Poche parole riservate ai suoi azionisti, che ovviamente hanno fatto subito il giro del mondo, sono bastate a Steve Jobs per lasciare il suo incarico di amministratore delegato di una delle più potenti e redditizie società esistenti, la Apple.
Ecco la sua lettera di congedo:
«Ho sempre detto che se fosse mai arrivato il giorno in cui non avrei più potuto rispettare i miei
obblighi come amministratore delegato di Apple, sarei stato il primo a dirvelo. Sfortunatamente quel giorno è
arrivato. Rassegno le dimissioni da amministratore delegato di Apple. Vorrei tuttavia continuare, se il Cda lo
ritiene opportuno, come presidente, e rimanere un dipendente dell’azienda. Per quel che riguarda il mio
successore, raccomando fortemente che si proceda con il piano previsto e si nomini Tim Cook come Ceo di
Apple. Credo che i giorni migliori e più innovativi di Apple siano davanti a noi. E sono ansioso di viverli e
contribuire al successo dell’azienda nel mio nuovo ruolo. Ad Apple ho trovato alcuni dei miei migliori amici e
vi ringrazio per l’opportunità di lavorare con voi per tanti anni»
A Jobs nel 2004 era stato diagnosticato un cancro al pancreas particolarmente aggressivo, con sopravvivenza a 5 anni pari a zero. Eppure l’imprenditore statunitense è riuscito a sopravvivere, anche ad un trapianto di fegato effettuato nel 2009, e a continuare a lavorare duramente per l’azienda che ha creato con le sue mani. Fino ad oggi quando ha dovuto arrendersi al suo stato di salute e ha passato il testimone più importante a Tim Cook.
Il passaggio di consegne è soprattutto simbolico visto che ormai è Cook (50 anni) a guidare l’azienda di Cupertino da quando Steve Jobs si è ammalato e gli era già stato affidato ogni ruolo operativo. Il nuovo capo di Apple, che fa parte anche del consiglio di amministrazione della Nike, arrivò alla Apple nel marzo del 1998 e subito ebbe un ruolo importante nel rivoluzionare tutto il settore della produzione e della distribuzione. Affidando a terzi molte attività e chiudendo alcune fabbriche del gruppo, contribuì a far registrare un notevole aumento dei profitti.
Ma i fan dei prodotti con la Mela non dimenticheranno mai Steve Jobs, che fondò la Apple insieme all’amico Steve Wozniak nel 1975. Solamente due anni più tardi lanciarono quello che è riconosciuto come il primo personal computer della storia, l’Apple II, che riuscì a vendere ben 1 milione di esemplari nonostante un costo proibitivo. Nel 1980 la società era già quotata in Borsa.
Vinta una sfida, Jobs decide di affrontarne un’altra e nel 1996 ritorna alla Apple. Contribuì allo sviluppo del sistema operativo che ancora oggi viene usato sui prodotti della Mela, il Mac Os X, e lanciò l‘iMac che è stato il primo prodotto effettivamente dedicato alle masse della società (la Apple dominava in quel periodo solo nelle nicchie del mercato musicale e della progettazione grafica).
Il successo fu immediato e da quel momento la società scrisse la storia della tecnologia moderna: iPod e iTunes (2001), iPhone (2007) e iPad (2010) sono prodotti che hanno elevato ulteriormente e costantemente l’asticella qualitativa tecnologica e fissato nuovi stanard. Il pubblico ha risposto in massa e non solo i seguaci (perché così si dovrebbe chiamarli visto che il termine “consumatori” è riduttivo) della società di Cupertino sono sempre più numerosi, ma soprattutto dimostrano un grado di fedeltà davvero inedito a livello commerciale.
Steve Jobs continuerà a lavorare dietro le quinte, e a questo punto ci si chiede se nei prossimi anni la Apple manterrà la vera qualità che ha sempre posseduto e che la distingue dalle altre aziende: la pura voglia di innovare e di mostrarci sempre qualcosa di nuovo e sorprendente. Se continuerà a farlo veramente, sarà come se Steve non se ne fosse mai andato.