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HBO vs. Netflix anche in Spagna (ma l’Italia sembra ancora lontana)

HBO sfida Netflix in Spagna e pianifica un servizio di streaming on demand per la fine del 2016. Manca però una strategia globale e definita paragonabile a quella del colosso dell’on demand.

Il network via cavo responsabile di Game of Thrones e di alcuni dei maggiori successi seriali degli ultimi decenni, sbarcherà legalmente online anche sul mercato spagnolo entro la fine dell’anno. A confermarlo in un’intervista a Bloomberg lo stesso CEO dell’emittente del gruppo Time Warner, Richard Plepler, che ha spiegato come la mossa sia da considerarsi un rischio ben ponderato. L’idea infatti è di attendere la fine dei contratti esistenti con le pay-tv locali e partire con una nuova stagione di contenuti originali in esclusiva, che potranno essere fruiti unicamente sulla piattaforma di SVOD (video on demand ad abbonamento) targata HBO, proprio come succede già in Svezia, Norvegia, Finlandia e Danimarca, dove il canale è presente online dal 2012 con HBO Nordic. A partire dal 2017, i fan di serie come appunto GoT o True Detective avranno una sola destinazione cui rivolgersi per vedere il loro telefilm preferito, e sarà via web sul servizio offerto direttamente dell’emittente americana

Game-of-Thrones-quarta stagione

La decisione, che arriva pochi giorni dopo l’annuncio del completamento dell’espansione globale di Netflix, ormai vista come la prima concorrente di HBO, è anche frutto delle buone performance registrate dall’emittente al di fuori del Nord America. Dalla fine del 2012 a quella del 2014, il numero di abbonati della rete all’estero è cresciuto da 73 a 92 milioni , mentre in patria l’aumento netto è stato di appena 5 milioni, per un totale di 46 milioni di spettatori. Aumentando la propria presenza oltreoceano il network spera così di dare nuovo impulso alla propria crescita, cercando allo stesso tempo di non lasciare il campo completamente scoperto per la concorrente piattaforma di SVOD, che in Spagna è arrivata lo scorso ottobre, in concomitanza con il roll-out in Italia e Portogallo.

hbo USA estero confronto

Ma perché cominciare proprio dal mercato iberico piuttosto che da altri Paesi europei con meno pirateria e un forte business televisivo? La ragione secondo Bloomberg è semplice: HBO non ha intenzione nemmeno di rinunciare ai ricavi derivanti dalla cessione dei diritti alle pay-tv, che sono stati recentemente rinnovati ad esempio in Italia e Germania (oltre che in Canada), dove non a caso si registra una forte presenza di Sky e, nel caso tedesco, anche della tv via cavo. Lo stesso potrebbe dirsi per il Regno Unito e per la Francia di Canal Plus. In Spagna invece, oltre che una discreta penetrazione di banda (3/4 dei nuclei abitativi), secondo Parks Associates c’è anche uno dei più alti tassi di cord cutting d’Europa, definito in questo caso come il numero di case abbonate a un servizio di broadband ma non di pay-tv. Di contro, il leader locale delle telecomunicazioni, Telefonica, sta spingendo molto la sua offerta convergente di servizi voce, internet e tv con soluzioni quad o anche quintuple play ulteriormente rafforzate dalla recente acquisizione del ramo spagnolo di Canal+. Il campo sembra dunque florido per la crescita del settore dell’on demand, specialmente in un momento in cui la fetta di mercato dei concorrenti, tanto nell’IPTV quanto nello SVOD, non sembri essersi ancora essersi consolidata o aver preso un assetto stabile.

cord cutters in Europa

La Spagna, per altro, non intenda essere “né il primo né l’ultimo” mercato in cui HBO tenterà di espandere la propria offerta diretta di programmi tv online. Come affermato dallo stesso AD, tuttavia, al momento non c’è un un’unica formula, o una “taglia unica” per ogni territorio e l’emittente intende procedere caso per caso, a seconda dei contratti già esistenti e delle condizioni dell’audiovisivo locale.

Ma sarà una strategia vincente? Il modo in cui l’emittente si sta muovendo in Europa, inserendosi in un certo senso in un interstizio dell’altrove forte business della pay-tv, sembra ricalcare quello con cui si è mossa negli Stati Uniti: continuando a guadagnare sulle rendite di posizione fin quando non costretta ad aprire online a causa della crescita di Netflix. Per anni il pubblico della rete (americano ovviamente) ha chiesto di non essere “costretto” a piratare Game of Thrones, dando vita anche a una vera  e propria petizione per avere una versione online di HBO meno costosa rispetto all’abbonamento alla tv via cavo e ritagliata sulle esigenze del nuovo pubblico connesso. L’emittente tuttavia ha continuato a ignorare la richiesta per anni, fino a quando, lo scorso aprile, il network non ha dovuto cedere all’avanzare del cord cutting e dare vita a HBO Now, per non perdere completamente la corsa ad accaparrarsi gli spettatori online. Ciononostante (un po’ come successo all’industria discografica con iTunes, e ora ad iTunes con Spotify), la resistenza al cambiamento ha innestato fenomeni ormai difficili da dissipare, e Game of Thrones si è confermato il titolo di serie più pirata per il quarto anno consecutivo. Un po’ per l’abitudine consolidata dei suoi fan e un po’ per le differenze di programmazione presenti di territorio in territorio, dovute proprio alle diverse policy delle pay-tv.

GoTdragons

La mossa di HBO in Spagna, in breve, sembra una tiepida risposta rispetto all’espansione globale di Netflix, che per quanto azzardata segue una linea molto chiara e decisa: stesse date di uscita, stessi prezzi e stesse condizioni in tutto il mondo, aiutando così l’appeal e il consolidamento globale del brand. Senza dubbio, è vero anche quello che sostiene il network via cavo: una volta scadute le licenze, la pay-tv avrà pieno controllo dei suoi contenuti e non li dovrà acquistare a caro prezzo per proporli in streaming, come fa invece la piattaforma esclusivamente on demand guidata da Reed Hastings. Ma è anche vero che lo stesso vale per House of Cards, e che tutti i prossimi Netflix Originals saranno gestiti come un prodotto globale dal concepimento alla distribuzione, anche nel caso dei serial “locali” come il francese Marseille o l’italiano Suburra.

Quello a cui si sta assistendo è perciò uno scontro aperto tra due modelli di business: uno “nativo” di Internet, che cavalca l’onda del web conquistando la fiducia dei mercati nonostante i minori margini di guadagno offerti dalla distribuzione digitale in confronto a costosi DVD, Blu-ray e abbonamenti a cavo o satellite; l’altro di retroguardia, che avanza a tentoni nel nuovo contesto online cercando di difendere le proprie rendite, sempre più aggredite non solo dai nuovi concorrenti ma soprattutto dal consumo illegale che si insedia nei “vuoti” di offerta digitale. Una sfida che sta entrando ora veramente nel vivo e che, a prescindere dal risultato, è destinata a rimodellare il panorama dell’audiovisivo mondiale.

 

 

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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