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Audiweb: criticata la trasparenza dei dati sulle testate accorpate nei “brand”.

Il Fatto Quotidiano continua il suo viaggio nel mondo del calcolo del traffico web, e trova un altro inceppo: le distorsioni causate dall’unione di più siti, anche molto diversi tra loro, sotto il nome di una sola testata.

Dopo aver analizzato nel dettaglio i nodi più controversi del sistema di rilevazione di Audiweb (il nostro articolo QUI), Il Fatto Quotidiano torna a occuparsi dei problemi relativi al calcolo del traffico online e alla trasparenza dei dati presentati dalle società responsabili del suo monitoraggio. La questione, infatti, non riguarderebbe solo la metodologia di raccolta delle informazioni sugli utenti che fruiscono dei diversi siti, ma anche quelle strategie messe in atto dagli editori, che spesso accorpano più testate sotto un unico “cappello” spingendo verso l’alto i numeri delle proprie pubblicazioni.

La pratica, sottolinea Il Fatto Quotidiano, è del tutto lecita e riconosciuta, nonché specificata con chiarezza nei report forniti da Audiweb, ma potrebbe risultare meno cristallina a chi legge certi dati “da esterno”. Può succedere, insomma, che consultando l’andamento di un sito di informazione come La Stampa, ci si ritrovi anche il traffico di www.medicitalia.it, secondo un sistema di affiliazioni assolutamente consentito, ma a detta del giornale non sempre così riconoscibile.

Questo avviene perché Audiweb, così come Nielsen, nel calcolare il traffico tiene conto di tre livelli: prima di tutto c’è un parent, che rappresenta “il vertice della piramide”, e corrisponde a quello che può essere definito un editore. C’è poi il brand, tipicamente il nome di un sito, sotto cui possono essercene tanti altri (chiamati channel) ma può anche essere “comunicato” al mercato come un’unica entità, tipo appunto La Stampa, Donna Moderna o Repubblica. Tutti casi citati dal Fatto Quotidiano per mettere in luce come, ad esempio, sotto il brand La Stampa si trovino non solo siti come La Stampa Economia o La Stampa Cultura e Spettacoli, ma anche altri come www.film.it o quello di medici di cui sopra. Lo stesso per Donna Moderna, che “racchiude” anche cose molto diverse al suo interno quali 3BMeteo.comOroscopo.it 2spaghi.it, così come degli oltre 8 milioni di utenti unici registrati da Audiweb per Repubblica, più di un milione viene dalla versione italiana di Tom’s Hardware, mentre ci sono altre versioni web di quotidiani che, al contrario, non fanno capo a tali raggruppamenti.

Il channel, infine, come già accennato prima, rappresenta un’ulteriore suddivisone del brand, che può avere anche un dominio diverso dallo stesso. Come ha illustrato Audiweb al Fatto Quotidiano, alla società di rilevazione spetta il compito di verificare che esistano effettivamente accordi co-editoriali che collegano più brand, o un brand a diversi channel, ma è il parent che decide autonomamente cosa racchiudere sotto il cappello del nome di una testata. Il dato è poi riferito nei report agli inserzionisti, ma spesso quando vengono diffuse notizie come la classifica dei quotidiani più letti online, è quasi inevitabile che si creino confusioni. Spesso, spiega Il Fatto quotidiano, capita che un giornale vada a coincidere con un brand, quando invece sotto questa definizione rientrano una serie di siti e servizi del tutto scollegati e diversi tra loro.

Altro problema relativo a questo tipo di “concentrazioni”, segnalato dalla stessa Audiweb, è stilare i trend di crescita dei diversi brand o canali, che ovviamente possono essere improvvisamente gonfiati da nuove affiliazioni, rendendo complicato il confronto di intervalli temporali diversi.

 

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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