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Febbre da Serie TV, il confine tra ampia offerta e saturazione

In un momento storico dove arrivano ad essere prodotte sino a 400 serie tv, quali sono i rischi per i produttori, i broadcaster e gli inserzionisti? Qual è la chiave di volta per contrastare la saturazione?

Serie Tv, che passione! Sono centinaia le serie in lavorazione, sviluppate e prodotte ogni anno, tra nuovi titoli e serial già affermati con milioni di fan in tutto il mondo. Una vera e propria “scorpacciata” per gli appassionati, che hanno a disposizione un ricchissimo catalogo di prodotti sempre freschi, diversificati per genere e linguaggio. Il rovescio della medaglia è invece la problematica di produttori, broadcaster e inserzionisti pubblicitari, che rischiano di non ottenere il giusto numero di spettatori, perché letteralmente bombardati da un’offerta eccessivamente ampia.

Ha provato ad affrontare la questione Luca Cadura, fondatore di Kenturio, che in questo articolo pubblicato su Link prova ad analizzare lati positivi e negativi di un mercato che rischia di avviarsi verso la saturazione.

Per molto tempo la serialità televisiva è stata considerata minore, e il pubblico raccolto dal genere era il meno pregiato dal punto di vista culturale. L’autore ricorda che in realtà gli ascolti erano eccellenti, ma per gli intellettuali era una passione “nascosta”. Con l’elevarsi della qualità del prodotto, grazie soprattutto alla serialità americana, la percezione è cambiata completamente e guardare serie tv non è più oggetto di “vergogna”.

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Gli studios hanno iniziato ad investire cifre enormi per la produzione di serie tv, ma sono disposti a farlo perché se la serie ha successo, le stagioni successive diventano più efficenti e redditizie.

Le serie inoltre sono usate sempre più spesso dai broadcaster come elementi di branding, mentre Netflix ha cambiato ulteriormente le carte in tavola, con la sua produzione variegata e alternando prodotti locali a trasversali. In ogni caso il target rimane sempre importante, anzi essenziale. La serialità piace sempre più a giovani e categorie di pubblico evolute, ricercatissime dai pubblicitari.

Non è però tutto oro quel che luccica e a grandi vantaggi corrispondono sempre anche grandi rischi. Se la serie non funziona, ci si ritrova con un palinsesto compromesso e  e con possibilità di replica limitate.

Negli ultimi anni lo sforzo di produrre a tutti i costi ha portato a un’enorme disponibilità di prodotto. Nel 2015 sono state prodotte più di 400 serie, e non ci sono abbastanza spettatori, reti e soprattutto marketing e pubblicità per farle conoscere tutte. Gli appassionati di serie hanno addirittura cominciato a mentire, dicendo di aver visto serie che non hanno potuto seguire. Un completo paradosso rispetto a quanto ci si vergognava di ammettere di seguire un serial.

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In conclusione il pubblico è in realtà in un situazione di favore, con un banchetto a disposizione davvero enorme, mentre per i produttori, broadcaster e inserzionisti pubblicitari, non è così e la comunicazione sarà effettivamente la chiave di volta. Qualità, potenza, creatività, asset digitali del messaggio promozionale dovranno fare sempre più parte del processo (e dei costi) di produzione dei contenuti, secondo l’autore, per evitare che un prodotto di qualità finisca nell’anonimato.

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Fonte: Link

 

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