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Speciale video on demand #10: l’esperienza di Rai Cinema

Non solo una presenza su tutte le principali piattaforme VOD, ma anche una produzione mirata direttamente all’on line e all’esplorazione di nuovi modelli distributivi. Per questo appuntamento con il nostro speciale video on demand abbiamo intervistato Paolo Del Brocco, amministratore delegato di uno dei principali player italiani del settore cinematografico quale Rai Cinema.

Non solo una presenza su tutte le principali piattaforme VOD, ma anche una produzione mirata direttamente all’on line e all’esplorazione di nuovi modelli distributivi. Per questo appuntamento con il nostro speciale video on demand abbiamo intervistato Paolo Del Brocco, amministratore delegato di uno dei principali player italiani del settore cinematografico quale Rai Cinema.

Paolo Del Brocco, quali sono le esperienze di Rai Cinema con il video on demand online?

Distribuiamo i nostri film su tutte le piattaforme: siamo stati i primi a stringere un accordo con iTunes, ma siamo anche su Chili, Cubovision  e presto sul nuovo sito Anica On Demand, che partirà a breve. Questo giusto per citare i canali principali di EST e VOD con cui sfruttiamo tutti i nostri titoli nell’ambito della finestra per l’home video. Parallelamente, abbiamo svolto anche un altro progetto che ha portato alla produzione di una seria di film low budget  e di genere, pensati proprio per la Rete. Si tratta di film più “estremi” rispetto a quelli che produciamo di solito, nel senso che sposano radicalmente l’horror, il fantasy, il thriller, e che sono fatti appositamente per il web. Ne sono stati realizzati dodici, li abbiamo presentati al Festival di Roma e ora verranno resi disponibili in modalità free su Cubovision e su Rai Cinema Channel, che è il nostro canale societario per l’on demand su Internet, per poi approdare a pagamento su iTunes. Stiamo quindi sperimentando una nuova modalità di distribuzione alternativa alla sala, ma anche altri modi per sostenere i nuovi talenti e modelli produttivi a basso costo. Dopo di questo è previsto anche uno sfruttamento in home video, probabilmente con un cofanetto, e sulla tv free grazie a un accordo con Rai Movie.

Quindi non avete accordi di esclusiva o simili con le piattaforme di video on demand?

No, ho citato solo alcuni dei nostri accordi principali ma l’intenzione è quella di garantire ai titoli la più ampia diffusione possibile, ovviamente su canali che assicurino un certo livello qualitativo. La nostra mission, oltre che produrre cinema italiano, è far sì che ciò che produciamo abbia la massima visibilità. Non si tratta soltanto di un aspetto commerciale, per quanto importante: raggiungere tutti i target e diffondere il prodotto su più canali fa parte soprattutto del nostro compito di servizio pubblico.

Che tipo di riscontri avete avuto finora dal mercato dell’on demand? È un settore che può garantire ritorni interessanti?

Di sicuro è un mercato in cui, strategicamente, risulta necessario posizionarsi. È evidente come a fronte del declino del mercato dell’home video, ci sia bisogno di trovare altre forme di sfruttamento nell’ambito di quella finestra di diritti, anche in virtù della facilità con cui oggi si possono vendere e noleggiare film online. Credo che il caso più significativo in questo senso sia iTunes, chi ha un dispositivo Apple a casa lo può riscontrare facilmente: non c’è più bisogno di andarsi a procurare il titolo in videoteca, non c’è il supporto fisico, è tutto più semplice. I numeri sono ovviamente ancora piccoli, non è ancora un business. Come tutti i nuovi sfruttamenti è tuttavia necessario essere presenti, anche perché i valori, per quanto ridotti in termini assoluti, si sono praticamente quadruplicati in un anno. Se continuerà questa progressione geometrica, arriveremo a numeri interessanti dal punto di vista del mercato. C’è solo un “se”, ed è costituito dal problema della pirateria: un fenomeno purtroppo molto diffuso anche grazie alla proliferazione delle nuove tecnologie. Se prima c’era il download, oggi con lo streaming in HD si vedono addirittura i film appena usciti al cinema. Perché il nuovo mercato abbia successo bisogna perciò tentare di “convertire” gli utenti e farli passare dallo sfruttamento illegale a quello legale del cinema. Ma questo deve passare per forza anche attraverso una norma di legge, come si è fatto in Francia dove sono riusciti a debellare notevolmente la pirateria online.

Sareste disponibili a offrire i vostri contenuti anche a piattaforme di streaming ad abbonamento, cioè di SVOD?

È un tema su cui stiamo ancora ragionando. Credo che ne avremo presto una tramite l’Anica On Demand, però su questo penso sia necessario un discorso di tipo strategico. La fruizione del cinema in SVOD presenta qualche pericolo dal punto di vista commerciale, per cui è necessario segmentare il prodotto. Per lo SVOD infatti può andar bene al limite un prodotto  di library. È un punto che chiaramente nei prossimi anni sarà centrale, perché di sicuro entreranno delle piattaforme straniere di questo tipo, ma ritengo non sia da prendere alla leggera perché, in qualche caso, può produrre effetti collaterali.

Un altro tema che potrebbe diventare centrale con lo sviluppo del mercato sono le finestre per la visione online, magari anche in vista di servizi di premium VOD.

È un tema di cui però si devono occupare le associazioni. L’Anica lo sta già affrontando ma, come si può ben immaginare, la questione non è semplice. È evidente come il futuro sia nello sfruttamento non dico concomitante, ma quasi, di più finestre, cosa che negli Stati Uniti sta già accadendo in particolare per alcuni tipi di prodotto. In Italia c’è una certa chiusura delle associazioni su questo fronte, perché avendo già problemi con la sala, un’ipotesi di questo tipo porterebbe ulteriori criticità per quanto riguarda il circuito, e soprattutto il circuito del cinema di qualità. Le sale cittadine che chiudono infatti non vanno a penalizzare tanto il cinema commerciale che viene programmato nei multiplex e nei multisala, ma quello di qualità. In sintesi, posso solo dire che trovo auspicabile, per un certo tipo di cinema  con più difficoltà con la distribuzione nelle sale, cercare nuove vie di sfruttamento anche concomitanti con l’uscita theatrical. Però a quel punto bisognerebbe fare film pensati appositamente per questi canali e mi rendo conto che non è facile decidere a priori cosa è adatto per il passaggio in sala e cosa invece deve andare online.

Cos’è che finora, secondo lei, ha impedito il pieno sviluppo di un’offerta legale di film in Rete?

Due elementi. Fino a qualche tempo fa, la barriera tecnologica. Oggi invece è più facile fruire del video on demand in Rete ma lottiamo allo stesso tempo con una pirateria enorme. Se ci fosse una vera legge in materia, come in Francia, l’offerta legale potrebbe davvero prendere piede, invece al momento gli utenti piuttosto che pagare  2 o 3 euro per un film di library, possono andarlo a vedere gratis su un sito pirata. È difficile invertire una simile tendenza, soprattutto a causa della percezione diffusa di non commettere un illecito.

Però c’è una domanda tale da permettere all’offerta legale di ampliarsi?

La domanda c’è, ma il percorso di sviluppo dipende dall’adozione di una normativa efficace contro la pirateria. Altrimenti non sono ottimista. Lo dico perché il futuro del mercato dell’on demand dipende dalla capacità di andare a sostituire o meno i fatturati dell’home video. E in Italia questi fatturati erano importanti, parliamo di un giro di affari di un miliardo di euro, se consideriamo non solo il cinema ma l’intero settore. In due anni si è praticamente dimezzato, per cui per far vivere l’industria è necessario compensare le perdite dell’home video con  l’offerta legale on line, ma senza un legge sulla pirateria non si riuscirà a ottenere l’effetto sostituzione.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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