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E se aumentassimo il prezzo del biglietto?

Per decenni, si è sostenuto che per aumentare il pubblico si dovessero diminuire i costi del biglietto. E se per il cinema d’autore facessimo il contrario?

Non c’è dubbio che il cinema d’autore sia sempre più in difficoltà, soprattutto nel nostro Paese. Lo dimostrano gli incassi, che ormai sono molto diversi da quelli di un tempo (in particolare se guardiamo ai titoli vincitori a Cannes o Venezia, che possono uscire ormai nell’indifferenza generale e ottenere meno di 400.000 euro). E anche dalla situazione delle sale che programmano questi film e che certo non navigano nell’oro.

Si può discutere se possa aiutare insegnare il cinema a scuola (anche se non è ben chiaro perché poi i ragazzi dovrebbero necessariamente andare a vedere film d’autore/italiani), ma anche fosse non è certo una soluzione che porterà a risultati rapidamente. A questo punto, visto che siamo di fronte a un pubblico di nicchia, perché non fare la cosa più semplice, ossia aumentare il prezzo del biglietto? Ecco alcune prove che l’idea non è così azzardata come potrebbe sembrare a prima vista.

Gli eventi. Negli ultimi anni, opera lirica, concerti rock, documentari e, in generale, i cosiddetti ‘contenuti alternativi’ sono arrivati nelle sale in quantità importante (ultimamente, anche troppo). Quasi sempre, uscivano con un prezzo del biglietto speciale, che poteva variare dagli 8/10 euro di alcuni prodotti e arrivare anche a 15 (soprattutto con l’opera lirica). Chi scrive si è occupato spesso di questi contenuti e ha potuto constatare personalmente che, se si va a colpire nelle passioni delle persone, si possono chiedere anche prezzi importanti, che permettono che queste operazioni (e in generale, una certa linea editoriale di alcune società) non vadano in perdita. Insomma, non dico che il pubblico è contento di spendere di più, ma di fronte a certe proposte, lo accetta (e, si spera, capisce anche che è un prezzo ‘necessario’ per poter usufruire di quel prodotto).

– Il mercoledì a 2 euro. Il cinema d’autore è quello che ha avuto, in termini di presenze, meno benefici (o forse, meno danni) dall’operazione. Facciamo degli esempi. Rosso Istanbul martedì 7 marzo era quarto in classifica, lo stesso giorno Moonlight era settimo con 27.262 euro. Mercoledì 8 marzo (con i 2 euro) il film di Ozpetek era nono, il vincitore di tre Oscar addirittura 14esimo. Per carità, questi titoli hanno raddoppiato i loro incassi (spendere poco non dispiace a nessuno) da un giorno all’altro, ma altri film li hanno quintuplicati. Insomma, l’effetto fortissimo dell’operazione verso le commedie italiane e le pellicole per famiglie non è allo stesso livello quando si parla di cinema d’autore, segno che l’incidenza del prezzo nelle scelte di questo pubblico è meno importante. Certo, mi rendo conto che dopo sette mesi in cui si è fatto pensare al pubblico che 2 euro fossero un prezzo giusto, non è semplice passare a 10…

– La concorrenza. Opera lirica, mostre d’arte, teatro. Tutte queste attività costano decisamente di più del prezzo medio di un biglietto del cinema (che, ricordiamolo, l’anno scorso è stato di circa 6,30 euro) e magari ricevono sovvenzioni maggiori da parte dello Stato (soprattutto la lirica). Perché possiamo andare a vedere una mostra di fotografie (che magari rimane per quattro mesi, riducendo anche i costi di ‘programmazione’ e gestione) e pagare 12 euro, ma siamo pronti a urlare allo scandalo di fronte a un film a 10 euro?

Poi, siamo tutti bravi a lamentarci (anche con allarmismi eccessivi) se il cinema in centro città chiude e rimangono solo le multisale di periferia. Però è sempre colpa di qualcun altro, in particolare lo Stato, che dovrebbe sopperire alla mancanza di un mercato florido per questo tipo di cinema. Cosa che peraltro farà con investimenti importanti (molti a fondo perduto) nella nuova legge, ma poi il Ministero non può obbligare le persone ad andare al cinema e decidere cosa vedere al posto loro.

Certo, il pubblico non aumenterà. Ma tanto non lo sta già facendo, anzi sta diminuendo decisamente. E tutti noi preferiremmo pagare meno i nostri acquisti, che si tratti di cinema o altro. Ma se i conti non tornano, dobbiamo iniziare a pensare che ormai non è questione di quanto paghiamo, ma se avremo ancora modo nei prossimi anni di accedere a questi film in sala facilmente. Purtroppo, non possiamo esserne sicuri…

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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