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Intervista a Cristina Loglio, coordinatrice del progetto Schermi di Qualità

Abbiamo parlato in diverse occasioni del progetto Schermi di Qualità, l’unico programma pubblico a sostegno delle sale che orientano la propria programamzione al prodotto d’autore. Durante l’ultimo Festival di Venezia erano stati presentati alcuni dati relativi al progetto insieme a considerazione di carattere generale (qui il nostro resoconto) mentre ai recenti Incontri del Cinema d’Essai di Mantova si…

Abbiamo parlato in diverse occasioni del progetto Schermi di Qualità, l’unico programma pubblico a sostegno delle sale che orientano la propria programamzione al prodotto d’autore. Durante l’ultimo Festival di Venezia erano stati presentati alcuni dati relativi al progetto insieme a considerazione di carattere generale (qui il nostro resoconto) mentre ai recenti Incontri del Cinema d’Essai di Mantova si è tenuta proprio una tavola rotonda dedicata.

Torniamo oggi a parlare di Schermi di Qualità con la sua coordinatrice Cristina Loglio, che ci ha raccontato come effettivamente è nato il progetto, di come si è evoluto negli anni e delle sue potenzialità.



Dott.ssa Loglio, com’è nato Schermi di Qualità e su quali basi poggia? 

Il progetto di Schermi di Qualità è nato dalla volontà di assicurare ad ogni film, italiano ed europeo di qualità, la possibilità di raggiungere un pubblico più vasto. La produzione di ogni film in qualche modo corrisponde al diritto di espressione dell’autore, e del produttore che lo realizza. Ma quando un film viene realizzato, soprattutto un film d’autore, è pensato naturalmente perché arrivi al pubblico. Questo non è sempre il caso: la produzione e la distribuzione di un film in sala non sono automaticamente associate. Una parte significativa infatti delle pellicole prodotte in Italia non arriva alle sale e non arriva quindi al pubblico. Il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, in particolare la Direzione Nazionale Cinema, si è interrogato quindi insieme agli esercenti cinematografici per trovare un modo che permettesse a tutte le pellicole di arrivare in sala. L’obiettivo era quello di una distribuzione “sostanziale” anche nelle giornate cruciali del sabato e della domenica, e quindi non solo formale come può essere la proiezione ad una particolare rassegna.
Otto anni fa Cinecittà creò un primo sistema (il progetto Centocittà) per far sì che i film venissero nelle sale di tutta Italia, che si basava sulle candidature delle sale. Venivano poi scelte 100 sale esclusivamente di città medio-piccole, e quelle selezionate che a fine anno dimostravano di aver rispettato i parametri richiesti venivano ricompensate con un importo abbastanza cospicuo, tale da colmare il gap che queste sale assumevano programmando pellicole obiettivamente meno commerciali.
Sei anni fa l’Agis (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo) assunse un ruolo di primo piano venendo incontro al fatto che anche i centri urbani maggiori iniziavano a soffrire della mancanza di prodotti di qualità. Il progetto cambiò nome e divenne appunto Schermi di Qualità e venne affidato all’Agis, che vi collegò trsversalmente tutte le associazioni dell’esercizio cinematografico come l’Anec, la Fice, l’Acec e poi anche l’Anem.
Oggi siamo alla VI Edizione e le sale iscritte sono circa 750, più o meno il 20% degli schermi italiani. Chi è iscritto al programma offre la garanzia che i film italiani ed europei di qualità verranno programmati con continuità e nei giorni e negli orari “pregiati”, sapendo che hanno l’obbligo di raggiungere dei minimi piuttosto importanti. Chi raggiunge a fine anno gli obiettivi prefissati divide con le altre sale in parti uguali il contributo messo a disposizione dal Ministero.

Qual’è l’entità del budget annuale che viene stabilito? La crisi economica ha influito sul rifinanziamento per questa nuova edizione?

L’andamento storico annuale dei finanziamenti è sempre oscillato tra i 3 e i 3.5 milioni di euro. Quest’anno, a fronte dei tagli pesantissimi, la cifra sarà certamente inferiore. Pare che il Ministro abbia firmato da pochi giorni il progetto speciale, anche se non abbiamo ancora in mano la documentazione ufficiale, che stanzierebbe 2.250.000 euro. Va aggiunto un ulteriore contributo per un’edizione breve, quadrimestrale, che permetta agli Schermi di Qualità di allinearsi con l’anno solare, e dovrebbe essere di circa 750mila euro.

Uno dei temi caldi attualmente è quello della digitalizzazione completa delle sale italiane. Le principali major cinematografiche vogliono abbandonare la pellicola entro il 2013. Questo come influirà sul progetto Schermi di Qualità?

Gli Schermi di Qualità appartengono a tutte le tipologie di sale. Abbiamo monoschermi, abbiamo piccole e raffinate multisale di città ma anche schermi dei più grossi multiplex. Ci sono parecchie multisala di città che si sono già attrezzate per la digitalizzazione, ma non con tutti gli schermi. Ci sono invece monosale che rischiano di essere le più sofferenti perché sono quelle che faticano maggiormente ad ammortizzare un intervento così forte. Queste sono le sale che stanno aspettando più di altre l’insieme di provvidenze che lo Stato (con il tax credit) e molte Regioni italiane hanno promesso di fornire. Certo, la difficoltà di approvvigionarsi con un prodotto di qualità potrebbe essere un problema. Va anche detto che i distributori indipendenti, quelli che sono più sensibili al prodotto di qualità, sono probabilmente ancor più schiacciati degli esercenti e costituiscono l’anello della catena più in ritardo sul processo di digitalizzazione, perché non riescono ad affrontare tutti i costi. La digitalizzazione è quindi una problematica molto sentita, ma paradossalmente il fatto che proprio i distributori dei film più intelligenti siano più in ritardo degli altri, potrebbe mettere le sale intelligenti in condizione di continuare con la pellicola un po’ più a lungo. Questo permette di circoscrivere il problema in termini diversi.

C’è qualche punto in particolare di Schermi di Qualità su cui vorrebbe apportare delle modifiche? 

Ci siamo sentiti più volte sull’argomento con il Professor Celata, che insieme al suo team dell’Università La Sapienza ci segue da anni. Schermi di Qualità può essere considerato con un non-brand di successo, ed il suo successo è in parte legato al fatto di essere poco vivo dal punto di vista della comunicazione. Da una parte questo mi dispiace e vorrei quindi una maggiore visibilità, ma capisco che una certa discrezione è allo stesso tempo un elemento del suo successo.

Come può interagire il progetto Schermi di Qualità con i principali canali da cui passano attualmente le informazioni sul settore cinema? Come si può collaborare?

Stiamo iniziando a creare dei ponti tra nuovi soggetti, ad esempio attivi nel campo dei social network, con i film di qualità perché sembra che il nostro pubblico e le nostre sale siano le più adatte per stabilire un rapporto con il vostro tipo di utenti. Stiamo cercando di capire come geolocalizzare i nostri più affezionati frequentatori, per aiutare le sale a creare un rapporto diretto e per informare direttamente tramite appunto i social network. Io penso che far sapere che una sala proietta i film che piacciono a quel determinato spettatore, anzi meglio dove c’è più di una sala, sia fondamentale. Non dimentichiamoci tuttavia che buona parte della popolazione italiana vive in zone pochissimo servite da cinema e dove pochi cinema proiettano un po’ di tutto mentre gli Schermi di Qualità fanno un grandissimo sforzo per essere riconoscibili.

Schermi di qualità ha certamente il pregio di avvicinare il pubblico al cinema di qualità aumentando la probabilità che venga programmato anche in situazioni in cui la domanda è al momento bassa. Proprio attraverso questo meccanismo permette di conoscere un cinema che altrimenti, in molti situazioni, non avrebbe possibilità. E’ un meccanismo che aiuta il mercato, ma allo stesso tempo si basa comunque su scelte libere degli operatori, fuori quindi dalle logiche di altri meccanismi che hanno suscitato negli anni ben più di una polemica. (Per maggiori informazioni potete andare sul sito www.schermidiqualita.it).

Questa intervista è il primo passo di Cineguru in un percorso che ci porterà alla scoperta del settore cinema in Italia, con i suoi meccanismi, i suoi pregi ed i suoi difetti. Tornate a trovarci anche nelle prossime settimane.

Fonte: cineguru

One thought on “Intervista a Cristina Loglio, coordinatrice del progetto Schermi di Qualità

  1. L’operazione schermi di qualità è interessante ma vorrei vedere se effettivamente il cinema che propongono è d’autore o se ci sono i soliti 7 film. Ho visto però che si sono allargati anche a progetti come quello di Una Separazione in cui il film può essere richiesto all’interno delle sale del circuito tramite cineama.it

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