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CINEMA ITALIANO NEL 2017: COSA E’ ANDATO STORTO

E’ stato un brutto anno per la nostra produzione, dalle commedie ai film di genere e d’autore. Vediamo cosa ha funzionato e cosa invece no…

Non c’è dubbio che i risultati del cinema italiano nel 2018 siano stati molto deludenti. D’altronde, passare dai 190 milioni del 2016 ai 102 del 2017 è un balzo significativo. Come avevamo già detto, non è solo un problema di mancanza di Zalone, perché anche senza i suoi 65 milioni, avremmo dovuto fare nel 2016 almeno 130-140 milioni (occupando anche lo spazio di gennaio che aveva monopolizzato). Intanto, iniziamo dall’infografica, che ci mostra i primi 30 incassi italiani dal 1 gennaio al 31 dicembre 2017 (qui la versione interattiva, in blu sono evidenziate le commedie):

La quota occupata dalla commedia, benché in flessione rispetto all’80% circa del 2016, vede comunque questo genere rappresentare circa il 78% degli incassi dei primi trenta in classifica (sarà sicuramente meno se considerassimo tutti gli incassi, ma comunque non certo molto inferiore al 70%). Insomma, sempre una quota fondamentale e peraltro nei primi 30 ci sono 22 titoli comici (in altri anni, arrivavano anche a 24). Il che ci porta a dire che il pubblico magari nel 2017 ha manifestato una certa disaffezione verso la comicità italiana (vedremo se questo capiterà anche nel 2018), ma non significa che si sia spostato verso gli altri generi del cinema italiano.

Parliamo intanto dei vincitori. Ficarra & Picone hanno ottenuto il miglior risultato dell’anno e della loro carriera. A questo punto, per il prossimo film meriterebbero una collocazione natalizia. Da non sottovalutare (anche se è il suo risultato meno brillante, dopo il suo esordio alla regia) i 10 milioni di Mister felicità di Alessandro Siani. Spesso nei commenti si va solo a guardare il confronto con i film precedenti di un comico, ma la realtà è che la soglia dei dieci milioni è sempre difficilissima da superare, anche in anni più fortunati del 2017.

Se dobbiamo citare un regista vincitore, è Riccardo Milani, grazie a Mamma o papà e Come un gatto in tangenziale (quest’ultimo che sta ancora incassando bene e che rappresenta il maggior incasso dai tempi proprio de L’ora legale). Ovviamente, dei due film sono stati protagonisti Paola Cortellesi e Antonio Albanese. Nel caso dell’attrice, visto anche la sua performance da mattatrice di questo titolo più recente, mi ripeto una domanda che mi ero già fatto in passato: visto che è l’interprete (maschile o femminile) che lavora costantemente (e non solo ogni due anni, in un film incentrato su di lei, come Zalone, Ficarra e Picone, Verdone) di maggiore successo, ci si chiede se è anche la più pagata rispetto ai suoi colleghi maschi. Temo che la risposta sia no. Va detto onestamente che è anche stato l’anno di Brizzi. E non ci riferiamo ai servizi delle Iene, ma al fatto che Poveri ma ricchissimi rappresenta il terzo incasso all’interno del 2017 e che anche la prosecuzione a gennaio 2017 di Poveri ma ricchi è in classifica. Non c’è nessun problema, d’altronde, ad ammettere che è un regista dal grande fiuto e abilità commerciale, basta non confondere piani molto diversi tra loro.

Va sottolineato anche un altro aspetto, legato ai distributori. Era ovvio che Medusa non potesse ripetere gli exploit del 2017, non solo Quo vado? ma anche i 17 milioni di Perfetti sconosciuti. Tuttavia, può vantare il primo incasso italiano, tre dei primi cinque e cinque dei primi 10. Decisamente un dato importante.

Ma cosa è che non ha funzionato? Si può discutere dei sequel di Smetto quando voglio, esperimento interessante e lodevole nel nostro Paese (mai fatta un’operazione del genere) e che ha dato risultati in calando per ogni episodio (magari non drammatici, ma certo non del tutto soddisfacenti). Omicidio all’italiana, dopo i 4,1 milioni di Italiano medio, rappresenta un brutto passo indietro per Maccio Capatonda. E poi, ovviamente, i titoli che in questa top 30 non ci stanno, a cominciare da
Super vacanze di Natale, idea decisamente ignorata dal pubblico, che ha portato solo 544.360 euro. Inoltre, tante commedie che non hanno raggiunto il milione. Va sempre ricordato che i film hanno budget molto diversi e considerare per tutti una soglia minima di incasso è sbagliato, ma per titoli con attori/registi e numero di sale importanti il milione è un’esigenza. Pensiamo a Questione di karma, Nove lune e mezza, Addio fottuti musi verdi, Non c’è campo, Brutti e cattivi, La casa di famiglia, solo per citare qualche titolo.

E usciamo dalla commedia. Non ci sono tanti esempi di grande successo, ma alcuni sono interessanti, anche se forse non nel modo in cui pensiamo. E’ sicuramente importante il dato de La ragazza della nebbia, miglior incasso non comico con 3,7 milioni. Verrebbe da dire: facciamone di più di film del genere. Certo, sembra facile. Qui abbiamo avuto un pacchetto quasi irripetibile, con l’esordio alla regia del maggiore scrittore di thriller italiani, Donato Carrisi, che portava al cinema un suo fortunato libro. Il protagonista è Toni Servillo, ossia il maggiore attore italiano di film per un pubblico adulto. Aggiungiamo una star internazionale come Jean Reno e un volto noto anche al pubblico televisivo come Alessio Boni. Insomma, dovrebbe essere chiaro che non è semplice mettere su un’operazione come La ragazza nella nebbia. In effetti, del cinema di genere e dei suoi risultati altalenanti abbiamo parlato qui.

Non è semplice valutare il dato di The Place. Se pensiamo al film difficile che è, 4,3 milioni sono un risultato ottimo. Tuttavia, il fatto di arrivare dopo Perfetti sconosciuti ha rappresentato sicuramente un aspetto importante, soprattutto nelle aspettative del pubblico. Buone notizie sono arrivate anche dai 2,2 milioni de La tenerezza, che hanno visto il ritorno di un grande autore come Gianni Amelio a un bel successo di critica e di pubblico. Va però detto che si tratta di uno dei pochi dati importanti del nostro cinema d’autore e non di genere, che ha avuto grosse difficoltà a superare i due milioni di incasso. Con un asterisco dobbiamo considerare il caso di Napoli velata, visto che nei quattro giorni del 2017 in cui ha fatto in tempo a stare (è uscito infatti il 28 dicembre) ha conquistato 1,5 milioni di euro (ma in realtà chiuderà ben sopra i 4 milioni ed è quindi ingannevole la classifica che lo vede dietro all’altro film di Ozpetek di quest’anno, Rosso Istanbul).

E parliamo alla presenza italiana nei Festival maggiori. Quest’anno a Cannes c’erano sei titoli. Uno, Fortunata, ha ottenuto 2,1 milioni, dato da non sottovalutare minimamente, ma inferiore a diversi altri titoli di Castellitto. Detto che Dopo la guerra non è ancora uscito, gli altri quattro (Sicilian Ghost Story, Cuori puri, L’intrusa e A’ Ciambra, quest’ultimo diventato poi il candidato italiano agli Oscar) hanno ottenuto complessivamente meno di 700.000 euro.

Se Cannes non è riuscita a lanciare al meglio i nostri titoli, sul versante del Lido (e non citando commedie come Ammore e malavita, sicuramente una novità importante nel botteghino dell’anno appena terminato) non c’è da gioire. L’unico film italiano uscito da Venezia (in attesa ovviamente di Virzì) a ottenere un dato importante è stato Il colore nascosto delle cose di Silvio Soldini (meglio non fare la lista delle delusioni, sarebbe troppo lunga). Si potrà discutere se i film italiani al Lido erano troppi, ma temo che non sia questo il problema. Sicuramente, dobbiamo iniziare a porci qualche dubbio, perché va benissimo che Venezia rappresenti ormai un debutto importante per diversi film americani da Oscar, ma fin quando verrà finanziato da istituzioni italiane e non da Hollywood, dobbiamo cercare di farlo diventare un trampolino di lancio per il cinema italiano e non solo un modo per i produttori di fare punteggio automatico per ricevere in futuro i contributi ministeriali. Beninteso, è una questione che riguarda tutto il sistema, che deve cercare delle soluzioni, e non solo dei selezionatori del Festival. Ma insomma, siamo al solito discorso. A tanti giornalisti piace far notare i problemi delle commedie e urlare a una loro (più o meno reale) crisi. Ma poi a essere in crisi è sempre il cinema d’autore nostrano…

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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