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Il Consiglio di Stato sulla copia privata: "Rincari legittimi". Le reazioni dell'industria

Il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza del TAR del Lazio sulla questione dell’equo compenso per copia privata dichiarando “pienamente legittimi” i rincari previsti per il prossimo triennio a carico dei produttori di dispositivi mobili (smartphine, tablet). Il provvedimento si riferisce al decreto, firmato nel giugno scorso dal ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini…

Il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza del TAR del Lazio sulla questione dell’equo compenso per copia privata dichiarando “pienamente legittimi” i rincari previsti per il prossimo triennio a carico dei produttori di dispositivi mobili (smartphine, tablet). Il provvedimento si riferisce al decreto, firmato nel giugno scorso dal ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini sull’equo compenso per la riproduzione privata ad uso personale delle opere dell’ingegno e che aveva modificato il Decreto Bondi del 2009, aggiornandone le tariffe.  «Con questo intervento – aveva dichiarato allora Franceschini – si garantisce il diritto degli autori e degli artisti alla giusta remunerazione delle loro attività creative, senza gravare sui consumatori. Parlare di tassa sui telefonini è capzioso e strumentale: il decreto non introduce alcuna nuova tassa ma si limita a rimodulare ed aggiornare le tariffe che i produttori di dispositivi tecnologici dovranno corrispondere (a titolo di indennizzo forfettario sui nuovi prodotti) agli autori e agli artisti per la concessione della riproduzione ad uso personale di opere musicali e audiovisive scaricate dal web. Un meccanismo esistente dal 2009 che doveva essere aggiornato per legge».

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Contro il decreto Bondi avevano fatto però ricorso alcune aziende (tra cui Nokia Italia, Hewlett-Packard Italiana, Telecom Italia, Samsung Electronics Italia, Dell, Fastweb, Sony Moblie Comunications, Wind Telecomunicazioni) insieme ad associazioni dei consumatori chiedendo al TAR l’annullamento del decreto. E dopo il pronunciamento del TAR, anche il Consiglio di Stato rigetta di fatto tutti i ricorsi e rinvia alla Corte di giustizia dell’Unione Europea gli atti per ciò che concerne i prodotti utilizzati per attività professionale che non dovrebbero essere soggetti a copia privata. Così facendo  mette definitivamente il punto a una vicenda che come sottolinea l’ANICA in una nota ufficiale: «ha visto inutilmente contrapposti i rappresentanti dell’industria culturale, insieme agli autori, e quelli delle industrie tecnologiche. L’auspicio dell’ANICA è che comparti così importanti per lo sviluppo del Paese possano trarre reciproco vantaggio dalle rispettive sinergie e individuare percorsi di fruttuosa collaborazione, scevri da pregiudizi corporativi. L’industria cinematografica e audiovisiva italiana è fortemente impegnata nel potenziamento del settore dei contenuti, nel convincimento che la tutela della creatività – ad ogni livello – sia un elemento imprescindibile per il benessere delle giovani generazioni e per la crescita economica e culturale dell’intero Paese». Concorde anche Andrea Micciché, presidente del NuovoImaie, associazione che rappresenta gli artisti: «Questa sentenza non solo conferma la piena legittimità delle tariffe di Copia Privata stabilite nel Decreto Bondi, ma sferra un duro colpo ai continui attacchi che gli autori, i produttori e gli artisti interpreti e esecutori continuano a subire da parte di aziende che sempre più massicciamente ottengono un successo commerciale grazie alla loro capacità di riprodurre contenuti tutelati».

Anche Confindustria Cultura Italia plaude alla decisione del Consiglio di Stato sottolineando che «La remissione alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per uno specifico e limitato aspetto, relativo alla compatibilità del nostro impianto normativo (primario e secondario) per l’esenzione ex ante del prelievo per gli usi esclusivamente professionali, tramite protocolli applicativi, non sposta di una virgola il giudizio complessivo sul sistema di prelievo italiano e cioè di conformità, proporzionalità e ragionevolezza del quadro vigente, aggiornato, come noto, nel 2014 dal Ministro Dario Franceschini». Sulla stessa linea la SIAE che per bocca del presidente del Presidente Gino Paoli sottolinea che «quanto alle esenzioni “ex ante” per gli apparecchi a uso esclusivamente professionale, e quindi non suscettibili di uso per copia privata, la SIAE ha sino a oggi operato nel rispetto dell’incarico assegnatole dall’ordinamento nazionale. Del resto, il criterio dettato dalla stessa Corte di Giustizia per l’individuazione delle predette esenzioni è quello della manifesta estraneità dei dispositivi alla copia privata (e quindi manifesta destinazione dei dispositivi stessi a un uso esclusivamente professionale). E se poi qualcuno volesse fissare dei criteri generali per gli usi professionali, la SIAE sarà contenta e persino sollevata di doverli applicare». Sullo stesso punto Enzo Mazza, CEO della FIMI (Federazione dell’industria musicale di Confindustria) dichiara: «Il rinvio alla Corte di Giustizia con riferimento al tema dei protocolli applicativi SIAE per l’uso professionale non potrà fare altro che chiarire ulteriormente l’estensione del prelievo, cosa che come industria musicale abbiamo sempre auspicato».

 

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