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Multiprogrammazione: quali contenuti e quali eventi? Ne discutono esercizio e distribuzione

Secondo Cerri, presidente ANEC la moltiplicazione dei contenuti deve contribuire alla creazione di pubblico puntando sulle caratteristiche specifiche della sala. Per Lonigro, 01 Distribution, fondamentale la non conflittualità con la distribuzione tradizionale.

“La sala è un luogo di ritrovo e di appartenenza, un luogo dove si può crescere. Con la multiprogrammazione è possibile intercettare più pubblici e maggiormente differenziati, nonché ipotizzare un’apertura più lunga delle sale, in modo da renderne la gestione meno costosa e più redditizia. Ma per intercettare questo nuovo pubblico ci vogliono soprattutto più contenuti, capaci di raggiungere diverse audience. Ci sono prodotti come i documentari che hanno grandi difficoltà a uscire in sala perché non c’è l’abitudine a vederli sul grande schermo; vanno trovate nuove forme e nuovi metodi per proporre i nostri prodotti. Certo è utile allungare l’apertura del negozio, ma bisogna soprattutto ricordare al pubblico che non è un negozio come gli altri, far capire a una nuova generazione che il cinema non è solo quello che hanno visto in televisione”.

Questo è il punto di vista sulla multiprogrammazione espresso dal presidente dell’ANEC, Lionello Cerri, in occasione del convegno sul tema organizzato da Microcinema e ospitato dalla Mostra del cinema di Venezia appena conclusa. La questione posta al consesso non era di secondo piano: con l’avvicinarsi dello switch off digitale, si presenta con maggior urgenza la questione di come sfruttare a vantaggio dei cinema la nuova tecnologia, creando dei veri e propri palinsesti in grado di diversificare la programmazione e attrarre così un numero di spettatori più vasto e più variegato. Ciò significa però cominciare anche a orientarsi tra i cosiddetti contenuti alternativi, quelli cioè che consentono di integrare l’offerta cinematografica tradizionale con proposte diverse, che finora si sono declinate soprattutto in opere liriche, concerti, eventi sportivi, mostre e altri tipi di spettacoli, a volte trasmessi anche live via satellite. Ma quanto è possibile contare su questo tipo di intrattenimento per il rilancio delle sale? Fino a che punto tali contenuti, appunto alternativi, possono essere considerati alleati del cinema e quanto invece rischiano di dirottare l’esperienza in sala verso qualcosa di troppo “altro”?

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A questa domanda Lionello Cerri ha voluto rispondere anche in via personale e non solo in qualità di esercente ANEC:

“Come esercente voglio poter decidere cosa programmare, indirizzare il pubblico verso qualcosa a cui tengo. Personalmente non programmerei mai Juventus-Barcellona”, ha detto Cerri riferendosi all’esempio da cui è partito il dibattito organizzato da Microcinema, “vanno bene i contenuti alternativi, ma solo se sono contenuti forti. Non si può andare avanti solo con la logica dell’evento, del grande concerto o della grande opera. La multiprogrammazione dovrebbe essere un modo per veicolare altri tipi di contenuti, anche incontri coi registi, e tutto ciò che può contribuire alla creazione di un pubblico che oggi vediamo lontanissimo, difficilmente rintracciabile e difficilmente raggiungibile”.

Creare una nuova audience, ma che sia fatta di spettatori di cinema, è dunque la priorità che secondo il presidente dell’ANEC dovrebbe essere perseguita dall’esercizio, puntando al rilancio della sala attraverso la valorizzazione delle sue specificità, piuttosto che sul semplice assortimento di proposte nuove e tradizionali. Sull’argomento è intervenuto inoltre Luigi Lonigro, direttore di 01 Distribution e vice presidente dei Distributori ANICA:

“Il nostro interesse comune e il nostro obiettivo principale è la disaffezione a tutto ciò che può trattenere in casa a favore della fruizione cinematografica. All’inizio, parlando di multiprogrammazione si parlava soprattutto di eventi e la strategia dovrebbe rimanere tale, per evitare la cannibalizzazione. C’è bisogno di concordare una pianificazione delle uscite che non permetta a prodotti similari di arrivare in sala lo stesso giorno o di sovraccaricare una sola settimana.  I distributori, e ci auguriamo anche quelli di contenuti alternativi, hanno capito che al centro deve esserci l’unicità dell’evento”.

Oltre al coordinamento tra distributori, Lonigro ha affrontato anche la questione dell’importanza della multiprogrammazione per il settore dell’esercizio:

“Può aiutare la sopravvivenza di monsale e multisale di città. Ma è necessario che sia gli esercenti che i distributori inizino a pensare a utilizzare spazi non convenzionali di programmazione. In teoria sono possibili anche 24 h di spettacoli, in orari e momenti non in concorrenza con la normale distribuzione. Basti pensare al mondo delle scuole, finora solo sfiorato dai contenuti alternativi. Lì si trova un terreno fertilissimo di lavoro e di ricerca di strumenti cinematografici didattici, che nel passato prossimo non erano pensabili a causa dei limiti della pellicola. I distributori di contenuti alternativi potrebbero riuscire laddove la distribuzione tradizionale non è riuscita, grazie all’enorme abbattimento di costi e alla possibilità di accesso a materiali di repertorio prima preclusi. Il discorso è diverso per l’evento live, legato alla contemporanea, ma per tutto il resto c’è la possibilità di sfruttare orari e giornate che al momento vedono le sale deserte. Sarà uno strumento che permetterà a un certo tipo di esercizio di andare avanti, su  cui presto realizzeremo un documento o linee guida da condividere con gli esercenti”.

Da questo punto di vista, ha concluso Lonigro, i contenuti alternativi sono da considerare “un elemento aggiuntivo rispetto a quel pool di strumenti che possono permettere alle sale in sofferenza di andare avanti, quali i contributi Schermi di Qualità, Fice ed europei. Sono un altro tassello e uno strumento di programmazione e sopravvivenza, ma solo a patto che non vadano a cozzare con la normale distribuzione cinematografica”.

La multiprogrammazione rimane dunque un tema caldo su cui si confrontano le esigenze non solo del settore dell’esercizio, con tutte le differenze che caratterizzano le sue componenti, ma anche quelle della distribuzione tradizionale  interessata allo sviluppo del mercato ma anche a non aumentare la concorrenza per accaparrarsi l’interesse degli spettatori. Soprattutto in un contesto  di ripresa, ma non di ancora di forte crescita, del botteghino e dei consumi in generale.

Per conoscere le caratteristiche della multiprogrammazione in Italia, vi rimandiamo infine a questo approfondimento.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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