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Cina: il prodotto nazionale in difficoltà a causa dei film americani.

Secondo il produttore Wang Zhonglei, l’aumento delle quote d’importazione dei titoli americani è stato un “shock” per il mercato nazionale cinese, che risente anche dei limiti imposti agli autori.

Il ricco mercato cinematografico cinese è da tempo oggetto degli appetiti delle major americane. Alcuni analisti sono arrivati perfino a ipotizzare il sorpasso, nel giro di qualche anno, del box office USA da parte di quello della Repubblica Popolare, mentre gli Studios continuano a guardare verso Est non solo per il successo dei loro titoli, ma anche per le coproduzioni, che permettono di aggirare i limiti imposti all’importazione di film dall’estero. Limiti che, tuttavia, di recente sono stati resi meno stringenti dalle stesse autorità cinesi, aprendo la possibilità di far passare i titoli americani da 20 a 34 l’anno. E le conseguenze, per la quota di prodotto nazionale, non hanno tardato a farsi sentire.

A parlarne, in un’intervista rilasciata a Variety, è stato Wang Zhonglei, presidente di uno dei principali studi cinematografici privati della Repubblica Popolare, la Huayi Brothers, che di recente ha portato nelle sale il film di maggiore successo tra quelli di nazionalità cinese, Painted Skin: The Resurrection (108 milioni di dollari incassati), ed è stata presente anche alla Mostra del Cinema di Venezia con Tai Chi 0. Secondo Wang Zhonglei, l’aumento del numero di film americani importabili nel suo Paese ha avuto effetto già nel primo semestre 2012:

“È stato sicuramente uno shock per il mercato. Ma il modo più efficace per rispondere è fare dei film migliori, modellati su misura per il pubblico nazionale […] Paradossalmente, sarebbe forse meglio aumentare ancora la quota di film hollywoodiani. Ora nel nostro Paese arrivano solo i blockbuster, così gli spettatori si sono convinti che il cinema americano sia tutto spettacolare. Forse se arrivassero più titoli, il pubblico cinese avrebbe modo di accorgersi che esistono tipi diversi di film americani”.

A differenza di altre compagnie, interessate alle coproduzioni con gli USA e alla divisione dei loro proventi sul mercato cinese, la strategia su cui punta Huayi consiste nel concentrarsi maggiormente sul pubblico giovane, con commedie e action movie d’impronta più “locale”. L’industria cinese del cinema sembra tuttavia risentire della mancanza di qualche freccia al suo arco:

“Non lavoriamo nelle stesse condizioni degli Studios. Possiamo importare Twilight, ma non ci è concesso fare film del genere, con i vampiri. Possiamo prendere da fuori i film horror, ma non produrne, per cui sarebbe sbagliato mettere a confronto i nostri titoli. Le nostre linee strategiche sono diverse, e gli strumenti creativi limitati, ma ci impegniamo al massimo per tirare fuori idee innovative”.

Fonte: Variety 

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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