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I remake sono veramente un problema italiano?

In questi mesi, c’è stata una forte polemica verso alcuni remake italiani di titoli stranieri. Parliamo della questione con Alessandro Usai di Colorado, che è stato impegnato in diversi rifacimenti importanti…

Come spesso succede, ogni tanto parte una polemica un po’ ideologica e molti si accodano, tanto da farla diventare una valanga. E’ stato questo il caso dei ‘remake italiani’, diventati secondo alcuni il sintomo di una mancanza di originalità del nostro cinema ed espressione dei mali della nostra produzione. Il tutto, peraltro, raccontato come se gli esempi fossero centinaia. In realtà, da una rapida ricerca, sono venuti fuori un numero di titoli tutt’altro che enorme.

Per ora, quest’anno Mamma o papà. Nel 2016 c’erano stati Poveri ma ricchi, nel 2015 Ma che bella sorpresa, Il nome del figlio, Un paese quasi perfetto, Belli di papà, Sei mai stata sulla luna? e A Bigger Splash (anche se questo non è decisamente nel ramo ‘commedia’), nel 2014 Un fidanzato per mia moglie, nel 2013 Fuga di cervelli e Stai lontana da me. L’anno prima Una famiglia perfetta e Benvenuti al nord, nel 2011 Cose dell’altro mondo e La peggior settimana della mia vita, mentre nel 2010 Benvenuti al sud.

Magari mi scordo qualcosa di importante, ma diciamo che è un quadro esaustivo e chiaro per due motivi. Il primo è che tutta questa “invasione di remake” consiste in una media di meno di 3 film importanti all’anno, al massimo si può notare che nel 2015 c’è stato un picco importante, ma in generale siamo molto sotto ai 6 remake di quell’anno. Il secondo è che, visti i risultati medi (guardate in merito l’infografica sotto), difficile definire ‘stupidi’ i produttori di questi titoli. Tutto questo, mentre nelle sale italiane spopola Famiglia all’improvviso – Istruzioni non incluse, grande successo francese, ma remake di un titolo messicano.

Già questo basterebbe per chiudere il campo della discussione (invero surreale, come spesso capita ai miti e alle leggende che proliferano nel nostro settore), ma un approfondimento sulla materia rimane doveroso.
Abbiamo quindi deciso di parlarne con qualcuno che dell’argomento remake ha buon diritto a dire la sua: Alessandro Usai di Colorado, società che recentemente ha dato vita a rifacimenti come I babysitter e Belli di papà, ma che in passato ha lavorato anche a tanti altri titoli tra quelli che abbiamo citato sopra (come Fuga di cervelli e La peggior settimana della mia vita=.

Intanto, perché un produttore italiano decide di lavorare su un remake?

Iniziamo col dire che chi fa un remake lo fa perché pensa che il remake abbia maggiori probabilità di successo, avendo già dimostrato il suo valore in altri contesti. Poi, non fai il remake di film come La grande bellezza o in generale del cinema d’autore, che per definizione è qualcosa di unico. Difficile pensare di andare a un Festival con lo stesso film, quindi non si tocca quel settore, se non a tanti anni di distanza, come sta facendo Guadagnino con il suo remake di Suspiria. In realtà, il remake si colloca quasi sempre nel filone di cinema mainstream/commerciale (definizione discutibile, ma facile da capire per tutti).

Il remake è prendere qualcosa che già esiste e che ha funzionato nel Paese d’origine e adattarlo, modificarlo, se possibile migliorarlo. Non è neanche una questione economica, perché i costi tra diritti sull’originale e costi di adattamento sceneggiatura possono anche arrivare al doppio di una sceneggiatura originale. La struttura già c’è e le situazioni possono essere simili, ma i dialoghi quasi sempre li devi adattare. Di solito nell’idea originale c’è qualcosa di molto forte, che si pensa funzioni non soltanto nel Paese d’origine. Se poi parliamo di commedia, occorre ricordare che non si ride per le stesse cose in tutto il mondo, occorre fare un lungo lavoro di adattamento e lavorare su altri stereotipi. Infine, il remake fornisce spesso anche un vantaggio artistico, perché alla sceneggiatura originale (che magari è passata per 5-6 stesure) aggiungi le tue versioni e alla fine puoi anche migliorare dei piccoli difetti. Al termine del processo, ti ritrovi con una sceneggiatura che ha passato (sotto diverse mani) 10-12 stesure, cosa che difficilmente succede con una sceneggiatura originale”.

Ci sono state tante discussioni in Italia sui remake, in questo senso cosa ne pensa?

Ci sono varie ragioni per cui la polemica sui remakes è a mio avviso sterile.
Intanto, non si sa per quale motivo il cinema debba essere l’unico ambito in cui gli equivalenti dei remake siano stigmatizzati. Le cover musicali da sempre non creano problemi. I cantautori più celebrati degli anni ’60 e ’70 hanno attinto a piene mani a repertorio straniero tra il plauso di pubblico e critica (si pensi a De André e Brassens, solo per fare un esempio). Il jazz addirittura ha fatto della ‘reinterpretazione’ degli standard la sua cifra stilistica. E se Keith Jarrett lavora su un classico non pensiamo certo che sia per mancanza di creatività. A teatro non ne parliamo, visto che si va avanti da secoli con gli stessi autori. Se porti Carnage a teatro, nessuno ti dice che devi fare un Carnage italiano e originale, così come non è stato accusato Polanski quando lo ha adattato con pochissime modifiche per il cinema. Non parliamo della musica classica o della lirica, che per loro natura sono legate alla tradizione.
Il concetto è che si sono delle strutture artistiche o delle storie che hanno dimostrato nel tempo e in diverse zone geografiche di rappresentare delle eccellenze, che sia Duke Ellington o Goldoni. Non si capisce perché il cinema italiano debba essere l’unica arte per cui l’originalità della storia è indispensabile per non essere bollati con l’infamia del remake. E comunque, di quanti film parliamo? Al massimo in Italia ci saranno 6-7 remake all’anno su quanti, 120 film prodotti? E se si fa un’analisi dei remake in Italia, è facile vedere che questi incassano mediamente di più di altri titoli analoghi. Chiediamoci invece se i concept degli altri 113-114 erano veramente così forti. D’altronde, se la Francia produce 200 film, è facile che ce ne siano 3 il cui ‘soggetto’ sia veramente forte da riadattare e in questo modo hai scremato un’enorme produzione tirando fuori solo il meglio.

A proposito di quanto detto da Usai, trovate sotto un’infografica con gli incassi degli ultimi remake e una media di questi titoli (qui la versione interattiva):

REMAKE_E_INCASSI_UNACCOPPIATA_VINCENTE

Insomma, 4,1 milioni di media e non abbiamo neanche considerato due eccezioni enormi come Benvenuti al sud/nord (57 milioni di incasso complessivo). I numeri parlano chiaro. Proseguiamo con l’intervista. Come funziona l’acquisto dei remake e che conseguenze ha per quanto riguarda i diritti?

Quando prendiamo i diritti di remake, di solito gli stessi sono stati venduti anche in altri importanti mercati cinematografici, perché tutti fanno un ragionamento simile, in particolare le grandi industrie come Germania, Francia e Stati Uniti, a ulteriore dimostrazione che fare remake non è solo un caso italiano. In effetti, una delle clausole che il venditore spesso richiede è il divieto a uscire con l’adattamento italiano in un Paese dove c’è in produzione il remake locale, per limitare la concorrenza tra film. Basti pensare che Colorado ha ricevuto quattro proposte da società francesi per i diritti di remake di Belli di papà. Purtroppo abbiamo dovuto rifiutare, visto che il nostro era già un remake (di un film messicano), ma conferma che tutto il mondo cerca idee che funzionino. E che forse la nostra versione convinceva pure più dell’originale.

Non è un caso che adattiamo molti film provenienti da Francia, Spagna e Sudamerica, che hanno cultura, società e valori di base simili ai nostri per quanto riguarda famiglia e tradizioni. Per capirci, dopo il caso di successo di Perfetti sconosciuti, non mi sorprenderei che anche L’ora legale venisse venduto bene come remake, ma mi sembra perfetto per il Sudamerica, molto meno per i Paesi scandinavi”.

Robert Bernocchi
E' stato Head of productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja. In passato, responsabile marketing e acquisizioni presso Microcinema Distribuzione, marketing e acquisizioni presso MyMovies.
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