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BitTorrent, 100 milioni di download e streaming, rigorosamente legali: ecco i numeri di Bundle

BitTorrent dà le cifre dei Bundle, il suo servizio per l’offerta legale di contenuti attraverso la logica del file sharing. Un nuovo modello di store online cui in un anno si sono rivolti già Moby, Madonna, Werner Herzog.

L’esperimento è partito poco più di un anno fa, a inizio maggio 2013, e da allora ha attirato alcuni dei più grandi nomi della musica, come Moby e Madonna, l’artista molto vicina alle dinamiche del web Amanda Palmer, e autori del calibro di Werner Herzog. Ma soprattutto ha attirato gli utenti della Rete, che hanno visto e scaricato oltre 100 milioni di contenuti. Parliamo dei Bundle di BitTorrent, un servizio volto a sfruttare il meccanismo del file sharing per creare un rapporto diretto tra artisti e fan e condurre eventualmente questi ultimi all’acquisto delle loro opere in maniera estremamente flessibile, grazie alle potenzialità del web. Più di un modello freemium, una sorta di piattaforma in cui aumentare il valore dei contenuti offerti grazie alla condivisione del lavoro necessario per produrli. Ma al di là delle parole e delle belle intenzioni, come sta andando effettivamente il tentativo di riscatto di una delle realtà storicamente più legate alla pirateria e allo scambio di materiali in violazione del copyright? I numeri per ora non sembrano strabilianti ma comunque consistenti: in media i Bundle generano infatti ogni giorno 554 mila impression, 167 mila download e 16 mila riproduzioni in streaming. 

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I visitatori mensili sono aumentati da 2,1 a 25 milioni, con un incremento di oltre il 1000%, e un quarto di loro diffonde ulteriormente la portata del servizio attraverso le condivisioni social. Il 75% del traffico generato è di ritorno, a indicare un certo grado di fidelizzazione degli utenti, e in più tutti questi dati sono consultabili attraverso un portale di statistiche accessibile da tutti i creatori di contenuti.

Come si traduce tutto ciò in termini pratici? Per il cinema c’è l’esempio del documentario candidato all’Oscar The Act of Killing, che ha usato i BitTorrent Bundle per rendere disponibili online i materiali preparatori e le interviste alla base del film. Tutte testimonianze sull’ingente numero di morti registrate in Indonesia di cui si parla nel documentario, che oltre a essere state visualizzate 4,5 milioni di volte nel mondo hanno avuto anche quasi 5 mila views nel Paese interessato dall’indagine degli autori, dove l’opera è ovviamente sotto censura.

I Bundle sono stati usati con successo anche dal documentario sportivo  The Crash Reel, che in piene Olimpiadi si concentrava sulla vita post-infortunio dello snowborder Kevin Pearce, ottenendo 3,4 milioni di visualizzazioni e 56 mila nuovi attivisti per un’annessa campagna sulla sicurezza nello sport. Altri autori hanno usato BitTorrent per prolungare la vita delle proprie opere e produrre nuove integrazioni alle stesse sulla base delle richieste degli utenti.

Ovviamente manca un dettaglio fondamentale, cioè come tutta questa visibilità si converta poi in effettivi “investimenti” del pubblico della Rete sulle opere promosse. Ritorno economico a parte, le basi per un nuovo modello di store online sembrano diventare più solide, soprattutto in un contesto  produttivo caratterizzato dalla creazione di un numero sempre maggiore di contenuti, cui non sempre corrisponde l’espansione dei canali distributivi.

“Di 7.500 film prodotti nel 2014, solo 100 saranno visti. Netflix nel 2013 ha tolto dal catalogo 1.800 titoli –  ha specificato BitTorrent  in un post sul suo blog – YouTube offre agli artisti 1.750 dollari in cambio di milioni di riproduzioni. Queste sono le #NewRules. E non sono sostenibili”.

 

 

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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