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Vivendi: nebbia sull’accordo con Mediaset; Telecom prepara il post-Patuano

Berlusconi nega ma la stampa parla di un accordo già preso: la pay-tv del Biscione sembra ormai destinata a diventare parte di un gigante europeo della tv e dell’on demand, ramificato anche nel settore delle tlc.

Continua a colpi di smentite e indiscrezioni la partita dei media italiani. Oggi il Corriere della Sera ha ribadito che l’accordo per la cessione di Mediaset Premium al colosso francese Vivendi, guidato da Vincent Bolloré, sarebbe praticamente cosa fatta e suggellata da un incontro avvenuto a gennaio tra il finanziere bretone e Pier Silvio Berlusconi. Il piano sarebbe addirittura maturato più di un anno e mezzo fa, cioè sin dall’esosa acquisizione da parte della pay-tv del Biscione dei diritti sulla Champions League, la conditio sine qua non per mettere sul mercato un asset che nel 2015 ha chiuso nuovamente in perdita, con un fatturato in aumento del 3,2% (pari a 3,5 miliardi di euro) ma un utile in caduta dell’83% a 4 milioni. Secondo il quotidiano a spingere verso lo scorporo definitivo del ramo pay di Mediaset sarebbe lo scenario internazionale della convergenza tra telco e media (pensiamo alla rinascita dell’IPTV in Europa o ad alleanze come quella fra AT&T e DirectTv negli USA), unito all’avanzata di competitor come Netflix che sfruttano l’agilità del web per bypassare  canali distributivi tradizionali. Uno scenario in cui rientra perciò anche la piattaforma di streaming a pagamento dell’emittente italiana, Infinity, che sarebbe destinata a diventare parte di un più ampio operatore attivo anche in Spagna (dove dovrebbe essere lanciata una versione locale del servizio) e in Germania tramite il portale controllato da Vivendi Watchever. Il tutto int eroia accompagnato da un pacchetto azionario di minoranza del 3% di Vivendi, in entrata nel portfolio di Mediaset a garanzia del suo ruolo nel nuovo polo mediatico transalpino e del suo impegno come editore di canali pay, che continuerebbe a svolgere anche dopo la cessione di Premium.

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Il quadro sarebbe perfettamente definito in tutti i suoi dettagli e sfumature, se non fosse per un piccolo particolare: lunedì è entrato nel dibattito lo stesso Silvio Berlusconi per rassicurare sul fatto che “il caro amico Bolloré” e il suo gruppo sarebbero sì interessati ad alcune attività di Mediaset, ma non a quelle nella pay-tv. Stesso concetto è stato ribadito dal CFO del Biscione, Marco Giordani, che presentando il bilancio del 2015 ha escluso fusioni con il gruppo francese pur sottolineando come la tendenza ormai assunta dal settore del piccolo schermo sia quella verso il “consolidamento internazionale”. Tradotto: il dialogo con Vivendi c’è, anche se ancora non è certa l’entità e la portata della partnership.

Nel frattempo Bolloré è andato avanti su un altro campo fondamentale nel nuovo panorama dei media, cioè le telecomunicazioni. Dopo aver portato la società francese al 24,8% di Telecom Italia,  l’ex monopolista di Stato ha visto le dimissioni dell’AD Marco Patuano. Quello che si aspettano i mercati è un’integrazione tanto orizzontale quanto verticale: tra Italia-Francia in un senso, e tra rete e contenuti nell’altro, in un’accelerazione verso la convergenza dove l’inglobamento di un servizio di pay-tv come Premium sembrerebbe tanto logico quanto apprezzato dagli investitori finanziari. Senza contare le spinte (ora leggermente sopite, ma comunque esistenti) alla creazione di un mercato unico digitale – e dunque dell’audiovisivo – benedetto dalla stessa Unione Europa. Per ora l’alleanza, se non una vera e propria fusione,  tra i servizi di telefonia nostrani e d’oltralpe è stata già benedetta da Renzi e Hollande nell’ultimo vertice tra i due Paesi: il resto sembrano minuzie in corso di definizione.

 

Fonte: Corriere della Sera,

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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