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Come vanno i remake?

Se ne parla tanto e spesso a sproposito. Ma come hanno funzionato al botteghino i remake prodotti in Italia negli ultimi due anni?

L’anno scorso, con l’aiuto del produttore Alessandro Usai, avevamo affrontato l’argomento dei remake che si producono in Italia in questo articolo. Si era capito facilmente che molte leggende metropolitane (“sono troppi!”, “sono il sintomo di un sistema che non ha idee!”) non hanno alcuna ragione di esistere.

Ora, aggiorniamo il discorso fatto due anni fa, quando ci eravamo fermati a Mamma o papà e vediamo quanti altri remake sono stati realizzati e come hanno funzionato (qui la versione interattiva dell’infografica):

Vediamo i dati, iniziando da un elemento fondamentale, la media, che è di 3.194.619 euro. Sebbene inferiore a quella che avevamo calcolato un anno fa, si tratta comunque di un risultato notevole, ovviamente molto, ma molto sopra la media normale di un film italiano (considerando i circa 200 prodotti che vengono realizzati ogni anno). Insomma, è oggettivo che fare dei remake (scegliendoli bene, s’intende) è un’ottima idea per far quadrare il bilancio e chi dice il contrario, semplicemente, sta mentendo (più o meno consapevolmente).

In testa tra i remake ci sono 10 giorni senza mamma e Poveri ma ricchissimi (l’ho inserito, anche se non è un remake, in quanto sequel di un remake), mentre in fondo troviamo titoli come Il testimone invisibile, L’agenzia dei bugiardi, Domani è un altro giorno e Suspiria. E qui possiamo notare un aspetto importante: a funzionare meno sono spesso i remake non comici (Domani è un altro giorno sarebbe meglio considerarlo un dramedy). In effetti, se ci limitassimo a considerare solo la media dei remake di commedie ‘pure’, sarebbe decisamente più alta, per la precisione 4.046.371 euro.

Questo, da una parte conferma l’importanza delle commedie italiane sugli incassi; dall’altra, che i remake funzionano soprattutto su idee forti e su un target preciso che sfrutta al meglio quelle idee. Non è un caso che il remake probabilmente più ‘infedele’ e commercialmente più azzardato, quello di Suspiria, è anche quello con l’incasso più basso. Va anche detto che è molto interessante notare come in questo elenco di dieci remake recenti ci siano tre titoli sicuramente non comici (Suspiria, The Place e Il testimone invisibile), più due (Sono tornato e Domani è un altro giorno) che non possono essere considerati delle commedie pure. Insomma, se è un remake, non è detto che sia anche una commedia.

Si conferma anche un’altra cosa: ma dove stanno tutti questi remake? Nel 2017 sono stati complessivamente tre (considerando anche Mamma o papà), l’anno scorso cinque e quest’anno finora sono tre. Insomma, ripetiamo il discorso di due anni fa: mediamente si fanno non più di 4-5 remake all’anno, su una produzione di circa 200 titoli.

E qui è il caso di fare una considerazione. Siamo proprio sicuri che, invece di attaccare i remake come segnale di “film senza originalità”, non sia il caso di andarsi a guardare meglio certe commedie ‘originali’, che nel migliore dei casi sono una rielaborazione di idee sfruttate mille volte, nel peggiore dei veri e propri plagi non dichiarati (e non pagati agli autori originali)?

Infine, un altro discorso sorge naturale. E’ buffo che si esalta il mito dell’industria cinematografica americana (in cui sequel, reboot e remake stessi sono tantissimi), ma poi in Italia si fanno le barricate quando dei produttori applicano un principio fortemente industriale (cercare qualcosa che ha funzionato altrove e adattarlo per il nostro mercato) in un settore come il cinema in cui è sempre difficile trovare dei successi ‘sicuri’. Non dovrebbe essere invece una scelta da appoggiare?

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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