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Matinée della domenica di Cineguru #4

Con l’Epifania si conclude ufficialmente la stagione 2018. È arrivato il momento di pensare al 2019, un anno che porta sulle sue spalle il peso di dover essere a tutti i costi un giro di boa per il cinema in Italia.

Buona Domenica e buona Epifania a tutti. Con questa ultima giornata di festa che cade purtroppo di domenica, senza offrire un altro giorno festivo per andare al cinema, si chiude in tutti i sensi possibili la stagione 2018. Da domani potremo integrare il nostro bilancio della stagione anche con l’aggiornamento dell’analisi su come sono andate queste feste e, buttato il cuore oltre il Natale 2018 (anche se con film che potrebbero dare ancora molto), guardare al 2019, un anno che anche solo per lo sforzo di programmazione estiva pianificato porta sulle sue spalle il peso di dover essere a tutti i costi un giro di boa per il cinema in Italia (non dico italiano perché quello è un altro discorso come vedremo più avanti).

La settimana è stata ancora dedicata e dominata dai bilanci, locali e globali, sull’anno appena concluso. Su Cineguru Robert se ne è occupato con due articoli ricchi di infografiche che vi invito a recuperare se li avete persi. In particolare il primo ha fatto il bilancio sull’annata osservando quanto al calo del Box Office abbia fatto da contrappunto un miglior andamento in generale del cinema italiano, mentre il secondo mette a fuoco una serie di dinamiche utili a capire il mercato, in particolare sull’andamento del prezzo del biglietto e la concentrazione dell’incasso sui titoli principali da cui trarre un’importante conclusione: “Nel 2018 i primi dieci titoli hanno rappresentato il 23,6% dell’incasso complessivo (131.620.703 euro su 555.385.553 euro), mentre i primi venti detengono una percentuale del 37,9%. Insomma, si tratta delle quote più basse dal 2014, un anno che era stato pessimo in generale per gli incassi (si conferma quindi che, per far crescere il botteghino in un mercato ‘maturo’ come il nostro, servono diversi film fenomeno e in grado di incassare cifre straordinarie). Insomma, un pubblico “sempre più concentrato sui film evento”? Assolutamente no, anzi è il contrario.

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Gli articoli sono stati ripresi e citati da alcuni siti e testate, non solo nazionali, tra cui Variety che in un anno che globalmente vede più luci che ombre titola senza mezzi termini Italian Box Office Sinks to Worst Result in a Decade l’analisi di Nick Vivarelli, che comunque prosegue con il distinguo tra il come è andato il cinema in Italia rispetto al cinema italiano.

Fa riferimento tra l’altro al nostro articolo anche l’Hollywood Reporter che mettendoli in fila cita la pirateria, le scarse uscite estive, Netflix, la mancanza di un film di Zalone, e le nostre spiagge come causa del pessimo risultato, ignorando il tema del cinema italiano e concentrandosi invece sulle promesse dell’estate 2019 e sull’azione del ministero per dare maggior speranza sul futuro.

Sul tema dell’andamento del cinema italiano chi sembra aver visto un altro film è Marco Giusti il cui articolo su Dagospia elenca tutti i motivi della crisi ma punta poi il dito in modo aggressivo sulla produzione nostrana:

Ma mettiamoci anche che i soldi che mancano vengono dal disamore totale che il pubblico italiano ha per i nostri film. Perché? Perché in generale sono mal scritti, mal diretti, sciatti e, cosa peggiore di tutte, spesso fotocopia di film che abbiamo già visto troppe volte. Non si tratta solo di essere remake o remake di remake, il brutto è che sembrano cose che conosciamo e che vogliamo evitare. Non sono né glamour, né popolari nel senso buono del termine. Il pubblico non ci casca.
La colpa è di tutti, ma soprattutto dei produttori. Lo sanno già se un film non serve a niente, se non produce interesse. E un film sbagliato brucia attori di nome e contamina i film che verranno dopo. Esclusi quelli di Checco Zalone e di pochissimi altri, il pubblico preferisce qualsiasi altra cosa a un film italiano. I dati parlano chiaro. Non crollano i film americani da noi, crollano i nostri film, che da settembre a oggi non sono mai entrati o quasi tra i primi cinque incassi del weekend.

All’affondo di Giusti ma in realtà più in generale ai commenti sui pessimi risultati dell’anno le associazioni di categoria (ANICA, ANEC, ANEM, FICE e ACEC) hanno risposto prontamente con un comunicato subito ripreso anche da Dagospia e puntando sul fatto non solo che i dati non sono quelli integrali e definitivi, aspettiamo i dati SIAE della settimana prossima perché ci sono segnali positivi (anche noi ci siamo basati sul dato Cinetel per la nostra analisi) e comunque siamo in compagnia con il calo di altri mercati come Francia (che resta comunque il paese europeo con maggiori admission), Spagna e Germania ma soprattutto che il cinema italiano, produzioni e co-produzioni, in realtà è andato meglio dell’anno scorso, anche sotto il profilo qualitativo. Il comunicato non si fa mancare poi una frecciatina a Netflix, Amazon & Co. sulla poca trasparenza: “Ben venga l’offerta sulle Piattaforme Web. Se però, ad esempio, Netflix, Amazon etc non pubblicano i loro dati, questo non è sano. Non si conosce il numero dei loro abbonati in Italia. Non si conosce il numero di visualizzazioni di un prodotto cinematografico e audiovisuale. È tempo che le regole della trasparenza valgano per tutti.

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Aspettiamo anche noi i dati SIAE per dare un giudizio complessivo sull’andamento del settore ma da molti anni ormai siamo convinti che il dato Cinetel sia più che rappresentativo dell’andamento del mercato cinematografico, avendo sì una visione parziale ma su quella parte di esercizio che comunque fa il mercato. Le dichiarazioni sull’andamento del cinema italiano rispondono a chi come Giusti punta il dito sul cinema italiano e mettono in evidenza aspetti che avevamo da subito enfatizzato anche noi. Però va ricordato che se è vero che una maggiore quota di mercato potrebbe essere dovuta alla peggiore performance generale col cinema americano in testa, l’analisi dei valori assoluti ci dice solo che il 2018 è stato meglio del 2017. Guardando tutta la serie storica bisogna essere onesti e per quanto con il disclaimer che i dati più vecchi potrebbero non essere precisissimi, la realtà è che pur rappresentando un miglioramento rispetto allo scorso anno il 2018 è in valori assoluti l’11 risultato tra gli ultimi 12, battuto in negativo solo, appunto, dal 2017, e in valori relativi poco meglio.

In sintesi non credo che debba essere fonte di soddisfazione sapere che c’è stato un calo anche in altri mercati europei, il cinema italiano è andato bene ma non certo benissimo anche rispetto ad anni in cui Zalone non c’era e, infine, non credo che sarà di grande consolazione sapere che dai dati SIAE abbiamo venduto qualche biglietto in più quando dai dati Cinetel ben 7 mesi su 12 (e non solo quelli estivi) sono andati peggio del 2017.

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Tutto questo perché il mercato globale segnerà secondo le proiezioni Comscore nel 2018 un nuovo record assoluto superando i 41 miliardi di dollari di incasso spinto soprattutto e per la prima volta da tempo non tanto dalla crescita di altri ma dal risultato straordinari del mercato USA (spinto non solo da Disney e super-eroi), di cui abbiamo già detto, a cui se vogliamo fa da specchio il record del mercato UK. Come abbiamo già detto c’è quindi là fuori un cinema al cinema che funziona alla grande e qualche paese europeo, compreso il nostro in cui il calo di incassi e pubblico non può certo essere attribuito alla presenza di realtà che in altri mercati sono molto più rilevanti che da noi.

Netflix questa settimana ha più che altro dovuto affrontare con la classica “don’t try this at home” una conseguenza imprevista del suo successo dal momento in cui su YouTube e i social molti geni hanno cominciato a sfidarsi ad una quantomai rischiosa Bird Box challenge consistente nel trascorrere 24 ore bendati. Effetti indesiderati sulla stupidità della gente per una volta non solo da videogiochi la notizia più interessante della settimana su questo fronte sembra essere quella secondo cui Netflix e Amazon si sarebbero ritirate dalla possibilità di acquisire la catena Landmark Theater sancendo secondo il sito FilmTake il definitivo abbandono da parte dei due principali colossi OTT dell’interesse per le sale. Amazon avrebbe scelto la via tradizionale di appoggiarsi a terzi distributori, mentre Netflix definitivamente la strada della “disruption”, quella distruzione creativa tipica delle startup.

It no longer appears that the major studios are on a crash course with Netflix and Amazon in the theatrical marketplace.

The battleground in 2019 will be for household streaming dollars as Disney and WarnerMedia enter the market with their own services to challenge Netflix’s SVOD supremacy.

Per quanto sia d’accordo di massima con questa interpretazione continuo a pensare e sperare che le sale finiscano non solo col conservare il loro ruolo determinate nei modelli di ritorno sull’investimento della produzione audiovisiva, ma soprattutto che possano giocare un ruolo anche come “schermo” all’interno di una esperienza distributiva personalizzata e digitale.

Concludo con due accenni a notizie meno o più interessanti e pertinenti che hanno tenuto banco durante i primi giorni lavorativi di questa settimana. Si è parlato molto della conferenza stampa di presentazione del palinsesto di Rai 2 di Carlo Freccero ma non penso che si tratti di informazioni molto rilevanti per il futuro del nostro audiovisivo, mentre assai più interessanti sono gli spunti che si possono trarre dall’articolo di Giammaria Tammaro su La Stampa con tanto di prime considerazioni di Andrea Scrosati nel suo nuovo ruolo in Freemantle. Se si può essere d’accordo su parte delle considerazioni sul cinema italiano di Giusti, pur dovendo ammettere che il pubblico non sembra disdegnare film “mal scritti, mal diretti,” e sciatti, non si può certo negare che la produzione italiana non abbia saputo realizzare produzioni seriali, e anche qualche lungometraggio, in linea con le migliori produzioni internazionali e anche su questo il 2019 ha delle grandi promesse da mantenere.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it

2 thoughts on “Matinée della domenica di Cineguru #4

  1. Cine guru chiude il suo box Office ,auspicando l’attesa svolta nelle presenze delle nostre sale, in particolare grazie all’auspicato allungamento della stagione attribuibile all’uscita date in date dei film delle major. Sarà sufficiente questo atteso è dibattuto provvedimento per risollevare il nostro mercato? Personalmente credo proprio di no poichè l’invocata contemporanea delle uscite, non risulterà tale per tutti i titoli.Ma questo non potrà risultare l’unico motivo di un eventuale ristagno del mercato sui valori del 2017.. L’esercizio italiano ha vissuto di rendita per un secolo, risultando tra gli ultimi per trasformarsi, adeguare le sale e innovarsi. Questa pigrizia perdura nella e vista tla penuria di idee promozionali e incentivanti,, motivo determinante per un vero rilancio del film in sala. Tanto per citare un rarissimo esempio di promozione fidelizzante, evitando ovviamente il nome della sala, il 31 dicembre, serata di fine anno, viene considerata dalla maggioranza degli esercenti, una serata persa,. Niente di più falso, , anzi ipotesi di comodo per evitare quel minimo di organizzazione che una iniziativa decente ottenga l dovuto riscontro. In questo 31 dicembre, qualche esercente si è organizzato offrendo a tutti gli spettatori in sala per l’ultimo spettacolo, un rassicurante e dignitoso Brindisi, al quale tutti i presenti hanno partecipato. Iniziative del genere non presuppongono grandi investimenti ma la sana cinvinzione che possa esserci un ritorno fidelizzante. Posso assicurarvi che gli incassi di questa sala risultano sbalorditivi, rispetto alla concorrenza, certamente attrezzata per competitività.
    Nel 2019 serviranno tante iniziative analoghe, non svendendo il prodotto a pochi € , con il risultato di penalizzare i film minori ma, incentivare le frequenze con abbonamenti premianti in relazione al numero dei film offerti . Diversificare gli orari,, fermi alle 22,30 dall’era glaciale e rendere le sale più accoglienti, evitando quella fila in più che ti obbliga a stare trasversale!
    Buon anno
    Gld

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