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Gli esercenti USA (più Nolan e Cameron) dicono “no” a The Screening Room

La NATO (l’Anec americana) apre al confronto sulle window ma rifiuta di trattare con The Screening Room, che intanto raccoglie l’opposizione anche di James Cameron, Jon Landau e Christopher Nolan.

La NATO (National Association of Theatre Owners) ha infine rotto il silenzio sulla start-up di Sean Parker, già fondatore di Napster, che vuole rilanciare il premium VOD. Il progetto di The Screening Room è quello di portare i film in salotto il giorno stesso della loro uscita in sala al prezzo di noleggio di 50 dollari l’uno, e finora ha raccolto l’appoggio di illustri personalità di Hollywood come Scorsese, Spielberg, Peter Jackson, J. J. Abrams e Ron Howard. Dopo qualche giorno senza commenti, l’associazione che rappresenta l’esercizio americano ha diffuso un comunicato in cui esprime la sua contrarietà a un simile stravolgimento unilaterale del sistema delle window per la distribuzione dei titoli cinematografici sul grande schermo e in home entertainment.

“I proprietari e gli operatori delle sale apprezzano sinceramente la visione e la creatività apportate al grande schermo dai registi. Niente intrattiene meglio i fan del cinema come un gran film proiettato in un una struttura moderna. L’esclusività della finestra dedicata alle sale è ciò che rende i film un vero e proprio evento. Avere successo lì crea valore per il brand e aumenta i ricavi nei mercati downstream. La NATO ha sempre sostenuto la partnership tra distributori ed esercenti nel discutere nuovi modelli di uscita che possano accrescere il business di entrambi. Un sistema di window più sofisticato potrebbe essere necessario per accrescere il successo di un’industria del cinema moderna. Questi sistemi dovrebbero essere sviluppati da distributori ed esercenti in un confronto diretto, non da una parte terza”.

L’alzata di scudi, sostanzialmente, non è poi così radicale come in passato, in cui il rifiuto del premium VOD è stato netto e totale, con tanto di minaccia di boicottaggio dei film. Se è vero, d’altra parte, che al progetto sarebbe già favorevole AMC, in attesa dell’approvazione di un merger che la farà diventare il primo circuito americano e del mondo, alle sale rimane indubbiamente meno margine di contrattazione.

 

nato - window est
Dal sito della NATO: il progressivo accorciamento della finestra per l’uscita dei film in EST, cioè in acquisto online

Posizioni più radicali sono state prese invece da altri esponenti del lato artistico. Il regista James Cameron, che con Avatar e Titanic occupa le prime due posizioni del box office mondiale di sempre, si è associato al produttore Jon Landau in questa dichiarazione rilasciata a Deadline:

“Sia io che Jim rimaniamo fedeli alla santità dell’esperienza della sala. Per noi, sia da un punto di vista creativo che finanziario, è essenziale che i film siano offerti esclusivamente al cinema nella parte iniziale della loro distribuzione. Non capiamo perché l’industria dovrebbe incentivare il pubblico a evitare il miglior modo di vivere quell’arte che lavoriamo sodo per creare. Per noi, l’esperienza della sala è la fonte che genera l’intero business, a prescindere da cosa offrono e offriranno le altre piattaforme. Nessuno è contro i film a casa, ma c’è una cronologia di eventi che porta a quello. L’esperienza della sala, che è collettiva, è qualcosa di molto speciale”.

Landau non ha poi nascosto la preoccupazione per il modello che si verrebbe a creare, anche a partire da quanto sentito in diversi talk show in cui già si prospettano anteprime private a casa di amici per i film più attesi:

“Chi può dire quante persone parteciperebbero a queste serate? Come industria, abbiamo la responsabilità di sostenere tutti i cinema, non solo le grandi catene delle grandi città ma tutti i cinema, anche quelli nelle piccole città e appartenenti ai piccoli circuiti”.

Il regista Christopher Nolan, noto sostenitore della pellicola e amante dell’IMAX, si è poi associato a quanto detto dai suddetti colleghi in una dichiarazione rilasciata a Variety.

Molto diretta anche la lettera aperta della Art House Convergence, associazione in cui sono riunite 600 sale di qualità. Come dichiarato esplicitamente, i circuiti più piccoli non sono tanto preoccupati dalla distribuzione day and date, cioè in contemporanea, online e nelle sale, pratica ormai molto diffusa per i titoli d’autore o sperimentali. Quello che suscita la loro opposizione è il significato più ampio di una mossa come quella prospettata da The Screening Room, che secondo l’associazione è anche una spinta alla pirateria, in cui il pubblico finirà per perdere la percezione della qualità del contenuto proposto. Non da ultimo, le sale specializzate ricordano lo sforzo finanziario sostenuto per la conversione forzata al digitale: sforzo che un simile modello di uscita rischia in parte di vanificare e rendere più difficile da ammortizzare, considerando come molti accordi sulla VPF (cioè il contributo dei distributori alla digitalizzazione) non siano ancora estinti.

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Fonti: NATO, Variety, Deadline

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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