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UE: il VOD che cresce lentamente e a velocità diverse.

Nel 2009, sono stati 435 i servizi on demand registrati nei Paesi dell’Unione Europa. Più di un quarto di essi è rappresentato da servizi di catch-up TV, per lo più gratuita e su Internet. Nella maggior parte degli Stati, il numero di servizi non supera i 20.

La fruizione di contenuti audiovisivi attraverso i dispositivi connessi in Rete è un fenomeno relativamente recente, che stenta ad affermarsi secondo modalità chiare e ben definite all’interno dei Paesi che compongono l’Europa Unita. Difficilmente si possono trovare mercati in cui il video on demand si sta strutturando come nel contesto americano, e a dimostralo è arrivata anche una relazione della Commissione UE, incentrata sull’applicazione nei diversi Stati membri della Direttiva sui servizi di media audiovisivi (SMA).

Il testo normativo è quello che ha modificato la nota direttiva 89/552/CEE (Télévision sans frontières) e che dunque stabilisce le quote di programmazione di prodotto europeo che le diverse emittenti sono tenute a rispettare, oltre agli investimenti obbligatori nella produzione di opere indipendenti. Il video on demand, o più in generale l’offerta online di film e trasmissioni televisive, rientra nella regolamentazione in quanto nuovo canale di diffusione da assoggettare agli stessi vincoli in capo ai broadcaster tradizionali. Ma da quanto emerso nella relazione della Commissione Europea, non solo molti Stati non hanno provveduto ancora a legiferare in materia, ma lo stesso sviluppo dei servizi on demand sembra aver subito uno sviluppo talmente a macchia di leopardo, da rendere perfino difficile trarre conclusioni affidabili. Già dai dati raccolti, tuttavia, si può intuire quale sia il quadro:

“Durante il periodo di riferimento [2009-2010] il livello di sviluppo del mercato dei servizi a richiesta non è stato omogeneo nell’UE […] Il numero di servizi a richiesta è stato stimato a 435 nel 2009. Oltre un quarto di essi erano i servizi di catch-up TV e il principale sistema di diffusione era Internet, seguito dalla televisione via Internet. Nel 2009 la Francia possedeva il maggior numero di servizi a richiesta disponibili (73 servizi) ed era seguita dal Regno Unito (66) e dalla Germania (47). Nella maggior parte degli Stati membri il numero dei servizi a richiesta era tra 10 e 20. La maggior parte di essi erano disponibili gratuitamente, senza alcun abbonamento. Essi erano generalmente finanziati tramite la pubblicità o i fondi pubblici”.

Oltre alle disparità sul fronte quantitativo, è perciò interessare notare come in tutto il mercato europeo si sia sviluppata più velocemente l’offerta online di contenuti televisivi (molti gratuiti, per cui lontani dal modello statunitense di Hulu o di HBO Go) piuttosto che di prodotti cinematografici. Da sottolineare, inoltre, le disomogeneità su base nazionale: solo 14 Paesi hanno riportato alla Commissione i dati sullo sviluppo dell’on demand, e con risultati definiti “assai differenziati”. Nel 2010, in particolare:

“Cinque Stati membri hanno segnalato un numero totale di servizi a richiesta superiore a 10. Il numero più alto era presente nel Regno Unito (82) e in Slovacchia (36), il più basso in Irlanda e Spagna (3), nella Comunità francese del Belgio (2) e in Austria (1). Cipro non disponeva di servizi a richiesta”.

Per quanto riguarda la tipologia del servizio, invece:

“Sei Stati membri hanno segnalato una maggioranza di servizi di VOD, generalmente con accesso condizionato; altri sei hanno segnalato una maggioranza di servizi di catch-up-TV liberamente accessibili, uno ha segnalato una combinazione di servizi catch up e servizi misti accessibili gratuitamente, e un altro ha segnalato una maggioranza di servizi misti”.

Se il contesto appare ancora confuso, anche per quanto riguarda le normative che dovrebbero garantire la programmazione di prodotto europeo, la buona notizia arriva proprio su questo fronte, dove nonostante la mancanza di obblighi, le medie registrate vanno dal 40% dei cataloghi on demand in Spagna, all’88,9% in Danimarca, al 36,4% in Portogallo e al 100% in Austria. Rimane tuttavia impossibile calcolare una media europea, a causa del numero limitato di Paesi che hanno fornito i propri dati e, soprattutto, alla scarsa diffusione di tali servizi.

QUI il testo completo della Relazione.

 

 

Fonte: Key4Biz

 

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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