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INTERVISTA A NICOLA MACCANICO

L’amministratore delegato del nuovo distributore Vision, Nicola Maccanico, ci parla della linea della società e della situazione del cinema italiano…

Molti sostengono che vengano prodotte troppe commedie in Italia. A mio avviso invece, forse il vero problema è che troppe commedie sembrano puntare a un target generalista e indistinto, mentre per esempio c’è carenza di prodotti rivolti alle donne e agli adolescenti. Quale sarà, in questo senso, la linea produttiva/distributiva di Vision?

Il momento difficile del cinema italiano non va ricondotto esclusivamente alla quantità di titoli oppure al genere degli stessi, la criticità risiede maggiormente nella qualità delle storie che vengono portate sul grande schermo. Dobbiamo essere in grado di investire su racconti che sappiano coinvolgere maggiormente il pubblico e, in questo senso, Vision avrà un’attenzione molto elevata sul processo di creazione dei propri film che dovranno avere l’ambizione di essere vicini al pubblico e così sviluppare una naturale empatia, al di là dei generi.

Sempre più soggetti (Vision, Lucky Red, Universal, Warner, probabilmente in futuro anche 20th Century Fox) vogliono impegnarsi molto sul cinema italiano, oltre ovviamente ai distributori/produttori storici (01/Raicinema e Medusa/Mediaset su tutti). D’altro canto, la quota italiana del cinema italiano è scesa nel 2017 al 18% circa. È evidente insomma che, con un numero maggiore di partecipanti, sarà fondamentale aumentare la ‘torta’ del cinema italiano, in modo che le ‘fette’ siano soddisfacenti per il maggior numero di soggetti. Come fare e quale sarà, in questo senso, la strategia di Vision?

L’esigenza di far crescere il cinema italiano prescinde dal numero di operatori che si impegnano nel mercato. Fino a qualche anno fa la quota dei film italiani sembrava stabile al 30% ed, anche se oggi può essere sembrata un’illusione ottica, è a quella dimensione che dobbiamo tornare. Il fatto che ci siano più operatori a contendersi “la torta” non può che essere un elemento positivo perché la concorrenza è il primo stimolo sano alla crescita e speriamo sia così anche per il nostro cinema.

Avete annunciato un accordo con Medusa per quanto riguarda le uscite in sala. Sarebbe utilissimo capirne di più, in particolare se l’accordo con Medusa prevederà anche una concertazione delle date di uscita in sala e se – per esempio – coinvolgerà anche i canali Mediaset per il passaggio free dei film Vision (o se invece quello sfruttamento sarà affidato a Tv8).

L’accordo con Medusa è un accordo strettamente commerciale che ci consentirà di operare sul mercato come un’unica rete di vendita, ma le due aziende resteranno totalmente indipendenti da un punto di vista di linea editoriale, di strategia di marketing e di pianificazione delle uscite. Questa intesa, quindi, garantirà ai film Vision e ai film Medusa una maggiore forza nell’interazione con il mondo dell’esercizio, sempre molto attento al valore quantitativo del proprio interlocutore.

Abbiamo letto recentemente dell’acquisizione del film Colette, che porterà a una co-distribuzione con Good Films. È un tipo di accordi che pensa di ripetere? In generale, quale sarà la vostra quota di film stranieri distribuiti?

Vision nasce per costruire cinema italiano di successo. Il nostro rapporto con la cinematografia internazionale dovrà sempre tenere conto di questa priorità originaria. Ciò non toglie che cercheremo di cogliere le opportunità che il mercato estero ci offrirà, soprattutto lavorando su progetti che si rivolgono a un pubblico adulto e ricercando autori in grado di raccontare storie interessanti. L’accordo su Colette va in questa direzione e, se ci saranno le condizioni, è un modello che potremmo ripetere.

Quali pensa siano stati i risultati del mercoledì a due euro? E cosa pensa delle nuove proposte che vengono fatte di nuove promozioni, in particolare l’idea di far pagare 4 euro gli under 14 (secondo il modello francese) o la variante proposta da Letta, di 3 euro fino a 20/25 anni?

Il mercoledì a 2 euro è stata un’iniziativa che aveva l’ambizione di portare al cinema nuovo pubblico e quindi nasceva da premesse ragionevoli. Purtroppo i risultati non sono stati in linea con le aspettative, ma credo sia superfluo continuare a parlarne e mi sembra più opportuno guardare al futuro. In particolare immagino che un’operazione sul modello francese sia interessante perché si allontana dalla percezione di “svilimento” del prodotto cinematografico offrendo prezzi scontati tout court. È un modello che sembra invece maggiormente indirizzarsi verso una educazione alla fruizione dei film nella sala cinematografica da parte del pubblico più giovane.
Il moltiplicarsi di tipologie di prodotto visivo anche di altissima qualità e di piattaforme su cui fruirne a costi quasi equivalenti allo 0 (o almeno avendone la percezione) riguarda principalmente quel pubblico che ancora non dispone di un’autonomia economica e predilige un’offerta ormai altrettanto valida lontano dalla sala. Garantire un prezzo ridotto magari fino a 15 anni potrebbe essere un primo passo per stimolare la crescita del pubblico cinematografico del futuro.

Questa estate cinematografica sta dando molte delusioni agli esercenti italiani. Quali le cause di questi risultati inferiori alle attese (e ai prodotti importanti usciti)? Si rischia che tutti gli sforzi fatti negli ultimi 15 anni per abituare il pubblico ad andare d’estate siano vani?

Un cinema in difficoltà è un cinema che inevitabilmente vive un’estate complicata. Il fatto che l’intero mercato sia in declino non può che riflettersi nell’estate e anche solo ipotizzare un’estate più forte in un mercato complessivamente più debole è un’utopia. Bisogna spostare il dibattito dalla mera considerazione della debolezza della stagione estiva, tema ormai noto, a considerazioni più ampie che prendano atto del fatto che il cinema non è più un luogo attraente e che bisogna lavorare collettivamente affinché il pubblico riscopra il piacere della sala, oltre la semplice offerta di maggiore/migliore prodotto.

Quale pensa che possa essere l’apporto che darà al settore Vision e come spera di essere ricordato l’impatto di Vision sul mercato tra 30 o 50 anni?

Vision vuole contribuire a rimettere il cinema e la sala al centro dell’esperienza di entertainment del pubblico e vuole farlo cercando formule innovative e moderne, raccontando storie che valga la pena vivere al cinema. Da questo punto di vista la presenza e il valore di Sky e dei produttori soci sono garanzia di un percorso di contaminazione tra mondi diversi che non è mai stato provato e che, sono certo, potrà offrire risultati sorprendenti.

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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