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Film piratati su YouTube? Le major non reagiscono

Il Wall Street Journal denuncia la rilevante presenza di titoli cinematografici sul portale video di Google, nonostante lo strumento del Content ID che permette di identificare le violazioni al copyright e chiederne la rimozione.

Se la lotta alla pirateria è un cavallo di battaglia dell’industria creativa a livello internazionale, c’è un fronte su cui le major hollywoodiane sembrano aver abbassato la guardia, ed è quello di YouTube. A denunciarlo è stato il Wall Street Journal, notando come sul portale video di Google sia facile trovare, in modo assolutamente palese, versioni anche integrali di capolavori Disney come Biancaneve, Fantasia o Peter Pan, ma anche classici di studi come Sony, MGM o Warner Bros.

Nonostante alcuni di questi titoli siano stati rimossi dopo la segnalazione del giornale, rimane la domanda del perché il fenomeno venga sottovalutato da compagnie così sensibili rispetto al tema della violazione del copyright, soprattutto in presenza dello strumento che dal 2007 YouTube mette a disposizione dei creatori di contenuti per facilitare l’individuazione degli illeciti, cioè il Content ID.

Un portavoce del portale, ha commentato la notizia ricordano i forti investimenti sostenuti per trovare soluzioni atte a garantire il management dei contenuti e la difesa della proprietà intellettuale da parte degli autori. Stando alle sue dichiarazioni, ben 4 mila media company si servirebbero attualmente a questo scopo del sistema del Content ID,  grazie a cui sarebbero stati scovati già 200 milioni di video caricati in violazione del copyright.

Anche la MPAA – la Motion Picture Association of America, che riunisce le major hollywoodiane e pone l’antipirateria tra le sue priorità assolute – si è detta consapevole del problema, ma si mantiene su posizioni diplomatiche: “I nostri membri hanno già affrontato la questione con YouTube e speriamo di cooperare insieme per risolverla”.

In realtà, finora, l’atteggiamento di Hollywood nei confronti di YouTube sembra ben esemplificato dalla causa che da anni vede l’hub di Google opposto al colosso delle comunicazioni Viacom, controllante di Paramount. Un processo cominciato ormai sei anni fa e non ancora concluso, ma che finora ha  fatto registrare il successo del sito nell’affermare un principio sancito nel Digital Millennium Copyright Act, secondo cui i provider di contenuti in Rete non sarebbero tenuti a un controllo preventivo dei materiali uploadati sui loro canali ma solo alla pronta rimozione degli stessi in caso ne venga segnalato il carattere illecito (il nostro articolo QUI).

Fonti interne alle media company, citate dal Wall Street Journal, ritengono generalmente affidabile il sistema del Content ID, studiato per riconoscere automaticamente i video che replicano gli originali coperti da diritto d’autore, e ammettono l’uso distratto che ne viene spesso fatto dalle società.

 

Fonte: WSJ

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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