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Come è andato il cinema italiano negli ultimi 20 anni?

Non c’è dubbio che il nostro cinema nel 2017 non stia facendo faville. Ma com’è il quadro generale negli ultimi vent’anni?

Quest’anno, il cinema italiano non sta andando bene. Questo lo dicono tutti, ma è anche vero che, se dovessimo ascoltare i mass media, il cinema italiano sarebbe sempre in crisi, come peraltro sembrava il leitmotiv del recente convegno sul cinema italiano. Per fare invece un discorso più oggettivo, andiamo a vedere, negli ultimi anni, qual è stata la quota del cinema italiano (insomma, la percentuale di biglietti venduti per film italiani rispetto al totale assoluto). Qui sotto, trovate un’infografica molto chiara in proposito (cliccate qui per la versione interattiva):

In rosso, trovate indicati gli anni in cui la quota del cinema italiano è stata sotto al 20%, in giallo quando è stata tra il 20 e il 25% e in verde quando ha fatto meglio del 25%. E’ facile notare che, nei primi dieci anni di questa indagine, solo nel 1997 (grazie a grandi successi come Fuochi d’artificio, Il ciclone, La vita è bella e Ovosodo) si è ottenuto più del 25%, mentre per sei anni consecutivi si è rimasti sotto il 20%. Situazione decisamente diversa dal 2007 al 2016, visto che in sette occasioni si è fatto meglio del 25% e nelle restanti tre si è comunque superato il 20%. Insomma, è dal 2005 che non si va sotto il 20%, cosa che è molto probabile avvenga nel 2017, considerando che al momento (18 giugno) siamo al 18,45% e c’è il forte rischio che i 10 milioni de L’ora legale siano il miglior risultato nazionale dell’anno.

Iniziamo dall’estremo negativo. Che è un paradosso. E, allo stesso tempo, non lo è. Il peggior risultato in questi vent’anni è stato nel 2001, con il 12,04%. Basti dire che quell’anno il cinema italiano ha fatto peggio del cinema inglese da noi (d’accordo, Harry Potter era considerato inglese, ma insomma…). Eppure, si è trattato dell’anno che, a detta di tutti, ha segnato la rinascita del cinema italiano, grazie alla Palma d’oro andata a La stanza del figlio di Nanni Moretti, ma anche per la scoperta di Gabriele Muccino, quell’anno in testa agli incassi per L’ultimo bacio. Cosa ci conferma questo? Semplicemente, che il cinema d’autore non può fare industria. D’altronde, se da quel momento Moretti ha fatto tre film in sedici anni, come si fa a pretendere che sia industria (termine che, per ovvie ragioni, è legato a qualcosa di ripetitivo e costante, magari anche formulaico)?

Decisamente meno difficile capire le ragioni del successo del 2011, quando il cinema italiano ha riscosso il 33,86% degli incassi al botteghino. Intanto, è stato l’anno di Che bella giornata con Checco Zalone, in grado di conquistare 43,4 milioni di euro. Anche questo exploit, tuttavia, non basta a spiegare tutto. In effetti, sono stati determinanti altri quattro titoli in grado di superare i dieci milioni di euro: Qualunquemente, Immaturi, Femmine contro maschi e I soliti idioti. Tutte commedie, genere che domina fino al dodicesimo posto dell’annata, dove troviamo This Must Be the Place.

In generale, non c’è dubbio che le nuove norme sul tax credit e un sistema di finanziamenti molto cambiato, hanno permesso all’industria del cinema italiano di rinnovarsi e di migliorare, permettendo ai produttori che volevano realmente ottenere dei successi (e non soltanto prendere soldi dallo Stato) di imporsi. In questo percorso, sono state fondamentali la legge Urbani del 2004 e le disposizioni riguardanti il tax credit, che hanno avuto origine nel 2007 sotto il ministro Rutelli.

Per chiudere sempre il discorso, è opportuno sempre ricordare che in Paesi come la Spagna e la Germania il 20% di quota non viene quasi mai superato. Tanto per capire quanto – anche in annate brutte come il 2017 – non è il caso di urlare all’apocalisse

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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