pubblicità a supporto. Invece Amazon ha un business molto più ampio e può utilizzare i film come un lancio di tutta la sua realtà. In questo senso, è interessante quanto, in questo senso, la strategia di Amazon sia molto simile a quella di Disney (l’unica major che non ha nessuna intenzione di lottare per ridurre la window theatrical). Apparentemente, sembrerebbe una questione di amore per la sala cinematografica. La realtà è meno romantica: sia Amazon che Disney sfruttano la sala per vendere altro. Amazon ovviamente la loro sterminata offerta online, che riceve un’ottima pubblicità ogni volta che si parla di un film/serie Amazon. Disney invece tutti i mercati collaterali (merchandising, parchi tematici, ecc.). Insomma, i difensori maggiori della sala sono quelli che la utilizzano come promozione. Interessante, no?

A questo punto, la mossa più logica per Amazon sarà comprarsi Netflix. Non lo facessero loro, prima o poi lo farà una realtà come Apple (che per ovvi motivi sulle vendite digitali e sullo streaming potrebbe diventare fortissima in questo modo) o magari la Disney (ma forse il momento di fare la propria mossa è passato e le trattative precedenti non verranno riprese). In questo modo, anche considerando che Amazon punterà sempre di più sulla creazione dei propri prodotti (d’altronde, la regola è che ormai sopravvive chi è proprietario dei propri contenuti), l’accoppiata con i prodotti e la capacità di Netflix di creare serie importanti e property di valore (senza considerare i dati sulla profilazione degli utenti) sarebbe invidiabile. E a quel punto tutto il panorama dell’audiovisivo, che si tratti di uscite per la sala o per l’intrattenimento domestico, cambierebbe completamente…

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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