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Netflix, croce e delizia dell’IPTV

Che effetto hanno avuto le intese con netflix per i suoi partner nella pay-tv (in particolare l’IPTV)? La risposta in uno studio IHS.

Con la sua offerta di cinema e serial on demand a un costo che parte da circa 8 dollari al mese, Netflix viene a ragione considerato uno dei più agguerriti competitor della pay-tv tradizionale. Eppure il servizio di streaming ad abbonamento, che conta oltre 75 milioni di utenti in tutto il mondo, ha basato la sua strategia di espansione anche sull’alleanza con gli operatori già attivi sul piccolo schermo, in particolare su quelli in grado di aggiungere il suo catalogo a un pacchetto da offrire ai propri clienti in combinazione con altri canali o addirittura con la telefonia (nei cosiddetti bundle triple o quad play). Intese strategiche o una fossa scavatasi da sé da parte di concorrenti del portale guidato da Reed Hastings? Se lo è chiesto l’accreditato istituto di ricerca IHS, in un’indagine intitolata significativamente “Netflix sulla pay-tv: un matrimonio di convenienza?”.

netflix telecomando

Nei 190 Paesi in cui è operativa, la società leader mondiale dello SVOD (subscription video on demand) ha stretto partnership con 25 operatori, di cui molti hanno visto crescere gli indici di gradimento dei propri clienti. Lo stesso non si può dire tuttavia dei ricavi medi per abbonato, meno influenzati da partnership in cui nella maggior parte dei casi le pay-tv ricevono una quota dell’abbonamento pagato a Netflix solo nel caso i nuovi utenti si iscrivano tramite i set-top box delle emittenti. Parliamo degli apparecchi che servono per connettere le tv in rete e svolgono spesso anche le funzioni di modem, una tecnologia non da super-esperti ma comunque più complessa delle app per mobile o delle interfacce desktop, col risultato che solo una minoranza dei consumatori finisce per sottoscrivere un abbonamento allo streaming tramite tali dispositivi. Ancor più importante da notare, tuttavia, è la tipologia di operatori coinvolti da questo tipo di “scambio” con la piattaforma di video on demand: essendo un servizio rivolto essenzialmente agli utenti del web, l’offerta di Netflix ha trovato spazio più che altro nell’IPTV, cioè nella tv via Internet offerta dalle società di telecomunicazioni, modello poco diffuso in Italia ma fondamentale nel mercato audiovisivo europeo e mondiale.

penetrazione tipo di pay-tv 2014

Ovviamente il catalogo del portale di streaming non ha trovato spazio in concorrenti forti nel satellite e nel cavo, come Sky in Europa o Comcast negli USA: si parla piuttosto di intese con soggetti come BT, British Telecom, che da qualche tempo ha puntato tutto proprio sulla distribuzione tramite la proprie rete Internet di contenuti televisivi di grande richiamo, ingaggiando anche una battaglia con l’emittente di Murdoch a suon di aste per accaparrarsi alcuni dei più importanti diritti sportivi del Regno Unito. In casi come questo, e Virgin Media,  secondo IHS la possibilità di aggiungere Netflix al mix di opzioni disponibili per i propri clienti ha giovato alla telco, seppur in modo marginale rispetto ai forti investimenti effettuati su altri fronti. Ci sono però altri colossi continentali delle tlc, come le francesi Orange e Bouygues (per altro in procinto di fondersi con la prima), per cui la decisione di ospitare Netflix sui rispettivi set-top box non ha portato guadagni apprezzabili. Bisogna però ricordare che nel Paese d’Oltralpe, in effetti, il portale di SVOD è arrivato in ritardo rispetto al Regno Unito (settembre 2014 vs 2012), andandosi a inserire in un mercato audiovisivo già fortemente strutturato che da una parte resiste ai grandi cambiamenti e dall’altra frena anche lo sviluppo dello stessa Netflix, comunque inesorabile (si prevedono 1,8 milioni di abbonati entro fine 2016).

effetto netflix sulle pay-tv by ihs

Curiosamente, tra gli operatori ad aver maggiormente beneficiato dell’alleanza con il colosso dello streaming, come mostra il grafico IHS, ci sarebbe l’emittente satellitare americana Dish, che ha aumentato i ricavi per utente ma ha sofferto una forte perdita di abbonati, arrivata fino al -1% alla fine del terzo trimestre 2015. Stando alle conclusioni della ricerca, in realtà, le partnership strette con Netflix risulterebbero a doppio taglio, rischiando di allontanare i clienti da più costose e remunerative sottoscrizioni ai pacchetti cinema e tv delle emittenti tradizionali. D’altra parte sembrano indispensabili per tutte quelle compagnie che puntano a presentarsi come “one-stop-shop” per tutti i migliori contenuti di pay-tv.

In Italia, dove appunto il mercato dell’IPTV è pressoché inesistente, l’arrivo del gigante statunitense potrebbe al contrario far emergere il settore, sempre che le partnership con Telecom e le altre telco portino a risultati significativi.

 

Fonte: IHS

 

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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