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Lo spazio e il cinema

E’ stato presentato a Roma giovedì scorso The Space Cinema, il circuito di multiplex nato dall’acquisizione da parte di Medusa Multicinema di Warner Village Cinemas, all’interno di un progetto che ha come socio di maggioranza la 21 Investimenti di Alessandro Benetton. “Il circuito ha 24 strutture in Italia pari a 242 sale e un potenziale…

E’ stato presentato a Roma giovedì scorso The Space Cinema, il circuito di multiplex nato dall’acquisizione da parte di Medusa Multicinema di Warner Village Cinemas, all’interno di un progetto che ha come socio di maggioranza la 21 Investimenti di Alessandro Benetton.

“Il circuito ha 24 strutture in Italia pari a 242 sale e un potenziale di 16 mln di biglietti staccati l’anno”, sintetizza così l’ANSA la nascita del più grande circuito cinematografico d’Italia, che vuole però proporre anche un modello nuovo di sfruttamento dello spazio del cinema, non più appannaggio esclusivo dei film, ma con un palinsesto di contenuti addizionali “da eventi sportivi di cartello, come il calcio e il rugby, ai gran premi di moto GP, dalle notti della vela italiana con Luna Rossa ai concerti di musica rock, fino a trasmissione in diretta di opere della musica lirica” ricorda, tra gli altri, Cinema del silenzio.

Nel commentare la notizia Cineuropa parla poi del “valore aggiunto offerto allo spettatore” (“spazi per babysitting, sale dedicate ai trailer e pensate come luoghi ludici dove prendere un aperitivo con gli amici, proiezioni antimeridiane di film per famiglie”) dal nuovo circuito e del “trattamento speciale” che dovrebbe discenderne da parte dei distributori, tema che ha tenuto banco nelle scorse settimane con momenti di rigidità poco comprensibili dal pubblico che hanno lasciato interdetti molti spettatori.

Le intenzioni di innovare e migliorare l’esperienza di contorno alla fruizione del film, fino a dargli una nuova centralità, ci sono tutte, anche se in parte trovo descritte esperienze già a disposizione di chi frequenta i multiplex inseriti nei centri commerciali. Si tratterà di vedere quali e quante di queste innovazioni diventeranno realtà incontrando l’effettivo interesse del pubblico.

Due parole infine sul nuovo brand, curato da Fabrica.

Trovo carine le animazioni del logo (molto più del logo stesso) che accompagneranno lo spettatore in sala differenziandosi in base al genere di film proiettato (video qui sotto), perché hanno per protagonisti spettatori che al cinema si emozionano e trasformano e perché accennano al cinema come ad un’esperienza sociale (ci sono altre persone in sala).

Letto in quest’ottica il trattamento visivo identico a quello della comunicazione Apple per lo spot dell’iPod (a inizio del post il primo spot) tenta probabilmente di strizzare l’occhio a valori che il brand Apple ha saputo così ben comunicare, pur non potendo offrire lo stesso tipo di dinamismo, inserendoli però in un contesto sociale.

Non mi convince, invece, il nome. Tanto funzionava bene Warner Village, metafora di un villaggio con Il Cinema al centro, quanto mi sembra che in The Space Cinema l’accento sia tutto sullo spazio. Io, che ormai non sono più giovane, credo che la centralità debba ancora essere sul cinema e la sua capacità di far vivere emozioni uniche indipendentemente da tutto quello che c’è (o non c’è) intorno.

Insomma di “space” commerciali ce ne sono tanti, il Cinema bisogna continuare a riempirlo con i Film(s) e le emozioni che solo loro sanno dare.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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