You are here
Home > Cinema > Dal caso Iron Man 3 a World War Z, ecco come Hollywood asseconda le regole del mercato cinese

Dal caso Iron Man 3 a World War Z, ecco come Hollywood asseconda le regole del mercato cinese

La crescita del box office della Repubblica popolare influenza la strategia delle major: il cinecomic Marvel avrà una versione destinata solo alla Cina, con tanto di aggiunta di materiali inediti, mentre il kolossal apocalittico di Paramount potrebbe apportare piccole correzioni alla trama per non incorrere nella censura.

I dati ufficiali sul box office globale 2012 rilasciati dalla MPAA (Motion Picture Association of America) hanno confermato il ruolo centrale ricoperto nel settore cinematografico della Cina, ormai al secondo posto dopo gli USA per livello di incassi, arrivati a toccare l’anno passato i 2,7 miliardi di dollari. E se le cifre parlano chiaramente, le major hollywoodiane non hanno tardato a cogliere il messaggio: l’ultima notizia riguarda l’atteso cinecomic Marvel, Iron Man 3, che subirà addirittura delle integrazioni per aumentare l’appeal nei confronti del pubblico cinese. Ma non si tratta dell’unico tentpole particolarmente attento alle esigenze degli spettatori, e soprattutto della censura, della Repubblica Popolare, tanto che The Wrap ha rivelato come anche l’apocalittico World War Z, distribuito da Paramount, abbia subito una revisione da parte dei vertici dello studio cinematografico, nello specifico al fine di ritoccare un passaggio in cui si accennava alla Cina come punto di partenza di un’epidemia al centro della trama.

 

Più in generale, come sottolinea sempre il sito americano, starebbe diventando vera e propria consuetudine la pratica di eliminare dai film i passaggi non graditi alle autorità cinesi. Già in precedenza, altri titoli quali The Karate Kid e Skyfall hanno acconsentito a tagliare scene con personaggi locali dipinti in maniera non abbastanza edificante, mentre il fantasy Cloud Atlas non solo non è riuscito ad accedere allo status di coproduzione, ma è arrivato sugli schermi del Paese orientale accorciato di 40 minuti, conteneti scene di sesso o ritenute troppo violente.

Il caso di Iron Man 3 è comunque destinato a fare scuola poiché in questo caso non si tratta di semplici sottrazioni alla forma “ufficiale” e internazionale del film, bensì di una versione alternativa, con scene girate appositamente ed esclusivamente per il mercato cinese, in modo da dare anche maggior peso alle star locali quali Wang Xueqi e Fan Bingbing. La mossa, oltre che guardare al botteghino, sembra essere stata determinata dalla volontà di dare al film una connotazione più cinese grazie al coinvolgimento dello studio pechinese DMG, aggirando così gli scetticismi e alcuni dei limiti imposti ai prodotti cinematografici di importazione.

Nonostante la forte componente orientale, Marvel e Disney d’altra parte hanno deciso di non chiedere per il cinecomic la qualifica di coproduzione, etichetta ricercata da molti blockbuster hollywoodiani per non incorrere nelle restrizioni all’import, ma che le autorità cinesi si sono dichiarate sempre meno disposte a concedere in mancanza di investimenti consistenti o di un vero coinvolgimento delle produzioni nazionali. Stando alle dichiarazioni ufficiali di Marvel, in ogni caso, la decisione è stata semplicemente definita come “il trampolino di lancio per collaborazioni future con le talentuose star della Cina e con la sua industria televisiva e cinematografica in espansione”. Una scelta dunque diplomatica, che alcuni attribuiscono anche alla volontà di Disney di mantenere buoni rapporti con le autorità del luogo, in particolare in attesa dell’apertura del suo parco tematico di Shanghai.

 

Fonte: The Wrap, Variety

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
Top
L'annuncio si chiuderà tra pochi secondi
CHIUDI 
L'annuncio si chiuderà tra pochi secondi
CHIUDI