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Quinta Ind: il digitale affossa la controllata di Ben Ammar

In Francia il settore della post produzione cinematografica cede ogni anno il 30%. Molte le società in crisi, tra cui Quinta Industries, che nonostante la “parentela” con la potente Quinta Communications di Tarak Ben Ammar ha cominciato il proprio iter fallimentare.

La società specializzata in post produzione e vfx Quinta Industries fallisce a causa dello snellimento del business provocato dall’avanzata del digitale. Il produttore Tarak Ben Ammar ha portato i libri in tribunale, facendo cadere il sipario su un’azienda considerata leader del settore in Francia, nata nei primi anni 2000 e cresciuta grazie alla progressiva incorporazione di alcuni player storici come LTC, Scanlab e Duran Duboi.

 

Posseduta dal gruppo Quinta Communications, nato nel 1990 dall’incontro tra il finanziere franco-tunisino e la Fininvest di Silvio Berlusconi, la costola più propriamente tecnica della holding dell’audiovisivo è da giovedì in “redressement judiciare”, sorta di procedura fallimentare in cui il magnate del cinema  si è comunque impegnato a presentare un piano per la salvaguardia dei circa 200 lavoratori dell’azienda, oppressa da un debito di più di 15 milioni di euro a fronte di un giro d’affari di circa 52 milioni, in calo del 20% rispetto ai valori registrati prima del 2010. A ricordarlo è La Tribune, secondo cui la situazione si era fatta critica già l’anno scorso, quando  Quinta Industries è stata costretta a chiudere lo stabilimento di Joinville, specializzato nelle postproduzione sonora, e a domandare allo Staro una moratoria sul pagamento di più di 5 milioni di debiti fiscali.

Ad aver scatenato la crisi, secondo Ben Ammar sono stati però i laboratori di sviluppo e stampa LTC, messi ko “dall’avanzata della digitalizzazione delle sale, al pari dei concorrenti GTC, già in liquidazione, ed Eclair, pure sotto amministrazione controllata”. Secondo il produttore franco tunisino, gli introiti di LTC si sono dimezzati nel giro di 5 anni, e non è l’unico a evidenziare quanto l’abbandono dell’analogico stia influenzando l’industria cinematografica francese. Parlando sempre del fallimento di Quinta Industries, Variety ha riportato le cifre della Ficam, associazione d’Oltralpe delle imprese del cinema e dell’audiovisivo, secondo cui ogni anno dal 2008 la richiesta di copie in pellicola si riduce del 30%, portando al declino di sempre più aziende. “Quando il CNC ha varato il suo piano per la digitalizzazione si è scordato il settore della postproduzione” ha denuncia il presidente di Ficam, Thierry de Segonzac, al magazine americano, che ricorda come anche l’altro azionista di Quinta IndustriesTechnicolor (detentore di una quota di minoranza di circa il 17%), stia vivendo una congiuntura finanziaria non esattamente rosea.

Fonti: La Tribune, Variety

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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