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Twitter nella bufera, ma ancora fondamentale nel marketing dei film

I film che vanno meglio in sala hanno più del doppio dei tweet. Questo il risultato di una ricerca diffusa dal social network, in un momento di crisi di utenti (-2 mln nell’ultimo trimestre 2015) ma anche di grandi cambiamenti.

Sono tempi molto movimentati per la piattaforma di micro-blogging. Dopo il riassetto ai vertici la società guidata da Jack Dorsey sta tentando il rilancio con un nuovo algoritmo volto a riorganizzare il flusso di notizie in base alla rilevanza piuttosto che alla cronologia, un po’ come già avviene sui diari di Facebook, da cui ha deciso di mutuare anche la strategia incentrata sui video. Nel nuovo newsfeed infatti ci sarà uno spazio dedicato alle pubblicità in forma di clip, che sarà il primo contenuto ad essere mostrato agli utenti quando accederanno al social network.  Non ogni volta per fortuna, ma solo alla prima connessione nel periodo di promozione di ciascun video. Se non bastasse a convincere gli inserzionisti, Twitter ha anche diffuso uno studio che dimostrerebbe come la piattaforma costituisca un canale fondamentale di promozione spontanea (non pagata) per i film in uscita nelle sale.

Straight dr dree

 

Condotta insieme alla società Crimson Hexagon, la ricerca ha preso in considerazione 33 film distribuiti negli USA nel 2015, e prodotti con più di 100 milioni di dollari, di cui 15 con una buona performance al botteghino (cioè con un incasso incasso pari ad almeno 2,5 volte il budget) e 18 flop (incasso pari alla metà del budget o inferiore). Risultato: i titoli andati meglio hanno avuto in media il 150% di tweet in più sul social network rispetto a quelli andati male. Non solo, Twitter ha sottolineato anche come la partecipazione dei talent, soprattutto con post sui propri account, ha causato un balzo del 326% nel volume delle conversazioni giornaliere sulla piattaforma, contribuendo al buzz sul film. L’elenco esatto dei film analizzati non è stato rivelato, ma tra le star citate ci sono Ice Cube e Dr. Dre per Straight Outta Compton nonché Amy Schumer di Un disastro di ragazza.

Commentando i risultati dello studio, in realtà, Twitter non si è spinto al punto di suggerire una correlazione diretta tra il  numero di post e il successo in sala, ma ha inteso mettere in evidenza come i social network siano entrati ormai a pieno titolo tra i tanti fattori di traino capaci di contribuire all’incasso di un blockbuster. Almeno per i titoli di punta delle major, perché la scelta di concentrarsi solo su lungometraggi costati più di 100 milioni dollari dà anche un’altra indicazione esplicita, e cioè che per le opere arthouse e indipendenti il miglior canale di promozione resta il passaparola verbale piuttosto che digitale.

Basteranno la ricerca, nonché la  riorganizzazione di timeline ed elementi pubblicitari, a distrarre studios e big spender dell’advertising digitale dal forte calo subito in questi giorni dal titolo in Borsa? E soprattutto dalla perdita di utenti, passati nell’ultimo trimestre 2015 da 307 a 305 milioni al mese?

 

Fonte: Variety

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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