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Libertà di occhiali 3D

Dopo il parere del Consiglio Superiore della Sanità e la pessima e confusa (dis)informazione che è tutt’ora in corso sulla vicenda, è uscita oggi la Circolare del Ministro Fazio sugli occhiali 3D. Nè fa una rapida sintesi il sito del Giornale dello Spettacolo evidenziando questi punti chiave: 1) E’ necessario garantire agli spettatori l’informazione che…

Dopo il parere del Consiglio Superiore della Sanità e la pessima e confusa (dis)informazione che è tutt’ora in corso sulla vicenda, è uscita oggi la Circolare del Ministro Fazio sugli occhiali 3D.

Nè fa una rapida sintesi il sito del Giornale dello Spettacolo evidenziando questi punti chiave:

1) E’ necessario garantire agli spettatori l’informazione che l’utilizzo degli occhiali 3D è controindicato per i bambini al di sotto dei sei anni di età.

2) L’utilizzo degli occhiali 3D anche negli adulti va limitato nel tempo, per una durata complessiva non superiore a quella di un singolo spettacolo, compreso l’intervallo.

3) Ricordato che il Consiglio Superiore di Sanità ha espresso il parere che l’utilizzo di occhiali 3D sia garantito agli spettatori nella fornitura monouso, il ministero della Salute “si riserva di adottare gli ulteriori provvedimenti che si rendessero necessari”.

e un’importante conclusione:

Ciò premesso, sempre sulla base del parere del Consiglio Superiore di Sanità, il ministro rileva che “non sussistono controindicazioni cliniche all’utilizzo degli occhiali 3D per la visione degli spettacoli cinematografici”.

Stabilito questo è chiaro che tema della controindicazione per i bambini di età inferiore ai sei anni merita sicuramente ulteriori e più seri approfondimenti. Intanto perché non so fino a che punto questa conclusione sia condivisa a livello scientifico ed internazionale ed in secondo luogo perché le sue motivazioni lasciano ampio spazio alla verifica caso per caso dell’esistenza di problemi effettivi sui singoli bambini.

Il secondo e più dolente punto è quello in cui, dicendo che “l’utilizzo di occhiali 3D” deve essere “garantito agli spettatori nella fornitura monouso” il ministero sembra ignorare che se ci sono occhiali monouso e occhiali riutilizzabili è perché ci sono sistemi di proiezione 3D diversi e per ognuno dei tre sistemi c’è bisogno di occhiali di tipo differente.

In sostanza l’adozione di occhiali monouso o meno non è una scelta indipendente dal sistema di proiezione 3D installato nel cinema, quasi che alcuni esercenti scelgano gli occhiali riutilizzabili per fare un dispetto agli spettatori, ma il risultato di una scelta tecnologica fatta a monte, soprattutto per offrire agli spettatori un sistema di proiezione migliore.

Uno di questi sistemi, il più sofisticato e costoso da installare e da mantenere, l’XpanD, richiede occhiali dal costo unitario elevato e con significativi costi di manutenzione. Si tratta però teoricamente del sistema che garantisce la migliore qualità di visione. Infatti questi occhiali hanno un otturatore LCD nelle lenti che, in sincronia col proiettore crea l’effetto 3D senza filtrare l’immagine e garantendo così una maggiore luminosità. Caratteristica quest’ultima che forse può anche voler dire minor affaticamento per la vista, no?

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E’ evidente che in questo caso gli occhiali non possono essere monouso, a meno di costringere il pubblico a comprarseli, oppure a pagare un biglietto ben più caro.

C’è poi il Dolby 3D per il quale si usano occhiali sofisticati ma di tipo passivo (nell’occhiale non succede niente, si limita a filtrare la proiezione riflessa sullo schermo in modo da ottenere l’effetto 3D), comunque costosi, che non possono essere usa e getta.

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C’è, infine, il sistema RealD, quello degli occhiali usa e getta, anche questi passivi, che a questo punto, se dovesse prevalere l’interpretazione restrittiva della circolare del Ministro, sarebbero gli unici utilizzabili.

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Prescindendo dalle considerazioni economiche e di tutela degli investimenti fatti da esercenti che hanno scelto i primi due sistemi, cosa di cui si stanno occupando le relative associazioni di categoria e che non è certo trascurabile, trovo questa (mi auguro temporanea) posizione più che discutibile anche come consumatore/spettatore.

Intanto siamo di fronte ad una ingiustificata azione di limitazione della libertà di mercato a vantaggio di alcune aziende e a svantaggio di altre che, questo deve essere chiaro, stanno avendo questo tipo di problema solo nel nostro paese.

Inoltre stiamo di fatto impedendo ai consumatori di usufruire di quello che ognuno potrebbe considerare il suo personale miglior sistema di visione in 3D, magari anche quello più adatto ad ognuno e meno controindicato per la sua vista, visto che è stato tirato in ballo questo argomento.

Dal punto di vista della concorrenza questo fatto è ancor più grave perché si verifica nel momento più importante per lo sviluppo del 3D in Italia: non è infatti un segreto che negli ultimi 6 mesi e ancor di più dopo lo strepitoso successo di Avatar ci sia stata un’incredibile accelerazione nella conversione delle sale al 3D. Siamo quindi nel pieno di un periodo in cui molti esercenti stanno decidendo quali sistemi 3D adottare e, con questa incertezza, mi sembra chiaro che finiranno tutti per adottare il sistema con occhiali monouso, danneggiando aziende che hanno prodotti altrettanto validi sul mercato e privando, come esito finale, i consumatori/spettatori di molte zone del nostro paese, dell’opportunità di avere nella loro zona un’offerta cinematografica in 3D in tutti i diversi formati, compreso quell’XpanD che ha già una minor diffusione in quanto più costoso da installare.

Nel divenire di questa situazione si sta quindi favorendo la sostanziale creazione di un monopolio a favore di sistema e a svantaggio di altri che dovrebbero essere giudicati dal mercato e non “banditi” per un problema che a ben vedere non è nemmeno legato al tipo di tecnologia utilizzata.

Infatti il problema per cui questi sistemi rischiano di trovarsi estromessi dal mercato non è legato alle loro qualità teniche, che potrebbero (e almeno in un caso, a detta degli esperti, sono) anche essere superiori a quelle del sistema privilegiato, ma al fatto che i loro occhiali potrebbero essere sporchi, mentre quelli usa e getta non lo sono.

In sostanza potrebbe anche essere che il sistema migliore per vedere il 3D, quello meno faticoso (visto che di fatica si tratta), finisca per non essere presente in Italia o in alcune zone a causa della scorciatoia scelta per non affrontare un altro problema. Un po’ come se fossimo costretti tutti ad andare in bicicletta perché nessuno si prende la responsabilità di fissare il limite di velocità per le autovetture.

Si perché la doppia vergogna di tutta questa vicenda è che oltre alla disinformazione il vero problema, cioè l’igiene degli occhiali, poteva essere risolto semplicemente regolamentandone in modo preciso la pulizia e/o, se ritenuta necessaria, la sterilizzazione, in modo che la cosa non venisse lasciata alla discrezione degli esercenti o delle relative associazioni.

Se cioè il rischio per la salute derivante dagli occhiali è significativo, allora il relativo uso andava regolamentato ben da prima che l’uscita di Avatar rendesse evidente la dimensione del fenomeno a tutti. Se invece il rischio non è così alto, ma confrontabile con quello che si corre noleggiando un paio di scarponi da sci o pinne e maschera per le immersioni, settori che non mi risultano molto regolamentati, allora tutto questo non aveva proprio ragione di essere. Ma evidentemente gli organi preposti alla tutela della nostra salute quest’inverno avevano il troppo presto dimenticato problema di smaltire centinai di milioni di Euro in dosi di vaccino anti influenzale comprate e non utilizzate per trovare il tempo di occuparsi di questa facezie.

La conclusione è che Anec e Anem hanno preso oggi posizione in modo chiaro proprio sul rischio di restrizioni alla libertà di mercato, mettendo così in evidenza i propri interessi, ma da consumatore ben informato mi sento molto più vicino alle loro posizioni che a quelle di una delle associazioni che si dice votata alla tutela, appunto, dei consumatori.

Sulla sicurezza e competenza che mi trasmette lo Stato, invece, meglio stendere un velo peitoso, ma questo non è certo ne il primo ne l’unico caso in cui è così.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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